Bono: «60 canzoni che mi hanno salvato la vita» | Rolling Stone Italia
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Bono: «60 canzoni che mi hanno salvato la vita»

Il frontman degli U2 ha festeggiato il sessantesimo compleanno scrivendo 60 lettere ai suoi eroi musicali, dai Beatles ai Ramones a Beyoncé e Billie Eilish

Bono: «60 canzoni che mi hanno salvato la vita»

Domenica scorsa Bono ha compiuto 60 anni e ha voluto festeggiare scrivendo 60 lettere ai suoi eroi musicali, dai Beatles ai Ramones, da Beyoncé a Billie Eilish. «Queste sono alcune delle canzoni che mi hanno salvato la vita», ha scritto. «Quelle senza le quali non avrei potuto vivere… quelle che mi hanno portato da lì a qui, da zero a 60… con cui ho superato ogni graffio, ogni problema, che fosse serio o meno serio… e con cui ho accompagnato la gioia, soprattutto la gioia».

«Volevo ringraziare questi artisti e tutti coloro che hanno contribuito a renderli tali», continua. «Perché hanno fatto lo stesso per me… Quindi dedico una lettera ad ognuna di queste canzoni, per spiegare perché mi appassiona».

Gli U2 hanno concluso il loro Joshua Tree 2019 Tour lo scorso 15 dicembre a Mumbai, al DY Patil Stadium, poco prima che l’emergenza COVID-19 si abbattesse sull’industria dell’intrattenimento. Bono è in quarantena nella sua Dublino, ma a marzo ha pubblicato una nuova canzone, Let Your Love Be Known, come tributo agli italiani bloccati nelle loro case.

1. “Miserere” Luciano Pavarotti, Bono e Zucchero

Cara Alice,
Non ti vedo da secoli, sono sempre stato un amico tanto leale quanto inaffidabile.
“Miserere” è uno dei miei crescendo preferiti nel repertorio di tuo padre. L’abbiamo cantata dal vivo a Modena, ma è conosciuta soprattutto come duetto con un’altra delle mie persone preferite, Zucchero…
È stato Zucchero che mi ha chiesto di scrivere questo pezzo con lui. Riesco a malapena a ricordare di cosa parlasse… Oltre che del perdono, certo… e di dedicare un brindisi alla vita.
Mio padre Bob era un tenore. Diceva di me che ero “un baritono che pensa di essere un tenore!”.
Quando sento questo pezzo mi manca mio padre e mi manca anche il tuo. Amava l’Opera… era unico.
Hai portato tanta gioia a tuo padre.

Grazie,
Bono

P.S. Mentre registrava questa demo per tuo padre, Zucchero scoprì un tenore sconosciuto che stava muovendo i primi passi… il suo nome era Andrea Bocelli. La sua versione di questo brano mi fa piangere per un sacco di ragioni. 

2. “Anarchy in the U.K.” Sex Pistols

Cari John, Steve, Paul, Sid e Glen,
Non credo ci sia mai stata una rock’n’roll band che suona meglio su disco.
La produzione di tutte le vostre canzoni… impareggiabile.
Quel Chris Thomas sapeva come raccogliere la rabbia e trasformarla in bellezza… Be’, penso che avesse qualcosa di… ottimo.
Steve Jones, sei così minimalista che nessuno è mai riuscito a battere la tua chitarra rock’n’roll, così pura e viscerale.
Quel Johnny Rotten era una roba incredibile, no? A ripensarci, era in parte Riccardo III, in parte Vaudeville, in parte indovino, uno che ti sbatteva sempre la verità in faccia con una voce che era una cornamusa in grado di trascinare eserciti di fan e hater sul campo di battaglia… e così è stato. Non riuscivo a decidere da che parte stare, ma poi ho capito che tutto dipendeva da ciò che amavi e ciò che odiavi. Cantavi con quel ghigno così inglese, eppure sei così irlandese… come tutti e quattro i Beatles, come Elvis Costello, come Morrissey, come i fratelli Gallagher, come Declan McKenna… Gli irlandesi vanno d’accordo con le parole e la musica inglese, e gli inglesi vanno d’accordo con noi.
La frase di apertura: “I am an Antichrist”… era una bella mazzata, ma poi insomma la mia famiglia ha detto lo stesso di me…

Il vostro fan, Bono

3. “Black Skinhead” Kanye West

Caro Kanye, ero a 30 metri da te… I tuoi occhi erano chiusi per non essere distratti dalle parole che avevi appena scritto dietro l’angolo, ma eri lì a presentare per la prima volta questa canzone dal vivo al Saturday Night Live… e io ero in quello studio televisivo per assistere a un pezzo di storia nera. Era il 18 maggio 2013.
Il tuo “leather black jeans on
My by-any-means-on
Pardon, I’m getting my scream on
Enter the kingdom”

Sembrava che l’hip hop volesse strappare la giacca di pelle nera dal rock’n’roll… e prendersi la forma del rock’n’roll. Ed eccoti lì. La testa come un proiettile che si stagliava su un backdrop di un giallo-supermercato con un cartello con scritto NOT FOR SALE. Parole sparate da una bocca-lucchetto, dalle labbra di un Otello punk, con cani lupi al guinzaglio… denti nudi, lingue che gocciolano, nodi di Ku Klux che si sciolgono.
Mi hai tirato un calcio musicale in testa e mi ricordo l’odore di pelle degli stivali che mi calpestavano. Ricordavo bene gli skinhead bianchi.
Mi hai fatto tornare quindicenne… Era come guardare un film noir, un horror… Ma quella notte il pestaggio è avvenuto dentro la mia testa, non sulla mia testa, non assomigliava a niente di quello che avevo sentito prima. La colonna sonora del terrore, ma non avevo paura… Anzi era un sollievo ascoltare qualcuno che di paura non ne aveva nemmeno un briciolo.
Sono tuo fan da quando ci hai accompagnato nel tour di Vertigo, e anche in quell’occasione sei stato così, impavido…

Bono

4. “Everything I Wanted” Billie Eilish

Cara Billie (e caro Finneas),
Le mie orecchie sognano spazi vuoti in cui vagare… per sfuggire alla densità di superfici digitali sature di informazioni… Entro nella tua canzone ed è una bellezza nera, terribilmente vulnerabile e terrificante, senza paura, preoccupante… Ma tu non sembri turbata da questo mondo. Tiri fuori queste emozioni proprio per riappropriartene.
Penso a Carole King, penso a Roy Orbison.
Ma proprio come nel loro caso, niente di tutto questo è mai esistito prima di te.

Il tuo fan,
Bono

5. “Life on Mars?” David Bowie

Caro Duncan,
Quando ho sentito la canzone di tuo padre LIFE ON MARS? alla radio nel 1973 ero nascosto sotto le coperte del mio letto al 10 di Cedarwood Road, sintonizzato su una stazione radio pirata chiamata Radio Caroline. Non mi sono soffermato sul punto interrogativo nel titolo… Non mi interessava la domanda drammatica “C’è vita su Marte?”. La canzone rispondeva a una domanda molto più importante per il me stesso tredicenne: “C’è vita intelligente sulla Terra?”. Ne era la prova, per quanto mi riguarda.
Grazie per aver condiviso tuo padre con così tante anime, come la mia, che ha riempito fino all’orlo.

Il tuo fan,
Bono

6. “I Want to Hold Your Hand” The Beatles

Cari Beatles, siete il mio primo ricordo musicale. Avevo tre anni e me ne stavo nel giardino sul retro della mia casa al numero 10 di Cedarwood Road… Associo la canzone all’odore dell’erba appena tagliata che sentivo mentre ero sdraiato sulla macchia verde umida, mio padre aveva appena tagliato il prato… Accanto a me c’era un tosaerba con rotori colorati di verde, doveva essere riparato. Mio fratello Norman avrebbe saputo aggiustarlo… Sapeva aggiustare qualsiasi cosa.
Era la primavera del 1964… Questo pezzo in radio suonava come la forza della vita… Era come se fossi per la prima volta cosciente di essere vivo e che essere vivi fosse davvero una bella, bellissima idea!
Non so a quale mano pensavate quando l’avete scritta… Sarebbe stato bello credere che fosse la mano di mia madre, ma all’età di 3 anni la maggior parte dei bambini cerca di divincolarsi da quelle mani… Non avevo pensieri così materni o così romantici. Nella mia testa sembrava che l’universo mi stesse cantando all’orecchio… Ed è la stessa cosa che provo anche oggi quando ascolto le vostre canzoni.
Forse è così che nasce un complesso messianico…

Il vostro fan,
Bono

7. “Swallow My Pride” Ramones

Cari fratelli, 
“Loose lips sink ships…”
Questo è il suono della liberazione dall’umiliazione… Le vostre canzoni erano così semplici da farmi credere che non solo sarei stato in grado di suonarle, forse avrei addirittura potuto scriverle… così sono diventate anche la mia liberazione.
Naturalmente non mi immaginavo che essere così semplici sarebbe stato così complicato, ma senza di voi non avrei mai iniziato a scrivere… E poi Joey, mi hai prestato la tua voce. Non ti ringrazierò mai abbastanza.

Il vostro fan,
Bono

8. “Safe European Home” The Clash

Cari Clash,
Ascoltarvi ha rivoluzionato il modo in cui ascoltavo la musica. Venire a sentirvi al vostro primo tour mi ha cambiato la vita e ha trasmesso agli U2 la sensazione che l’attivismo potesse essere sexy e pericoloso… e le vostre divise, che indossavate in ogni momento, anche quando non eravate sul palco. Il look e il suono della rivolta… Gli U2 probabilmente vi hanno rubato l’outfit militante, ma non siamo mai stati fighi come voi. Nessuno mai lo è stato. Qualcuno una volta ha detto che bastava vedere i Clash camminare per strada per stravolgergli la vita.

