PJ Harvey, 15 incredibili rarità amate dai fan (e che tutti dovrebbero conoscere) | Rolling Stone Italia
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PJ Harvey, 15 incredibili rarità amate dai fan (e che tutti dovrebbero conoscere)

Per festeggiare i 30 anni di carriera, la rocker inglese ha dedicato al lato nascosto della sua discografia il box set 'B-Sides, Demos & Rarities'. Ecco le sue "canzoni perdute" migliori

PJ Harvey, 15 incredibili rarità amate dai fan (e che tutti dovrebbero conoscere)

PJ Harvey nel 1995

Foto: MediaNews Group/Contra Costa Times via Getty Images

Con le sue canzoni cupe, minacciose e a volte divertenti, PJ Harvey si è creata una fanbase fedele che l’ha seguita nei suoi cambi stilistici. Finora ha fatto nove album in studio (recentemente ci ha rivelato che il decimo arriverà il prossimo anno) scartando una gran quantità di pezzi che erano altrettanto buoni di quelli pubblicati. Una bellaparte di questo materiale perduto è ora disponibile in un box set imponente, B-Sides, Demos and Rarities, che contiene 14 inediti (su 59 pezzi totali) e chiude il suo progetto archivistico iniziato tempo fa. Ecco, qui di seguito, una selezione di 15 dei migliori pezzi perduti di Harvey che coprono l’arco intero della sua carriera, compresi alcuni che non sono inclusi nel nuovo box.

“Dry (Demo)” (1991 circa)

Si tratta, forse, di una delle offese di natura sessuale più divertenti del rock: Harvey dice ripetutamente a un tizio “non mi fai bagnare”. Questo demo, pubblicato per la prima volta nel box set, è libidinoso e agitato come la versione incisa poi per Rid of Me. Senza basso, senza batteria e senza la produzione di Steve Albini (controversa per via della tendenza al sound claustrofobico), quasi tutto si regge sulla sua chitarra con uno slide che dona al brano un quid umoristico in più.

“Primed and Ticking” (1993)

Questo pezzo è talmente dinamico e avvincente che Rolling Stone l’ha usato per titolare un ritratto di PJ Harvey nel 1993. Primed and Ticking è una cacofonia noise rock (con sassofono) che cresce lentamente, mentre lei canta: “Credo di essere caduta da lassù / Bella pronta per il tuo amore”. Per motivi sconosciuti, il pezzo non è mai stato inserito in un album, anche se nell’home video Reeling with PJ Harvey è presente una sequenza. Harvey ha smesso di proporlo dal vivo quello stesso anno.

“Claudine, the Inflatable One” (1993)

Harvey ha suonato sia Primed and Ticking, sia Claudine, the Inflatable One per una Peel Session del 1993, ma nessuna delle due canzoni è stata inserita nella sua compilation sulle Peel Sessions né nel nuovo box. Claudine è un altro blues carico di fiati che potrebbe parlare di una bambola gonfiabile, anche se non è chiaro. “Gonfia il tuo corpo, mia regina gonfiabile”, canta, “voglio entrare proprio nel tuo sacco di pelle”. E, ovviamente, finisce alla grande con Harvey che urla: “Grida come una pazza!”.

“Daddy” (1993)

La prima incursione di Harvey nei suoni ubriachi da cabaret tedesco pre Seconda guerra mondiale è avvenuta in questo pezzo (retro del singolo Man Size, tratto da Rid of Me) che sembra uscito dall’Opera da tre soldi. Allontanandosi molto dai suoni sporchi dei suoi primi due album, la canzone inizia con una fisarmonica, poi lentamente entrano batteria e fiati mentre lei canta con fare misterioso e seducente: “Oh paparino, la tua bimba è debole e ti chiama”. I fiati in background si fanno frenetici, creano l’effetto di un ruzzolone in un sogno ubriaco e si accompagnano a parole sdolcinate del tenore di “le stelle in cielo brilleranno delicate su noi due, stanotte”. In seguito ha rievocato il mood del pezzo eseguendo una cover sensualissima di Ballad of the Soldier’s Wife di Kurt Weill per il tributo September Songs.

