Cosa abbiamo scoperto di Alanis Morissette dopo aver visto ‘Jagged’ | Rolling Stone Italia
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Cosa abbiamo scoperto di Alanis Morissette dopo aver visto ‘Jagged’


Il documentario di HBO racconta i primi anni di carriera della cantante: il talento precoce e il successo, ma anche i disturbi alimentari, gli abusi, il rapporto coi Radiohead. Ecco le rivelazioni più importanti

Cosa abbiamo scoperto di Alanis Morissette dopo aver visto ‘Jagged’

Foto: Al Seib/Los Angeles Times via Getty Images

Alanis Morissette sul palco nel 1995

Ve la ricordate Alanis Morissette? Non la buddista, l’esperta di oli essenziali e l’ambientalista di questi ultimi anni. La prima Alanis Morissette. Quella con le Adidas ai piedi, la t-shirt oversize, i capelli lunghi e spettinati, quella che saliva sul palco e tirava giù il locale cantando un ritornello che parlava di come il suo unico scopo nella vita fosse ricordare a un tizio quanto fosse stronzo. Quella Alanis Morissette.

È di lei che parla Jagged e quant’è bello rivederla. Il documentario parla dei primi anni di carriera, quand’era una stellina in Canada, e racconta del disco che l’ha trasformata in una vera star internazionale, Jagged Little Pill. È una specie di macchina del tempo che ci riporta alla scena di metà anni ’90, al periodo in cui Courtney Love, Shirley Manson, Gwen Stefani e la stessa Alanis facevano irruzione nel club per soli maschi del rock e del grunge senza addominali oliati, né push-up.

A percorrere l’ascesa di Alanis Morissette è la regista Alison Klayman, che ha messo insieme con intelligenza materiale d’archivio e interviste recenti con chi ha vissuto il fenomeno: la cantante anzitutto, e poi il co-autore e produttore Glen Ballard, i compagni di band Taylor Hawkins e Chris Chaney, il dirigente dell’etichetta Guy Oseary, amici d’infanzia, giornalisti musicali, critici.

Sarà pure diventato un successo gigantesco – ha venduto 33 milioni di copie, il secondo disco di un’artista donna più comprato nella storia – ma Jagged Little Pill è stato accolto con la consueta dose di sessismo. Anche le cover story e le recensioni col massimo dei voti tendevano a parlare della cosiddetta “female rage”: lo strillo della prima copertina della carriera di Alanis, che viene mostrata anche nel film, recitava “Ragazza bianca arrabbiata”. Gli apprezzamenti poggiavano su una base di scetticismo e condiscendenza.

«L’empowerment era eccitante per molti, ma non era una buona notizia per il patriarcato», dice Alanis nel film. «All’improvviso ho iniziato a parlarne, a cantarne nelle canzoni, e non ero la benvenuta. Se parlavi di certe cose ti mettevano subito a tacere. Ti umiliavano».

Morissette è passata attraverso tutto ciò senza battere ciglio, decenni prima di MeToo o Time’s Up. Rispondeva lavorando. «Quando scrivo canzoni arrabbiate su qualcuno non lo faccio per vendicarmi», spiega in un’intervista d’epoca. «Scrivo perché è l’unico modo per sfogare la rabbia senza essere distruttiva. È un’espressione priva di giudizi o censure. È una cosa sacra, pura».

Insomma, se volete sapere tutto quello che è successo durante la creazione di quel disco – dai produttori inquietanti agli abusi dell’etichetta, fino ai compagni di band arrapati e alla ragazza che si è ritrovata da sola in un mondo di adulti – le risposte le trovate in Jagged. Ecco le 12 rivelazioni più interessanti.

1Alanis ha scritto la prima canzone a 10 anni

Alanis ha scoperto la sua voce nello stesso periodo in cui ha conquistato un posto nello show per ragazzi You Can’t Do That on Television. Una donna della chiesa in cui andava si era complimentata per il suo modo di cantare e dentro di lei s’è accesa una lampadina. Ha iniziato a scrivere canzoni a 10 anni e quando ne aveva 12 aveva già registrato inediti con titoli come Fate Stay with Me (il testo: “Quando mi hai lasciato mi chiedevo: il mio dolore avrà mai fine?”) e Find the Right Man. La performance in Fate Stay with Me le ha permesso di vincere il premio al Youth Talent Search canadese del 1987, dandole «un’idea di cosa sarebbe stato possibile fare nel resto della vita».

