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Jimmy Page prima dei Led Zeppelin: 20 canzoni dalle session di inizio anni ’60

Un'immersione nella carriera parallela del chitarrista, che prima di diventare una star ha scritto e suonato per tantissimi artisti, dai Rolling Stones a David Bowie passando per gli Who e la colonna sonora di 'James Bond'

Foto: Richard Young/Shutterstock

Tra la fine degli anni ’60 e l’inizio dei ’70, Jimmy Page ha contribuito a definire il rock’n’roll con il suo lavoro negli Yardbirds e nei Led Zeppelin. Tuttavia, negli anni precedenti, l’impatto di Page sulla musica era già evidente. Il suo sound infatti è presente in centinaia, se non in migliaia di canzoni registrate nei tantissimi studi in cui lavorava a Londra.

Che fosse un pezzo di Kinks, Rolling Stones o Who, un blues firmato Otis Spann o la colonna di un film su James Bond, Page non aveva alcuna difficoltà a misurarsi con qualunque stile. Non sapremo mai il numero esatto di tracce suonate da Page, ma abbiamo comunque scelto 20 dei suoi lavori che meritano di essere ascoltati. Enjoy.

Jet Harris, Diamonds (1963)

La prima vera recording session per cui Page è stato reclutato è questa traccia strumentale di Jet Harris degli Shadow. All’epoca, Page era uno studente del Sutton Art College di Surrey.

Mentre Harris, accompagnato da Tony Meehan alla batteria, gestisce le parti di chitarra elettrica con una Fender Jaguar, Page può essere ascoltato più sotto nel mix, mentre mantiene il ritmo costante su un’acustica. Diamonds è uscita nel gennaio 1963 e ha raggiunto la numero 1 della classifica UK in un solo mese. Ci restò per tre settimane consecutive.

Shirley Bassey, Goldfinger (1964)

Scritta nel 1964, la canzone tratta dalla colonna sonora del terzo James Bond era basata su Moon River, brano della colonna sonora di Colazione da Tiffany. Shirley Bassey, che sarà la voce di altre due canzoni dei film di 007, fu chiamata dal compositore John Barry dopo che, l’anno precedente, i due erano stati in tour insieme. Nonostante sia difficile cogliere nell’arrangiamento il contributo di Page, se prestate attenzione potrete sentire la sua chitarra acustica senza troppe difficoltà.

Nashville Teens, Tobacco Road (1964)

Il nome può trarre in inganno, ma i Nashville Teens erano del Surrey, proprio come Page. Il gruppo suonò su palchi importanti come supporto di molti artisti americani tra cui Jerry Lee Lewis e Carl Perkins. Poco dopo uscì questo pezzo, primo singolo nonché la loro più grande hit, in cui c’è lo zampino di Page. Portato in studio dal manager, infatti, Jimmy creò il riff perfetto.

Otis Spann, Stirs Me Up (1964)

Otis Spann era uno dei più grandi pianisti blues della scena anni ’50 di Chicago. Ma come molti pianisti dell’epoca, quando l’entusiasmo americano per il blues iniziò a diminuire, fu costretto a spostarsi in Europa dove una grande fetta di pubblico più giovane era pronta ad ascoltarlo. Questa traccia del 1964 è una stranezza nel catalogo di Page, perché qui lui suona l’armonica. Alla chitarra in questo caso c’era però un altro talento incredibile: Eric Clapton.

Dave Berry, The Crying Game (1964)

Nella prima metà degli anni ’60, in Inghilterra, quando un produttore aveva bisogno di un chitarrista per registrare un brano, la chiamata arrivava di solito a due persone: Little Jim (Page) o Big Jim (Sullivan). Questa hit pop di Dave Berry, che arrivò alla 5 in classifica, è una delle tante in cui ci sono tutti e due i Jim, Page all’acustica e Sullivan all’elettrica.

The Rolling Stones, Heart of Stone (1964)

Non la versione che diventò singolo nel 1964, ma una demo che la band registrò qualche mese prima con Page alla chitarra e Clem Cattini alla batteria al posto di Charlie Watts. Rimase in un cassetto per un decennio prima di essere rispolverata e inserita in Metamorphosis, compilation degli Stones uscita nel 1975.

Them, Baby, Please Don’t Go (1964)

Guidati da Van Morrison, i Them sono stati uno dei gruppi più ispirati usciti dalla British Invasion dei Sixties. Baby, Please Don’t Go doveva essere il secondo singolo dopo Don’t Start Crying Now. La canzone è stata stata scritta nel 1935 da Big Joe Williams, ma è la versione del 1949 di John Lee Hooker a convincere Morrison a suonarla. La ritmica, neanche a dirlo, è tutta di Page.

Petula Clark, Downtown (1964)

Non fa mai male avere una numero uno in classifica negli Stati Uniti, soprattutto mentre navighi nel precariato. Proprio come in Goldfinger, il contributo di Page è un po’ messo in ombra dall’orchestrazione chiassosa, ma i più attenti potranno chiaramente distinguere il suono della sua Gibson Les Paul Custom nera.

The Kinks, I’m a Lover, Not a Fighter (1964)

Molto lontano dal suono che ha segnato i maggiori successi dei Kinks, I’m a Lover, Not a Fighter ha un gran debito con la scuola rock’n’roll di Elvis e Johnny Cash dei primi anni ’50. Page, nel frattempo, è stato arruolato per suonare una chitarra a 12 corde che aiuta a completare la traccia e a renderla particolare.

