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10 dischi per capire il pop punk italiano anni ’90

Retarded, Fichissimi, Impossibili, Senzabenza: dietro a questi nomi improbabili si nasconde una scena ricca e affascinante, la risposta italiana ai gruppi americani. Ecco album e singoli fondamentali

Foto: Enrico Berardi

Dal Trentino-Alto Adige alla Sicilia, l’ultimo decennio del secolo scorso ha visto nascere e svilupparsi (fino a giungere a una vera e propria esplosione negli anni Zero) una scena italiana legata al pop punk. Decine e decine di band si formavano, incidevano demo, singoli, CD ed LP, calcavano i palchi nelle situazioni più varie, a volte raggiungevano anche un po’ di successo. Ma il denominatore comune era la voglia di suonare un punk-rock divertente, leggero, con ritornelli da cantare e senza pesantezze: una sorta di spinta verso il disimpegno, di riflusso – se vogliamo mutuare un termine dal gergo classico del giornalismo socio-politico.

Ecco quindi un breve itinerario consigliato per ricordare – o scoprire ex novo – alcuni dei dischi fondamentali usciti nell’arco 1990-99 in seno alla scena in questione, che andremo a seguire nei primi passi, nella crescita e nella maturazione.

Sono state prese in considerazione solo band che abbiano pubblicato dischi ufficiali (vinile o CD, ma non cassette) fra il 1990 e il 1999: ragion per cui qualche nome, pur essendo già attivo, resta fuori per mancanza di uscite in quel decennio. I titoli sono indicati in ordine cronologico e alfabetico, per cui questa non è una classifica, ma semplicemente una mappa di massima per comprendere il fenomeno e individuare 10 dischi che in qualche modo fotografano una scena assai più vasta. Non è neppure il Bignami onnicomprensivo del pop punk italiano 1990-99, quindi nessuno si senta offeso se mancano i Tizios, i Caios o i Sempronios. Sono stati esclusi i gruppi con declinazioni marcate verso altri generi – tipo ska punk (Punkreas, Persiana Jones e le Tapparelle Maledette…), hardcore melodico, punk’n’roll alla Social Distortion & co, crossover fra generi (come la Paolino Paperino Band), meticciamenti con l’indie rock e così via.

“Gigius” Senzabenza (1993)

Senza ombra di dubbio il capolavoro pop punk italiano anni ‘90. Uscito solo su CD (e purtroppo mai ristampato in alcun formato), il secondo lavoro sulla lunga distanza dei Senzabenza di Latina è un concentrato del meglio di questo genere. Melodie a briglia sciolta, attitudine fun e leggera, colori, energia e una sensibilità pop spiccatissima, ma mai stucchevole. Un album-manifesto che regge alla grandissima anche l’inesorabile scorrere del tempo. In molti attendono una riedizione: chissà che non succeda…

“144” Derozer (1994)

Un 7” tirato in 1000 copie grazie al quale si parlò molto della band, che era all’esordio (prima era uscita solo una cassetta omonima) e che, con una costanza e un impegno non comuni, si è poi costruita un grosso seguito e ancora è attiva. Un trio di brani grezzi (7 nella versione CDEP), ruvidi e punk in cui melodia, coretti “uoh uoh uoooh”, voci sguaiate e Ramones-sound velocizzato si incontrano: il risultato è apprezzatissimo in Italia e non, segnando l’inizio di una brillante carriera che vedrà anche un leggero cambio di stile negli anni a venire. La title track evoca i famosi numeri telefonici con prefisso 144, linee di chat erotiche che finirono nell’occhio del ciclone per casi di bollette gonfiate a dismisura.

“Un mondo fichissimo” I Fichissimi (1994)

Durati lo spazio di un 7” e una manciata di partecipazioni a compilation varie, I Fichissimi – dalla Motorcity sabauda – a un pop punk rock stile Screeching Weasel/Queers univano testi intelligenti e un’ironia unica, tagliente e dalla precisione chirurgica… pensiamo a brani come Gianni è un metallaro, un quadretto divertentissimo che strappa più di una risata gustosa a ogni ascolto. Questo singoletto è un vero gioiello e non è semplicissimo da trovare, anche se non impossibile (su Discogs è stato venduto a prezzi fra i 20 e i 50 euro, circa). Ne esistono peraltro due stampe che si differenziano per la carta utilizzata per la copertina.

