Rolling Stone Italia

Le 10 migliori canzoni italiane del 2023

Dai malati di lavoro di Colapesce Dimartino ai falliti di Calcutta, passando per il tango di Tananai, l’anthem di Salmo e Noyz e l’accoppiata Cani-Baustelle, ecco i pezzi che ci hanno colpito di più

Foto: Alessandro Treves (1), Gianluca Palma (2), Roberto Finizio/Redferns (3), press (4 e 5)

10

Furore

Paola & Chiara

Dopo una pausa di dieci (!) anni, le sorelle Iezzi sono tornate con un brano che è esattamente quello che ci aspettavamo da loro. Una canzone pop leggera, ballabile, che si appiccica in testa (coreografia inclusa). È loro il migliore comeback di quest’anno? Probabile. Chiudiamo con un messaggio per quelli che discuteranno la scelta di inserire Furore in questa classifica avvalendoci di un messaggio lanciato da Dua Lipa sul suo Instagram: «Hating pop music doesn’t make you deep». Saluti. (FF)

9

Arca

Daniela Pes

Se al posto della lingua inventata da Daniele Pes in Arca ci fosse lo spagnolo, qualcuno potrebbe addirittura pensare alla Rosalía più intima del periodo flamenco. E invece per nostra fortuna questo bellissimo brano nasce in Sardegna dal songwriting di Daniela Pes su produzione di Iosonouncane. Magia. (MB)

8

Anthem

Salmo & Noyz Narcos

Noyz che riprende Morte in diretta, Giuda, Redneck, La prima volta, S.A.L.M.O., 1984 di Salmo e Salmo che risponde con Attica, M3, Drag You to Hell, Lobo, Sinnò me moro di Noyz. Anthem è un divertissement rap in cui i due protagonisti di CVLT si scambiano brani, rime e beat, omaggiandosi a vicenda. Un regalo più grande ai fan del rapper italiano non poteva essere fatto. (MB)

7

Tango

Tananai

Con quel ritornello non poteva che finire in questa classifica. Tango è uno dei brani più belli dello scorso Sanremo, ma anche di Tananai. La canzone con cui si è preso la rivincita dimostrando di non essere solo un simpatico cazzaro, ma pure uno che, quando si impegna, canta (bene) un brano così, che parla di amore, guerra, di futuro che non c’è più. Il tutto dal palco dell’Ariston e senza risultare di plastica. Bravo! (FF)

6

Tutti

Calcutta

Quello che per noi è uno dei pezzi migliori di Relax in realtà doveva essere cantato da un altro: «Ci eravamo visti (con Petrella, nda) per scrivere un pezzo per un famoso cantante italiano che doveva andare a Sanremo. Io avevo parte della melodia e gli accordi e assieme avevamo finito un pezzo che si chiamava Italian Graffiti (diceva così al posto di “tutti falliti”). Era molto meno audace, ma comunque emozionante. Dopo che il pezzo non è stato preso per Sanremo ho deciso di tenerlo per il mio disco cambiando un po’ di parti di testi per sentirlo più mio. Appunto aggiungendo “sembriamo tutti falliti”». Meno male che è andata così: Tutti è probabilmente la canzone che più ti prende a sberle del disco. Per capire quanto vi consigliamo di farvi un giro nei commenti su YouTube, dove decine di persone raccontano le loro esperienze amorose finite male. “Che sembriamo tutti falliti, che sembriamo tutti esauriti, che sembriamo tutti impauriti”: senza dubbio la frase del 2023. (FF)

5

Ubriachi di vita

Tropico

Non è semplice scegliere un brano dal disco di Tropico: prendiamo Ubriachi di vita, che è stato anche un singolo ed è forse l’unica vera ballata del disco. È una canzone d’amore ma è anche una canzone sulla vita. Su come sia tutto effimero, sul cogliere l’attimo, sul vivere il presente che poi tanto le cose non vanno mai come pensiamo debbano andare. Tutto condito da un ritornello da cantare allo stadio. Se siete in vena di bilanci potrebbe fare male, vi abbiamo avvisato. Anzi, per dirla come direbbe Tropico: “Ancora qui a pensare, per favore smettila. Dov’è che corri, corri, corri?”. (FF)

4

Quanto forte ti pensavo

Madame

Di questo brano Madame dice che «nasce sul divano, davanti alla tv mentre stavo guardando per la prima volta Kill Bill». E in effetti non sfigurerebbe come colonna sonora di un film di Tarantino. Sound 60s, con un testo che unisce devozione e violenza. E possiamo fare tutti una pensata. Di diritto tra le migliori di quest’anno. (FF)

3

Canzone d’autore – L’ultimo animale

I Cani & Baustelle

«Viva i complessi, viva la complessità», scrivevano i Baustelle nell’annunciare le due canzoni con I Cani uscite a dicembre, la vera sorpresa dell’anno, altroché dischi imbottiti di feat. La migliore è Canzone d’autore – L’ultimo animale dove Bianconi canta di umanità varia e Contessa replica che vivere significa venire al mondo con dolore per poi morire in ospedale, e nel mezzo sentirsi intrappolati tra il bene e il male. Non allegrissimi, ma nemmeno tristi, i Baustelle e I Cani cercano un senso a questo tempo disgraziato, ricomponendo la frattura tra distacco e sincerità, usano l’accumulo d’immagini tipico del pop postmoderno, ma si rifiutano di arrendersi alla disillusione, alla poetica delle piccole cose, ai testi sciatti. Questa è una canzone di amore per la vita. E la vita, come cantava Bianconi, è bellissima essendo inutile. (CT)

2

Intro La Divina Commedia

Tedua

Quando dopo una lunga pausa si decide di ripartire con un brano che diventa un manifesto: “La vida loca spezza il ritmo del rapper senza fiato / Che dà aria alla bocca senza un concetto elaborato / La mascella ti si blocca, fratello, pensa, sei gangsta / Ma sarai un’esca per la stampa della destra che vorrebbe che un maranza non ci riesca”. Nell’intro della Divina Commedia di Tedua c’è già tutto quello (contenuto e flow) che ci ha fatto apprezzare il suo disco che abbiamo premiato come album italiano dell’anno. (MB)

1

Splash

Colapesce Dimartino

Roberto Vecchioni ha lodato l’immagine del vento che arpeggia la ringhiera, mano invisibile che tocca le corde d’una chitarra. Il verso “ma io lavoro per non stare con te” è folgorante e già consegnato alla storia del pop, è il “mi sono innamorato di te perché non avevo niente da fare” di questi anni ’20. “Per non sentire il peso delle aspettative” è un’espressione entrata nel lessico famigliare. In un mondo in cui il pop tende a dirci che siamo giusti e perfetti così, Colapesce e Dimartino hanno declamato a Sanremo una verità che era sotto gli occhi di tutti: facciamo una vita malata, siamo poveri illusi dagli entusiasmi brevi, ci rifugiamo nel lavoro per evitare di vivere davvero. Ma Splash non è solo testo, è una canzone costruita con talento e intelligenza: l’introduzione poetica, il ritornello che arriva dopo uno stacco drammatico, echi di Supertramp e arena rock anni ’70, lo special elegante e decadente. E un finale a sorpresa che (torniamo al testo) lascia aperto un interrogativo: non è che lo splash definitivo è quello di uno schianto, di un suicidio? Comunque sia, questa è musica leggerissima e perfetta. È ciò che il pop dovrebbe essere. (CT)

Schede di Mattia Barro, Filippo Ferrari, Claudio Todesco.

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