“Wang Dang Doodle” (1993)

Quasi a voler richiamare le atmosfere di Daddy e Man-Size Sextet (da Rid of Me), questa cover di Howlin’ Wolf è rabbiosa, con Harvey che interpreta il testo scandaloso scritto da Willie Dixon. Grugnisce e geme il ritornello, “tuttaaa la noootte”, con la stessa sensualità delle sue Sheela-Na-Gig e O My Lover. Il tutto ha un feeling divertente e sbronzo che dà l’impressione che le cose potrebbero sfuggire di mano da un momento all’altro. «Alcuni dei suoi pezzi sono davvero vicini al limite», ha detto Harvey, una volta, parlando di Dixon con NME. «Cioè, quando lui canta di spiare le ragazzine, dovresti ridere o scandalizzarti?». Lo stesso vale per la musica di Harvey di quel periodo.

“Naked Cousin (Demo)” (1993 circa)

Il pezzo è apparso per la prima volta nella colonna sonora del Corvo 2, nel 1996, ma Harvey già lo suonava con il suo trio originale e nel 1993 l’ha proposto in una Peel Session. Il testo, di primo acchito, è scioccante (perché mai qualcuno dovrebbe cantare del proprio cugino nudo?), ma man mano che la storia si dipana il cugino sembra sempre più un agente del caos. “Fugge da ogni cosa che ostacoli il suo piano”, canta Harvey prima di ributtarsi, in preda al panico, nel ritornello: “Sta fuggendo!”.

“Somebody’s Down, Somebody’s Name” (1995)

“Resisti, sto arrivando”, ulula Harvey su una chitarra slide in questa tempesta blues originariamente pubblicata come retro del singolo Down by the Water. Il brano ha un sound più crudo e pesante rispetto al resto di To Bring You My Love e probabilmente è la ragione per cui non è stato inserito nell’album. Oppure è stato escluso perché pieno della disperazione e della rabbia tipica dei primi dischi di Harvey, con un testo che è una conta crescente di morti, mentre lei geme: “Sto venendo / Non dirmi che è troppo tardi”.

“Zaz Turned Blue” (con Eric Crew Feldman) (1997)

L’eccentrico duo rock dei Was (Not Was) ha scritto Zaz Turned Blue perché la cantasse Mel Tormé nel loro album del 1983 Born to Laugh at Tornadoes. In quel disco, Tormé la interpreta da crooner su una base di piano tintinnante, ma nelle mani di Harvey acquisisce un sapore cinematografico, d’atmosfera, a tratti quasi heavy metal, che ricorda la sua collaborazione con Tricky dell’anno seguente, Broken Homes. La voce di Harvey è potente, ma anche turbata, mentre piange il povero Zaz. La cover, in collaborazione con Eric Drew Feldman, ex componente della Magic Band di Captain Beefheart, è uscita ufficialmente solo nella compilation Lounge-A-Palooza.

“This Is Mine” (1997)

Il contributo di Harvey alla colonna sonora del film Stella Does Tricks la vede cantare che “tutto questo è mio” su una base di archi imponente. La canzone, che è una collaborazione con il compositore Nick Bicât, è lenta, evocativa, perfetta per il cinema ma funziona anche preso separatamente, come una specie di mantra. Sebbene la traccia non sia inclusa nel box, lì troviamo un’altra collaborazione con Bicât: Who Will Love Me Now?, inserita nel film Sinistre ossessioni e come B-side di This Was My Veil (dalla sua prima collaborazione con John Parish) ed è una delle migliori della raccolta.

