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Prima di ‘Cowboy Carter’: i 25 album country-soul migliori di sempre

Se vi stupite del fatto che Beyoncé mescoli generi bianchi e neri, vi siete persi un gran pezzo di storia della musica americana. Ecco un ripasso: la classifica dei dischi che hanno abbattuto ogni steccato dimostrando che la musica è una

Illustrazione: Matthew Cooley per Rolling Stone US. Foto: Rob Kim/Getty Images (1), Tim Mosenfelder/Getty Images(2), Scott Dudelson/Getty Images (3), Keystone/Hulton Archive/Getty Images (4), Michael Ochs Archives/Getty Images (5, 6, 7)

La storia ci dirà se Cowboy Carter di Beyoncé segnerà o meno un cambiamento culturale. Di sicuro non rappresenta un fatto inedito. Generazioni di artisti hanno fatto musica che ha reso labili i presunti confini tra country, R&B, soul, funk, gospel, rock e tutte le altre musiche emerse in America dallo stesso contesto culturale. Ai tempi dei 78 giri in gommalacca, alcuni dischi venivano bollati come hillbilly music, altri come race music, eppure alcune delle più grandi registrazioni del XX e del XXI secolo sono state realizzate da artisti di varia estrazione che facevano sia country che soul.

La musica americana è da sempre un miscuglio interrazziale e interculturale, ed è per questo motivo che è così ampia. La leggenda del country Hank Williams ha imparato a suonare la chitarra da un nero, Rufus “Tee Tot” Payne, mentre A.P. e Maybelle Carter hanno plasmato l’eredità della Carter Family grazie al contributo della loro amica, chitarrista e ricercatrice musicale afroamericana Lesley Riddle. Il rock’n’roll si è evoluto da una miscela di country, blues e gospel nelle mani di Sister Rosetta Tharpe, Chuck Berry, Elvis Presley e i Beatles.

Per certi versi, il bisnonno di Bey è Sam Jones, alias Stovepipe No. 1, cantante afroamericano di Cincinnati che nell’estate del 1924 ha inciso una mezza dozzina di pezzi (tra cui John Henry e Turkey in the Straw) per il mercato musicale hillbilly di New York City  (l’hillbilly è stato ribattezzato country and western solo dopo la Seconda guerra mondiale per ampliare il suo mercato di riferimento e successivamente abbreviato in country). Il fatto che Cowboy Carter sia arrivato a 100 anni esatti dalla prima seduta di registrazione country fatta da un afroamericano di cui abbiamo documentazione potrebbe essere una coincidenza o forse una prova ulteriore della genialità della sua autrice.

Jones non era il solo a fare musica e i gruppi interrazziali non erano una rarità nelle session hillbilly degli anni ’20 e ’30. La più famosa è quella per Blue Yodel #9 di Jimmie Rodgers (alias Standing on the Corner), un summit di superstar avvenuta a Los Angeles nel 1930 con il genio emergente del jazz Louis Armstrong e la moglie pianista Lil Armstrong. L’era moderna del country-soul è iniziata più o meno con Ray Charles. I suoi LP Modern Sounds in Country & Western hanno probabilmente dato il via anche al soul. Nasce in quel momento l’epoca d’oro del country-soul che va avanti dalla fine degli anni ’60 fino ai ’70 inoltrati.

Ora, dopo alcuni anni di declino, stiamo vivendo un’altra età dell’oro con Yola, Brittney Spencer, Allison Russell, Mickey Guyton, Kane Brown, Jimmie Allen, Maren Morris, Sam Hunt, Sturgill Simpson e molti altri che confondono meravigliosamente i puristi. Aggiungete pure Darius Rucker e Taylor Swift (che da adolescente faceva una cover di Irreplaceable). E naturalmente Beyoncé, il sui repertorio è stato rifatto da artisti country per oltre un decennio.

