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Carlo Conti ci ha ammazzato l’hype

Sanremo 2026 è iniziato ieri, con l'annuncio del cast che vedremo in azione a febbraio. E per ora sembra che tutti concordino su una cosa: manca il colpaccio

Carlo Conti ci ha ammazzato l’hype

Carlo Conti alla presentazione dei palinsesti Rai 2023/2024

Foto: Ivan Romano/Getty Images

I giornali lo dicevano da qualche giorno che i big avevano fatto fuggi fuggi, gli addetti ai lavori lo vociferavano da settimane. E tutti i torti non c’erano: la nuova edizione di Sanremo è ben diversa da quelle a cui ci aveva abituato Amadeus, in cui c’era un sacco di gente da classifica che sembrava il Festivalbar.

Qualcosa è successo. Solo che nessuno sa bene cosa, o se qualcuno lo sa non l’ha detto a me. Vedo solo che i volti da “classifica recente” hanno mollato il colpo a favore di un cast decisamente più piatto rispetto a quello degli ultimi anni, dove anche un fenomeno collisionale come l’incontro tra Lazza e i Cugini di Campagna creava un cortocircuito da cui era difficile riprendersi.

Quest’anno ci sono dei ritorni, sì, c’è qualche prima volta interessante, e c’è chiaramente qualcuno che cerca di togliersi l’etichetta di musica per “ragazzini” (Nayt e Sayf, mi raccomando). Ma se si guarda il cast nel suo insieme, sembra più che altro che Sanremo sia tornato a fare quello che faceva una volta: lanciare o, forse meglio, rilanciare carriere.

E non c’è niente di male. Ma se Amadeus faceva il pigliatutto tra quello che si vedeva in classifica, e cioè tra quello che ascoltano le uniche persone che fanno muovere questo mercato (i teenager), quest’anno mica tanto.

La direzione artistica di CC non ha saputo (o forse non ha voluto) dare al pubblico di Sanremo quello che il pubblico di Sanremo ha avuto negli ultimi anni: l’hype, l’aspettativa. Quella che quest’anno si sarebbe creata con il ritorno di Blanco, con quello di Angelina Mango o di Madame. Avendo in gara California per la prima volta da sola, portando La Niña su quel palco. Ma anche Emma Nolde. Sono puri esempi. In cambio invece abbiamo invece un bel po’ di nomi che non pensavamo di vedere all’Ariston, almeno non quest’anno, almeno guardando cosa è successo in classifica negli ultimi mesi.

A partire dalla nutrita squadra di figli di (che speriamo regalino almeno un quarto delle emozioni di Sanremo 1989), ma pure di nomi come Nigiotti, Bravi, Sattei o Renga, per dirne alcuni. Senza parlare di altri con cui dobbiamo decisamente prendere confidenza (ci perdonerà Eddie Brock).

Entrando nel dettaglio, ci sono diverse cose che potrebbero attirare l’attenzione. Le prime volte di Luchè, Chiello e Tommaso Paradiso. Il ritorno di Malika, quello di Levante. C’è il pop di Ditonellapiaga e il bis di Elettra Laborghini: Musica (e il resto scompare) rimane un brano da antologia camp. C’è spazio per il cantautorato cool di Fulminacci e di Colombre con Maria Antonietta.

Tanti potrebbero fare bene, tanti potrebbero fare male. Alla fine, contano le canzoni. Ma, a occhio, manca il colpaccio vero. Quello che crea curiosità. Il nome che dici: “Oddio, non vedo l’ora di vederlo su quel palco”. Pure Masini e Fedez ci sembra di averli già visti insieme dieci volte (e forse è davvero così).

Poco coup de théâtre per Conti. Perché se l’anno scorso tornava Giorgia con un pezzo di Blanco, l’anno prima la figlia di Pino Mango creava curiosità tra tutti quelli che non hanno mai visto Amici e l’anno prima ancora eravamo tutti pronti a seguire le conferenze stampa di Anna Oxa (che purtroppo non ci sono state), quest’anno mancano un paio di nomi che farebbero gridare “è stato il suo anno, se lo merita”. La famosa chiusura del cerchio. Forse sarebbe bastato un ritorno di Lucio Corsi, o un big degli anni 2000 alla sua prima volta come avevamo letto qua e là (tipo TZN).

Per ora però manteniamo la calma: a ogni annuncio c’è sempre qualcuno che ha qualcosa da dire, che pensa che l’avrebbe fatto meglio, “che l’anno scorso non ti ricordi? Era come vedere i Grammy”. E invece. Alla fine ne stiamo già parlando da quasi 24 ore. Sopravviveremo anche quest’anno. E forza Elettra.

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