Il vostro fan,
Bono

9. “Fight the Power” Public Enemy

Cari Public Enemy,
Quando questo pezzo è uscito, è stato come se la Ferrari avesse progettato un rullo compressore di suono alimentato a rabbia.
Come se la verità sulla fine della schiavitù in America venisse a galla in una furia di rime.
Come vedere 35 anni di storia culturale distrutti, statue abbattute, effigi bruciate, strutture sociali spazzate via dai nostri occhi per far posto a nuove strade che ci avrebbero condotto al futuro, strade che sembravano appena costruite. La schiavitù non era affatto finita, però… anzi, alcune cose sono peggiorate, a dirla tutta… ma per un secondo abbiamo intravisto qualcosa.
Ciò che i Sex Pistols sono per il punk, i Public Enemy sono per l’hip hop.
Ti spaccano il cervello e lo riassemblano, stordiscono gli anziani e ti fanno conoscere la tua tribù.
Il brivido di questo disco. È emozionante anche solo pensarci! È più rock’n’roll del rock’n’roll. La sua rabbia impenitente e la sua sete anarchica di cambiamento, di giustizia, di libertà e di divertimento…
Quando, anni fa, composero questa traccia, questa magnifica macchina da guerra, credo che Chuck D fosse convinto che l’hip hop avrebbe conquistato il mondo.
Che idea folle… Ops!

Orgoglioso di avervi conosciuto,
Bono

10. “People Have the Power” Patti Smith

Carissima Patti,
Ci sono molti rituali a cui un performer può attingere per caricarsi della forza necessaria a conquistare la propria audience… per far credere al proprio pubblico che questa sarà la più bella serata della nostra vita (davvero!)
Tu sei la mia droga preferita. Quando leggo un testo sacro o quando devo ricordarmi come si sta nel proprio corpo su un palcoscenico, il mio punto di riferimento sei sempre tu. Ho imparato che le vertigini, l’ebbrezza, l’euforia di un grande concerto possono accadere solo se entrambi i piedi sono ben piantati nella fangosa e caotica terra di Dio.
Ancora meglio se il diavolo ne ha in mente una delle sue… e in particolare quando non me ne accorgo, quando mi distraggo.

“The power to dream to rule
To wrestle the world from fools”
… questa è una preghiera, è una dichiarazione.
Non so nemmeno dirti in quanti concerti gli U2 sono saliti sul palco sulle note di PEOPLE HAVE THE POWER. Ci ricorda che il vero senso dei nostri concerti è quello che succede nel cuore e nella testa delle persone che sono venute a sentirci, e non in tutto il contorno, per quanto sia ben costruito. Quel “Luci, motore, azione!” è una strategia per farci avvicinare al pubblico, ma la vera intimità si raggiunge quando vai in mezzo alle persone e tutti insieme ci ricordiamo che…

“Everything we dream
Can come to pass through our union
We can turn the world around
We can turn the earth’ s revolution
We have the power
People have the power.”
Grazie per tutto questo.

Il tuo fan da sempre, per sempre,
Bono

11. “Mother” John Lennon

Caro Julian,
I Beatles mi hanno conquistato anche nei loro percorsi solisti, chi in un momento chi in un altro.
Mi sono consegnato a WHAT IS LIFE di George Harrison… Non è vero che ogni cosa ha il suo tempo, col cazzo!
So benissimo, e anche tu lo sai, che queste canzoni saranno con noi per sempre.
Come tanti padri, ho consumato il “Trenino Thomas” con la voce narrante di Ringo Starr. E sì, la versione di Ringo di WITH A LITTLE HELP FROM MY FRIENDS resta la mia preferita.
A 12 anni mi sono innamorato dell’album di Paul e Linda Mccartney, RAM… Ho comprato MY LOVE (DOES IT GOOD) a 13… è davvero impressionante che lui (il nostro Johann Sebastian Bach) sia sempre rimasto profondamente se stesso in un mondo in cui tutto, intorno, cambia così velocemente. E sua madre veglia su di noi sulle note di LET IT BE.
Ma parlando di madri, John Lennon ha affondato il colpo con MOTHER… riaprendo una ferita che deve aver fatto molto male prima di guarire. Se fosse arrivato ai 40 ti avrebbe seguito con orgoglio come hai fatto tu con lui.
Ho tentato di scrivere la mia versione di questa canzone per tutta la mia vita… Per molti rocker l’abbandono è il seme e la destinazione di quello che scrivono. Nell’hip hop spesso è un abbandono paterno, ma nel rock invece è spesso la madre, una madre che a volte semplicemente muore troppo presto, prima che l’adolescenza si consumi, e va così…

Il tuo fan e amico,
Bono

12. “Ruby Tuesday” The Rolling Stones

Cari Little Boy Blue & the Blue Boys,
Il grande biografo e critico Robert Hilburn diceva che i Rolling Stones erano in grado di accrescerti l’autostima, mentre gli U2 erano in grado di farti stare bene con chi ti stava accanto. Sono entrambi grandi complimenti. Ed essere affiancati a voi è un grandissimo onore per la mia band.
RUBY TUESDAY / LET’S SPEND THE NIGHT TOGETHER è uscito come singolo con due lati A negli anni Sessanta… Amo RUBY TUESDAY perché sembrava una canzone d’addio, sono sempre attratto da quei pezzi in grado di vedere la vittoria nella sconfitta.
Keith, mi piace quando a volte percepisco la tua voce dietro le parole… la tua delicatezza è sempre una sorpresa per chi non ti conosce.
E tu, Mick, hai così tanti lati… e a me interessano tutti…
Sull’altro lato A, LET’S SPEND THE NIGHT TOGETHER… Oltre ad essere un pezzo che coglie perfettamente l’attimo, la sua personalità ha influenzato il percorso degli U2 più di chiunque altro…
I Rolling Stones hanno portato la potenza performativa dei mega-show su un altro livello. Mick Jagger è un ariete da sfondamento. Il miglior frontman che sia mai esistito. I palchi disegnati da Mark Fisher sicuramente avranno aiutato, ma era la vostra visione a riempire gli occhi degli spettatori che intasavano quegli stadi. Ai vostri concerti si andava per ascoltarvi, e forse, con un po’ di fortuna, riuscire a intravedere una scintilla del vostro lightshow.
Passare la serata insieme ai Rolling Stones è diventato ancora più bello quando sono arrivate le vostre enormi bambole gonfiabili, le vostre labbra si sono ingrossate e avete scelto di tirare fuori la lingua… Questi mega-concerti li avete inventati voi, e nessuno vi ha mai eguagliato.
Charlie, la tua impostazione british aggiunge quel tocco di classe… Ho in mente un vostro concerto al Madison Square Garden nei primi anni Ottanta, ricordo di aver pensato che tu e Bill Wyman, col suo completo, sembravate i genitori di tre bambini cattivi. Non sapremo mai come sarebbero andate le cose se Brian Jones fosse ancora qui.
L’esistenza stessa dei Rolling Stones è un enorme incoraggiamento per ogni adolescente convinto di non dover crescere MAI.

Il vostro fan,
Bono

13. “Daniel” Elton John

Cari Elton e Bernie,
Sapete benissimo che a volte le canzoni non sono ciò che significano di per sé, ma ciò che devono significare per qualcuno. Avevo 14 anni, ero rintanato nella trincea del mio Vietnam personale, combattevo con mio fratello Norman, all’epoca. Era una specie di guerra civile… Una di quelle battaglie che scoppiano dopo una convulsione, una rivoluzione, o un grande lutto per cui il mondo intorno a te sprofonda e qualche despota è tenuto a ripristinare l’ordine… In realtà magari avevo semplicemente preso in prestito la sua moto senza dirglielo e senza essere in grado di guidarla… il tipo di problema che potrebbe portare un fratello a lasciare l’Irlanda per trasferirsi in Costa Brava!

Il vostro fan,
Bono

14. “Con te partirò” Andrea Bocelli

Caro Andrea,
Edge mi dice spesso: “Bono, nessuno fa caso ai testi…” e lo dice un po’ per prendermi in giro un po’ per sottolineare che la musica è un linguaggio a sé. Mio padre non parlava italiano, ma conosceva le Opere… O forse è più giusto dire che loro conoscevano lui. Questa canzone è un capolavoro che nemmeno le versioni contraffatte possono intaccare, sicuramente non possono portarla via da te, che l’hai portata nel mondo. Ci sono poche canzoni che suonereste sia ad un matrimonio che a un funerale… è come dire addio a un mondo e ciao a un altro. Con te partirò, I’ll go with you… In un viaggio impossibile scelgo di portare con me questa frase, lasciando andare il resto delle parole. Mi tengo stretto a questo, e alla certezza che nelle tenebre scopriamo in che direzione va la luce. Amo i viaggi impossibili.

Il tuo fan,
Bono

15. “Heartbreak Hotel” Elvis Presley

Cara Priscilla, Lisa Marie…
Il ruolo che Elvis ha giocato nella vita americana è immenso. E ha giocato un ruolo enorme anche nella mia… e io sono irlandese.
Mi scuso per l’irriverenza del mio tentativo di poema epico, quando ho scritto AMERICAN DAVID… Voleva essere una sfuriata gioiosa, un tentativo di raccontare come Elvis fece storcere il naso all’America bianca perbenista e come, incorporando il sex appeal della musica e della danza afroamericana, liberò il mondo. Però il suo volto era davvero quello del David di Michelangelo… questa potete concedermela.
È incredibile come un mezzo camionista diciottenne di Memphis, Tennessee, riuscisse a mettersi il trucco sugli occhi e indossare completi Lansky con quella disinvoltura. Tremo pensando ai rischi a cui dev’essersi esposto. È stato il pioniere di uno stile e di una rivoluzione musicale che non ha avuto eguali fino a quando l’hip hop non ha piantato la sua bandiera di rime su ogni continente.
Ho scelto questa canzone perché la distanza mi ha spezzato il cuore. E ho passato un sacco di notti nell’hotel che Darden e Axton hanno costruito perché Elvis potesse abitarci.

Vi sono debitore,
Bono

16. “Hurt” Johnny Cash

Caro John Jr.,
come sai meglio di tutti, tuo padre, nel profondo, era un pellegrino, e anche se faceva il sostenuto e diceva di essere un uomo di mondo, le strade che sceglieva di percorrere gli erano allo stesso tempo familiari ed estranee. Come il predicatore protagonista del libro dell’Ecclesiaste… Vagò nel mondo per scoprirlo, e insieme scoprire se stesso.
Quando ho scritto il testo di THE WANDERER nel disco ZOOROPA avevo questa immagine in mente, e ci ho messo un po’ di humor per alleggerire il carico del viaggiatore… Ma alla fine Trent Reznor ha scritto una canzone il cui peso specifico si avvicinava di più a quello di quest’uomo, Johnny Cash, un uomo immenso.
Sono felice che le sue peregrinazioni l’abbiano riportato a casa da te e dalla famiglia,

Ti auguro ogni bene, e mando un saluto speciale a Rosanne che non ho mai incontrato.