2Ha sviluppato un disturbo alimentare per colpa delle pressioni dell’etichetta

Una volta raggiunta la pubertà, i suoi produttori e i dirigenti dell’etichetta le hanno fatto un discorso per convincerla a perdere peso. Le avevano detto di andare in studio per «registrare delle voci», ma quando è arrivata si è trovata a dover parlare del suo aspetto.

Da quel momento, le sue abitudini alimentari sono state monitorate e strettamente controllate. Prima di girare un video, di notte mangiava di nascosto delle fette di formaggio, ma il giorno successivo un membro del suo team (il documentario suggerisce che potrebbe trattarsi di Leslie Howe, il primo produttore) contava quelle rimaste. Quando andavano a cena, «lui si prendeva una pizza enorme e a me toccava solo un caffè nero, non potevo neanche mettere il latte». Morissette è diventata bulimica, ma il problema è stato affrontato dagli amici della scuola e non dagli adulti che la circondavano. La cantante dice che «sta cercando di guarire» ancora oggi.

3Ha iniziato a subire abusi a 15 anni

Il documentario si concentra molto sul periodo in cui la giovane Alanis era costretta a vivere sola in un mondo di adulti che nel migliore dei casi erano negligenti, nel peggiore dei predatori (tra questi c’era anche un dirigente di MCA Records, lo “zio” John Alexander). «Ero una ragazzina in studio dalle 3 del pomeriggio alle 3 del mattino», racconta Alanis. «Insomma, non dovevano lasciarmi sola». I veri problemi sono iniziati quando ha raggiunto un’età “accettabile” per subire comportamenti al limite di chi lavorava con lei. «A 12 anni erano un po’ spaventati», dice Alanis. «A 13 lo erano ancora ma… non proprio. A 14 ancora ameno. A 15 non c’erano più limiti». Racconta di un periodo in cui ogni relazione di lavoro con un uomo finiva per «prendere una strana piega» ed era convinta che fosse colpa sua. «Pensavo: ok, non succederà la prima settimana, ma alla fine succedeva. A quel punto o la relazione si chiudeva o finivamo per condividere un segreto per sempre».

«Da un lato vivevo un sogno», dice di quel periodo. «Dall’altro pensavo: dov’è chi mi protegge? Dove sono tutti?».

5Ha una borsa piena di «lettere da e per gli ex»

La borsa è talmente grande da contenere un bambino. È in un armadietto chiuso a chiave. Dopo averla aperta, nel film Alanis dice: «Per stasera è meglio comportarsi saggiamente».

5Il verso “my sweater is on backwards and inside out” parla di una cosa vera

Sappiamo che Alanis scriveva testi basati sulla sua vita, e non vale solo per gli ex. Il documentario inizia con un critico che analizza il primo verso della traccia d’apertura All I Really Want. Più avanti, il film racconta com’è nato il secondo verso, scritto nel momento in cui Alanis è entrata in uno studio di Los Angeles per un’ultima session di scrittura con Glen Ballard. Avevano scritto il grosso del disco ma nessuno voleva ingaggiarli. Sconfitta, Morissette è tornata in Canada. Ballard pensava che non l’avrebbe più rivista. E invece è successo, è entrata in studio «con l’aria pallida e il maglione al contrario e col dentro fuori», racconta Ballard ridendo. «Stava soffrendo, ma aveva comunque qualcosa di speciale».

6Morissette e Ballard hanno scritto 20 canzoni in 20 session

Ballard, uno che ha lavorato con Michael Jackson e Paula Abdul, racconta con meraviglia di come Morissette «tirava fuori i testi direttamente dalla psiche». Lavoravano velocemente: lui suonava una cosa alla chitarra, lei iniziava a scrivere. Otto ore dopo, racconta l’autore, avevano una canzone. L’unico a spingere affinché la futura hit Ironic entrasse nella scaletta definitiva è stato il produttore e co-autore. «Aveva scritto “è come la pioggia nel giorno del tuo matrimonio”… che ritornello! Ci aveva preso in pieno… “10 mila cucchiaini quando in realtà serviva un coltello”. Chi scrive roba così? Solo Alanis».