È utile considerare il country-soul non tanto come un genere in sé, ma come un tendenza alla fluidità musicale, in cui progressioni di accordi, groove e fraseggi vocali attingono a vari stili a volte in modo impercettibile, altre più esplicito. Lo vediamo negli artisti che pur non facendo dischi a tema abbracciano la musica americana in tutta la sua ricchezza, dal Lil Nas X di Old Town Road alla Tierra Whack di Dolly alla Dasha di Austin. Se pensiamo anche alla musica multiforme della cantautrice Alice Randall in My Black Country, a $10 Cowboy di Charley Crockett e all’ascesa di giovani star come Tanner Adell, viene da dire che i confini tra generi musicali vengono cancellati ogni giorno, di continuo. Questi album e raccolte documentano come è iniziata e come è continuata questa storia.

25

Genuine Negro Jig

Carolina Chocolate Drops

2009

Questo lavoro importantissimo di archeologia della musica nera americana si potrebbe definire country-soul primordiale. Il trio, non più attivo, composto da Dom Flemons, Rhiannon Giddens e Justin Robinson recupera un intero patrimonio musicale dopo decenni di imbastardimenti modello blackface, scovandone la bellezza, l’umorismo, il dolore, la profondità. Il colpo magistrale è stato, probabilmente, il ripescaggio da parte di Giddens di Hit ‘Em Up with Syle, il successo R&B del 2001 di Blu Cantrell. Come dire: la storia è adesso.

24

Revival

Rissi Palmer

2019

Come scrive Marissa Moss, nel suo volume fondamentale Her Country, Palmer ha affrontato tanti ostacoli, e per molti anni, in qualità di donna di colore che cercava di farsi strada nel country mainstream. Ci ha creduto e il suo album autoprodotto Revival, che contiene l’inno country-soul Seeds, è il suono di una artista che scrive la propria storia. Rissi è anche creatrice del programma radiofonico Color Me Country, piattaforma per le storie di altri artisti di colore che lavorano nell’ambito del country commerciale.

23

Metamodern Sounds in Country Music

Sturgill Simpson

2014

È giusto che Simpson, che ha fatto del sovvertire le regole del country una missione artistica, intitoli il suo primo album con un richiamo alla pietra miliare del country-soul di Ray Charles (vedi sotto). Aprendo con l’immagine di un Gesù evidentemente sballato contenuta in Turtles All the Way Down, Simpson abbraccia col suo baritono canzoni che si rifanno alla tradizione e allo stesso tempo la trasformano in vista di una nuova era. Brother Ray avrebbe probabilmente apprezzato la ballata dolente The Promise. Negli album successivi, Simpson s’è addentrato sempre più nel country-soul, ricordandoci che il vero spirito della musica americana consiste nell’abbracciare la storia, ma evolvendosi.

22

The Returner

Allison Russell

2023

Russell è una cantautrice canadese talmente poliedrica da avere successo in ogni genere, o quasi. La sua versatilità la porta ad addentrarsi profondamente nel territorio del country-soul. Springtime, manifesto programmatico con archi da camera, clarinetto, synth e una strofa in francese, mostra tutte le sue possibilità, mentre il gospel-rock della title track e la potente Eve Was Black rievocano l’anima religiosa del country. Russell ha fatto parte del collettivo black roots Our Native Daughters, insieme ad altri esploratori affini del country-soul come Rhiannon Giddens (vedi sopra), Amythyst Kiah e Leyla McCalla.

21

Walk Through Fire

Yola

2019

Cantautrice di origine inglese, Yolanda Claire Quartey ha il merito di aver dato il via all’attuale rinascita del country-soul con questa raccolta di canzoni affascinante, che si apre con le atmosfere alla Dusty in Memphis di Faraway Look e si chiude con una bella cover di Goodbye Yellow Brick Road di Elton John, che in fondo è un country-soulman non dichiarato. L’inclusione, come ospite, nel supergruppo delle Highwomen e una manciata di nomination ai Grammy sono la conferma del talento espresso nel disco.

20

Night Train to Nashville: Music City Rhythm & Blues 1945-1970 Vol. 1 & Vol. 2

AA.VV.