Vashti Bunyan, “Some Things Just Stick in Your Mind” (1965)

Originariamente scritta da Keith Richards e Mick Jagger per il duo Dick and Dee Dee nel 1964, la canzone arrivò a Vashti Bunyan dopo che gli Stones incisero la loro versione, che non uscì mai. Page arrangiò il brano come producer della Immediate Records di Andrew Loog Oldham, manager degli Stones. La canzone non ebbe un grande successo commerciale.

Nico, The Last Mile (1965)

Anni prima che la cantante tedesca Nico incontrasse Andy Warhol, era una delle tante modelle che provavano ad avere una carriera nella musica. Dopo l’incontro con Brian Jones degli Stones, nel 1965, Andrew Loog Oldham la mise sotto contratto con la Immediate Records. Oldham utilizzò il suo produttore Page per scrivere questo pezzo, in cui la chitarra acustica di Jimmy, praticamente da sola, fa tutto quanto.

The Who, Bald Headed Woman (1965)

Page suonò sia in questo pezzo che nel più popolare lato A del 45 giti, I Can’t Explain, ma come dichiarò in un’intervista del 2012, “non so davvero come ci sia finito. Suono un riff che si sente appena. Ma è stato magico esserci”. Decisamente più corposo il suo contributo per Bald Headed Woman, dove la sua parte si intreccia con l’armonica di Daltrey. Ascoltate voi stessi.

The Manish Boys, I Pity the Fool (1965)

I Manish Boys avrebbero potuto essere una di quelle dimenticabili band inglesi anni ’60 se non fosse per il piccolo particolare che David Bowie ne faceva parte quando si faceva ancora chiamare col suo nome, David Jones. In I Pity the Fool, blues scritto da Bobby Bland quattro anni prima e registrato dal gruppo il 15 gennaio 1965, la parte migliore è il solo di Page.

Marianne Faithfull, In My Time of Sorrow (1965)

Una delle rarissime tracce in cui Page è accreditato come autore prima degli Zeppelin è In My Time of Sorrow, scritta dal chitarrista insieme alla sua fidanzata dell’epoca e da Jackie DeShannon. Nata proprio per Marianne Faithfull e per il suo album d’esordio del 1965.

Donovan, Sunshine Superman (1966)

Insieme al suo futuro compagno di band John Paul Jones, Page ha partecipato a numerose session con il cantautore scozzese Donovan nella seconda metà degli anni ’60. Oltre a questa, si dice che Page abbia collaborato con lui alle canzoni Hurdy Gurdy Man, Teen Angel e The Trip. Sunshine Superman è un tripudio di psichedelia ispirato al supereroe del titolo. Originariamente pubblicato come singolo nel luglio 1966, è il brano avrebbe gettato le basi per un LP con lo stesso nome pubblicato il mese successivo. Nel 2011, Page si è ritrovato con Donovan per eseguire la canzone insieme a Mellow Yellow, durante uno dei concerti del cantante alla Royal Albert Hall di Londra.

The Fleur De Lys, Circles (1966)

La storia di Page con i Fleur De Lys – un’altra band messa sotto contratto dalla Immediate Records di Andrew Loog Oldham – è iniziata con il singolo Moondreams nel 1965. Page si è ritrovato con la band l’anno successivo per produrre e suonare su questa traccia scritta da Pete Townshend. La versione dei Fleur De Lys è molto più energica e disorientante dell’originale in cui Page mette la sua firma a sei corde con un arrangiamento in Technicolor.

Jeff Beck, Beck’s Bolero (1967)

Mentre si stava preparando per mettersi al lavoro sul suo primo singolo dopo aver lasciato gli Yardbirds, nel 1966, Jeff Beck decise di chiamare l’amico di vecchia data Jimmy Page per chiedergli una mano per il suo ritorno in studio. Paul rispose alla chiamata, chiamò John Paul Jones al basso e Keith Moon degli Who alla batteria. Tutta sua invece la 12 corde. Il brano fu pubblicato come B-side di Hi Ho Silver Lining.

Johnny Hallyday, “À tout casser” (1968)

L'”Elvis francese” Johnny Hallyday era uno dei nomi più grossi alla fine degli anni ’60 in Europa.
Due album al numero 1 in patria e altri due in arrivo poco dopo. La quarta traccia del suo disco Jeune homme, ovvero À tout casser, è un grido psichedelico che si adatta perfettamente a ciò che Page aveva appena provato a fare con i gli Yardbirds prima che si sciogliessero. Un numero sbalorditivo pieno di suoni panoramici, pieno di elementi distintivi che il chitarrista utilizzerà con grande efficacia negli anni a venire.

Joe Cocker, With a Little Help From My Friends (1968)

Nel tempo morto tra lo scioglimento degli Yardbirds e l’ascesa dei Led Zeppelin, Page decise di rientrare in studio per aiutare Joe Cocker, con il suo album di debutto da solista, With a Little Help From My Friends. Ma mentre il chitarrista ha contribuito alla stesura di cinque canzoni del disco, è la cover dei Beatles che spicca su tutte. Fu l’ennesima numero uno per Page e la prima per Cocker.

P.J. Proby, Jim’s Blues (1969)

Questo pezzo è famoso non tanto per Page, ma perché ci sono tutti i Led Zeppelin prima della registrazione del loro debutto. John Paul Jones era stato chiamato a suonare su tutto il disco di Proby, Three Week Hero, mesi prima di mettersi a suonare con Page, Plant e Bonham. Chiese una mano ai suoi amici per suonare sul pezzo e loro dissero sì. Page aveva già collaborato con Proby in passato: è sua la chitarra nel pezzo del 1964 Hold Me.

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