10 canzoni di Bruce Springsteen per la Festa dei lavoratori | Rolling Stone Italia
Primo maggio rock

10 canzoni di Bruce Springsteen per la Festa dei lavoratori

Niente lavoro, niente amore, niente dignità. Ecco come il working class hero americano ha raccontato la fatica, le speranze, la crisi, la disoccupazione. Anche questi sono canti di resistenza

10 canzoni di Bruce Springsteen per la Festa dei lavoratori

Bruce Springsteen

Foto: Joel Bernstein

Bruce Springsteen ha raccontato come pochi altri la classe operaia. È figlio di un operaio, è cresciuto nelle periferie dove il sogno americano era più promessa che realtà, ha trasformato quell’esperienza in musica senza mai scadere nel qualunquismo. Nel mondo di Springsteen ogni piccolo eroe, ogni disillusione, ogni giornata di lavoro conta. In un tempo in cui ci si dimentica la dignità della fatica quotidiana, le sue canzoni suonano oggi più vere che mai. Non sono inni nostalgici, sono moniti, richieste di giustizia, canti di resistenza. Perché come dice lui, nessuno vince se non vinciamo tutti.

In occasione della Festa dei lavoratori, ecco 10 canzoni imprescindibili del Boss che hanno raccontato, meglio di mille discorsi, la dignità, la fatica e l’orgoglio della working class. Buon Primo maggio a tutti.

Factory

Darkness on the Edge of Town

1978

“A fine giornata fischia la sirena della fabbrica, gli uomini attraversano i cancelli con la morte nel cuore”. Se dovessimo scegliere una sola canzone per fotografare la fatica silenziosa degli operai, sarebbe questa. In meno di due minuti e mezzo, Springsteen racconta suo padre Douglas che si alza ogni mattina all’alba per andare a lavorare in fabbrica. Un ritratto asciutto, doloroso e pieno d’amore. Nessuna retorica, solo realtà.

Youngstown

The Ghost of Tom Joad

1995

“Ti ho reso così ricco da dimenticare il mio nome”. Una delle canzoni più dure e politiche di Springsteen, Youngstown racconta la storia di una città dell’Ohio che ha dato sangue e acciaio agli Stati Uniti, per poi essere abbandonata quando non serviva più. Un’elegia per i lavoratori sacrificati sull’altare della deindustrializzazione, pura rabbia operaia in forma di ballata folk.

The River

The River

1980

“Se un sogno non s’avvera, è una bugia o peggio?”. Una delle ballate più devastanti di Springsteen, una storia amarissima di sogni spezzati: un giovane che si sposa troppo presto, trova un lavoro modesto, lo perde. Giovani amori che sfioriscono sotto il peso della disoccupazione, sogni che affondano come sassi in un fiume che diventa metafora delle speranze che scivolano via. Una ballata simbolo delle difficoltà della working class americana degli anni ’70.

Working on the Highway

Born in the U.S.A.

1984
Working on the Highway

“Il giudice s’è arrabbiato e mi ha sbattuto subito in galera, mi sveglio ogni mattina col suono della campanella del lavoro”. Sotto la superficie rockabilly e il ritmo scanzonato, questa canzone nasconde una storia amara e drammatica: il protagonista finisce a lavorare su una strada dopo essere stato arrestato. Lavoro forzato, ironia tragica, sogni spezzati. Come sempre, Springsteen sa mischiare allegria apparente e disperazione reale.

Johnny 99

Nebraska

1982

In Nebraska Bruce si spoglia di tutto, armandosi solo di voce, chitarra e crudo realismo. Johnny 99 è la storia di un operaio licenziato dalla fabbrica che, disperato, compie un omicidio durante una rapina. Racconta di come la perdita del lavoro possa disintegrare la vita di un uomo in un’America dove la disperazione è a un passo dal crimine. Non è una giustificazione, è una fotografia: quando togli tutto a una persona, a volte anche l’umanità si spezza.

Out in the Street

The River

1980

“Lavoro cinque giorni alla settimana, carico le casse giù al molo, prendo la paga guadagnata duramente e mi vedo con la ragazza al quartiere”. Se molte canzoni di Springsteen parlano della durezza del lavoro, Out in the Street celebra il momento della liberazione: l’uscita dalla fabbrica, l’incontro con gli amici, l’inizio della vera vita dopo il turno. Nonostante tutto, il ragazzo riesce ancora a trovare gioia nella comunità, nell’amore, nella libertà temporanea della strada. Una celebrazione semplice, ma piena di cuore.

My Hometown

Born in the U.S.A.

1984

Qui Springsteen canta della lenta agonia di una cittadina americana – la sua Freehold, New Jersey – devastata dalla crisi economica e dalle tensioni razziali. Nonostante tutto, il protagonista resta attaccato alle sue radici, cercando di trasmettere al figlio la memoria e l’orgoglio di appartenere a un luogo. Come sempre lo sguardo di Bruce è ambivalente: da una parte la mestizia per il declino economico e sociale, dall’altra l’attaccamento viscerale alla sua città di provenienza.

The Ghost of Tom Joad

The Ghost of Tom Joad

1995
Bruce Springsteen - The Ghost of Tom Joad (Official Audio)

The Ghost of Tom Joad è forse la canzone che più di tutte lega Springsteen alla tradizione di Woody Guthrie e degli hobo della Grande depressione. Tom Joad, il protagonista di Furore di Steinbeck, qui diventa il simbolo eterno dei poveri e degli oppressi. Una canzone che parla di chi lotta nell’ombra, che non ha voce, ma non vuole arrendersi. Springsteen descrive magistralmente la spiritualità del lavoro e della sopravvivenza con una preghiera laica per chi resta invisibile nella società: lavoratori, migranti, poveri. “Dove c’è qualcuno che lotta per la libertà, guardalo negli occhi e vedrai me”.

Seeds

Live/1975-85

1986
Seeds (Live at LA Coliseum, Los Angeles, CA - September 1985)

Un brano feroce su una famiglia di disoccupati che vaga da città in città alla ricerca di lavoro. Il suono e il testo crudo mostrano l’impatto brutale della deindustrializzazione sulle vite delle persone, senza filtri né speranze illusorie. «Eravamo nella prima parte del nostro tour americano. Eravamo giù a Houston, in Texas e c’era un sacco di gente che si era trasferita a sud in cerca di lavoro sulle piattaforme petrolifere. Quando sono arrivati lì, il prezzo del petrolio è crollato e hanno cominciato a licenziarli. Li vedevi dormire di notte ai bordi delle strade, nelle loro auto o in tende, senza un posto dove andare, senza niente da fare, se non continuare a spostarsi».

Downbound Train

Born in the U.S.A.

1984

“Avevo un lavoro, aveva una ragazza, avevo qualcosa da fare in questo mondo. Mi hanno licenziato giù al deposito di legname, il nostro amore è finito male, i tempi si sono fatti duri”. Un uomo perde il lavoro e, insieme ad esso, l’amore e il senso della propria vita. Springsteen racconta magistralmente il crollo psicologico che accompagna la perdita di stabilità economica, con una semplicità devastante. Quella del treno è una metafora potente, un mezzo che va in discesa senza freni, una vita che precipita senza che il protagonista riesca a fermarla.

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