2004, 2005

Si tratta di una raccolta curata per l’omonima mostra alla Country Music Hall of Fame, che torna a Nashville in aprile in versione allargata e ci resterà fino a settembre 2025. Si scopre ascoltandola che la Music City ha sempre avuto accanto a quella country anche una scena R&B vivace. Qui troviamo Arthur Alexander e Joe Simon, un maestro del country-soul la cui cover del 1969 di The Chokin Kind, scritta dal leggendario Harlan Howard, ha persono superato la versione di Waylon Jennings del 1967. Il top potrebbe essere Reconsider Me di Johnny Adams, ballata honky tonk a tinte blues con un falsetto disperato spettacolare.

19

Nashville

Solomon Burke

2006

Burke è un veterano del country-soul: ha registrato cover di Just Out of Reach (Of My Two Empty Arms) e He’ll Have to Go nell’album del 1964 Rock and Soul. Ma è stato solo quando ha cominciato a collaborare con Buddy Miller che ha dedicato un album intero a country e sonorità affini. Prodotto da Miller, Nashville alterna il morbido canto baritono di Burke con le intepretazioni di Dolly Parton, Gillian Welch, Patty Griffin, Patty Loveless. Il duetto con Emmylou Harris sul classico in tema di matrimonio burrascoso firmato da George & Tammy, We’re Gonna Hold On, è un must per il vostro prossimo mixtape da limone.

18

Dirty Laundry: The Soul of Black Country / More Dirty Laundry: The Soul of Black Country

AA.VV.

2004, 2008

Le due compilation dell’etichetta di Monaco Trikont dimostrano quanto sia grande l’amore per la musica country americana in Germania. Gli highlights sono Fairytale delle Pointer Sisters, anno 1974, l’interpretazione swingata di James Brown di Your Cheatin’ Heart di Hank Williams (dal suo micidiale LP Soul on Top, del 1970, inciso con la Louie Bellson Orchestra) e il gustoso brano minore di Curtis Mayfield del 1982 che dà il nome alla serie.

17

Country Funk 1969-1975 / Country Funk II 1967-1974 / Country Funk III 1975-1982

AA.VV.

2012, 2014, 2021

Una collana curata in modo splendido, che scava in profondità nell’età dell’oro del country-soul spingendosi verso l’hard funk. Artisti noti si lanciano in mosse inaspettate, per esempio l’ossessionante Hunger Child Blues di Townes Van Zandt, una delle sue registrazioni più potenti. Mac “I Believe in Music” Davis contribuisce con la curiosa Lucas Was a Redneck e Bobby “Dream Lover” Darin offre un sorprendente protorap sull’hashish e non solo nella sua Me and Mr. Hohner. Questa tre raccolte sempre sorprendenti ha dimostrato quanta spinta avesse il country-soul nella sua golden age.

16

Cuffed, Collared & Tagged

Swamp Dogg

1972

La musica di Jerry “Swamp Dogg” Williams, uno con più di una vita musicale, copre un ampio spettro di generi. Dopo il southern soul all’LSD del cult del 1970 Total Destruction to Your Mind si è dedicato a uno stile più diretto, all’insegna del country-soul. Il disco si apre con una versione di Sam Stone di John Prine, il racconto del veterano del Vietnam eroinomane, mentre gli otto minuti di Don’t It Make You Wanna Back Home di Joe South (vedi sotto) dà alla testa coi suoi archi e il suo flauto. She’s All I Got di Williams diventerà una hit per Johnny Paycheck nel 1971, per essere poi rifatta da George Jones. Recentemente Williams ha inciso dischi con Jenny Lewis e Justin Vernon dei Bon Iver.

15

Black and White

Tony Joe White

1969

Swamp rock è la definizione usata per descrivere il sound di questo cantautore della Louisiana, fatto di R&B verace e country con accenti cajun. Il suo debutto include il classicone Polk Salad Annie, ode a una giovane della Louisiana che è diventata uno dei cavalli di battaglia di Elvis Presley dal vivo. White interpreta anche una rilettura soul di Wichita Lineman di Jimmy Webb. L’LP successivo, pubblicato lo stesso anno, contiene Rainy Night in Georgia, instant classic destinato a diventare una hit per il cantante soul Brook Benton nel 1970.