“Bee-Pop” Mondo Topless (1994)

Arrivano da Latina, come i Senzabenza. Questo CD/EP uscito per la label dell’ex Indigesti Rudy Medea non ha goduto della giusta esposizione all’epoca (forse complice una registrazione un po’ scura e cupa), ma contiene 6 tracce di pop punk/beach punk fatto a regola d’arte. Il suono si distacca dal modello Ramones/Queers/Screeching Weasel dilagante, per un approccio più Sixties pop e beatlesiano, ma con bei chitarroni energici, tempi sostenuti e un songwriting diverse tacche sopra la media.

“Flower Punk Rock” Artisti Vari (1995)

Questo CD curato dai Senzabenza e dalla loro label dell’epoca (logica evoluzione di una simile compilation uscita solo su cassetta l’anno prima, sempre ideata e realizzata dalla band) è in pratica la Stele di Rosetta del pop punk italiano della prima metà dei ’90. Quasi tutti i gruppi presenti (a parte pochissime eccezioni) hanno infatti pubblicato dischi e sono divenuti attori più o meno importanti nella scena italiana: I Fichissimi, Crummy Stuff, Derozer, Chromosomes, Manges, Impossibili, Killjoint, Lazy Bones… una mappa astrale del cielo pop punk che stava sopra l’Italia esattamente a metà corsa del decennio.

“Punk’s Not Sad” Crummy Stuff (1996)

Dopo un nastro e un 7”, i milanesi arrivano all’esordio sulla lunga distanza con un CD di solidissimo pop punk molto energico e chitarroso, con una produzione che si eleva sopra alla media – per il periodo, almeno. Melodia, energia, velocità e divertimento per una manciata di pezzi in cui si rinviene più punk che pop, se si analizzano le proporzioni. Dopo varie traversie sono ancora in attività e sta per uscire una ristampa su vinile proprio di questo album per Ammonia/Tufo Rock/Professional Punkers.

“Impossimania” Gli Impossibili (1997)

Ancora un gruppo germinato all’ombra del Duomo e della Madonnina. Gli Impossibili dal 1994 sono alfieri del pop punk stile Ramones filtrato dalla lezione dei Queers, con cantato in italiano e attitudine demenziale: insomma sana e fiera ignoranza, esuberanza, gusto per melodie semplici e ritornelli che restano in testa. Di band come loro dal 2000 in poi ne sarebbero nate parecchie altre, ma è innegabile che la formula degli Impossibili aveva qualcosa in più. Birra, chiodo, All Stars e cervello in corto… i signori sono serviti.

“The Real Swinger” The Real Swinger (1997)

Gruppo made in Naples, i Real Swinger nel 1997 esordivano con un CD omonimo (prima erano usciti con un nastro, nel ’95) incredibilmente prodotto da una label statunitense: la VML (Vindictives Music Limited), etichetta gestita dai Vindictives, band pop punk di Chicago in cui ha militato anche Ben Weasel. Un disco personale – peraltro di recente riregistrato interamente e uscito in edizione limitata su vinile, con un sound più maturo e una qualità d’incisione molto migliore – in cui le chiare influenze pop punk stile Lookout si mixano con tocchi più emozionali, oltre che con suggestioni garage e hardcore, ma senza mai superare la linea di confine.

“Clean Cut Kids” Manges (1999)

È innegabile che i Manges abbiano fatto le loro cose migliori – dischi davvero notevolissimi di punk rock con le contropalle – nel nuovo millennio, mentre nei ‘90 erano ancora decisamente in fase di maturazione. Questo singolo, però, è un punto di svolta in quanto contiene un brano (I Will Always Do) che colpì Ben Weasel in persona: è così che gli Screeching Weasel ne incisero una cover, portando visibilità elevatissima al gruppo spezzino e conferendogli una sorta di benedizione urbi et orbi. E scusate se è poco…

“Retarded” Retarded (1999)

Nati dalle ceneri degli Home Alone, sono i rappresentanti dell’ala vogherese della nidiata pop punk/punk rock. Questo esordio sulla lunga distanza giunge dopo un paio di singoli; immagine e sonorità sono ispiratissime al verbo di Ben Weasel e dei Ramones (per non parlare del nome, che ricorda Love Songs for the Retarded dei Queers). Pezzi veloci, melodici, dai riff familiari e a presa rapida; magari non originalissimi, ma non è certo la sorpresa che si cerca nell’ambito di questo genere. I Retarded hanno pubblicato dischi fino al 2007, spostandosi progressivamente verso un sound più hard-punk’n’roll di stampo nordeuropeo (come nel disco d’addio Goes Louder).

