Classifiche, certificazioni, streaming: a dominare il 2020 è stato... il 2019 | Rolling Stone Italia
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Classifiche, certificazioni, streaming: a dominare il 2020 è stato… il 2019

Una ricognizione dei dati di vendita, dei dischi d'oro, dei numeri delle piattaforme per capire come sono andati gli ultimi 12 mesi. E scoprire che i tre album più apprezzati sono usciti l'anno scorso

Classifiche, certificazioni, streaming: a dominare il 2020 è stato… il 2019

Foto: Bruce Mars/Unsplash

Premessa che era meglio non mettere perché poi sembra un pezzo serio e la gente non mette i like. L’espressione “chi ha venduto più dischi” era già da archiviare prima del 2020, figuriamoci in un anno che ai supporti in plastica ha dato una grossa mazzata. Ma anche il concetto di “uscita simultanea di tracce” è sempre più vago: gli artisti ritoccano gli “album” continuamente, tra edizioni special deluxe royal majestic e “singoli” aggiunti mensilmente per assecondare l’irresistibile nazismo delle playlist – oppure per rilanciare tramite Sanremo un album che era stato un flop l’anno prima, vedi *******. Sì, avete letto bene: *******.

Perciò, quello che si potrebbe tentare di capire è chi è stato più ascoltato nel 2020. E qui si entra in un labirinto multilivello, per il quale bisogna cercare di combinare varie classifiche, alle quali ognuno può conferire l’autorevolezza che crede. Ma ci fidiamo, giusto? Bene, andiamo a vedere cosa si può intuire in questi ultimi giorni dell’anno. Ma un momento! Prima…

Altra premessa per annoiare i giovani, che si sa che non hanno tempo per leggere, cioè, zio
Le piattaforme di streaming sono arrivate dove sono arrivate anche grazie alla comunicazione, quindi non staremo a discutere. Ma siamo obbligati ad avvertire i lettori che Spotify ha annunciato i trionfatori del 2020 il 1° dicembre 2020, YouTube il 3 dicembre, Apple Music il 10 dicembre. Tutto bene, ma quello che è uscito dopo queste date (per esempio Ligabue, Pinguini Tattici Nucleari, Claudio Baglioni, per citare album entrati in top 10) resta tagliato fuori. Sì, avevano poco tempo per superare certi picchi di vendite. Però ecco, Ligabue è andato al n. 1 appena uscito e non lo ha mollato fino a fine anno, quindi stiamo cercando di orientarci con quello che ci danno i burattinai, okay?
E ora cominciamo.

Certificazioni FIMI. Gli album
Persona di Marracash ha ottenuto due dischi di platino nel 2020, uno a gennaio, l’altro a inizio dicembre. Due platini anche per Accetto miracoli di Tiziano Ferro, che però ha ottenuto questi risultati a metà luglio e nella settimana di Natale. E poi c’è tha Supreme, che col disco di debutto ha ottenuto un platino a febbraio e uno a ottobre. Insomma, tre mesi fa era già avanti agli altri due.

Difficile dire chi dei due avrà il colpo di reni decisivo nell’ultima settimana; il cantautore di Latina si è chiaramente giovato delle vendite natalizie dei CD, e dal 25 in poi potrebbe andare in calo; tuttavia il suo album attualmente consiste di 27 canzoni, 23 6451 di tha Supreme è salito a 21, mentre il rapper milanese si è fermato a 17. E i numeri un po’ contano, sapete. È una chiamata difficilissima, tenendo conto che Persona sta scendendo ai margini della top 30, tha Supreme è anche lui in discesa al n. 40 mentre Accetto miracoli (versione L’esperienza degli altri) è in top 10. Dovendo scommettere un euro sul podio finale (uno, non due) lo metteremmo su tha Supreme al n. 1, Tiziano Ferro al n. 2, Marracash n. 3. Se poi il tutto si ribaltasse, amen. I tre re sono loro. E tutti e tre con album usciti nel 2019, anche se poi nel 2020 si sono appesantiti – d’altra parte, questo succede a stare in casa.