P.S. Grazie per aver trovato il testo mancante di Ellis Island …Presto verrò a finire la canzone che io e tuo padre abbiamo iniziato.

17. “Song to the Siren” This Mortal Coil

Cari Mortal Coilers,
Amo questo collettivo, ma perdonatemi se stavolta scelgo di concentrarmi sulla voce di Liz Fraser…
Non avevo mai sentito una voce come la tua… anche se hanno provato molte volte a imitarti, nessuno ha mai eguagliato quel tuo tocco “leggero come una farfalla e appuntito come un’ape” che ti prende dritto allo stomaco… È come una falena che svolazza intorno alla fiamma di una candela che brucia nella cabina di una nave affondata nell’immaginazione di Tim Buckley… o qualcosa del genere.

“Did I dream you dreamed about me
Were you here when I was forced out
Now my foolish boat is leaning
Broken lovelorn on your rocks”

Improvvisamente penso a mio suocero che, a 87 anni, mi ha raccontato questa barzelletta divertente sulla mortalità: “Due bruchi camminano lungo una stradina di campagna, quando passa una farfalla dai colori vivaci, ‘non mi vedrai mai conciato così’ dice un bruco all’altro.”
Mi ha fatto ridere…

Il vostro fan,
Bono

18. “Neon Lights” Kraftwerk

Cari Ralf e Florian e All Kraftwerk Mensch,
Sono un vostro fan da tantissimo tempo…
Come tanti, quando ho sentito AUTOBAHN e TRANS-EUROPE EXPRESS sono rimasto di sasso, ma THE MAN MACHINE mi ha rubato il cuore e mi ha spazzato via il cervello.
Ne ho regalato una copia ad Ali, per il suo diciassettesimo compleanno, nel 1978… NEON LIGHTS è un pezzo che presagiva un futuro che ora ci è così familiare, è assurdo pensare quanto suonasse bizzarro a quei tempi.
Questo perfetto pezzo pop. Tutto quello spazio intorno alle note… così coerente… un testo e una melodia che ti si ficcano in testa. Il ritratto di una metropoli che potrebbe essere ovunque nel mondo, anche se non c’è dubbio che l’anima di questa musica sia europea.
Grazie per essere stati special guest del nostro concerto anti-nucleare di Manchester insieme a Public Enemy e Big Audio Dynamite II.
E ringraziando voi, Ralf e Kraftwerk, ringrazio Florian per tutti questi anni… possa riposare in pace.

Il vostro fan,
Bono

19. “Killing Me Softly” The Fugees

Voglio ringraziare Fox e Gimbel per aver passato il testimone a Lori Lieberman che a sua volta l’ha passato a Roberta Flack, che poi l’ha passato ai Fugees… Una bella staffetta. E voglio ringraziarvi, Wyclef Jean e Lauryn Hill, per averlo passato ad un’altra generazione che cerca di vivere nelle crepe di quest’anfora spezzata che è il mondo.
Mi avete ucciso due volte.
Ci sono canzoni, come questa, che, quando le ascolti, un po’ ti fanno morire… e questa è una ragione di vita per un cantautore.
Merci mes amis.

Votre fan,
Bono

20. “When Doves Cry” Prince

Caro Prince,
Tu sei il più cinematico dei geni musicali.
Little Richard, Miles Davis e Marc Bolan avevano tutti quella scintilla… E lo sapevano, certo che lo sapevano. Ma tu eri oltre ogni star del cinema, oltre ogni rock star, oltre ogni avatar, oltre ogni inventore.
Scrivevi, producevi, dirigevi e recitavi tutte le parti mentre i personaggi uscivano dalla tua magica, vivida anima. Eri tutto. Sempre.
Eri un evento, un “com’è possibile?” ovunque andassi… e succedeva ogni sera.
Creavi la scena, eri il migliore in questo.
“Dig if you will this picture…”
“I was working part time in the five and dime…”
“You don’t have to be beautiful to turn me on…”
Si capiva immediatamente di cosa parlassero le tue canzoni, come nei romanzi di Hemingway, ma come per tutti i grandi autori era impossibile prevedere cosa avresti fatto succedere, finché non lo facevi, e allora non poteva che essere così.
Quei ritornelli, quei concetti, quei suoni e quei messaggi erano impeccabili e incredibili… E le colombe, insieme a tutti gli altri, piangerebbero di fronte alla perfezione di questo fiume di melodia e significato… e ritmo.
C’è mai stato un cantautore che abbia colto più profondamente la relazione tra voce e batteria? James Brown è l’unico che regge il confronto.
Dato che ho avuto la fortuna di trascorrere la mia vita musicale con il grande batterista Larry Mullen Jr, trovo ancora più incredibile quello che sei stato in grado di fare da solo… anche se, naturalmente, sei sempre stato circondato dalla crème de la crème…
Grazie per avermi chiesto di cantare THE CROSS insieme a te tutte quelle notti/anni fa a Dublino… Avrei voluto esserti più vicino, ti avrei tolto il martello e i chiodi dalle mani.
Penso che non esista nessun genio… A volte qualcuno riesce a cogliere una scintilla, per un attimo o poco più… ma tu ci sei andato vicino.

Il tuo fandango,
Bono

21. “Get Lucky” Daft Punk feat. Pharrell Williams and Nile Rodgers

Cari astronauti per niente daft ma molto punk, Thomas e Guy-Manuel, che sperimentate nuovi universi di suoni stroboscopici, ma allo stesso tempo siete estremamente disciplinati nella creazione di mondi sonori.
Studenti di canto e danza, siete allievi di producer come Giorgio Moroder… e poi gli cedete il posto sotto i vostri riflettori.
Astronauti e terrestri… sì.
Bono

Caro Pharrell,
Sei un motivo per credere nel possibile… sei un motivo per credere nell’impossibile.
Mandela ha detto: “Sembra sempre impossibile finché non è possibile”.
Una canzone come questa non dovrebbe esserlo, ma lo è.
Alleluia!
Bono

Caro Nile,
Sei stato il sacro ospite di alcune delle mie canzoni preferite… una figura profetica. Non hai avuto una famiglia, quindi hai scritto WE ARE FAMILY. Non ti divertivi, quindi hai scritto GOOD TIMES.
Hai scritto canzoni per poterci vivere dentro, e quel tuo tocco leggero è davvero perfetto in questo pezzo.
Sei il protagonista di alcune delle mie canzoni preferite… Grazie.
Come potrei non essere fan di questa collaborazione?
Bono

22. “Ray of Light” Madonna

Carissima M,
Questo pezzo è stato la benzina di un bel po’ di seratone… e, di conseguenza, anche le nostre giornate hanno giovato di questi viaggi. Ciò che mi colpisce costantemente del tuo lavoro non sono la luminescenza, le personalità selvagge, il femminismo, l’attivismo sessuale… è il tuo modo di concepire la canzone. E spesso la produzione. Qui, il grande William Orbit… ma vale lo stesso per tanti altri tuoi pezzi. Perché la cosa che persiste è il tuo orecchio per una grande melodia… e le tue labbra… che sanno mordere o baciare o ridere o imprecare.
Cerchiamo di concederci più risate.

Il tuo fan,
Bono

23. “Empire State of Mind” Jay Z feat. Alicia Keys

Cari Alicia & Jay,
Ok, eccoci qua… il maschile e il femminile… in perfetto contrappunto. E chi altro poteva sfidare Sinatra nel dedicare una canzone a questa grande città? Soltanto voi.
Altro che Empire State Building. La sfrontatezza, l’attitudine, la personalità necessaria per vincere questa sfida doveva essere alta e fiera come la Freedom Tower.
Il punto sono le persone a cui tu, Jay, permetti di esistere… I signori e le nullità, chi ci prova e chi fallisce… sono tutti i benvenuti nelle tue rime. E poi, oltre alla tua immagine pubblica — o forse dentro? — c’è un’anima così dolce. Credo che sia lì che quelli come te si lasciano andare, in barba alla timidezza e quella gentilezza così old school.
Alicia, ho scelto questa canzone perché vola e tu sei le sue ali. Non ci sono luci più luminose di chi ha in sé la verità e chi, come te, ha dentro la luce della bontà e della grazia brilla più di ogni neon, più di ogni LED, più di ogni proiezione a megapixel di Times Square… E non parlo dei tuoi occhi, ma del modo in cui lo sguardo li attraversa. Tu sei la grande luce che mi ispira.

Il vostro fan,
Bono

24. “Love Goes to Building on Fire” Talking Heads

Cari Talking Heads,
Se non ricordo male, questo pezzo stava in una compilation, NEW WAVE… Non ha mai avuto l’onore di comparire in un album dei Talking Heads. Ho preso in prestito questo disco dal mio amico Gavin Friday, e quando gliel’ho restituito mi ha fatto notare che sopra c’era della marmellata, e forse qualche briciola di pane… Sembrava che qualcuno avesse fatto merenda leggendo la tracklist. Gli ho risposto che era una cosa molto punk.
La verità è che non siete mai stati un gruppo punk… la vostra audacia era molto più delicata. Detto questo, non credo ci sia niente di più punk che assistere al vostro arrivo nel Regno Unito, dovevate suonare all’Old Grey Whistle Test ed eravate conciati come turisti americani che vedono Londra per la prima volta.
Probabilmente qualcuno di voi si era portato una macchina fotografica.
In quel momento ho capito che la rivoluzione — se è vera — non ha bisogno di vestirsi come tale.
David, il tuo personaggio ha un’evoluzione incredibile… dalla voce tremante di questo pezzo alla pungente ironia e alla gioia ballerina del gigantesco meta-interprete che sei diventato nel film STOP MAKING SENSE, fino ai tuoi esperimenti più recenti. Wow.
Avrei potuto scegliere LIFE DURING WARTIME o ONCE IN A LIFETIME, in cui c’è Brian Eno, ma ho scelto questo pezzo perché è teneramente privo di senno.
Grazie a tutti per aver permesso agli U2 di supportarvi in quello che è stato il nostro primo tour del Regno Unito… è stata una grande svolta per noi.

