Rolling Stone Italia

Le 20 canzoni italiane più belle del millennio

Dal 2000 la musica italiana ha vissuto una trasformazione che inizia con il rock alternativo di Subsonica e Afterhours e arriva fino al rap e all'itpop di Calcutta e Thegiornalisti. Ecco i brani più belli, scelti dalla redazione di Rolling Stone

20. ”Sara” di Pino Daniele (2001)

19. ”Tra sesso e castità” di Franco Battiato (2004)

18. ”Luce” di Elisa (2000)

17. ”Un senso” di Vasco Rossi (2004)

16. ”xdono” di Tiziano Ferro (2001)

15. ”Il comico” di Cesare Cremonini (2012)

14. ”A te” di Jovanotti (2008)

13. ”Applausi per Fibra” di Fabri Fibra (2006)

12. ”L’ultima festa” di Cosmo (2016)

11. ”Io e la mia signorina” di Neffa (2001)

10. ”Completamente” Thegiornalisti (2016)

9. ”Gaetano” di Calcutta (2015)

8. ”Hipsteria” I Cani (2011)

7. ”In particular” Blonde Redhead (2000)

6. ”Parco Sempione” Elio e le storie tese (2008)

5. ”Tutti i miei sbagli” Subsonica (2000)

Sanremo e una cassa in quattro quarti. La rivoluzione dei Subsonica passa anche dalla Rai. Non lascia il segno in gara, ma riempie tutte le piste dei club.

4. ”Muori Delay” Verdena (2007)

Un gioco di parole tra il nerd e il romanticismo, un’esplosione surrealista tra i Led Zeppelin e la tradizione grunge. I Verdena al loro massimo: veloci, essenziali, brutali.

3. ”La guerra è finita” Baustelle (2005)

I Baustelle sono stati la prima rivoluzione rock degli anni Zero. E la loro forza si esprime in un dolce pezzo da radio che racconta di un suicidio dei giorni nostri. Tra l’Esselunga e Bush.

2. ”Quello che non c’è” Afterhours (2002)

Riassunto concettuale di cosa è stata la band dopo la scarica di rabbia iniziale. Una ballata lenta, con un testo che la tinge di nero e di brividi a or di pelle. Ovviamente splendida.

1. ”Altrove” di Morgan (2003)

“Però”. Basta iniziare una canzone con questa parola per avere buone possibilità di scrivere un classico. E Altrove di Morgan lo è. Il suo primo singolo post-Bluvertigo (o meglio, con i Bluvertigo in pausa) è una chanson malinconica sul cambiamento e sul ritrovamento di se stessi. Si dice che l’abbia scritta sulla strada verso un concerto di David Byrne. L’ispirazione definitiva. E chi s’è visto s’è visto.

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