10 cose che forse non sapete di ‘The Wall’ dei Pink Floyd | Rolling Stone Italia
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10 cose che forse non sapete di ‘The Wall’ dei Pink Floyd

La scelta fra registrare l’album e ‘The Pros and Cons of Hitch Hiking’, la bancarotta, i conflitti, l’idea di bombardare il pubblico, le orchestrazioni, la grafica: ecco com’è nato il doppio del 1979

10 cose che forse non sapete di ‘The Wall’ dei Pink Floyd

Le prove dello spettacolo di 'The Wall' alla Earls Court di Londra

Foto: Evening Standard/Getty Images

The Wall è molto di più di una serie di brani leggendari. Il doppio dei Pink Floyd è una fotografia del disagio e delle lotte interiori di Roger Waters, ma anche una sorta di trattato universale di psicopatologia applicata. Sui brani di The Wall si è detto praticamente tutto, ma il percorso che portò alla sua nascita fu così travagliato e ricco di colpi di scena che, magari, qualcuno di essi può esservi sfuggito.

1 È nato da uno sputo

The Wall è probabilmente l’unico album della storia del rock ad essere nato da uno sputo. Luglio 1977, Stadio Olimpico di Montréal. I Pink Floyd si apprestano a concludere il trionfale tour In the Flesh e un gruppo di spettatori in prima fila fa di tutto tranne che prestare attenzione allo spettacolo. Roger Waters, giunto al limite dell’esaurimento nervoso, sputa addosso a uno di loro. È un gesto frutto dell’alienazione del quale il bassista si pente immediatamente, ma anche il primo mattone del muro che erige da lì a breve.

2 Poteva diventare un disco solista di Waters

Un anno dopo l’esperienza di Montréal, Roger si ripresenta ai compagni e al manager Steve O’Rourke con i demo di due album concepiti nel corso di quel lungo momento di isolamento dal mondo. I titoli provvisori sono Bricks in the Wall e The Pros and Cons of Hitch Hicking. «Ascoltate bene, questi nastri contengono due concept album. Uno di questi diventerà il nuovo album dei Pink Floyd, l’altro il mio primo lavoro solista. A voi la scelta». Gilmour, Mason e Wright non sono entusiasti, ma scelgono il primo. O’Rourke è l’unico a scegliere The Pros and Cons. «La storia è molto più solida», avrebbe detto.

3 La band era al verde

La pubblicazione di The Wall non è solo il frutto di un’urgenza creativa inarrestabile. Nel settembre del 1978 i Pink Floyd scoprono di essere in bancarotta multimilionaria. Hanno affidato i propri soldi a Andrew Oscar Warburg, giovane e rampante finanziere che ha effettuato investimenti scriteriati. Nel giro di un anno, la società del gruppo viene dichiarata insolvente.

4 Waters voleva bombardare il pubblico

Uno degli obiettivi di Waters è quello di fare dei paragoni tra i concerti rock e la guerra. «Ho sempre avuto la sensazione che il pubblico che assiste a quei megaraduni ami farsi trattare malissimo. L’importante è esserci a ogni costo». Aveva intenzione di ‘bombardare’ pubblico dei concerti di The Wall. Nella fantasia di Waters, le persone colpite e fatte a pezzi non avrebbero smesso di applaudire, così da potersi godere ogni minuto dello show.

5 Gilmour era stufo della perfezione

Mentre Waters combatte i propri demoni e, in solitaria, mette le basi per The Wall, Gilmour pubblica il primo disco solista. David dichiara di aver affrontato la creazione dell’album come un antidoto alla politica di “perfezione totale” seguita dai Pink Floyd e in particolare da Waters. «Non ne potevo più di quel metodo di lavoro», ha confessato alla stampa. Ironia della sorte, quando ormai l’album solista è andato in stampa il chitarrista se ne esce con la melodia della canzone che tutti avrebbero imparato a conoscere col titolo di Comfortably Numb.

6 Ospita uno dei Beach Boys

Mentre si trovano a Los Angeles per completare l’album, Waters e il produttore Bob Ezrin hanno modo di conoscere i Beach Boys, cui Roger pensa di affidare le armonizzazioni vocali di The Show Must Go On e Waiting for the Worms. Le due band prenotano uno studio Dallas ma, poche ore prima dell’inizio dei lavori, il bassista cancella la session. L’unico membro dei Beach Boys che appare sull’album è quindi Bruce Johnston, che dichiarerà: «Eravamo famosi per la solarità dei nostri pezzi, mi sono ritrovato a cantare canzoni sui vermi».

7 Le orchestrazioni sono di Michael Kamen

Una delle componenti più importanti e riuscite di The Wall è rappresentata dalle parti orchestrali. Per questi arrangiamenti, la band sceglie Michael Kamen, talentuoso ex leader del New York Rock Ensemble. Quando accetta, Kamen ha forse rimosso le dichiarazioni di Waters al Melody Maker in cui il bassista definiva un vecchio album della sua band come «davvero scarso». Aggiungendo poi: «È qualcosa che Pete Townshend avrebbe potuto scrivere a 4 anni».

8 I bimbi di “Another Brick” non sono stati pagati

Per registrare il coro di Another Brick in the Wall (Part 2) Waters e Gilmour vorrebbero coinvolgere solo un paio di ragazzi. L’ingegnere del suono Nick Griffiths si reca invece in una scuola adiacente allo studio londinese affittato dai Pink Floyd, chiedendo all’insegnante di musica la possibilità di portare un’intera classe in sala d’incisione. In cambio, il maestro poteva disporre degli studi per registrare professionalmente l’orchestra della scuola. Venticinque anni dopo, i partecipanti alle registrazioni hanno intentato causa ai Pink Floyd per ottenere il compenso che ritenevano di meritare.

9 L’etichetta era scontenta

Ai primi di novembre del 1979, Waters presenta The Wall in anteprima al comitato direttivo dell’etichetta discografica. Dopo aver ascoltato l’album, l’etichetta prova a rinegoziare con Roger un ribasso sulle royalties, adducendo come motivazione il fatto che un album doppio non potesse ricevere gli stessi compensi di uno singolo. Roger, ovviamente, la prende malissimo e nasce uno scontro furibondo. Ecco allora che un ‘illuminato’ manager propone una soluzione: le due parti avrebbero potuto giocarsi le royalties a testa o croce. Incredulo, il leader dei Pink Floyd esclama: «Perché dovrei essere così idiota da scommettere su qualcosa che mi appartiene?».

10 La copertina non è di Storm Thorgerson

Tra i caduti illustri durante la realizzazione di The Wall non c’è solo Richard Wright. Dopo undici anni di lavoro congiunto e di amicizia fraterna, Waters decide che nello staff del gruppo non c’è più spazio per Storm Thorgerson, le cui copertine hanno contribuito a creare parte della mitologia della band. Waters aveva contestato a Wright lo scarso impegno in studio. L’errore del fondatore della Hipgnosis è invece quello di inserire la copertina di Animals all’interno del suo libro Walk Away Renée senza citare Waters quale ideatore dell’immagine. Un affronto troppo grave per il “genio creativo dei Pink Floyd”.

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