Il vostro opening act,
Bono

25. “Satellite of Love” Lou Reed

Cara Laurie,
abbiamo perso alcuni grandi negli ultimi anni e solo un paio di settimane fa questo virus vigliacco si è portato via il genio e la generosità di Hal Willner. È impossibile credere che Hal abbia lasciato il pianeta, preferisco pensare che ci gira intorno in questi tempi pazzi ed esasperanti… pura frequenza che continua a trasmettersi attraverso tutta la sua musica, e tutte quelle risate. Uno humor nero come l’album di Lou Reed e Metallica LULU. “Woah… questo ci aiuterà a distinguere gli uomini dai bambini perduti”.
Lou lo adorava, lo so bene. Ho sempre considerato Lou come un alchimista in grado di trasformare il metallo in oro… Sapeva esattamente come trasformare il rumore in segnale e segnale in rumore.
Una volta stavamo parlando di grandi parolieri e mi ha detto: “Sono un formalista, ma a volte mi ispiro ad autori crime come Raymond Chandler”, “Fammi un esempio”, ho chiesto. “Quella bionda è bella quanto un labbro spaccato… che te ne pare?”. Ho riso, e lui mi ha sorriso con quel ghigno malizioso.
Quanto l’hai reso felice… l’amore era nell’aria ed è ancora lì.
Satellite of love.

Il tuo fan terrestre,
Bono

26. “Bitter Sweet Symphony” The Verve

Caro Nick, Simon J, Peter e Simon T, Richard,
Sento che in qualche modo siamo collegati.
Quando l’anno scorso avete dedicato questo pezzo al nostro gruppo, “Una piccola band beat di Dublino,” al vostro concerto all’Olympia, per noi ha significato tanto. Non ho avuto modo di incontrarvi per un ciao quella sera perché la strada mi ha portato via, ma tutti in quel teatro sono riusciti ad incontrarvi, e incontrarsi l’un l’altro, su un altro livello di realtà.
Ricordo che anni fa qualcuno ha usato la parola “matti” per descrivervi. Be’, in un mondo di guerra, avidità e sofferenza, io in voi percepivo una forma più elevata di sanità mentale. Quella notte all’Olympia ero con alcuni atei che hanno ringraziato Dio per voi e la vostra musica — lo stesso faccio io.
Alcune canzoni ti cambiano la vita, alcune canzoni ti salvano la vita, alcune canzoni sono la tua vita.
Sulla strada per tornare a casa un angelo-hipster che beveva una birra seduto sul marciapiede ha iniziato a cantare
“All the lost who can’t be found
Who feel they’re dead and hanging around
It’s the broken hearts who are breaking ground
We can sure hear the truth in your sound”
L’ubriaco può sentirsi sobrio ascoltandovi. E viceversa.

Il vostro fan,
Bono

P.S. Una cosa ve la devo dire… è ovvio che… Non vado matto per questo scioglimento del gruppo… Immagino che fosse una di quelle situazioni che neanche un ego maschile flessibile riesce a superare.

27. “Love Will Tear Us Apart” Joy Division

Cari Joy Division,
grazie per averci aperto la porta quella notte. Era marzo, era il 1980 e agli U2 è stato concesso di entrare negli Strawberry Studios mentre registravate e mixavate questa canzone.
Eravamo lì per incontrare Martin Hannett, il vostro produttore. Volevamo che, con la Island, producesse la nostra prima canzone, 11 O’CLOCK TICK TOCK, e ha gentilmente accettato di farlo. Martin è stato molto carino con noi, come tutti voi.
Ricordo di aver pensato, mentre i miei occhi osservavano i vinili sparsi per lo studio, “queste persone arrivano da un altro mondo”. Chi ascolterebbe, in contemporanea, Frank Sinatra, Kraftwerk, Bartók, Motown e gli Stooges?
Da che teste era composta questa band?
E cosa ci sarà nella loro testa?
E poi arrivò il signore oscuro, con la sua mano tesa… L’uomo, con la voce più profonda registrata da quando Jim Morrison aveva perso la sua, ha aperto la bocca. Ne è uscito un semplice “a’ight lads” con un leggero accento di Manchester. Era tutto troppo… E lo è ancora.
La parola giusta è dualismo. Come tutta la grande arte, questa canzone/questa band aveva nel cuore una contraddizione… LOVE WILL TEAR US APART.

Grazie per questo,
Bono

28. “True Faith” New Order

Cari Ordini, vecchi o nuovi,
Com’è possibile? Dal punto di vista di un frontman, è assurdo. Non solo la band va avanti cedendo il microfono al chitarrista, ma reinventa il rock’n’roll con un’ossatura classica e una propulsione ritmica che avrebbe reso la dance di Manchester un inferno, una tempesta di fuoco che si sarebbe espansa in ogni direzione con il suo crossover digitale/analogico… Ritmi balearici, una scena rave con un mischione pazzo di Manchester e accenti spagnoli… groove che solcano gli oceani, varcano le porte del Paradise Garage di New York, per poi conquistare il mondo grazie a BLUE MONDAY.
Questa per me è la vera fede… La convinzione che “You must go on. I can’t go on. I’ll go on,” per citare Samuel Beckett. Una melodia ipnotica. Un tocco così leggero.

“When I was a very small boy
Very small boys talked to me
Now that we’ve grown up together
They’re afraid of what they see
That’s the price that we all pay
And the value of destiny comes to nothing
I can’t tell you where we’re going
I guess there was just no way of knowing.”

Avete sconvolto il mondo per ben due volte, e questo è incredibile…

Un vero fan,
Bono

29. “Nightswimming” R.E.M.

Cari Bill, Peter, Mike e Michael,
Le migliori canzoni sono quelle in cui non sprofonda soltanto la band, ma chi ti ascolta ti segue e si tuffa insieme a te… Be’, è da un bel po’ che nuoto nudo insieme a voi, R.E.M.
Tengo questo pezzo in così grande considerazione perché raramente ho percepito l’innocenza di cui parla con la stessa intensità di quando l’ascolto. Durante il nostro e+i tour dicevo sempre: “ai confini dell’esperienza, con un po’ di saggezza e buona compagnia, potrebbe essere possibile recuperare l’innocenza…”.
Credere che il Paradiso Terrestre ce l’abbiamo davanti e non alle spalle. È un bel pensiero, no?
Dio benedica John Paul Jones per il suo arrangiamento e Deborah per quel bellissimo oboe.
Mike, il pianoforte è un vestito perfetto, le tue armonie riempiono molte delle grandi canzoni dei R.E.M. Peter, tu e Edge potreste essere i più grandi nel rock, proprio perché siete in grado di lasciare spazio… Mi dicono che ci vuole molta disciplina e umiltà!
Bill, per i batteristi il tempismo è tutto, e nessuno potrebbe mettere in discussione il tempismo con cui hai scelto di lasciare la band. Che tu stia bene e in salute è tutto ciò che conta.
Michael, potresti cantare la rubrica del telefono, invece hai scelto di portarci con la voce verso indirizzi mai registrati. Nei sogni realistici che appaiono mentre dormite… Il racconto del vostro mondo interiore… Il movimento rapido degli occhi. Questo è R.E.M. Quando vi siete sciolti sono stato abbastanza felice che abbiate fatto pace con l’universo delle aspettative e che abbiate chiuso con una nota così alta. Ora non ne sono più così felice. Soffro per il dolore nel cuore della vostra band. Non faccio pace con quel desiderio che è lo stesso che nutre la mente in fase R.E.M. Il sogno. Il ritorno. E quella nota bassa… Che Dio ci aiuti. Quella nota potrebbe curare la ferita che tutti sentiamo in questo momento. NO TIME FOR LOVE LIKE NOW.

“I’m not sure all these people understand
It’s not like years ago
The fear of getting caught
Of recklessness and water
They cannot see me naked
These things, they go away
Replaced by everyday”

Il vostro fan,
Bono

30. “Chasing Pavements” Adele

Cara Adele, molte delle mie canzoni preferite sono conversazioni, ma non tutte sono dialoghi… questa è una conversazione con te stessa.
Chi non è rimasto incantato già alla prima strofa: “I’ve made up my mind, don’t need to think it over”?
Questa canzone mi ha portato da te. Non so dirti cosa sia, ma qui c’era/c’è un’artista in grado di fare un sacco di domande difficili a se stessa e a tutti gli altri… E questo mi basta.

Dio ti benedica,
Bono

31. “Wake Up” Arcade Fire

Carissimi Incendiari,
Sarà il cane di Pavlov o l’ansia da fallimento che proverebbe chiunque scelga di salire su un palco accompagnato da questa straordinaria composizione? Non so, ma ogni volta che sento questa canzone mi scappa la pipì.
Questo pezzo ha visto salire sul palco gli U2 per 131 volte durante il Vertigo Tour. E ogni volta che da qualche parte sentivo questo pezzo, era come una sirena che mi invita ad essere una persona migliore… Mi ha spronato a dichiarare alla mia band che potevamo arrivare ovunque volessimo… Mi ha aiutato a urlare al mondo di SVEGLIARSI.

“Children, wake up
Hold your mistake up
Before they turn the summer into dust”

Baci dal Kanaval, vado a fare pipì…
Bono

32. “Monkey Gone to Heaven” Pixies

Cari Kim, Joey, David e Black Francis,
L’America ama primeggiare in tutto, sempre, e che orgoglio quando, nel 1949, il macaco Albert II è stato il primo primate lanciato nello spazio… Capisco che il presidente Eisenhower fosse turbato dai russi e da Sputnik, il primo veicolo spaziale/satellite in orbita intorno alla Terra… Questo deve averlo spinto a stabilire che gli Stati Uniti non potevano rimanere indietro quanto a esplorazioni spaziali… E così furono fondate ben quattro istituzioni accademiche, allo scopo di assicurarsi che l’America arrivasse ovunque per prima: MIT, Stanford, Carnegie-Mellon e Berkeley.
Se mi permettete di proseguire… questi progetti pubblici finanziati dal governo hanno spinto la scienza e la ricerca americana fino ad oggi… il personal computer, internet e l’intelligenza artificiale. Quando si dice che il settore privato potrebbe risolvere un sacco di problemi se lo Stato si facesse da parte, mi piace ricordare come gli Stati Uniti siano arrivati a primeggiare nella ricerca tecnologica… E ricordo anche la vostra canzone che parla di una scimmietta che oltrepassa la linea di Kármán, perché questo pezzo è il primo del suo genere. Intoccabile. E incomparabile. Il Big Bang di quello che alcuni chiamano grunge.
Charles, scusa se questo fan parla a vanvera dei tuoi pezzi, ma noi fan è questo che facciamo.
Kim, la tua voce è il nucleo del suo fascino.
Grazie, Joey, grazie, David. Grazie allo spirito di Black Francis…
C’è una scimmia in paradiso e una delle più grandi rock band di tutti i tempi.

