Buon compleanno, Patty Pravo: 10 cose su di lei che forse non sapete | Rolling Stone Italia
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Buon compleanno, Patty Pravo: 10 cose su di lei che forse non sapete

Storie pazzesche di una vita pazzesca: il conservatorio a 10 anni, i compiti a casa Guggenheim, il no a Fellini, le foto erotiche, l’arresto

Buon compleanno, Patty Pravo: 10 cose su di lei che forse non sapete

Patty Pravo

Foto: Rino Petrosino/Mondadori Portfolio via Getty Images

1Il pianoforte a 3 anni e gli studi al Conservatorio

Cresciuta con i nonni in un’agiata famiglia veneziana, la piccola Nicoletta Strambelli viene fin da piccola educata all’ascolto della musica classica, per la quale le viene concesso in via eccezionale di restare sveglia fino a tardi a seguire i concerti in tv. Notando in lei una certa propensione all’ascolto e al canto, le vengono fatte seguire le prime lezioni di pianoforte. Nicoletta ha solo 3 anni e prende lezioni da un’amica della nonna, una nobile decaduta che vive in una casa piena di gatti. Alla piccola piacciono solo i tasti neri e la prima cosa che impara a suonare è la Primavera di Grieg interamente su quei tasti. A 5 anni inizia a studiare solfeggio e a dieci viene iscritta al Conservatorio Benedetto Marcello dove studia per otto anni e coltiva il sogno di diventare direttrice d’orchestra, sotto l’egida di insegnanti di fama internazionale come Ettore Gracis. Quando il nonno muore lascia Venezia e il conservatorio e parte, formalmente, per studiare l’inglese nella Swinging London, salvo poi ritrovarsi al Piper, a Roma, dopo meno di due settimane.

2I compiti a casa di Peggy Guggenheim

Patty Pravo a Venezia negli anni ’60. Foto: Archivio Cameraphoto Epoche/Getty Images

Cresciuta nel sestiere di Dorsoduro, a pochi passi dall’Accademia e dalla Fondazione Guggenheim, zona animata dai musei e dalla vita universitaria, affacciata sul Canal Grande da una parte e sul canale della Giudecca dall’altra, la piccola Nicoletta fin da piccola è abituata a grandi frequentazioni, prodromi ideali di una vita da vera cosmopolita e, come ama sempre ribadire lei, apolide vera. Oltre all’amicizia di famiglia con il Cardinal Roncalli – il futuro Papa buono – da piccola Nicoletta fa due incontri sensazionali. Il primo è quello con Peggy Guggenheim, che risiedeva a Palazzo Venier dei Leoni, dove oggi si trova la sua Fondazione. Il segretario di lei è amico di famiglia e così, fin da piccola, Nicoletta va a fare i compiti a casa di Peggy, a volte all’interno circondata dalle opere d’arte e altre volte in giardino. La signora adora la piccola e silenziosa bambina bionda incantata dai quadri e un giorno decide di farle un regalo: un barattolo di cetrioli sottovuoto preparati da lei in persona. Un altro incontro speciale, e molto noto, è quello con Ezra Pound e la compagna di lui, Olga Rudge. Siamo alle Zattere, passeggiata di fronte alla Giudecca, una mattina in cui Nicoletta decide di saltare la scuola e andare a giocare a biliardo al bar: a un certo punto attracca un vaporetto e il suo sguardo incrocia quello di una coppia che una volta sulla terra ferma pare andarle incontro: «Vuoi un gelato?», chiedono loro, «sì» risponde lei. Una passeggiata lunghissima che sarà il primo di diversi appuntamenti a camminare di calle in calle. Nicoletta inizierà a leggere le sue poesie e a innamorarsene solo dopo quel gelato magico del mattino.

3I no a Fellini, Antonioni, De Sica, Warhol

Il rapporto di Patty Pravo con il cinema è sempre stato molto travagliato. Piena di talento, carisma, fascino e bellezza, viene immediatamente notata per un film per la TV che sarà poi di grande successo, uno sceneggiato in sei puntate intitolato A come Andromeda, adattamento italiano dello stesso prodotto già andato in onda sulla BBC. Nell’edizione originale la parte di Pravo è quella di Julie Andrews e così Patty accetta; il regista però non è interessato al talento, ma solo alla sua bellezza e anziché chiederle di recitare come lei avrebbe voluto la vorrebbe immobile. Lui la trova perfetta, lei si trova inutile e lascia il set. Da quel momento una serie di no coi fiocchi trapunta la sua vita di possibile attrice cinematografica: Vittorio De Sica la vorrebbe nel ruolo di Micol per il suo Il giardino dei Finzi Contini, Federico Fellini le offre diverse parti tra cui un (giustissimo) ruolo nella Venezia ricostruita del suo straordinario Casanova, Andy Warhol va a farle visita a casa sua a Roma per proporle un ruolo, Michelangelo Antonioni le offre una parte in Professione reporter con Jack Nicholson promettendole di farle tenere il suo ruolo e i suoi abiti. Niente da fare: oggi qui, domani là e non se ne fa nulla.

