Rolling Stone Italia

Le migliori canzoni dei Blink-182


Da ‘Adam’s Song’ a ‘The Rock Show’ e ‘I Miss You’, il meglio dalla discografia della band pop punk

Foto Idols/Photoshot

Dopo l’addio di Tom DeLonge e una produzione piuttosto travagliata, nel 2016 i Blink-182 hanno festeggiato 40 anni di storia del punk con l’album California, il primo dal 2011, e sono ripartiti in tour con la stessa energia e strafottenza di sempre. La band di Travis Barker è alle prese con una vera e propria rinascita, e al momento sono di nuovo in studio per registrare un album – il batterista l’ha già definito «uno dei più importanti della nostra carriera» – che dovrebbe uscire in tempo per la prossima estate. Per ingannare l’attesa, ecco le loro dieci canzoni più indimenticabili.

10. “Down” da “Blink-182” (2003)

Down, il singolo del 2003, fu l’ultimo successo prima che i Blink-182 crollassero. All’epoca il trio era ancora incredibilmente popolare, ma all’interno della band la situazione era molto tesa, soprattutto perché Tom DeLonge voleva scrivere musica fuori dai confini del punk pop. Pare che abbia scritto Down dopo una brutta separazione con una ragazza, ma è facile capire che il testo parla anche della band. “Your vows of silence fall all over”, canta. “The look in your eyes makes me crasi / I feel the darkness break upon her / I’ll take you over if you let me”. È una delle poche canzoni dei Blink che DeLonge suona anche con gli Angels and Airwaves.

9. “Mutt” da “Enema of the State” (1999)

Mutt, brano dell’album del 1999 Enema of the State, fu fondamentale per il successo della band. La registrarono per la prima volta nel 1998 con il batterista Scott Raynor per la colonna sonora di American Pie, ed è in quelle session che incontrarono il produttore Jerry Finn. Mark Hoppus e Tom DeLonge rimasero subito colpiti dalla personalità del produttore, e gli chiesero di lavorare a Enema of the State. All’inizio delle session, Raynor era stato sostituito da Travis Barker. Questo nuovo team aveva una chimica incredibile, e senza ognuno di loro Enema of the State sarebbe stato un disco molto diverso.

8. “Going Away to College” da “Enema of the State” (1999)

Il giorno di San Valentino 1999, Mark Hoppus era a casa a guardare la commedia Giovani, pazzi e svitati. All’improvviso sentì il bisogno di scrivere una canzone. Il film parla di un gruppo di ragazzi che, alla fine del liceo, si trova di fronte a un futuro pieno di incertezze. Il testo di Going Away to College, scritto su un fazzoletto di carta, riflette la stessa ansia. “She kissed me after class” canta Hoppus. “And she put up with my friends/I acted like an ass/I’d ditch my lecture to watch the girls play soccer/Is my picture still hanging in her locker?” 

7. “Carousel” da “Buddha” (1994)

Il “Big Bang” dei Blink-182 scoppiò nell’estate del 1992, quando Tom DeLonge incontrò Mark Hoppus e iniziarono a improvvisare in un garage. La prima canzone che scrissero insieme fu Carousel, e suonandola capirono subito di avere una grande intesa. Il brano faceva parte della demo del 1994 Buddha, ed è sempre stato al centro dei loro concerti. «Ho sempre voluto scrivere testi più belli, ma all’epoca lo stile pop punk era diverso», ha detto DeLonge nel 2013. «Era tutto così veloce. Ormai lo suoniamo da tanti anni, e sembra che piaccia a tanta gente… L’altra notte suonare questo pezzo è stato molto interessante, sto cercando di capire come mai funzioni ancora così bene».

6. “All the Small Things” da “Enema of the State” (1999)

All the Small Things arrivò su MTV alla fine del 1999, nel periodo in cui la mania per le boy band era allo zenit. Il video era una parodia di quanto fatto da Backstreet Boys, 98 Degrees e ’N Sync; come prevedibile, diventò presto parte della rotazione di TRL, proprio accanto a quei video a cui faceva il verso. All the Small Things arrivò al sesto posto della Billboard Hot 100, il successo più grande della loro carriera: era la canzone che li avrebbe portati fuori dai club e dentro gli stadi.

5. “Stockholm Syndrome” da “Blink-182” (2003)

L’album omonimo dei Blink-182 del 2003 uscì due anni dopo il goffo Take Off Your Pants and Jacket, ma ascoltandolo sembrava passato molto più tempo. Dopo l’11 settembre il trio decise di mettere da parte l’umorismo spicciolo degli esordi e di confrontarsi con temi più impegnativi. In Stockholm Syndrome l’attrice inglese Joanne Whalley legge una lettera che il nonno di Mark aveva scritto alla nonna durante la Seconda Guerra Mondiale. La canzone parla della paranoia collettiva che era scoppiata in America prima della guerra in Iraq.

4. “The Rock Show” da “Take Off Your Pants and Jacket” (2001)

Una delle ragioni per cui così tanti teenager degli anni ’90 si sono innamorati dei Blink, è il semplice fatto che la band cantasse di cose che arrivavano direttamente dalle loro vite. Il singolo The Rock Show racconta la storia di un teenager che si innamora di una ragazza punk incontrata a un concerto. “I remember the look her mother gave us,” canta Hoppus. “Seventeen without a purpose or direction/We don’t owe anyone a fucking explanation”. È facile capire come mai Tom DeLonge avesse difficoltà a cantare queste canzoni dopo aver compiuto 40 anni, ma in qualche modo la band riesce ancora a cavarsela.

3. “I Miss You” da “Blink-182” (2003)

Se i Blink non fossero esplosi nel 2005, I Miss You è un buon indizio sulla direzione che avrebbe preso la loro musica. Questa sentita canzone d’amore, scritta da Tom DeLonge e Mark Hoppus, mostra quanto i due fossero migliorati dai giorni di All the Small Things. L’epoca delle cotte da teenager era finita, e i Blink potevano cantare sul serio di relazioni adulte, e di tutte le complicazioni del caso. È una canzone semplice, molto amata dalle radio, e uno dei pezzi più amati del loro live show.

2. “Adam’s Song” da “Enema of the State” (1999)

Anche al massimo della popolarità, i Blink-182 scrivevano molto più che canzoni idiote su sesso e cazzeggio. Adam’s Song è uno dei brani più impegnativi di Enema of the State. È la lettera di un suicida messa in musica, che Mark Hoppus scrisse dopo aver letto un articolo di giornale. “Give all my things to all my friends,” canta. “You’ll never step foot in my room again/You’ll close it off, board it up.” Il brano finì anche al centro del dibattito pubblico: uno degli studenti della Columbine, che aveva perso un amico durante la strage, si impiccò ascoltando la canzone a ripetizione. Il gruppo aveva sempre detto che Adam’s Song era contro il suicidio, ma quella storia li colpì profondamente.

1. “Dammit” da “Dude Ranch” (1997)

Giovani, pazzi e svitati giocò un ruolo importante nel mondo dei Blink-182. Il film non si limitò a ispirare Mark Hoppus per Going Away to College, ma diventò anche il primo posto per ascoltare il loro classico del 1997 Dammit. Hoppus scrisse la canzone pensando a come ci si sente guardando la ragazza che ami insieme a un altro. Il brano era presenza fissa in radio, e il suo successo pagò le session di Enema of the State. Ancora oggi la suonano per chiudere i concerti, e il primo giro di chitarra manda ancora il pubblico fuori di testa. Per molti di loro, quello è il suono dell’adolescenza.

Iscriviti