Il vostro cowboy spaziale,
Bono

33. “Live Forever” Oasis

Cari Oasis,
“I think you’re the same as me
We see things they’ll never see”
Non so di cosa parli questa canzone… Non voglio saperlo. So che voi l’avete scritta, ma appartiene a me… Be’, non è proprio così, appartiene a noi… o a chiunque sia mai stato in una band.
Perché potete dirmi quello che volete, ma questo pezzo parla di stare in una band. Del noi contro il mondo… un sentimento molto diverso dal me contro il mondo. L’ultima gang della città sfida la solitudine dell’uomo.
Amo il cantato e l’esecuzione e il testo e Liam e Noel e Tony e i due Paul… Mi piace tutto… E ora non sento più tutto questo bisogno di vivere per sempre.

Il vostro fan,
Bono

34. “Lust for Life” Iggy Pop

Caro Iggy,
L’immagine della salute che hai deciso di mettere sulla copertina dell’album LUST FOR LIFE è stata di grande ispirazione per me e per i miei amici. Ci ha fatto credere: “Se Iggy ce l’ha fatta, possiamo farcela tutti…” Poi abbiamo capito che non era proprio così. Ma dentro e intorno al culto della morte che sottende il rock, sentirti cantare ci faceva sentiva fortissimi, pieni di vita…
“I’m through with sleeping on the
Sidewalk – no more beating my brains
No more beating my brains”

And the set up was so perfect:
“Here comes Johnny Yen again
With the liquor and drugs
And the flesh machine
He’s gonna do another striptease”

La stessa voce che reggeva quelle parole ha sorretto anche molti di noi. L’intelletto tagliente come pugni di selce… E se eri così scemo da non riuscire a cogliere l’Iggy Pop intellettuale, l’Iggy Pop viscerale era lì che ti aspettava… Parte animale/parte anima, era una scarica di adrenalina vederti saltare dal palco addosso a noi, sfondando con la testa la quarta parete. C’è qualcosa di fastidioso nella distanza di sicurezza che separa gli artisti dalla folla, e nessuno ha mai saltato quel fossato con la stessa violenza che ci mettevi tu.
Spesso il palcoscenico è un castello con ponte levatoio che conferisce regalità, una corona… il rock è feudale. era come se tu ti stessi ribellando a te stesso, gettando via la tua corona… o qualcosa del genere.
Non ci sono molti performer così evidentemente insoddisfatti della supremazia da palcoscenico e della divisione gerarchica che comporta, in pochi potrebbero abbandonare il palco in qualsiasi momento per entrare nella tua vita, seguirti fino a casa… è il desiderio di ogni drammaturgo, che la messa in scena dorma accanto a te, e che ti svegli al suo fianco il giorno dopo.
L’ho visto succedere con Steven Berkoff e Olwen Fouéré nella SALOMÉ di Wilde. L’ho visto con Mark Rylance nel JERUSALEM di Jez Butterworth. Daniel Day Lewis abbandonò la scena durante Amleto. Sean Penn l’ha fatto in un film, così come Ben Mendelsohn. Robert De Niro potrebbe aver inventato questa pratica. Nel rock ’n’ roll Eddie Vedder accetterebbe sicuramente di condividere il taxi per tornare a casa. Patti Smith si faceva strada a spallate nel suo stesso pubblico per raggiungere il palco.
Ma tu, Iggy, sei saltato fuori dalla tua pelle per arrivare a noi.
Grazie per il sangue, il sudore e per averci risparmiato le lacrime.

Il tuo fan,
Bono

35. “Angel” Gavin Friday

Carissimo Gavin, so che entrambi crediamo negli angeli… non tanto in serafini e cherubini, quanto nella capacità delle persone di trasformarsi in angeli per un amico, per la famiglia, o addirittura per un estraneo. ROMEO + JULIET di Baz Luhrmann è stata una delle migliori reinterpretazioni di Shakespeare che abbia mai visto… E la tua ANGEL era una sirena tranquilla in grado di ricongiungere gli amanti più leggendari della storia… fermando per un attimo anche i Capuleti e i Montecchi.

Il tuo fan e amico dall’altra parte di Cedarwood,
Bono

36. “Safe From Harm” Massive Attack

Cari Massive e Shara…
Che voce, che canzone, che quadro dipingete, che mondo malvagio quello che a volte attraversiamo… E sì, vogliamo renderlo migliore per tutti, ma da qualche parte in questo scambio pretendiamo un posto sicuro in cui sprofondare in noi stessi.
Le persone che amiamo sono tutto quello che abbiamo… “You can free the world, you can free my mind, Just as long as my baby’s safe from harm tonight”
Grazie per avermi dato il permesso di non abbandonare completamente la rabbia che sta dietro alla vulnerabilità… può essere un buon propellente.

Il vostro fan,
Bono

37. “XXX” Kendrick Lamar feat. U2

Kendrick,
Ho adorato la tua crew quando abbiamo suonato all’apertura dei Grammy. Era super sexy ed efficiente. Era un balletto, era un’opera, era una fusione tra hip hop e rock, ma neanche un briciolo di confusione.
È stato divertente, in AMERICAN SOUL, cantarti “You are rock and roll”… perché lo sei. E sei molto di più.
Sei una rabbia virtuosa con cui è difficile non andare d’accordo. Oh sì, sei un pugno virtuoso che potrebbe abbattere un uomo molto più grande, oh sì.
Per un momento, ognuno di noi può essere quel pugno. Non è nostro, noi siamo suoi. Non vorrei trovarmi nella sua traiettoria.
Il fatto che tu sia divertente, autoironico e allo stesso tempo puro è una grande ispirazione. All’epoca ti ho chiesto di raccontare a che punto fosse l’America, e la tua risposta è stata parlare di dove l’America non è arrivata. Sei furbo.
Spero un giorno di conoscerti meglio.
Spero che quando questi anni smetteranno di scappare… forse inizieranno a correrci incontro.

Amore e pizza,
Bono

38. “Redemption Song” Bob Marley and the Wailers

Oh quanto mi sono cari i Marley… grazie per aver condiviso vostro padre, il vostro uomo.

“Old pirates, yes, they rob I
Sold I to the merchant ships
Minutes after they took I”

Non intendo fare parallelismi tra oppressione irlandese e schiavitù, ma recentemente mi è stato ricordato di quei servitori irlandesi che venivano inviati nelle Indie Occidentali contro la loro volontà… Operazione inaugurata da Carlo I, ma proseguita su scala maggiore sotto Oliver Cromwell negli anni Cinquanta del 1600. Venivano mandati inizialmente alle Barbados e successivamente in Giamaica, in cui Cromwell ha usato la migrazione forzata come mezzo per ripopolare l’isola.
Alle Barbados, mi dicono, c’è ancora una comunità denominata “Redlegs” che ricorda la pelle pallida dei loro antenati bruciare sotto al sole tropicale…
Insomma, gli irlandesi condividono altre cose con la Giamaica, oltre all’amore per il rum e all’accento cadenzato (soprattutto se siete di Cork e Kerry…)
Quel mix tra religione, politica e giusta indignazione è il seme dello spirito rivoluzionario. La ribellione della musica dei Wailers suona molto familiare alle orecchie irlandesi… e anche ad orecchie inglesi come quelle di Chris Blackwell che mise sotto contratto Bob alla Island Records. L’influenza dei Wailers originali come il militante Peter Tosh e il mistico Bunny Wailer si faceva sentire… e il riverbero dub di Lee Scratch Perry è rimasto nell’aria.
I Marley non sono cresciuti in una città irlandese, ma provengono da Trench Town…. Un posto che prende nome da un immigrato irlandese, Daniel Power Trench. Questa musica ribelle… queste canzoni di libertà appartengono a chiunque desideri spezzare le proprie catene.

“Old pirates, yes, they rob I
Sold I to the merchant ships
Minutes after they took I
From the bottomless pits
But my hand was made strong
By the hand of the Almighty
We forward in this generation
Triumphantly
Won’t you help to sing
These songs of freedom?
‘Cause all I ever have
Redemption songs
Redemption songs”

Andate a casa… non ho altro da aggiungere.
Un fan di Marley,
Bono

39. “Rescue” Echo and the Bunnymen

Carissimo Ian, Will et al. Bunnymen, ovunque voi siate…
Il 10 maggio di quest’anno è stato un punto di svolta per me. Ho compiuto 60 anni e da quello che posso dire sono vivo e mi sento molto grato di esserlo…  Sono anche grato a voi e alle vostre canzoni per aver giocato un ruolo nel portarmi da lì a qui.
RESCUE è una grande traccia/45giri/stimolo per rinnovarsi e sicuramente ha reso migliore la mia vita e il mio tempo.
Non credo che agli U2 sarebbe andata così bene se non ci fossero stati Echo and the Bunnymen… Avete veramente alzato l’asticella di ciò che si poteva ottenere rifiutandosi di “crescere”…
La combinazione così unica di chitarre, basso e batteria, la produzione così tecnica e discreta… La voce, il baritono, il bell canto, e le parole, usate a volte come zucchero… altre come pesticida.
Ricordo la sicurezza con cui affrontavate i vostri primi concerti, sia nella produzione che nella presenza scenica… ricordo la vertigine, l’ebbrezza… Sono stato molto sollevato nel constatare che non avevate perso un briciolo di quel potere vocale/lirico quando vi ho visti sul palco dell’Electric Picnic l’anno scorso.