4I fotoromanzi e le riviste erotiche

Patty Pravo su Playboy nel 1980

Nel pieno boom da “ragazza del Piper”, Patty Pravo è sulla bocca di tutti, conduce il varietà Speciale Patty Pravo in tv dove canta, balla, recita. Nel frattempo, diventa anche la protagonista femminile di diversi fotoromanzi con Andrea Giordana. Si tratta, tuttavia, solo dell’inizio di una lunga e assidua presenza sulla carta stampata in modo più e meno autorizzato, comprensiva di comparsate su rotocalchi e stampa erotica. Tra il 1980 e il 1981 finisce per tre volte sulla copertina di Playboy, dopo essere stata fotografata dall’amico Angelo Frontoni, che prima di lei aveva già ritratto, tra le altre, Claudia Cardinale, Jane Fonda e Brigitte Bardot. In poco tempo, dopo la pubblicazione curata e autorizzata su Playboy, cominciarono a pubblicare sue foto nuda, senza autorizzazione, anche altre riviste erotiche come Le Ore e Men accompagnando in modo calzante una serie di dicerie ingiuriose circa i costumi della cantante.

5L’amore con Jack Johnson dei Flamin’ Groovies

Una vita votata all’amore, al sesso, alla libertà, un numero di matrimoni da perdere il conto, incontri, scontri, viaggi in due, vita in tre: Patty, in fatto di uomini, ha parecchio da raccontare. «Io i ragazzi me li fumo come sigarette» titolava un vecchio articolo a lei dedicato passato alla storia della rappresentazione dell’icona pop erotica italiana. Certo, poi c’è quella storia di Riccardo Fogli che per lei lascia i Pooh portandola a sentirsi dare pure della Yoko Ono italiana, mentre lui difende il suo amore a suon di «ho lasciato mia moglie, figuriamoci se non lasciavo i Pooh». Più nascosta al grande pubblico ma davvero leggendaria è la sua storia made in USA con Jack Johnson, cioè John Edward Johnson chitarrista americano nei Flamin’ Grovies, non esattamente una cosetta. Si incontrano durante uno dei soggiorni in West Coast di lei, per la precisione a San Francisco nel 1981 e si sposano in una piccola chiesa della Napa Valley con David Kahne e Randy Jackson come testimoni. Jack diventa il chitarrista della band di Patty e anche se al rientro in Italia lei risulta già sposata legalmente coi due precedenti mariti (Franco Baldieri e Paul Martinez) con cui i matrimoni avrebbe dovuto essere già stati annullati, alla fine la relazione dura tra viaggi, tour, case a Frisco e a NYC. I due costruiscono anche uno studio di registrazione in una baita dalle parti di Berkeley e sono uniti in modo potentissimo dalla musica, in un momento storico e della loro vita ricco di stimoli, slanci, incontri con artisti del calibro di Aretha Franklin.

6“Pensiero stupendo” e i ménage à trois

Pensiero stupendo, il brano che nel 1978 contribuisce al rilancio commerciale di Patty Pravo dopo una fase a corto di hit per le radio nostrane, fu inizialmente proposta a Loredana Bertè che la rifiutò. Il pezzo finì per caso, durante una mattinata di lavoro in studio, dalle mani di Ivano Fossati alla voce di Pravo che, già soprannominata “lady first take” per i molti “buona la prima”, registra la versione originale del pezzo che oggi conosciamo e ascoltiamo in una sola take. Un pezzo su un ménage à trois particolarmente sentito visto che Patty ha avuto e parzialmente sta ancora avendo in quel momento un vero ménage à trois, per la prima volta. Protagonisti sono lei, il bassista Paul Martinez e il chitarrista Paul Jeffery, vivono nell’appartamento romano di Pravo, a volte tutti e tre insieme, altre volte a coppie. In due momenti diversi, certo, ma alla fine Patty sposò entrambi.