BONUS TRACKS
Il panorama italiano del pop punk anni ‘90, soprattutto a partire dal ‘94-95, si ingrandisce e allarga, fino a giungere a una vera e propria esplosione dal 2000 in poi (ma di questo magari parleremo un’altra volta). È per questo che 10 soli dischi sono, come spesso accade, un campione esiguo per fotografare la scena in maniera più dettagliata. Per cui – con la certezza di lasciare comunque fuori qualcuno – è importante fare qualche altro nome. Doverosa una menzione per i Prozac+, che rappresentano il lato più mainstream e patinato del pop punk italiano, ma di ottima fattura (Testa plastica del 1996 e Acido acida del ‘98 lo testimoniano). Spostandoci poi a ovest arriviamo a Verona, dove gli A.C.T.H., veterani in attività dagli anni ‘80, nel 1990 sfornano un gioiellino come Iguana (su Vox Pop) che unisce pop punk e un certo rock underground cantato in italiano.

In Lombardia vanno sicuramente citati i monzesi Gambe di Burro (un 7” nei ‘90: Superbabbaz!!!), i milanesi Killjoint (il CD Made To Love You del 1995 è su Mac Guffin) e i varesotti Porno Riviste (due album e uno split EP nei ‘90), mentre per il Piemonte – Torino per la precisione – vengono alla mente I Monelli (un CD e un 7” del ‘97 e ‘99) e i Boyz Nex’ Door (da avere il loro CD su 1+2, Radio Honolulu). Proseguendo il percorso geografico arriviamo a Voghera, dove prima dei Retarded c’erano gli Home Alone, che hanno pubblicato il 7” La mia ragazza è una Moretti da 66 nel 1996 per un pool di etichette unite in joint venture: molto divertente.

A Piacenza troviamo gli Stinking Polecats, che non sono fra i 10 nomi più sopra solo perché nei ‘90 stavano ancora cercando un proprio suono e un’identità precisa, cosa che è avvenuta – e alla grande – con il passaggio al nuovo millennio: in quel momento la band ha virato verso sonorità più rock alla Social Distortion, divenendo una delle migliori sulla piazza italiana e non solo (sono tornati, fra l’altro, con un ottimo 7” nuovo di zecca nel 2020, dopo anni di stop). Stesso discorso vale per gli spezzini Peawees, una delle punk rock’n’roll band più incendiarie d’Italia, fioriti però solo nel nuovo millennio e piuttosto lontani dalla definizione di pop punk ormai: il loro unico disco dei ‘90 definibile in quel modo è l’esordio Where People Smile, ma ancora molto acerbo.

Genova ha dato i natali ai Ramoni (specializzati in cover dei Ramones in dialetto locale, per un pop punk cabaret magari non per tutti, ma molto divertente), ai Beat-Offs, agli Ignoranti – ottima formazione di cui vale la pena recuperare il CD del ‘99 Vent’anni di sconfitte – e ai Messymale, gruppo minore, ma con all’attivo un brano (Giampietro è un punk rocker, nel 7” omonimo) da alcuni considerato un piccolo capolavoro sotterraneo ultra lo-fi alla Killed By Death del pop punk tricolore.

A Livorno erano invece attivi i Chromosomes e i Deh Pills (protagonisti anche di uno split condiviso), mentre nella Capitale ricordiamo i Turturros di Umberto D’Agostino, purtroppo mancato qualche anno fa lasciando un vuoto nella scena capitolina. Spostandoci in Sicilia è doveroso citare i Semprefreski (anche se per velocità e atteggiamento siamo – a volte – un passo oltre il confine con l’hardcore) e i Merrygoround: le band fecero anche uno split insieme.

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