State al sicuro, in ogni modo possibile.
Il vostro fan,
Bono

40. “Smells Like Teen Spirit” Nirvana

Cara Frances Bean Cobain,
Perdona la mia intrusione… Lo sai già, ma pensare a voi mi ricorda che prima di Internet una band la potevi sentire soltanto se pubblicava un disco, la trasmettevano alla radio, o se ti spaccava la testa a un concerto. Pensa te. Non c’era altro modo di farsi conoscere… a volte ne sentivi parlare…
E circa 30 anni fa a Dublino girava voce di una band che aveva aperto per i grandi Sonic Youth al Top Hat di Dun Laoghaire e aveva tirato giù il locale. Tutti quelli che erano lì dicevano a tutti quelli che non c’erano che avrebbero dovuto essere lì, per vedere questo trio di Seattle incenerire la sala concerti. di Dun Laoghaire, la stessa in cui che qualche anno prima avevo visto i Clash e i Jam e gli Stranglers. A dirla tutta in quel locale gli U2 avevano aperto per gli Stranglers.
Li paragonavano agli Who, a Hendrix, ai Sex Pistols… alle divinità del rock piene di rabbia con un’anima punk. Alcuni sostenevano che fosse la miglior band mai esistita.
Non che non ci credessi, ma ammetto di aver avuto qualche dubbio… Solo che poi non si è più smesso di parlare di questa band, i Nirvana, e di come stavano cambiando la vita di chiunque li andasse a sentire, e queste voci venivano confermate ad ogni loro concerto.
Quando poi ho sentito SMELLS LIKE TEEN SPIRIT, tutto quello che avevo sentito dire di loro sembrava addirittura riduttivo… Era folle, un instant classic, ha davvero rivoluzionato il mondo.
Che band.
Che pezzo.
Che sound.
Che voce.
La forza che risiede in questa musica non potrà mai estinguersi, domarsi, non potrà mai passare inosservata e non potrà mai essere abbattuta, è troppo grande.
Carica di dolore e rabbia, questa è forza vitale. Vitalità. Speranza.
Probabilmente è una magra consolazione, ma è giusto ricordare che quella fiamma ha illuminato un sacco di vite.

Stai bene, stai al sicuro,
Bono

41. “Jeremy” Pearl Jam

Cari Pearl Jammers,
Eddie, mi hai raccontato che una volta hai lavorato nella crew locale di un concerto degli U2, stavi nel backstage a curare la nostra roba. Tu sei proprio uno a cui chiederei aiuto se dovessi trasportare qualche peso.
Questa canzone è così, così pesante… Eppure, ascoltandola, ci sentiamo più leggeri. Una volta ti ho domandato come ti prendessi cura della tua voce, e mi hai risposto, molto umilmente, che era lei a prendersi cura di te e che ti andava bene in qualsiasi condizione, a volte più spezzata, altre volte più morbida, perché dava accenti nuovi a quello che cantavi. Ho pensato due cose… 1 quest’uomo è un masochista 2 quest’uomo è un mistico. Ora sono sicuro che 3 sei un surfista… cavalchi onde in grado di farti a pezzi… e allo stesso tempo sei in grado di godere della quiete di quell’attesa che è il gioco preferito di chi fa surf.
Band come la tua devono essere in grado di aspettare la magia, del momento giusto per cavalcare l’onda. È un lavoro doloroso, faticoso, ma viene ricompensato dal piacere di cavalcare una canzone come questa, un’emozione sacra.

Il vostro amico,
Bono

42. “Most of the Time” Bob Dylan

Carissimo Bob,
Da dove comincio?
Potrei parlare di BLOWIN’ IN THE WIND… di quando al Castello di Slane inventavi parole nuove mentre cantavamo. Mi hai permesso di cantare al tuo fianco.
Mi raccontavi di Liam Clancy e Tommy Makem nel West Village, mi dicevi “non devi limitarti a inventare canzoni, devi inventare anche te stesso, nel mentre”.
Nelle Scritture, l’apostolo Giovanni parla di BLOWIN’ IN THE WIND… Giovanni 3:8 “Il vento soffia dove vuole. Puoi sentirne il rumore, ma non riuscirai a capire da dove viene o dove stia andando. Lo stesso vale per tutti i nati dello Spirito”.
Roba biblica, sì…
Potrei parlare di IT’S ALRIGHT, MA (I’M ONLY BLEEDING) anche solo per l’epitaffio “He not busy being born is busy dying”.
Potrei parlare di SERIES OF DREAMS perché adoro il video di Charlie Whisker; i rullanti e quella produzione anni Cinquanta di Daniel Lanois.
E sì, i tuoi fan amano che guardi negli occhi il vento gelido. La mortalità. L’illusione.
Potrei parlare di SEÑOR (TALES OF A YANKEE POWER), del potere muto del paesaggio e dell’arcangelo che cavalca al tuo fianco in silenzio. La morte ha un regno immenso…
Potrei parlare di RING THEM BELLS, un messaggio che porta con sé la grande forza di opporsi a chi “breaking down the distance; between right and wrong”.
Potrei parlare di EVERY GRAIN OF SAND, che Steve Jobs ha scelto per dirci addio… Una delle ultime volte che abbiamo parlato mi ha detto questa cosa, che mi ha fatto rimanere un po’ male, “perché non scrivi qualcosa di simile per quelli della mia età?” Intendeva la mia età. Gli ho fatto sentire EVERY BREAKING WAVE… ma niente.
Potrei parlare di DIGNITY… Di quella Mary Lou che rivediamo in FALSE PROPHET, pezzo Beckettiano. Abbiamo sempre più bisogno di quella tua visione lucida, “the sun shone, having no alternative”… e tu ce l’hai, e hai quell’ironia, la prima e l’ultima linea di difesa.
Potrei parlare di VISIONS OF JOHANNA che si apre con i due versi migliori della storia…
“Ain’t it just like the night to play tricks when you’re tryin’ to be so quiet?
 We sit here stranded, though we’re all doin’ our best to deny it”.
Potrei parlare di BROWNSVILLE GIRL, che hai scritto con Sam Shepard. Hai inventato un nuovo formato di canzone, in cui il protagonista non sta al centro dell’azione… “Now I know she ain’t you but she’s here and she’s got that dark rhythm in her soul”.
Potrei parlare di tante altre tue canzoni che mi hanno salvato, ma quella che l’ha fatto più volte è MOST OF THE TIME.
Perché mi piace l’idea che a te/a me possa ancora spezzarsi il cuore.
In una vita così piena c’è spazio per il vuoto che l’amore lascia quando se ne va?
L’amore ha un prezzo doloroso, bisogna far pace con quel vuoto perché il premio di consolazione, lo sappiamo, è la bellezza, e nel tentativo di riempire quel buco ci si può divertire…
E il tocco di Daniel Lanois…
“I can survive,
And I can endure
And I don’t even think
About her
Most of the time”

Il tuo fan club irlandese,
Bono

43. “Freedom” Beyoncé feat. Kendrick Lamar

Cara Beyoncé, caro Kendrick,
Questo spezza le catene. È il suono della fuga.
Fa tremare la terra e vibrare le sbarre di ogni prigione che abbia mai trattenuto un’anima.
La libertà è la sorgente da cui nasce la nostra musica, che sia libertà da una situazione tossica, da una nazione oppressiva, libertà da una dipendenza o da qualsiasi dolore autoinflitto, o libertà dal nostro DNA. Liberazione spirituale, liberazione sessuale… è il motivo per cui siamo qui.
Questa canzone non ha limiti, può arrivare dappertutto. E la torcia della libertà in questo caso è in mano a due come voi… Quindi grazie.
E l’ultima frase pronunciata da Hattie White
“I was served lemons but I made lemonade.”
Be’, nei miei 60 anni ho assaggiato molti piatti, ma raramente erano buoni come l’album di Queen Bey LEMONADE.

Il vostro fan,
Bono

44. “Walking in My Shoes” Depeche Mode Lamar

Cari Andy, Martin, Dave e Alan,
Questo è un pezzo profondamente commovente e intenso, soprattutto se hai dovuto percorrere a piedi una strada buia, lunga e difficile. Non c’è dicotomia tra il sabato sera che se ne va e la domenica mattina che arriva.
È una fusione elettronica tra blues e gospel, una cosa mai vista in Europa, qui la contraddizione è accolta apertamente ed esponete la cruda verità dei fatti… davanti a chi?
A Dio?
A te?
A me?
Davanti a se stessi?
Mi ricorda un salmo…qualcosa di simile agli Urban Hymns di Richard Ashcroft…
Un K.O. metallico di una preghiera cantata.
Una confessione schietta e splendida di una necessità di guarire e del bisogno che qualcuno provi le stesse cose.
Si sente il tocco di Flood e di Spike, che compagni incredibili avete avuto in questo viaggio supersonico.

Il vostro fan,
Bono

45. “Into My Arms” Nick Cave and the Bad Seeds

Carissimo Nick, questa canzone per me è una ninna nanna, un sonnambulo che prega per una notte serena… tra le tue braccia, naturalmente. È così difficile lasciar andare qualcuno che si ama, un figlio, un’età. Il tempo rallenta quando la nera bellezza di questa melodia si mette in moto, sento che il respiro del tempo è appena percettibile adesso, mentre la ascolto. Per un attimo sono io la tua darling che crede in un Dio interventista… e prego perché intervenga.
Questa ninna nanna aiuta a fare sogni più profondi. L’hai suonata al funerale di Michael Hutchence, a luci spente, a telecamere spente. Non è necessario che sia buio per pregare, ma nell’oscurità ci arrivi prima. So che lo sai bene.
A distanza di molti anni dalla nascita di questo pezzo, ci hai permesso di sbirciare nel dolore della tua famiglia. In questo momento ognuno di noi è in lutto per le vite che questa covid-catastrofe si è portata via, mettendo il mondo in ginocchio. Ma c’è qualcos’altro che sta morendo… La nostra innocenza. E questo non mi spaventa, personalmente. Se l’innocenza è la voce ingenua che ci sussurra all’orecchio che andrà tutto bene e ci trattiene dall’assumerci la responsabilità delle nostre azioni o non-azioni, preferisco che a quel sussurro subentri un grido: “Don’t agonise, organise!”
Sto leggendo Richard Rohr, un frate francescano che gestisce un posto nel deserto del New Mexico, il Centre for Action and Contemplation. Amo che le parole siano in quell’ordine.
Comunque… Vorrei ringraziare tutta la tua famiglia per aver condiviso le briciole di intuizioni, le pietre preziose che trovate scavando quotidianamente nella vostra anima dopo la morte di Arthur.
Red Hand Files è una sorgente di vita per molti.
Ho scoperto che… non c’è fine al dolore, ed è per questo che non c’è fine all’amore.