14

Remember Her Name

Mickey Guyton

2021

Guyton si cimenta con la tradizione country riuscendo a esaltarne le componenti R&B e soul, parte integrante del DNA del genere nel XXI secolo. Che reclamino i suoi spazi come in All-American o la vedano trovare la fede come in Lay It on Me o Black Like Me, le canzoni del suo debutto suonano più ricche, più lungimiranti e più classiche ogni anno che passa.

13

On the Soul Country Side

Millie Jackson

2014

La regina spudorata dell’R&B e pioniera del protorap nota per Phuck You Symphony e l’album del 1977 Feelin’ Bitchy ha sempre fatto le cose a modo suo, registrando anche brani country nei suoi 50 anni di carriera. Questa compilation ne raccoglie la maggior parte. Trasforma Pick Me Up On Your Way Down di Harlan Howard, un honky tonk strappalacrime di Patsy Cline, in un inno disco funk allegro e depravato. Altre canzoni vengono rilette in modo meno radicale: Here You Come Again di Dolly Parton acquista un po’ di grinta R&B, mentre Sweet Music Man di Kenny Rogers ha un tocco in più di drammaticità soul. E Black Bitch Crazy, remake di Redneck Crazy di Tyler Farr del 2013, la vede muoversi in un territorio a lei familiare, creando scompiglio con una ballata sorprendentemente dolce.

12

Pushin’ Against a Stone

Valerie June

2013

June è un’artista originale, ha una voce meravigliosamente acida che ricorda Dolly Parton e Diana Ross e un modo di cantare che non ha eguali. Il suo esordio, che si apre con il country-soul vorticoso di Workin’ Woman Blues, mescola magnificamente country-blues, R&B, sonorità da string band e tradizione gospel con l’aiuto di Dan Auerbach dei Black Keys. È musica bella e solare. Ottimo anche il suo Under Cover (2022), in particolare la cover spettrale di Look at Miss Ohio di Gillian Welch.

11

The Sounds of Our Time

Jim Ford

2007

Jim Ford era un duro del Kentucky che ha girato tutto il Paese, è arrivato in California, ha fatto festa come se non ci fosse un domani, è uscito con Bobbie Gentry ed è riuscito a fare un solo album. Ma, cazzo, che album! Il classico Harlan County del 1969 (qui proposto con l’aggiunta di singoli e brani inediti) è una grandiosa dimostrazione di quel tipo di rock’n’roll sudista e zozzo che i Rolling Stones suonavano nel periodo di Exile on Main Street. Ford ci ha aggiunto del cajun funk e il suo canto country-soul, a volte pulito, altre sguaiato. Ha poi lavorato con Bobby Womack (il suo B.W. Does C.W. del 1976 è un altro notevole lavoro country-soul), Sly “Spaced Cowboy” Stone e altri.

10

Classic Masters

Joe South

2002

South ha registrato da cantautore e turnista tantissimi dischi tra la metà degli anni ’60 e l’inizio dei ’70. È sua la chitarra che si sente in Chain of Fools di Aretha Franklin, ma ha suonato anche in Blonde On Blonde di Dylan e Sounds of Silence di Simon & Garfunkel. Le sue canzoni sono state ampiamente riprese: Rose Garden è stata una hit minore per il soul singer Dobie Gray, poi un successo mondiale per la cantante country Lynn Anderson. Ma a suonare meglio sono le versioni dello stesso South come Rose Garden, Games People Play, Hush, Walk a Mile in My Shoes, Down in the Boondocks. Questa raccolta assembla questi pezzi e altri ancora. Anche il suo Introspect del 1968, album dimenticato di psichedelia country-soul, è notevole.

