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Jeff Buckley raccontato in cinque canzoni

Il 29 maggio del 1997 il cantautore di Hallelujah affogava nel Wolf River, lasciando in eredità un capolavoro che ha influenzato generazioni di artisti: da PJ Harvey a Chris Cornell

Foto di David Tonge/Getty Images

Memphis, Tennessee, 29 maggio 1997. Un furgone si muove veloce. Dai finestrini Jane’s Addiction, Porno For Pyros, I am the Walrus dei Beatles. «Keith, perché non andiamo verso il fiume?», chiede Jeff Buckley al suo pilota: Keith Foti, musicista-parrucchiere 23enne di New York, all’epoca roadie del giovane cantautore. Sono in viaggio verso gli studi di registrazione: dopo mesi di rinvii e smentite, e soprattutto di voci sulla sua psicosi maniaco-depressiva, Jeff si sente finalmente pronto per il seguito di Grace. Foti accosta. Sa benissimo che con l’acqua del Wolf River, un affluente del Mississippi, non bisogna scherzare, ma Jeff dice di averlo fatto già altre volte. «Non puoi nuotare in quell’acqua. Ma che stai facendo?» grida. Buckley sorride, non ha intenzione di fermarsi. Dallo stereo suona Whole Lotta Love dei Led Zeppelin. Non si rivedranno più. Il corpo fu trovato dopo giorni di ricerche, il 4 giugno. A riconoscerlo il manager Gene Bowen. «Ma chi è che nuoterebbe in acque del genere?», ha detto dieci giorni dopo. «Jeff era così. Una farfalla, capisci? Diceva sempre: “Facciamolo”».

Tanto è stato scritto sulla morte di Jeff Buckley, forse più di quanto sia stato fatto per la sua musica, soprattutto sull’influenza enorme che ha avuto su generazioni di artisti. Da PJ Harvey a Chris Cornell, fino al premio Oscar Glen Hansard, ecco cinque canzoni scritte pensando a lui e alle sue tante voci.

Foto S.I.N. / Alamy / IPA

1. “Memphis” di PJ Harvey

PJ Harvey e Jeff Buckley erano amici, e Memphis doveva far parte della scaletta di Stories from the City, Stories from the Sea – probabilmente il capolavoro della cantautrice britannica -, ma è stata scartata all’ultimo momento.

2. “Wave Goodbye” di Chris Cornell

Euphoria Morning è il primo album solista di Chris Cornell. Esce nel 1999, e in scaletta c’è Wave Goodbye, scritta nel 1997, proprio nel periodo della morte di Jeff Buckley. I due cantautori erano amici, e Cornell aiutò la madre di Buckley a mettere insieme Sketches for My Sweetheart the Drunk.

3. “Boys on the Radio” Hole

«Avevo iniziato a scrivere il brano pensando di parlare di cose diverse», ha detto Courtney Love a proposito di Boys on the Radio, il singolo più famoso di Celebrity Skin. «Poi Jeff Buckley è morto, ed è diventato un omaggio a lui, Evan Dando e Brian Wilson. È una canzone dedicata ai destructive pop boys».

4. “Teardrop” Massive Attack

Jeff Buckley si innamorò di Liz Fraser dopo averla ascoltata cantare Song to the Siren, uno dei brani più belli firmati da suo padre Tim. La loro fu una relazione tumultuosa, e la notizia della morte di Jeff arrivò durante l’incisione di Teardrop dei Massive Attack, dove voce e testo sono della Fraser. «Era tutto così strano… pensavo a lui proprio in quel periodo. Per me quel brano è dedicato a lui, è così che mi sento ogni volta che lo ascolto», ha detto.

5. “Neath the Beeches” The Frames

Il frontman dei Frames Glen Hansard (molti di voi lo conoscono per Once e l’Oscar vinto con Falling Slowly) era nel giro di Jeff Buckley prima che diventasse famoso: se lo portò dietro come assistente di palco nel suo primo tour americano. Era il 1991, e Hansard era il chitarrista dei Committments, la band nata dal film omonimo. Nel 1999 esce Dance the Devil, il terzo album dei Frames: in scaletta Neath the Beeches, dedicata all’amico scomparso.

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