Il tuo compagno di pellegrinaggio,
Bono

46. “The Sound of Silence” Simon and Grafunkel

Cari Paul e Art,
Il poeta Allen Ginsberg una volta mi ha detto che molti dei poeti, cantautori e artisti che ammirava avevano avuto visioni… ed era accaduto prima di assumere droghe psicoattive. Mi ha descritto queste visioni come esperienze “più grandi degli occhi o della mente razionale”… Ho annuito come se sapessi cosa intendeva e in realtà credo di saperlo.
Quando, per la prima volta, vi ho sentito cantare questa canzone avrò avuto 12 o 13 anni, all’epoca ero molto permeabile alla musica. La pubertà stava espandendo la mia mente e la mia libido, e ricordo di aver pensato che questa canzone non parla di una preghiera, è essa stessa una preghiera… parla al silenzio e alla fine della canzone il silenzio risponde dicendo…

“The words of the prophet are
Written on the subway walls
And tenement hall
And whispered in the sound of silence”.

Ricordo di aver pensato che prima o poi avrei incontrato Jean-Michel Basquiat e Kendrick Lamar…ok, non è vero… ma più tardi nella mia vita mi sono chiesto: l’arte è sempre profetica? Anche le canzoni di merda, le sculture, le poesie, i quadri ci dicono qualcosa su chi siamo e perché? E ovviamente sì, lo fanno, ma le grandi opere d’arte sono appena tollerabili, quindi dobbiamo ascoltarle e riascoltarle finché diventano meditazioni…
Ho letto nel Libro dei Re che al profeta Elia venne chiesto di salire su un monte sulla cima del quale avrebbe trovato una grotta in cui, tendendo l’orecchio, avrebbe udito la voce di Dio.
Elia fece quello che gli era stato detto e pensò di essere sulla buona strada quando la terra cominciò a tremare… arrivò fino all’entrata della grotta, ma ancora nessun segno dal suo creatore.
Poi si levò un forte vento, anzi, un uragano… si fece avanti, ma ancora nulla.
Poi apparì un lampo di fuoco, ma ancora niente.
Dopo un po’ decise di riposare, e probabilmente stava iniziando ad avere qualche dubbio, quando una leggera brezza lo sfiorò… un vento dolce… un sussurro, il suono del silenzio.
Queste canzoni arrivano da un luogo in cui dovremmo recarci più spesso.

Il vostro fan,
Bono

47. “Clocks” Coldplay

Cari Coldplay,
Siete immensi, in questo pezzo lo siete particolarmente.
Avrei potuto scegliere YELLOW perché mi piacciono le radici folk del vostro primo album PARACHUTES. Avrei potuto scegliere VIVA LA VIDA che ha un testo bellissimo sul perché l’Inghilterra non abbia mai avuto una rivoluzione come la Francia o altri Paesi (azzarderei che è stata colpa del tè… con un po’ più di caffè sarebbe andata diversamente)
Ho scelto CLOCKS perché mi aderisce più di quanto abbia mai fatto il tempo… O forse è lei che mi si è avvinghiata addosso. CLOCKS è arrivata puntuale, con il suo arpeggio alla Phillip Glass e quell’esortazione estatica… Un pugno in aria virile, ma per niente aggressivo… “Questa non è una rock band,” mi sono detto, “qui c’è qualcosa di molto più interessante… Sono come gli Isley Brothers, su quella scia”
Ecco, la rabbia è il fiume che scorre sotto gran parte delle formazioni rock. Questa musica ha una fonte diversa, e in questa canzone è molto chiaro.
Quando scoprirò da dove viene, vi scriverò un’altra lettera.
Qualunque cosa sia, è sicuramente la cura e non la malattia.

Buona fortuna,
B

48. “Never Tear Us Apart” INXS

Cara Tiger Lily,
Nessuno si è mai divertito più di Michael Hutchence e nessuno si è mai divertito più di chi gli è stato a fianco.
Luminoso dalla testa ai piedi, sembrava che fosse sempre esattamente dove doveva stare. Chiunque avesse accanto diventava la sua attività principale, che Michael svolgeva con il fascino malizioso di un viveur della Hollywood dei tempi d’oro. Come tutti i grandi incantatori, non aveva mai programmi, soltanto una disperata urgenza di ammaliare ogni singolo essere umano che incontrava. Era adorato e adorabile, un ballerino che faceva ballare gli altri, un esteta umile con un sorriso rock’n’roll, un sorriso immenso… e UN SACCO di capelli.
Sì, Tiger, tuo padre era uno che rendeva felice chiunque incontrasse… e la felicità è la massima espressione del genio, lo sappiamo.
Un fan disse a Cary Grant: “Quando ti vedo nei film, vorrei essere te.”
E Grant rispose: “Lo vorrei tanto anch’io…”
Molti cantanti capiscono esattamente cosa intendeva.
Ma più grande è il frontman, più grande dev’essere chi gli sta dietro e intorno. Ecco perché il mio pezzo preferito è questo. Un’altra grande produzione di Chris Thomas. Con una ballata così, Chris ci permette di ascoltare quel ladro rubacuori… mentre ruba il suo stesso cuore. La sua voce e il suo cuore si spezzano nello stesso istante. Il testo è profondo, ma la melodia di Andrew Faris sembra una cosa di un’altra epoca e colloca il tutto da qualche parte fuori dal tempo. E sì, quel frontman fantastico stava in un gruppo fantastico.

Dio ti benedica,
Bono

49. “You Get What You Give” New Radicals

Caro Gregg,
Spirito glorioso, uomo puro, eccoti qui che canti a squarciagola ed eccomi qui spezzato in due dal nostro incontro assurdo… un Capodanno in cui mia figlia Eve mi supplica di sistemare lo stereo che giustamente si era piantato allo scoccare della mezzanotte… un silenzio rotto da urla sue e di sua sorella Jordan che, come le loro amiche, non vedevano l’ora che partisse il ritmo funky di WE ARE FAMILY delle Sister Sledge… che avrebbe dovuto far decollare un post-mezzanotte a tema anni Settanta condito da capigliature e linee di basso ciccione.
E invece lo stereo è saltato… niente da fare…. niente… il terreno che si apre sotto i piedi della rockstar — che pure da tempo sognava il giorno in cui le sue figlie avrebbero avuto bisogno del suo aiuto, figlie che nel frattempo erano fiere di non averne mai avuto fino a quel momento… “Sai aggiustarlo?” implorano, “Certo che sì.” risponde Daddy Uncool certo di poter convincere, con le buone o con le cattive, la tecnologia a trasportarsi nell’anno nuovo… E invece…
Ho finto di niente e mi sono diretto alla consolle, tentando di darmi un tono, ma dentro di me ero disperato e pregavo in ginocchio quel Dio che trasforma il segnale in rumore, lo pregavo di salvarmi… di calare una mirrorball dal Cielo.
Ma anziché ottenere la benedizione disco o la risposta familiare che stavo cercando, caro Gregg, mi è partito a caso il tuo pezzo… un pezzo trascendente, in grado di riportare in vita qualsiasi atmosfera morta…

“Don’t let go… you’ve got the music in you
One dance left, this world is going to pull through
Don’t give up… you’ve got a reason to live
Can’t forget… We only get what we give”

Il tuo fan,
Bono

50. “Agolo” Angélique Kidjo

Cara Angelique,
Si è fatto tardi e la festa si sta spegnendo… Abbiamo mangiato, bevuto, ballato… Ora ci siamo spostati sul divano e ci siamo messi a chiacchierare molto apertamente, ma anche un po’ a caso, di sentimenti, di politica, di lavoro… Coinvolgente per chi parla (sì, io), ma forse un po’ noioso per chi ascolta… mia moglie Ali è fermamente convinta che le feste sono fatte per far festa e che non si debba NON divertirsi finché c’è ancora un’atmosfera festosa nell’aria. Ha un piano che funziona sempre. Si chiama AGOLO. La tua voce attraversa il torpore come un raggio laser di pura gioia… Come un tagliapizza nella scatola della noia, insomma, hai capito. Immediatamente tutta la serietà svanisce e i corpi intorpiditi tornano tonici e verticali, e ballano fino a consumare i calzini. È come se tu fossi qui, il tuo irresistibile magnetismo ci trascina di nuovo sul dancefloor.
La tua musica mi ha insegnato che anche un irlandese può ballare con tutto il corpo, non soltanto con i piedi. Il tuo attivismo mi ha insegnato che si può essere pieni di rabbia e allo stesso tempo sorridere e ballare con gioia. Che poi è l’unico modo in cui bisognerebbe fare ogni cosa.

Grazie a te, Angelique.
Il tuo fan,
Bono

51. “Born This Way” Lady Gaga

Cara Lady Gaga,
La prima volta che ho sentito questo pezzo ho capito, come tutti, quanto fosse efficace questo concetto e questo ritornello. È stato al secondo ascolto che ho capito il potere del testo, in cui dici cose come
“God makes no mistakes”
Questo è il tuo show, è la tua vita… canti per chi si sente escluso da sé, escluso dalle canzoni, escluso dalla Grazia, canti per riportarci tutti, di nuovo, dentro.
Certe canzoni possono essere troppo perfette, ma questa non lo è… La sua perfezione consiste nell’accettare proprio quelle increspature che ci fanno inciampare. Alcuni cadono dall’alto dei propri tacchi, altri cadono di faccia o in ginocchio.
Se Cole Porter si fosse reincarnato in un fenomeno dance-pop del 21esimo secolo, sarebbe stata l’autrice di questa canzone.
Il mio amico Simo Carmo dog #Nocoinnobootie sostiene che tutte le migliori tracce rave siano intrise di libertà spirituale/di desiderio, di tensione verso un mondo migliore.
Gaga, tu qui le hai spazzate via tutte.
Questa canzone sarà cantata per sempre.