Alle loro spalle, dischi monoplatino per Gué Pequeno, Sfera Ebbasta, Bloody Vinyl, Ghali, Tedua e l’accattivante Fantadisco dei MeControTe. Verdetto: quest’anno tra i primi cinque dischi più ascoltati dovrebbero esserci quattro album di rap italiano. Di sicuro, tra i primi dieci ce ne saranno almeno sette. Perché come decimo album più venduto dell’anno (ma qui stiamo proprio scommettendo nel buio) potrebbe esserci uno tra Emanuele di Geolier e C’era una volta di Ultimo (uscito nel 2018!) a completare un en plein tricolore, urrà, eccetera. Il genere quindi rimane preponderante, anche se va ricordato che di fatto molti artisti di altri generi hanno preferito rimandare l’uscita a tempi più favorevoli, nei quali tornare a contare sull’apporto di instore tour e concerti. E non stiamo parlando solo di cantautori e di pubblico adulto, ma anche del pop più giovane, quasi sparito dai radar se non per Irama, tra i singoli. Dove per contro, le hit vacanziere si confermano la forma d’arte più apprezzata dal nostro popolo allegrone.

Certificazioni FIMI. I singoli
Basandoci solo sui dischi di platino e le loro date, è una corsa a due con un outsider: ci sono quattro dischi di platino per Karaoke (Boomdabash con Alessandra Amoroso) e A un passo dalla luna (Rocco Hunt con Ana Mena), ma Superclassico di Ernia – che ha ottenuto il terzo disco di platino a novembre – è ancora a ridosso delle prime posizioni (n. 11), mentre le due canzoni spiaggiose, vivaddio, sono fuori dalla top 40. In questo caso, se dovessimo scommettere 50 centesimi, li metteremmo su quest’ordine di arrivo: Boomdabash, Rocco Hunt, Ernia. Ma chi scrive non proverebbe particolare dolore nell’essere smentito.

Alle spalle di questo possibile podio, dovrebbero arrivare, non necessariamente in quest’ordine, singoli che hanno ottenuto il terzo platino, ma sono da tempo fuori dalla top 20, se non addirittura dalla top 100: Mediterranea di Irama, Good Times di Ghali, Blinding Lights di The Weeknd, M’manc di Shablo feat. Geolier e Sfera Ebbasta, e Hypnotized di Purple Disco Machine & Sophie and the Giants.

Cosa dichiarano le piattaforme
1) Spotify. La app svedese col bollino verde non ama Tiziano Ferro, troppo boomer per le sue ambizioni supergiovani, e lo esclude dai suoi cinque “album più ascoltati”. Conferma invece la grande annata di tha Supreme e Marracash, ai quali fa seguire Ghali, Gué Pequeno e Geolier. Insomma, un mondo felicemente rappuso, rigorosamente maschio e amabilmente patriottico. Per quanto riguarda i singoli, però, Irama con Mediterranea (69 milioni di ascolti) stacca Good Times di Ghali (67 milioni) e M’manc (Shablo feat. Geolier e Sfera Ebbasta). Nulla in comune con le certificazioni FIMI, giusto? Per forza, bisogna tenere conto anche delle altre piattaforme. Tim Music, Deezer, Tidal (il cui peso in classifica è difficile da capire) e ovviamente, la seconda più popolare, che notoriamente è…

2) Apple Music. La mela ha detto che quest’anno i suoi ascoltatori hanno continuato ad ascoltare con piacere Dance Monkey di Tones and I, che era al n. 1 in Italia nell’ottobre 2019.
Non fate quella faccia.
Stando al comunicato ufficiale, il resto della top 5 è occupato da blun7 a swishland (tha Supreme), Karaoke (Boomdabash e Sandrina Amoroso), Mediterranea (Irama), Ti volevo dedicare (Rocco Hunt, con J-Ax e Boomdabash). Tutto questo, ammettiamolo, ci dice che rispetto agli utenti di Spotify, quelli di Apple Music sono un pochino più lenti e probabilmente un pochino più adulti. Da queste parti, il rap si appoggia visibilmente al pop, e al n. 1 c’è addirittura una STRANIERA – e sorvoliamo sul fatto ancora più strano: è una femmina.