7La canzone che ha convinto Guy Oseary è ‘Perfect’, non ‘You Oughta Know’ 

La ballata Perfect, che parla «del dramma di una perfezionista», come spiega Morissette nel film, è il primo pezzo che lei e Ballard hanno fatto ascoltare a Oseary, che all’epoca aveva 19 anni, negli uffici della Maverick, l’etichetta fondata da Madonna. Avevano tantissimi altri brani pronti, ma non c’è stato bisogno di farli sentire. «Ogni cosa è cambiata nel giro di 30 secondi», racconta Oseary. «Ero stupefatto. Mai sentito niente di simile. La semplicità del racconto e allo stesso tempo la complessità… Ho detto che ero a bordo. Non avevo bisogno di sentire altro. L’adoravo».

8L’hanno rapinata puntandole un’arma addosso prima di incontrare Madonna

E Madonna era gelosa: «Che storia fica, doveva capitare a me».

9Prima dei Foo Fighters, Taylor Hawkins era il batterista di Alanis

Taylor Hawkins – che appare giovane e smagrito in vari filmati degli anni ’90 – racconta l’audizione per entrare nella live band di Alanis. Gli avevano inviato una cassetta con tre canzoni da provare, tra cui You Oughta Know. «Non avevo bisogno di sentire altro, sapevo che sarebbe stato un successo enorme». Hawkins racconta che Alanis ha chiamato il bassista Chris Chaney per un errore. All’epoca Chaney era un chitarrista jazz, ma non era convinto, così Hawkins gli ha dato alcune cassette di Soundgarden e Jane’s Addiction, dicendo: «imparala, vivila, amala». La formazione della band era completata dai chitarristi Nick Lashley e Jesse Tobias (già nei Red Hot Chili Peppers). Quando le si chiede se avrebbe potuto scegliersi una band di sole donne, Morissette risponde che avrebbe avuto problemi con chi voleva stare al suo posto. «All’epoca si pensava che ci fosse posto solo per una donna. Stare con i ragazzi era più facile».

10I musicisti si facevano le groupie di nascosto dalla cantante

Mentre Alanis sul palco, adorata da migliaia di fan, parlava di femminismo, i suoi musicisti sfruttavano la promessa di incontrarla per convincere le ragazze ad andare nel backstage. Lei non ne sapeva nulla. Hawkins dice che Morissette era una figura quasi materna, chiedeva sempre se si stessero comportando «da bravi ragazzi». Nel frattempo, racconta il batterista, «avevamo una stanza dall’altro lato dell’arena, il tecnico delle chitarre ci dava i pass e cercavamo di farci più ragazze possibile». Le loro “performance” erano così leggendarie che persino Slash dirà: «So che avete fatto festa più di noi».

11I Radiohead hanno aperto quel tour… e non è andata bene

La band inglese faceva soundcheck lunghi ore che sfruttava per lavorare a OK Computer. Trattavano in modo amichevole solo Hawkins, che ama calcare la “h” in Thom Yorke. «La loro cazzo di indifferenza mi uccideva», dice oggi Morissette alzando gli occhi al cielo. «Non la sopportavo».

12Ha parlato degli abusi, ma nessuno voleva ascoltarla

Dopo il debutto del documentario dal Toronto International Film Festival, lo scorso settembre, si è parlato di come Alanis si sia definita vittima di violenze quand’era minorenne. Nonostante non abbia apprezzato il modo in cui il film ha raccontato la cosa – ha pubblicato un comunicato per distanziarsi dall’opera e dai suoi «obiettivi volgari» – nel documentario ne parla in modo diretto, spiegando quanto è stato difficile accettare la verità. «Chiunque si dichiarasse vittima veniva attaccato», dice. «Io dicevo sempre che ero consenziente. Poi ricordavo: avevo 15 anni, non potevo essere consenziente. Ora invece mi dico: erano tutti pedofili».

Nel film Alanis dice anche di averlo raccontato «a poche persone», ma che «erano sorde. Finivo sempre per alzarmi e andar via». «Un sacco di gente si chiede: ma perché certe donne hanno aspettato trent’anni per parlarne? Io dico: col cazzo, non hanno aspettato. Nessuno voleva ascoltare. Oppure parlarne avrebbe messo in pericolo loro o le loro famiglie. Nessuna donna aspetta. Viviamo in una cultura che non vuole ascoltare».

Questo articolo è stato tradotto da Rolling Stone US.

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