Charli XCX ha mostrato come si fa davvero un disco in quarantena | Rolling Stone Italia
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Charli XCX ha mostrato come si fa davvero un disco in quarantena

Ecco come la cantante ha trasformato ‘how i’m feeling now’ in una narrazione pop transmediale creata con la complicità dei fan, tra picchi di entusiasmo e momenti di down

Charli XCX ha mostrato come si fa davvero un disco in quarantena

Charli XCX

Nella vita avrei voluto avere lo stesso entusiasmo contagioso di Charli XCX. Alzarmi dal letto in una mattina di quarantena e decidere di fare un disco, in un mese, per il gusto di rendere produttivo un momento terribilmente assurdo e struggente. Fomentare i miei amici, scrivere tutto il giorno, registrare hit su hit. Incidere how i’m feeling now (sì, tutto minuscolo). Ma – ahimè – non sono Charlotte Aitchison e la mia flebile vena creativa resta spesso assopita nelle pieghe dei cuscini.

La storia dietro a how i’m feeling now è semplice: Charli, bloccata come tutti noi dal lockdown, decide di produrre, scrivere e registrare un disco in 40 giorni, condividendo l’intero percorso creativo con il proprio pubblico. Il risultato è un documentario trans-mediale sulla creazione di un disco pop che – puntualissimo – ha visto la luce questo venerdì. Voi che avete fatto in questi due mesi di quarantena? Io una volta ho aiutato la mia coinquilina a fare una torta di mele.

Charli XCX - claws [Official Video]

Mentre noi rimanevamo bloccati in videocall con compagni di classe del liceo di cui ci eravamo dimenticati tanto la faccia quanto il nome di battesimo, Charli trascorreva il tempo coinvolgendo il suo pubblico nella creazione di quest’opera artistica attraverso le più svariate declinazioni social, diventando la mia scusa per evitare ogni imbarazzante rimpatriata. La seguivo nelle dirette Instagram dove condivideva i primi vagiti delle nuove canzoni, chiedendo opinioni su scelte melodiche e testuali. Per artwork, scatti fotografici, postproduzioni, la discussione si spostava nei post e nelle story di Instagram mentre i colloqui sulla vita in quarantena proseguivano su Zoom con scambi di pensieri, paure, ansie. Ero tra i mattoncini di Minecraft mentre suonava i primi inediti al futuristico festival dei 100 gecs su Minecraft e tra gli utenti di YouTube che seguivano i suoi video diary, occasione per tirare le somme, tra alti e bassi, della settimana di lavoro.

Ma, come detto, il rapporto era bidirezionale e Charli nel mentre chiedeva di contribuire remixando singoli, elaborando grafiche, supportandola quando il peso di questa impresa la abbatteva, prosciugandola d’ogni goccia di vitalità e sanità mentale. Noi, piccola e diffusa community weird, siamo sempre stati lì, al suo fianco, quotidianamente, a supportare la nostra ape regina. Quello che ci veniva proposto in cambio era la trasformazione della nostra solitudine pandemica in storia del pop e non è un caso se, nel primo post di ringraziamento per l’uscita del disco, Charli abbia scritto «prima di tutto grazie ai miei fan per il costante supporto e la generosità, le vostre idee e le vostre impronte sono ovunque in questo album, tanto quanto le mie». Per una volta questa retorica risuona verosimile.

Il tempo delle gigantesche macchine del pop, personaggi lontani, irraggiungibili e algidi, sembra volto al termine. Gli idoli di noi millennial sono fatti della nostra stessa sensibilità: fragili e intimiditi dalle avversità della vita, con quell’immancabile sicurezza di aver qualcosa di speciale da condividere con il mondo. E Charli XCX mostra, ancora una volta, la sua perfetta collocazione storico-temporale. Le clip del making di how i’m feeling now ne sono rappresentative: picchi di entusiasmo («ho deciso di fare un disco in un mese!») alternati a momenti di down esistenziale («mi son resa conto che spingere tutte queste persone con cui collaboro a essere attive in questo momento storico è un gesto egoista»). Per dieci post da popstar queen, ne spunta uno insicuro, depresso, angosciante: l’intimità dei millennial è nella condivisione emotiva digitale. Condividere sempre, nella buona e nella cattiva sorte. Amen.

Arriviamo al disco. how i’m feeling now è un’opera più matura del precedente Charli, pubblicato appena un anno fa. L’aver condensato il lavoro in un’unica enorme sessione ha giovato all’artista inglese, consentendole di costruire il suo album più organico ad oggi. how i’m feeling now sintetizza la quintessenza XCX: soluzioni melodiche eccentriche e uniche, testi sad-emo-party-queen, produzioni futuristiche del fidato A. G. Cook e di altri compagni di collettivo come Danny L Harle, Dylan Brady dei 100 gecs e new entry quali Dijon, Bj Burton e Palmistry. Al contrario di come ci ha abituato negli ultimi anni, Charli in quest’occasione resta sola al microfono per tutta la durata dell’album a sublimazione di questo Grande Fratello narrativo di cui siamo stati spettatori attivi. Con how i’m felling now non gridiamo al miracolo, ma alla solidità di un’artista pop che ha messo l’ennesimo mattone in una delle carriere più stimolanti e esemplari del music biz contemporaneo. Charli XCX è lo spartiacque tra ciò che fu e ciò che sarà, una proiezione sul presente di un’immagine del futuro che iniziamo a percepire.

Charli XCX non è un talento puro e cristallino, genio miracolato e irraggiungibile (non è più stagione per i Bowie), ma una donna consapevole dei propri limiti e per questo disposta a combattersi pur di superarli, accettando la giostra emozionale con cui è stata costruita questa generazione. Charli è un modello a cui aspirare poiché dal materiale grezzo ha scolpito un diamante. In un momento storico così cruciale per l’orizzonte della pop music, comprendere il ruolo chiave svolto dall’artista britannica è un privilegio per intravedere ciò che dobbiamo aspettarci dagli artisti pop del futuro: un esercito dai confini musicali, estetici, emozionali fluidi. Questo futuro sembra avvincente come non accadeva da tempo. Ora non ci resta che disancorarci dai passatismi e accettare che la storia della pop music sia giunta alla soglia di una nuova era. Siamo arrivati. È ora. Entriamo.

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