9

You Got My Mind Messed Up

James Carr

1967

È un po’ azzardato definire country-soul questo classico quasi dimenticato del southern soul, ma con la sua title track intensa e altri pezzi, scritti da Obie Burnett “O.B.” McClinton (alias Chocolate Cowboy), insieme a The Dark End of the Street, un capolavoro rifatto in modo memorabile da Gram Parsons coi Flying Burrito Brothers, l’album è pieno di dolore country profondo e solitario. L’edizione espansa vede l’aggiunta della cover del 1968 di Life Turned Her That Way di Harlan Howard, poi rifatta da molti altri cantanti country e country-soul.

8

Behind Closed Doors

Charlie Rich

1973

Il Ray Charles bianco, com’è stato soprannominato, Rich è stato sempre un amante delle contaminazioni. Da bambino ha imparato il piano blues da un musicista nero, C.J. Allen. Al liceo suonava il sax, poi ha avuto un ingaggio come turnista alla Sun Records negli anni ’50 e ha inciso alcuni singoli ottimi in stile Elvis Presley. A metà degli anni ’60, registra per la Hi Records (la label di Al Green) brani come Love Is After Me, un gioiello di David Porter-Isaac Hayes che va forte nei soul club nel Regno Unito. Ma è stata la collaborazione di Rich con il produttore Billy Sherrill, con una svolta verso registrazioni country-politan raffinate e con sfumature soul, a renderlo una megastar. Percy Sledge ha pubblicato una cover fedele della title track dell’album, accentuandone l’influenza soul, Diana Ross ne ha incisa una rilettura allegra in stile Motown/Stax. Sono poi arrivate molte altre cover e l’LP di Rich resta uno dei più sexy e di maggior successo nella storia della musica country.

7

From Where I Stand: The Black Experience in Country Music

AA.VV.

1998

Questo triplo CD è difficile da trovare (ci sono alcune playlist in streaming che gli si avvicinano) ed è accompagnato da un libro di saggi e da note di copertina illuminanti. Contiene esibizioni storiche dei Taylor’s Kentucky Boys (una string band interrazziale della fine degli anni ’20) e dei Mississippi Sheiks, la cui Sitting on Top of the World verrà poi ripresa da Howlin’ Wolf, Grateful Dead e Jack White. Le Supremes (in The Supremes Sing Country Western and Pop del 1966) rileggono It Makes No Difference Now di Floyd Tillman. Clarence Whitfield capovolge implicitamente la narrazione dell’amore interrazziale di Merle Haggard in Irma Jackson, mentre il talentuoso e tormentato cantante country blues Ted Hawkins offre la sua versione caratteristica e maestosa del classico di Webb Pierce There Stands the Glass.

6

Ode to Billie Joe

Bobbie Gentry

1967

La title track dell’album d’esordio di Bobbie Gentry durante la Summer of Love divenne a sorpresa una hit pop da numero uno. Era un soul-folk scritto dalla misteriosa cantautrice per il cantante emergente jazz e R&B Lou Rawls (fra i primi ad apprezzare il brano è stato un responsabile A&R che presto sarebbe diventato un’icona del quiet storm: Barry White). L’LP è un’esplosione di generi, dallo swamp rock di Mississippi Delta (materiale perfetto per un Jimi Hendrix) alla bossa nova sferragliante di Sunday Best fino alla cover di Niki Hoeky scritta dall’ex fidanzato di Gentry, il pioniere del country-soul Jim Ford. È poi diventata un classico inserito da Aretha Franklin in Lady Soul.

5

The Essential Charley Pride

Charley Pride

2006

Quando Pride è morto nel 2020, dopo aver contratto il Covid, il mondo ha perso un pioniere che, in termini di profilo e numero di hit, non aveva eguali nella musica country. «Charley Pride è tutto per me. La sua voce e il suo coraggio mi hanno permesso di avere una carriera nel country», ha detto Mickey Guyton. Aveva una bella voce baritonale e una sorprendente capacità di conquistare i fan del country e i programmatori delle radio. Questa compilation del suo ultimo periodo include il classico pop-country Kiss an Angel Good Mornin’ e successi come You’re So Good When You’re Bad del 1983, la sua 27esima hit arrivata in cima alla classifica country, in cui offre un’interpretazione magistrale della tendenza quiet storm del country-soul dell’epoca.