3) Poi ci sarebbe YouTube. Che però non conta per la classifica, almeno per ora, anche se è il principale strumento di ascolto di musica degli italiani. Qui, risultano al primissimo posto Boomdabash e Alessandra Amoroso, con quasi 100 milioni di visualizzazioni; il secondo posto viene assegnato a Francesco Gabbani con Viceversa, e il terzo a Rocco Hunt e Ana Mena con A un passo dalla luna. A dire il vero, mentre scriviamo, quest’ultima totalizza ben 6 milioni di visualizzazioni in più del brano sanremese di Gabbani, ma questo è quel che accade quando si sparano i verdetti un mese prima della fine dell’anno. Poco male, di sicuro Rocco non se la Mena (ahaha, scusate). In generale, si sa che YouTube è la fonte di musica per un segmento di ascoltatori molto consistente, più adulto e nazionalpopolare (avrete notato la comparsa della parola Sanremo), nel quale tha Supreme ed Ernia non si ritrovano in top 5, mentre ci sono Baby K (Non mi basta più con Chiara Ferragni) ed Elettra Lamborghini (Musica e il resto scompare), queen e idole eccetera eccetera – qui di femmine, per qualche motivo, ce ne sono un bel po’.

Siccome qualcuno lo chiede sempre: e i talent show? Sanremo incluso
Diodato, vincitore di Sanremo 2020, ha ottenuto un disco d’oro con l’album Che vita meravigliosa e un doppio platino con Fai rumore. Non male. Ok, Gabbani e Mahmood erano andati molto meglio, ma facevano un altro genere, via. Quest’anno da Sanremo sono usciti bene soprattutto i Pinguini Tattici Nucleari, con doppio platino per il singolo Ringo Starr e platino per l’album Fuori dall’hype: il paragone con Lo Stato Sociale sarebbe banale, e infatti lo facciamo: a conti fatti i Pinguini hanno avuto meno visibilità, ma più ascolti.
Gaia, vincitrice di Amici 2020, ha ottenuto un disco d’oro con l’album Nuova genesi e un platino col singolo Chega. Non siamo dalle parti di Irama, ma col singolo è andata meglio di Alberto Urso (e ci mancherebbe).
Infine, da X Factor 2019 non era uscito nessuno in grado di farsi notare in classifica. E la recente edizione del 2020 non promette meglio.

Trionfi e piccole delusioni
Insomma, chi diavolo sono i più ascoltati del 2020?
Qualunque cosa ci dirà la classifica annuale FIMI tra una decina di giorni, alcuni nomi possiamo metterli fin d’ora davanti agli altri: tha Supreme, Marracash, Tiziano Ferro per gli album, Boomdabash, Rocco Hunt, Irama, Ernia per i singoli. Tra questi ultimi, come già detto, hanno stravinto (di nuovo) le hit estive, mentre tra i primi ha trionfato (di nuovo) il rap italiano. Anche se guardando le date di uscita dei più venduti tra gli album, viene da dire che a dominare il 2020 è stato il 2019.

E chi invece, non è andato così bene? Volete davvero saperlo? Sadici.
Siccome chi ha ottenuto “solo” un disco d’oro quando era abituato a più di un platino potrebbe essere comunque molto vicino alla quota più soddisfacente proprio in questi giorni (non abbiamo modo di saperlo), eviteremo di far imbufalire artisti e manager facendo dei nomi – nemmeno quello di ****.
Ci limiteremo a citare alcuni album di artisti importanti i cui album purtroppo PER ORA non hanno ottenuto certificazioni – e quindi dovrebbero essere rimasti sotto le 25 mila copie: Piero Pelù, Samuele Bersani, Annalisa, Ghemon, Francesco Bianconi, Max Pezzali, Francesca Michielin, Achille Lauro col disco – pardon, il progetto – di quest’anno, FSK Satellite con Padre, figlio e spirito, Fiorella Mannoia, Negramaro, Carl Brave con Coraggio. Ma per l’appunto, ci è voluto coraggio per pubblicare dei dischi quest’anno: e ringraziamo comunque chi ha rinunciato alla prudenza mercantile per dare qualcosa al suo pubblico. Comunque sono in ottima compagnia: quest’anno, dischi che si sono fatti valere in tutto il mondo come quelli di BTS, Drake, Taylor Swift, Eminem, Ariana Grande e Juice WRLD hanno avuto gli stessi problemi col nostro pubblico dal palato fine. Per ora.