Britney Spears ha qualche chance di liberarsi dalla conservatorship? | Rolling Stone Italia
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Britney Spears ha qualche chance di liberarsi dalla conservatorship?

Lo abbiamo chiesto a una professoressa di diritto di Syracuse esperta dell'argomento e all’avvocato che per un breve periodo ha difeso la cantante. Spoiler: non è facile quanto sembra, ma la soluzione c'è

Britney Spears ha qualche chance di liberarsi dalla conservatorship?

Britney Spears nel 2018

Foto: Ethan Miller/Getty Images

Mercoledì scorso Britney Spears ha rilasciato una straziante dichiarazione pubblica a proposito della conservatorship a cui è sottoposta da ben 13 anni. Durante la testimonianza in tribunale, via Zoom, Spears ha denunciato anni di abusi: è stata obbligata a lavorare, le sono stati prescritti farmaci debilitanti come il litio, le sono state persino imposte restrizioni su gravidanza e matrimonio. Ha anche detto di non essere mai stata messa al corrente della possibilità di presentare una richiesta alla corte per porre fine alla conservatorship, che è gestita dal padre Jamie Spears.

È dal 2008, quando è stata ritenuta incapace di gestirsi da sé, che la cantante è rappresentata da Samuel D. Ingham III, un avvocato nominato dal tribunale. Ora Spears spera di porre fine alla conservatorship in modo permanente e ha dichiarato il desiderio di cambiare avvocato. La domanda è: quanto spesso i soggetti sotto conservatorship riescono a porre fine a questa forma di tutela?

Secondo la professoressa di diritto all’università di Syracuse Nina Kohn l’età gioca a favore della cantante. «I soggetti a cui sono stati restituiti pieni diritti sono in buona parte giovani adulti come Spears», spiega a Rolling Stone. «Il ripristino dei diritti può essere completo o parziale. Significa che una persona può non avere bisogno di un tutore con pieni poteri anche se viene deciso che ci sono cose che non può fare senza il benestare di una persona designata dal tribunale».

Leggendo i documenti pubblicati dal New York Times e la testimonianza di Spears, la cantante era sottoposta a drammatiche limitazioni eppure ci si aspettava che continuasse a lavorare come faceva prima della conservatorship. Le veniva assegnata una paga settimanale e senza approvazione non poteva nemmeno prendere da sola decisioni su piccole cose come l’arredamento della casa. Secondo chi critica la conservatorship si tratta di un abuso di potere che, a detta di Kohn, è un fatto comune in casi del genere in cui viene esercitato il controllo sui diritti e l’autonomia di una persona. «Dovrebbero essere stipulati accordi su misura in cui il tutore ha solo i poteri strettamente necessari per proteggere l’individuo».

Prima che il tribunale le assegnasse un avvocato d’ufficio, Britney Spears è stata difesa da Adam Streisand. Quest’ultimo ha sollevato dubbi sulla condotta di Ingham e in particolare sulla mancanza di una difesa sostanziale della sua assistita. Dopo aver ascoltato la sua testimonianza della cantante che esprimeva questo stesso pensiero, Streisand è convinto che il giudice debba porre immediatamente fine alla conservatorship.

«Avrei voluto sentire il giudice dire: “Sto fissando un’udienza, la voglio rivedere tra dieci giorni perché ho intenzione di porre fine alla conservatorship a meno che qualcuno non dimostri che c’è una buona ragione affinché rimanga», dice Streisand. Nel caso non accada, spera almeno che Ingham presenti una richiesta per porre fine alla conservatorship, anche se la cosa potrebbe risultare tutt’altro che facile.

«In tribunale ha detto: “Voglio che finisca, ma non voglio essere esaminata”. Ci sono due aspetti da tenere in considerazione. Primo: è difficile porre fine a una conservatorship senza portare prove», dice Streisand. Queste prove hanno a che fare con la capacità certificate da un medico e la corretta gestione dei propri averi. «Secondo: la legge è chiara, una conservatorship non può che essere l’ultima risorsa utilizzabile. In altre parole, se c’è un modo meno restrittivo per aiutare o proteggere una persona, la conservatorship deve essere cancellata».

Kohn aggiunge però che «la legge della California è datata e non protegge a sufficienza i diritti individuali». La dichiarazione resa da Spears non è di per sé sufficiente per dare il via a un processo di revisione, anche se secondo Kohn in questi casi la dichiarazione del soggetto sottoposto a tutela dovrebbe bastare e non rendere necessario passare attraverso una richiesta formale.

Sia Kohn che Streisand sottolineano che la conservatorship dev’essere l’ultima risorsa. Nel caso ci siano ancora preoccupazioni circa la salute mentale di Spears e la sua capacità di gestire le finanze, esistono alternative meno radicali della conservatorship che avrebbero dovuto essere esaminate anni fa e che potranno essere utilizzate in futuro, come l’assunzione di un health care advocate o di un fiduciario.

Kohn, che è autrice dello Uniform Act on Guardianship e ha testimoniato circa la necessità di una riforma di queste forme di tutela per eliminare ogni abuso, spera che il movimento #FreeBritney continui anche dopo la fine del caso Spears. C’è bisogno di una vera riforma della legge per difendere chi è intrappolato in situazioni del genere e non può esprimersi.

«Se davvero i fan vogliono onorare Spears e assicurarsi che questo tipo di cosa non accada ad altri, dovrebbero andare dai rappresentati dei loro Stati e dire chiaramente che è ora di riformare la legge per far sì che nessun altro finisca in una situazione del genere».

La prossima udienza della Spears è fissata per il 14 luglio.

Ha collaborato Tessa Stuart. Articolo tradotto da Rolling Stone US.

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