7Il Biafra Record e il profilo di musicista

1976: Patty fuma erba, prende acidi e anfetamine, è magrissima da far paura, ha lasciato (ancora) la RCA per la Ricordi e dopo aver sperimentato beat, pop e forma canzone, vuole ripartire di nuovo e sperimentare, il disco in cui inizia a farlo si chiama, per l’ennesima volta, come lei ma tutti iniziano a usare un altro nome: Biafra Record per la stupenda e terrificante immagine in copertina, scheletrica ed emaciata. La sua formazione di musicista non va mai dimenticata, è cruciale per comprendere come la Patty Pravo più nota, quella degli anni ’60 a in pochi casi quella pop dei ’70, sia in realtà solo una versione molto limitata tra le molte di un’artista ricca di idee musicali, di influenze e attenzioni alle scene sonore che popolano di volta in volta l’Europa e gli Stati Uniti. Alberto Radius alla chitarra, Gianni Dell’Aglio alla batteria, Mark Harris all’Hammond e ovviamente l’immancabile Paul Jeffery, e poi synth, Moog, percussioni. Una lavorazione lunghissima per un album in cui troviamo evidenze di rock, funk, new wave. I testi, le musiche, gli arrangiamenti, il missaggio sono tutti della cantante che mai come per quest’album si incaponisce e si innamora del proprio lavoro. La critica dell’epoca lo stronca e i fan fanno altrettanto, ancora abituati alla Patty del pop più condiscendente e rassicurante, Biafra Record, tuttavia, resta oggi il primo lavoro di una trilogia di dischi cruciali per capire davvero l’opera di quest’artista e il suo peso nella storia, non solo del costume e dell’interpretazione italiani, ma di un certo sound approdato in Italia a partire dalla seconda metà degli anni ’70 (seguiranno Miss Italia e Munich Album).

8Il disco kraut

1979: ispirata dall’elettronica e dal kraut, dai suoni sintetici e dall’idea di Europe Endless, come avrebbero detto i Kraftwerk così presenti in questo nuovo lavoro, Pravo dà alle stampe Munich Album, il picco matto della sua produzione, l’esperimento degli esperimenti, il trip dei trip, fatto per affrancarsi una volta per tutte e definitivamente dalla vecchia icona Patty che qui diventa Patti, spostando il baricentro dall’immagine-icona dell’eros in minigonna al punk, anzi, alla no wave scomposta e ispirata. Il sound, i riferimenti e i mood sono tantissimi, ci troviamo dentro Patti Smith, OMD, Talking Heads, Japan, Harmonia & Eno, Devo e naturalmente Kraftwerk. Il tutto in un mix votato a percorrere rasoterra l’italianità, alla presenza di Ivan Cattaneo e Flavio Paulin ma con una eco a là Faust’O. Il disco è un episodio pressoché unico nella storia della nostra musica, la Patty Pravo incompresa di Biafra, passata per il successo di Pensiero stupendo e del suo album Miss Italia (vince un Telegatto ma Patty lo scaglia contro il pubblico per via di quel playback che dovrebbe eseguire e che proprio non le va giù), si concede l’ultima estrema virata sperimentale che, questa volta, la critica è pronta a recepire.

9Le cover, dai Talking heads agli ELO

I giardini di Kensington (Walk on the Wild Side)

Per comprendere l’eterogeneità di Patty Pravo, poi, un consiglio: seguire la scia delle sue cover, mondi diversissimi e imprevedibili. Si va dai Talking heads (Love Goes to Building on Fire) a Harry Nilsson (1941), Lou Reed (Caroline Says, Walk on the Wild Side), ELO (Can’t Get It Out of My Head, Evil Woman), This Mortal Coil (Red Rain, I Want to Live), Styx (Come Sail Away) e molti ancora.

10Un giro a Rebibbia

1992, fine maggio. Patty viene arrestata a casa sua dopo una perquisizione della Guardia di finanza e arrestata, portata alla sezione femminile del carcere di Rebibbia dove rimane per meno di una settimana per accertamenti. Il motivo? Cocaina rinvenuta sul tavolo di casa sua, mentre lei, ancora oggi, nega questa versione dei fatti dicendo a ogni giornalista che la cocaina è droga che non le è mai interessata, roba da borghesi. Prima dell’arresto del ’92 c’è stata un’altra storia di droga, un po’ di guai per reati fiscali e da giovanissima una denuncia per favoreggiamento della prostituzione. Vero o meno non ci importa granché, resta la leggenda su tutta la linea, compresa quella delle compagne di sezione femminile che quando la vedono lasciare la cella le cantano a squarciagola Ragazzo triste, tutte insieme.

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