“Nina in Ecstasy 2” (1999)

Questa specie di cugina ideale (e vestita) del folle pezzo hip hop/funk di Nina Hagen Prima Nina in Ekstasy è scontrosa. “Una volta Nina era una ragazzina, ora è morta”, canta Harvey su una base triste di armonium. “È cresciuta, è diventata glaciale e ha perso il suo spirito”. Poi il mood diventa positivo e inizia a cantare una frase di Chirpy Chirpy Cheep dei Middle of the Road: “Dov’è finita tua mamma?”. La canzone, apparsa originariamente sul retro di The Wind, suona al contempo triste e allegra. «Ho cercato di vedere la bellezza e la fragilità di una persona in un pezzo con un titolo che evoca più un film porno, se questo può avere un senso», ha detto Harvey di recente a Rolling Stone, parlando della canzone. «Lì sotto c’è una persona ed è fragile, bella, a pezzi».

“Memphis” (2000)

Harvey ha reso omaggio a Jeff Buckley (annegato a Memphis nel 1997) in questa B-side del singolo Good Fortune. “Oh, che modo di andarsene, così tranquillo, sorridi”. Nel quarto verso cita anche Morning Theft di Buckley usando le sue parole “mi manca il mio bellissimo amico”, che rendono questo brano uno dei più emozionanti di Harvey.

“Uh Huh Her” (2004)

PJ Harvey ha intitolato il suo album del 2004 Uh Huh Her e ha eseguito dal vivo questa canzone nel periodo dell’uscita del disco senza includerla nella tracklist. Per anni è stato possibile ascoltarla solo nel DVD live iTunes Originals. Harvey ha detto che le piaceva il titolo di questa traccia bluesy e miagolante perché è difficilissimo da pronunciare, sembra un singhiozzo. E quando il testo arriva a parlare di vendetta (“Ti ricorderai di me, te ne ricorderai”), il ritornello singhiozzante ormai si è piantato nel cervello dell’ascoltatore.

“Heaven” (2007)

È il primo brano che PJ Harvey ha inciso da solista, ai tempi del suo primo gruppo Automatic Dlamini, per un album mai uscito ufficialmente: Hear Catch, Shouted His Father. Ha preso la parte di chitarra da Tropical Hot Dog Night di uno dei suoi idoli, Captain Beefheart: ciò dimostra quanto ancora fosse acerba. Quando ha deciso, di riregistrare la canzone anni dopo, come B-side di The Piano, ha scelto di tenere il pezzo praticamente così com’era, mantenendo il tema della follia di Adamo ed Eva e con un testo del tenore di “se il Paradiso esiste in Terra, allora voglio stare sulla Luna”.

“The Sandman” (2019)

Quando il drammaturgo Ivo van Hove ha iniziato a lavorare a un remake teatrale della pellicola classica del 1950 Eva contro Eva, ha chiesto a Harvey di scriverne le musiche. Nello spettacolo, Gillian Anderson e Lily James cantavano le canzoni, ma nell’album della colonna sonora la voce è di Harvey. In The Sandman, che arriva all’inizio della storia, Harvey è quasi sonnecchiante in modo sinistro, con la sabbia che deposita “nei miei occhi un migliaio di gioie”, e la sua voce da soprano scema su una linea di piano rarefatta che richiama da lontano il Sogno d’amore di Franz Liszt (che si sente nel film originale).

“Run On” (2022)

PJ Harvey ha collaborato con il compositore di colonne sonore Tim Phillips per le musiche della dramedy di Apple TV+ Bad Sisters. La musica scelta per la sigla è la loro cover di Who by Fire di Leonard Cohen, ma la vera chicca è la loro rilettura di Run On. Il pezzo è noto nella versione di Johnny Cash intitolata God’s Gonna Cut You Down, ma risale alla metà degli anni ’40, come parte del repertorio folk con diversi titoli. L’intensità tipica di Harvey rende il pezzo inquietante, con cori nervosi che fanno capolino qua e là, mentre lei e Phillips sorreggono tutto con una base di chitarra acustica arrancante che rievoca l’atmosfera minacciosa dei suoi primi lavori.

Tradotto da Rolling Stone US.

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