Il tuo supra fan,
Bono

52. “Under My Skin” Frank Sinatra e Bono

Cara Nancy,
Tu ci hai vissuto insieme, io ci ho lavorato… che personaggio.
Questa canzone non ha salvato la mia vita, direi piuttosto che mi ha salvato il culo con certe compagnie… che erano le compagnie di cui all’epoca volevo circondarmi. Gente del jazz.
Frank mi ha insegnato a essere un interprete. C’è una versione di MY WAY che ha registrato nei suoi ultimi anni in cui ha ribaltato quel vanto impenitente della registrazione originale ’69, come se chiedesse scusa. Stesso arrangiamento, stesse parole, ma ora un mea culpa … IMPOSSIBLE. Ma quello era il suo luccichio. Crescendo, ha preso le distanze da quel brano.
Ho scelto UNDER MY SKIN per il testo di Cole Porter, che è molto più infestata (o ricercata) di quanto si pensi… C’è agonia ed estasi, insieme.
La voce del tuo vecchio era come un pugno… Ho cercato di non seguire le sue tracce. Ho volato basso, poi ho sorvolato il suo spazio aereo. Ci ho messo dentro un timido “you old fool” per prenderlo un po’ in giro.
Edge ed io abbiamo scritto per lui TWO SHOTS OF HAPPY, ONE SHOT OF SAD. Sono così felice che tu l’abbia cantata.

Amore ai tuoi amori,
Bono

53. “Heroes” David Bowie

Carissima Iman,
Stavo pensando oggi che uno dei tanti regali che David ci ha fatto è il dono di poter essere qualcun altro… È quella citazione di Oscar Wilde, dai all’uomo una maschera e ti dirà la verità.
Ho indossato un nuovo nome e ho interpretato una versione esagerata di me stesso per affrontare il palcoscenico.
Le soggettività di David sono state dei super-sé iperbolici che lottavano contro il loro super ego finché, ovviamente, non ha incontrato te, il suo avversario, il suo superiore, la sua super-donna, la sua compagna e moglie. Con te l’ho visto scendere dal palco e indossare una versione di se stesso che era molto più se stesso di quanto fosse mai stato… e penso che questo sia stato il suo atto più eroico… non tanto quando se ne stava a Berlino a scrivere la musica più grande e originale dell’epoca… ma quando ha deciso di togliersi quella maschera che calzava a pennello alla sua persona e scoprire il suo volto prima che il mondo finisse… oh, è esistita una persona del genere.
In grado di trovare lo straordinario nell’ordinario… In grado di creare eroi… a cominciare da te.

Bono

54. “New Gold Dream (81/82/83/84)” Simple Minds

Cari Sempliciotti,
Non so se ve l’ho mai detto, ma Bill Graham, giornalista di Hot Press, era una specie di veggente… Aveva senz’altro un enorme cervello, ed è stato di enorme aiuto agli U2 quando ci ha consigliato di rivolgerci a Paul McGuinness dicendoci: “lui dovrebbe essere il vostro manager.”
Mi era da poco concesso di mettere piede nei locali (avevo appena compiuto diciott’anni!) e ricordo un Bill un po’ alticcio, che tutto su di giri continuava a ripetermi “81-82-83-84” all’orecchio… Pensai che intendesse che gli U2 sarebbero arrivati al successo in quegli anni. Non avevo capito che invece aveva in testa questo pezzo dei Simple Minds, che si sarebbe rivelato cruciale per l’evoluzione degli U2 dal rock a un suono molto più rarefatto. Senza l’album NEW GOLD DREAM non credo che sarebbe mai esistito un UNFORGETTABLE FIRE o un JOSHUA TREE… Charlie e Mick, trasformavate le note in sogni e Jim possedeva la poesia giusta per dipingerli.
“New Gold Dream
Sun is set in front of me, worldwide on the widest screen
New Gold Dream
Burning bridge and ecstasy, crashing beasts and fantasy”
Ci avevate promesso miracoli, ed eccoli qui, tutti intorno a noi.
Grazie.

Ci vediamo SOMEONE SOMEWHERE IN SUMMERTIME,
Bono

55. “You Made Me the Thief of Your Heart” Sinéad O’Connor

Sinéad,
La prima volta che ho sentito la tua voce eri un’adolescente, avrai avuto 15 o 16 anni. Era la demo di una traccia intitolata TAKE MY HAND della neonata band di Steve Wickham, In Tua Nua, e mi sentivo come qualcuno che ha appena scoperto un nuovo territorio, una voce mai sentita prima.
Sono rimasto colpito come molti altri dalle grandi canzoni che hai disseminato nel tuo percorso, ma la seconda volta che mi sono commosso così è stato a un tuo concerto solista qui a Dublino, quando hai cantato “You Made Me The Thief Of Your Heart” mi hai rubato il cuore un’altra volta.
Questo pezzo l’abbiamo scritto in un soffio io, Gavin Friday e The Man Seezer per il pluripremiato IN THE NAME OF THE FATHER con Daniel Day Lewis. Jim Sheridan disse qualcosa tipo “anche se è NEL NOME DEL PADRE, il film è incentrato sulla figura materna. Un uomo non potrebbe cantare una canzone del genere. Madre Irlanda ha bisogno della voce di una donna.”
È stato registrato negli STS Studios di Dublino dalla grande sensibilità di Tim Simenon… tu sei il fuoco che accende le candele.

La pace sia con te,
Bono

56. “A Sense of Wonder” Van Morrison

Caro Van,
Una breve lettera per ricordarti quanto ti voglio bene, maestro… tu e la tua magnifica anima… Saper riconoscere la meraviglia… Essere in grado di vivere nel momento eterno… è tutto una scoperta.
Ci accompagni con la tua voce nelle tue esplorazioni… e noi viaggiamo al tuo fianco. Siamo tutti alla ricerca di una casa che non sia un’isola.
Ah, quante disavventure… ma, proprio come la merda, l’amore è lì, dietro l’angolo… O almeno credo.

Il tuo fan,
Bono

57. “There Goes My Miracle” Bruce Springsteen

Carissimo Bruce,
In questa lista ci sono un sacco di artisti che mi hanno insegnato molto sull’arte e alcuni che mi hanno insegnato qualcosa sulla vita. La tua arte risiede anche in come hai saputo vivere la tua vita, nel tuo rifiuto di stare sotto i riflettori. Non sono stato in grado di seguire il tuo esempio, ma almeno ho cercato di dare un senso ai miei errori, di non prendere tutto come un gioco… anche se, ora che ci penso… Forse l’ho fatto.
C’è un tuo video in cui sembra che tu sia lì per caso… Non devo guardare roba su YouTube.
Queste assurde pose aspirazionali non sembrano appartenerti, e nemmeno l’esibizionismo, e non si può dire che tu non abbia le tue carte da giocare in questo campo.
Tu non sei solo il Boss, sei il presidente, il capo del sindacato e il parcheggiatore… Sei il compagno, il musicista, l’amante, il contadino, il marito, il padre.
Non so se questo pezzo parli di un padre che deve salutare una figlia che parte per trovare la sua vita… Non ho bisogno di saperlo.
Parla di tutti quelli che devono lasciar andare qualcosa di perfetto.
THERE GOES MY MIRACLE è il punto più alto della tua scrittura e interpretazione, immagino ci sia voluta una vita per arrivarci. E sì, molti di noi sentono di averla vissuta insieme a te.

Il tuo amigo,
Bono

58. “The Maker” Daniel Lanois

Carissimo Danny boy Lanois,
Sì, sei un sacerdote della musica… E so che saresti pronto a compiere un sacrificio umano se ti fosse richiesto, e non ti importerebbe se si trattasse di me, di qualcun altro o di te stesso.
Eppure, c’è un carnevale dentro di te… non sei soltanto quaresima, lo sai. Sei in grado di comprendere, di empatizzare con chi lavora di notte, con chi è in costante subbuglio, con chi non si ferma a pensare a dove sta andando e a cosa si lascia alle spalle, a chi o cosa incontrerà o non incontrerà lungo il cammino, o da cosa sta scappando.
Sai bene cosa li spinge, è parte di te. Ed è questo che ti rende così preciso e fermo nella tua devozione al rock’n’roll. Sei in grado di dirigere il caos e trasformarlo non proprio in ordine… ma in qualcosa di bello. Il bello del vero, come dice qualcuno.
Niente può fermare la tua missione… be’, nulla è mai stato in grado di fermarti, e non credo che nulla mai lo sarà… Sei maledettamente determinato ad andare in paradiso, ad ogni costo, quindi è meglio chiederti un passaggio oppure togliersi dai piedi.
E se qualcuno crede che tu sia strano…. non sarai mai uno “stranger in the eyes of THE MAKER”.

Il tuo fan, always FALLING AT YOUR FEET,
Bono

59. “Show Me the Way” Peter Frampton

Caro Peter,
Prima che Joey Ramone mi regalasse la mia voce, questo pezzo ha salvato il me cantante. Gli U2 l’hanno suonato nella palestra della Mount Temple… Per me era come una preghiera. Ho sempre creduto che Dio mi senta solo quando canto, non quando parlo.
Qualche anno più tardi ti ho incontrato in un ospedale, avevi i capelli rasati e facevi attivismo contro l’AIDS. Eri una persona per bene che non voleva fastidi, ma avrei dovuto infastidirti… Avrei dovuto dirti quanto sopra.

Il tuo fan,
Bono

60. “Immortality (Demo Version)” Bee Gees

Caro Barry,
Avrei potuto scegliere la versione 12” di STAYING ALIVE, un desiderio che diventa ogni anno più difficile da realizzare, ma ho intenzione di giocarmela con IMMORTALITY dato che, quando hai suonato l’ultima volta a Dublino, non c’era nessun altro Bee Gee sul palco e IMMORTALITY è stato il bis che hai cantato insieme e per i tuoi fratelli…
“We don’t say goodbye
And I know what I’ve got to be”

C’è un motivo per cui John Lennon amava le tue canzoni, c’è un motivo per cui io amo le tue canzoni… Sono semplicemente tra le più belle mai scritte. So che scrivere canzoni, come qualsiasi forma d’arte, ha poco di empirico, ma non è del tutto vero… alcune canzoni sono evidentemente migliori di altre. E questa ne è un esempio. E un altro è MASSACHUSETTS, e un altro è TRAGEDY… Dai, insomma, come fai…

Vaffanculo da un fan,
Bono

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