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Le 14 apparizioni più assurde dei musicisti in film e serie tv

Dai consigli sulle donne di Springsteen in 'Alta fedeltà' alle avventure criminali di Justin Bieber in 'CSI', ecco le scene più surreali a cui hanno partecipato le star della musica

Foto: Sonja Flemming/CBS via Getty Images

Ripensando alle comparsate più strane della storia del cinema e della TV, è impossibile non notare quanto molte di esse siano di musicisti. Ha senso: in fondo, i musicisti sono naturalmente fuori posto su un set e in mezzo a un gruppo di attori. Quello che possono offrire al progetto varia al variare del successo, del carisma, dell’espressività, del personaggio che hanno costruito nel corso della carriera. Se conoscete sia la storia del musicista che quella dei personaggio dei film o delle serie a cui partecipano, è divertente osservare la strana energia che nasce dagli incontri tra popstar e personaggi di finizione. Ecco i 14 momenti più strani.

Tom Waits in “Fernwood 2 Night” (1977)

Il finto talk show presentato da Barth Gimble (Martin Mull) e Jerry Hubbard (Fred Willard) ospita Waits: il crooner era bloccato nella città del Midwest che dà titolo allo show per colpa di un incidente al suo tour bus. È surreale ascoltare risate pre-registrate sopra a una performance di The Piano Has Been Drinking, così come vedere come tutte le piccole note ironiche del pezzo scatenino risate goffe e rumorose. Subito dopo, Waits si siede per un’intervista surreale con i due presentatori. Mull e Willard sono due tra gli attori più divertenti della storia della televisione, ma qui rigano dritto anche di fronte alle freddure del musicista, che nel frattempo chiede loro 20 dollari. È facile immaginare come nel 1977 il pubblico fosse imbarazzato tanto quanto i presentatori di fronte alla sceneggiata di Waits.

I Clash in “Re per una notte” (1983)

Nel film sono indicati come semplici “canaglie di strada”, ma in mezzo ai punk newyorkesi che in una scena prendono in giro il personaggio di Sandra Bernhard ci sono anche i Clash: Mick Jones, Paul Simonon e Joe Strummer (pare che Martin Scorsese fosse un grande fan). In scena ci sono anche il manager del gruppo Cosmo Vinyl, il regista Don Letts, la cantante Pearl Harbour e la musicista-attrice Ellen Foley.

Bo Diddley in “Una poltrona per due” (1983)

Il pioniere della chitarra rock appare in questo classico della commedia nel ruolo di uno strozzino convinto che Dan Aykroyd voglia vendergli un orologio rubato. L’ex agente di cambio insiste, spiega che vale migliaia di dollari e che può dire l’ora di diverse città del mondo, tra cui Gstaad. La risposta di Diddley non ha prezzo: «A Philadelphia vale 50 dollari». Alla fine l’uomo che ha scritto l’album Bo Diddley Is a Gunslinger vende ad Aykroyd una pistola.

Lou Reed in “Flippaut” (1983)

In questa commedia semi-dimenticata di Allan Arkush e dedicata a un concerto rock organizzato la sera di Capodanno, Lou Reed interpreta Auden, un chiaro omaggio a Bob Dylan. È un’idea di casting interessante: sia Dylan che Reed erano visionari degli anni ’60 che hanno ingrandito il vocabolario artistico del rock e poi hanno passato il resto delle loro carriere esplorando territori molto diversi ma qualche volta sovrapponibili. Ma a prescindere da quanto fossero diversi, l’interpretazione di Reed è sorprendentemente efficace e divertente. Sussurra, è volutamente oscuro ed enigmatico, affascinante e (sul palco) fuori controllo.

Boy George in “A-Team” (1986)

Prima dell’arrivo dell’appariscente George O’Dowd, nessuno aveva davvero realizzato quanto i macho-eroi di A-Team fossero camp. Mentre sia i Culture Club che lo show si allontanavano dai loro anni migliori, il musicista è entrato in scena in uno strano episodio in cui Face (Dirk Benedict) si mette nei guai con un music promoter dopo aver ingaggiato per errore i CC per suonare a una serata country-western piena di omofobi. Alla fine, i ragazzi della new wave risolvono la situazione: prima convincono il pubblico del locale, poi aiutano il team a sventare una rapina. Nel momento chiave dell’episodio, Boy George dimostra la sua virilità sfasciando una porta a calci. Poi si mette a ridere, incapace di restare nel personaggio. «È fantastico, Hannibal», dice a George Peppard. Sì, lo era.

Miles Davis in “S.O.S. Fantasmi” (1988)

La leggenda del jazz interpreta il leader di una band di musicisti di strada che suonano musica natalizia di fronte all’ufficio di Manhattan dove il personaggio di Bill Murray, un dirigente televisivo, comanda il suo ufficio con il pugno di ferro. Davis e compagnia (in cui ci sono anche Larry Carlton, David Sanborn e Paul Shaffer) riescono a malapena a suonare qualche battuta zoppicante di Three Kings of Orient prima che Murray se la prenda con loro: prima li accusa di essere dei dilettanti che probabilmente hanno studiato il brano il giorno prima, poi li invita a usare le elemosina per pagarsi qualche lezione. Chissà com’erano fuori dal set i due maestri zen Miles e Murray: forse hanno legato grazie ai rispettivi caratteracci, forse si sono ignorati come segno di rispetto tra maschi alpha. Guardando la scena, è impossibile non restare attoniti di fronte alla faccia tosta di Murray: ma diciamoci la verità, chi altro avrebbe avuto le palle di insultare Miles così?