4

Color Me Country

Linda Martell

1970

Dopo un inizio di carriera con un proto-girl group R&B (Linda Martell and the Anglos), Martell è entrata in contatto con Shelby Singleton Jr. a Nashville che l’ha convinta a registrare una cover in salsa country di Color Me Father. A questa hit minore è seguito il suo primo lavoro, un buon disco che a causa della sfortuna, degli errori di gestione e del razzismo/sessismo tipico dell’industria è stato anche il suo ultimo, nonostante i buoni risultati nella classifica country. Di sicuro sapeva cantare. San Francisco Is a Lonely Town è una ballata blues con una narrazione in stile Streets of Baltimore e bellissimi tocchi da torch song. Quando si è lanciata nello yodel di Bad Case of the Blues (si veda la sua performance nello show televisivo all’insegna del kitsch sudista Hee Haw) è stato chiaro che Martell avrebbe potuto essere un’ottima concorrente se le carte non fossero state truccate. Si veda The Linda Martell Show di Beyoncé.

3

Arthur Alexander

Arthur Alexander

1972

Con pezzi rifatti dai Beatles (Anna), dagli Stones (You Better Move On) e persino da Dylan (Sally Sue Brown), Alexander merita di essere accreditato, insieme a Ray Charles, come co-fondatore del country-soul. Col suo songwriting vario e la sua voce burrosa ha anticipato le atmosfere sudiste della Stax/Volt, il Philly soul e altro ancora. Ha fatto sua Funny How Time Slips Away di Willie Nelson per il debutto You Better Move On (1962) e per un decennio è passato da una label all’altra. Questo album del “ritorno” si apre in modo deciso con I’m Comin’ Home, un R&B irresistibile con accompagnamento di pianoforte honky tonk. Call Me in Tahiti anticipa l’estetica da spiaggia di Jimmy Buffett e Burning Love avrebbe potuto essere una mega hit per Alexander se solo Elvis Presley non ne avesse pubblicata una versione di successo lo stesso anno.

2

Tina Turns the Country On!

Tina Turner

1974

È un disco spesso trascurato, eppure è stato il primo da solista di Turner. Con cover di Dolly Parton, Kris Kristofferson, Hank Snow, Bob Dylan e James Taylor, ha fruttato una nomination ai Grammy nella categoria Migliore performance vocale R&B femminile, il che la dice lunga sul controllo esercitato dall’industria musicale, allora come oggi. Registrate quando stava iniziando a rompere col marito violento, le interpretazioni di Tina sono cariche e infuocate; Francesca Royster, l’autrice di Black Country Music, vi scorge la fine di un ciclo di sofferenza e liberazione iniziato con la prima composizione di Turner, il rock in salsa country di Nutbush City Limits, che parlava delle sue origini del Sud e delle sue lotte. Qui, la Turner rende incandescente Help Me Make It Through the Night di Kristofferson e dà un sapore particolare a I’m Movin’ On di Hank Snow.

1

Modern Sounds in Country and Western Music: Volumes 1 & 2

Ray Charles

1962

L’impatto di questi due LP sul mondo del pop e del country dell’America di allora è stato enorme, paragonabile a quello di Beyoncé oggi. Ray Charles non è stato il primo artista di colore a inserire elementi R&B in grandi canzoni country (si veda You Don’t Know Me di Lenny Welch del 1960 scritta dalla pioniera Cindy Walker con Eddy Arnold, e Just Out of Reach di Solomon Burke del 1961). Ma con un orecchio attento al linguaggio e alle convenzioni del country-pop, la sua ibridazione raffinata ha dato vita a un approccio che può essere definito senza mezzi termini la nascita della soul music. E, anche se le radio nazionali per anni si sono rifiutate di trasmettere le sue canzoni country, i due Modern Sounds, eleganti e impreziositi dagli archi, e i singoli, in particolare I Can’t Stop Loving You, sono arrivati nelle prime posizioni delle classifiche negli Stati Uniti e hanno fatto crescere il mercato della musica country all’alba dell’era delle lotte per i diritti civili.

Da Rolling Stone US.

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