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I millennial amano queste 10 canzoni, ma non sanno che sono cover

Nell'epoca di MTV, con internet agli albori e in assenza di informazioni, molte cover sono state scambiate per pezzi originali. Da Marilyn Manson ai Green Day passando per Beck e Whitney Houston, ecco le più belle

Foto: Digital First Media Group/The Mercury News via Getty Images

La cultura musicale pop dei millennial è direttamente collegata all’esperienza televisiva di MTV. Tra gli anni ’90 e 2000 è stato il network americano a costruire l’immaginario pop di questa generazione. In un’epoca in cui internet era agli albori, le carrellate di videoclip ad alta rotazione erano il cibo dell’adolescenza. È successo quindi che, con una scarsa possibilità di reperire informazioni, alcune cover siano state immagazzinate nella memoria collettiva di quei tempi come brani originali. Come giochino estivo abbiamo dunque selezionato 10 cover che, per la maggior parte di noi millennial, sono riconosciute come brani inediti e originali.

“Tainted Love” Gloria Jones (1965), Soft Cell (1981), Marilyn Manson (2001)

Le adolescenze dei millennial sono state segnate da una parola ora completamente scomparsa dai vocabolari, trasgressione (chiedete a programmi tv come Lucignolo). Ecco, il più trasgressivo dei trasgressivi di quegli anni era Marilyn Manson, icona dark globale, un misto di sessualità promiscua ed estetica metal, con un’attenzione furbesca rivolta al pop. Non è un caso infatti che i grandi successi della sua carriera siano stati brani ripescati dal passato. Non possiamo non citare Sweet Dreams (Are Made of This) degli Eurythmics (che rimane però inferiore all’originale) e, soprattutto, Tainted Love, perla degli anni ’60 di Gloria Jones già riproposta un paio di decenni prima dai Soft Cell.

“Working Class Hero” John Lennon (1970), Green Day (2007)

Vi ricordate il momento in cui i Green Day non ne sbagliavano una e sembravano diretti a diventare la più importante rock band al mondo? Prima che questa previsione fallisse, il trio americano aveva clamorosamente azzeccato (con tanto di nomination ai Grammy Awards) una cover difficilissima, Working Class Hero di John Lennon, per l’album benefico Instant Karma: The Amnesty International Campaign to Save Darfur. Ad ascoltarla oggi, gli rende ancora onore.

“Lady Marmalade” Labelle (1974), Christina Aguilera, Missy Elliot, Pink, Mya (2008)

“Voulez-vous coucher avec moi” è uno dei versi più celebri della pop music. Chi non lo conosce? Il brano è in voga dal 1974 quando viene lanciato dalle Labelle, girl band guidata da Patti Labelle, raggiungendo la prima posizione della Billboard Hot 100 negli Stati Uniti. Da quel momento inizia una serie di cover che passa da Sabrina Salerno alle All Saints e che giunge a noi millennial nella sua versione di maggior successo, ovvero nell’interpretazione di un team composto da star del pop americano: Christina Aguilera, Missy Elliott, Pink, Lil Kim e Mya. Il brano è colonna sonora di Moulin Rouge di Baz Luhrmann, film di successo al botteghino, vincitore di due Oscar. Un successo annunciato.

“I Will Always Love You” Dolly Parton (1974), Whitney Houston (1992)

Dolly Parton è un’icona della musica country americana, forse la più grande cantante country della storia. Nel 1974 incide I Will Always Love You che viene subito inserita da Scorsese nel suo film Alice non abita più qui. Nel 1992, per una serie fortunata di eventi, viene fatta incidere da Whitney Houston per il film The Bodyguard. Con i suoi 20 milioni di copie è il brano più venduto nella storia da parte di un’artista femminile. Quando la cover supera di gran lunga l’originale.

“Everybody’s Got to Learn Sometime” The Korgis (1980), Beck (2004)

Non so dirvi nulla dei Korgis se non copiando/incollando da Wikipedia. E per questo evito. Questo particolare è utile per farvi intendere come Beck abbiamo recuperato questa canzone direttamente dal dimenticatoio. La sua versione struggente di Everybody’s Gonna Learn Sometime viene inserita nella colonna sonora di Eternal Sunshine of a Spotless Mind di Michel Gondry e diventa storia. Talento puro.

“Mad World” Tears for Fears (1982), Gary Jules (2001)

Quante hit ci hanno dato regalato gli anni ’80? Pazzesco. Nei decenni a seguire sono stati razziati di canzoni da riproporre. Il caso più eclatante? Mad World dei Tears For Fears. Uno sconosciutissimo Gary Jules (chi sa che fine ha fatto?) la recupera in chiave acustica, spogliandola dai glitter, rendendola il brano più triste di questi anni. Viene inserita nella colonna sonora di Donnie Darko e in breve tempo diventa theme song del videogame Gears of War e del trailer di lancio di The Walking Dead, oltre a entrare nelle colonne sonore di una ventina di serie tv. Bravo Jules, ora trovane un’altra però!

“Gone Daddy Gone” Violent Femmes (1983), Gnarls Barkley (2006)

Qui è finezza pura. I Violent Femmes sono una band americana che non tutti conoscono, ma che ha fatto la storia underground rock. Lo sapevano bene gli Gnarls Barkley, progetto interessantissimo dell’ottimo producer Danger Mouse e del rapper/cantante CeeLo Green (del giro di Atlanta degli Outkast), capaci di mantenere l’anima scapestrata del brano riportandola al suono più pulito e pop degli anni Zero. A pensarci bene, una band come gli Gnarls Barkley manca proprio oggi.

“It’s My Life” Talk Talk (1984), No Doubt (2004)

C’è stato un momento in cui i No Doubt erano la band del futuro, giusto quell’attimo prima che il tempo delle band tramontasse definitivamente. Trainati da un’esplosiva Gwen Stefani (altra predestinata, ora dispersa), l’alternative band più cool di quegli anni aveva spaccato le classifiche con la loro interpretazione di It’s My Life dei Talk Talk, altro clamoroso progetto della golden age ’80. Peccato che siano morti poco dopo, non credete?

“You’ve Got the Love” The Source feat. Candi Staton (1986), Florence + the Machine (2004)

Il disco d’esordio di Florence + The Machine è stato uno degli ultimi momenti fortunati dell’indie degli anni Zero. You’ve Got the Love era il singolo di punta. Utilizzato ancora ampiamente dal mondo pubblicitario, è riconosciuto dai più come una grandissima hit di Florence, è invece stato pubblicato per la prima volta nel 1986 dai Source con il featuring vocale di Candi Staton, diventando un inno della storia della musica house. Troverete una marea di versioni, compreso un mash-up storico con Your Love del padrino della scena house Frankie Knuckles.

“There She Goes” The La’s (1988), Sixpence None The Richer (1999)

Ricordiamo i Sixpence None The Richer non tanto per la loro carriera nella musica pop rock cristiana (tutto vero), ma per quello zuccherino di Kiss Me, la canzone d’amore adolescenziale di fine millennio. L’unico altro successo globale della band fu There She Goes, ballata malinconica e scanzonata dei La’s, gruppo britannico di fine ’80 con un discreto successo in patria. Una canzone stupenda, che meriterebbe di essere riproposta ogni decennio.

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