I Flaming Lips in “Beverly Hills 90210” (1995)

Nell’episodio Love Hurts, i Flaming Lips suonano una performance abbastanza normale (per i loro standard: niente costumi da animali, per esempio) della loro hit dell’epoca She Don’t Use Jelly. Tuttavia, i ragazzini della serie Fox sembrano completamente disorientati, forse delusi dalla performance. Beh, non Steve Sanders (Ian Ziering), che ammette: «Non ho mai ascoltato la musica alternativa, ma quei tizi hanno spaccato!». La sua ragazza, nel frattempo, borbotta che i Lips non sono come Michael Bolton. No, non lo sono.

Iggy Pop in “Le avventure di Pete & Pete” (1995)

L’artista conosciuto come James Osterberg è apparso in cinque episodi di questa serie per ragazzi degli anni ’90. Interpretava James Meclenberg, papà iperprotettivo di Nona (Michelle Trachtenberg), fidanzatina di Little Pete (Danny Tamberelli). Nell’episodio Dance Fever, il frontman degli Stooges si presenta al ballo della scuola e mette in imbarazzo la figlia chiedendole cantando (con la voce baritona tipica di Iggy) se può avere l’ultimo ballo. Pete interviene e lo blocca all’ultimo, con grande sollievo di Nona.

Tom Jones in “Mars Attacks!” (1996)

Il crooner preferito delle vostre prozie interpreta se stesso nel film di Tim Burton su un’invasione aliena. Non a caso, il virile gallese dimostra ancora una volta la sua indistruttibilità, e nella storia è uno dei sopravvissuti all’attacco dei marziani (sarà un altro cantante, il musicista country Slim Whitman, ad annientare gli alieni con i suoi acuti).

Aimee Mann in “Il grande Lebowski” (1997)

Aimee Mann fa un cameo quasi invisibile nella commedia cult di Joel ed Ethan Coen. Interpreta il ruolo di una nichilista tedesca: in particolare, è quella che sacrifica un dito per la causa. È una delle prime apparizioni da attrice della cantante dei ’Til Tuesday, tra cui ricordiamo quella, decisamente più rumorosa, sul palco del Bronze di Buffy l’ammazzavampiri, in un episodio in cui dice: «Amico, odio suonare nelle città di vampiri».

Bob Dylan in “Dharma & Greg” (1997)

La folle hippie Dharma (Jenna Elfman) fa un’audizione per suonare la batteria nella band di Dylan. Per almeno un paio di minuti di una puntata della sitcom, il cantautore si mostra inaspettatamente tollerante di fronte alle sue smorfie, alla costante ricerca di attenzioni e all’assoluta mancanza di varietà ritmica. La band (ci sono anche T Bone Burnett e Joe Henry) le sta dietro per un paio di pezzi, ma anche quando Bob le spiega educatamente che non ha ottenuto il lavoro, la ragazza ha la faccia tosta di chiedere a tutti una mano per caricare la batteria su un furgone. Dylan ha la grazia di trovarla più simpatica che insultante.

Bruce Springsteen in “Alta fedeltà” (2000)

Il Boss ha dispensato numerosi consigli nel corso degli anni, ma ha recitato in un solo film. Qui interpreta se stesso: un’icona rock, un esempio morale e un guru per il personaggio di John Cusack, il proprietario-nerd di un negozio di dischi. La scena ha origine nel romanzo di Nick Hornby, e la vera amicizia tra Cusack e Springsteen l’ha trasformata in realtà. Tra un fraseggio di chitarra e l’altro, Bruce regala qualche perla di saggezza sulle donne, ma quello che dice è molto meno sorprendente del fatto che sia lì per davvero.

Elvis Costello in “Due uomini e mezzo” (2004)

Nel primo episodio della seconda stagione, l’autore di jingle Charlie Harper (Charlie Sheen) invita un paio di amici per una serata a base di sigari, scotch e discorsi da uomini. Gli “amici” sono un attore premio Oscar, un leggendario cantautore pop e un caratterista. È strano vedere tutti questi talenti (Sean Penn, Costello e Harry Dean Stanton) trattati come strumenti per alleviare la tensione tra Charlie e Alan (Jon Cryer), ma tutti gli ospiti hanno diverse battute efficaci e quasi tutte autoironiche. E Costello prende un commento di Penn – in cui nega di aver avuto problemi con la moglie dell’epoca, Robin Wright – e lo trasforma in una ballata.

Justin Bieber in “CSI: Crime Scene Investigation” (2010-11)

Il teen idol canadese è apparso in due episodi della serie nel ruolo di Jason McCann, un giovane turbato ed esperto di esplosivi che causa un disastro in tutta Las Vegas e poi muore ucciso dalla polizia. Il cantante non ha convertito molti fan di CSI in Beliebers, ma a prescindere dai terribili piani nascosti nella mente del suo personaggio, è impossibile levargli gli occhi di dosso.

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