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Breve ode alla sciarpa di Taylor Swift

È uscito il corto di ‘All Too Well’, l'epopea amorosa definitiva di Swift. C’entrano l’ossessione per i dettagli, Jake e Maggie Gyllenhaal, una ventunenne che scrive versi a raffica, la memoria e la vendetta

Foto press

A un certo punto i giornalisti hanno cominciato a chiedere all’attrice Maggie Gyllenhaal se avesse ancora la sciarpa. Lei li guardava stranita, ignara di che cosa intendessero. Poi ha capito: parlavano di All Too Well. È l’epopea amorosa in forma di canzone che Taylor Swift ha pubblicato nove anni fa all’interno dell’album Red. Aveva 21 anni e scriveva versi a raffica per vendicarsi del destino. Il pezzo non è mai uscito come singolo, eppure è diventato uno dei preferiti degli Swifties di mezzo mondo e pure dei giornalisti che la piazzano spesso al numero uno delle classifiche dei pezzi dell’americana. È una storia che ha a che fare con l’ossessione per i dettagli e con la sciarpa di cui Gyllenhaal nulla sapeva.

Tempo fa la co-autrice Liz Rose ha raccontato com’è nato il pezzo: Taylor che la ricontatta dopo un bel po’ che non si sentono e le chiede di andare a casa sua, lei che ci va e scopre che c’è questa canzone su una storia d’amore finita, non una qualsiasi ma una molto precisa, con particolari a fuoco. Dura una decina di minuti, forse addirittura una ventina, Rose non ricorda. Fatto sta che assieme la sfoltiscono fino ad arrivare ai cinque minuti e mezzo della versione di Red.

Viene pubblicata e la gente s’appassiona. Perché è Taylor Swift. Perché è una canzone d’amore in cui la rabbia sobbolle senza mai esplodere. Perché mescola vulnerabilità e sicurezza. Perché racconta i piccoli momenti di felicità tipici d’una relazione, rivisti però con lo sguardo dolce e amaro di quand’è tutto finito. Perché si dice che il protagonista maschile sia l’attore di Donnie Darko e I segreti di Brokeback Mountain Jake Gyllenhaal, ex della cantante. Perché è scritta bene ed è piena di dettagli accattivanti fin dalla primissima scena, dove la protagonista dimentica la sciarpa a casa della sorella di lui. Ecco perché Maggie Gyllenhaal, ecco perché quelle domande.

Il testo sembra il trailer di un film d’amore senza lieto fine: lui che quasi passa col rosso perché è incantato mentre la guarda, la mamma di lui che le mostra le foto di quand’era bambino e il ragazzo arrossisce, i due che ballano di notte illuminati dalla luce del frigorifero. Si scopre poi, nel bridge, che è stato lui a rompere l’incantesimo – o a fare a pezzi il capolavoro, come recita il testo – e l’ha fatto con la crudeltà noncurante di chi dice che ti lascia per onestà. Ed ecco il dettaglio killer, il segno della vendetta del tempo: lui s’è tenuto la sciarpa della prima strofa “perché ti ricorda l’innocenza e ha il mio odore e non riesci a liberartene”.

Finisce con la frase del titolo, “remember it all too well”, che diventa il meccanismo linguistico attraverso cui Swift si vendica, per lo meno nella canzone. In principio è un modo amaro per dire che lei ricorda fin troppo bene il dolore. Nella seconda parte in cui si passa dalla prima alla terza persona serve a certificare il fatto che lui non l’ha dimenticata.

E insomma la canzone esce, Taylor la piazza come traccia numero 5, dove mette le cose emotivamente più coinvolgenti, diventa uno dei momenti più attesi dei concerti di Swift, la gente ci va matta e cerca di capire se parli davvero di Gyllenhaal. Lui dice di non saperne niente, e ti credo, sui social certi fan possono essere molto protettivi e molto bravi a realizzare meme. La versione lunga di All Too Well, quella rimasta inedita, diventa il Sacro Graal dei Swifties, una cosa che di solito accade con musica “that’s much cooler than mine”, per dirla con le parole di un altro pezzo di Taylor. Si favoleggia insomma su com’è, su come le strofe tagliate potrebbero arricchire la storia. Qualche frammento di testo emerge nell’edizione deluxe di Lover.

Quando l’artista rimette mano a Red per ri-registrarlo nell’ambito della più vasta campagna di ripubblicazione del suo repertorio, che ha lo scopo di riprendersi le canzoni che ha scritto e che sono state cedute non a lei che le vorrebbe ma a un fondo d’investimento, la inserisce nella versione lunga fra i tanti bonus che portano Red (Taylor’s Version) a durare due ore e dieci minuti. Prima lo fa capire, poi lo dice apertamente, infine si fa fotografare con il vinile aperto sul testo integrale. I Swifties ingrandiscono l’immagine, ma si sfoca: bisogna aspettare l’alba del 12 novembre per sentire, per capire.

Prodotta da Jack Antonoff, All Too Well (10 Minute Version) parla del perché della separazione, ovvero la differenza di età che lui non sopporta (Taylor Swift è dell’89, Jake Gyllenhaal dell’80). C’è l’immagine di lui che esita a chiamarla amore e c’è anche una frecciatina velenosa: “Non sono mai stata brava con le battute, ma io invecchierò e le tue amanti avranno sempre la mia età”. Come tutto il resto di Red (Taylor’s Version), il pezzo è stato reinciso. Ci sono passaggi che suonano più 2021 che 2012, come quello in cui lui tira le chiavi dell’auto e sul portachiavi c’è scritto “fuck the patriarchy”. E c’è la scena del ventunesimo compleanno di lei, che fissa la porta nella vana speranza che lui arrivi. La versione da 10 minuti non altera l’idea che avevamo della canzone, la arricchisce di nuovi particolari.

Il cortometraggio che accompagna la versione lunga e che è uscito stanotte, mostrato in una première su YouTube con mezzo milione di spettatori, è scritto e diretto da Swift che ha fortissimamente voluto come interpreti Sadie Sink e Dylan O’Brien, ritagliandosi un ruolo nel finale. Il video traduce in immagini l’atmosfera autunnale del pezzo, ma è anche una riflessione sulla memoria, sulla vendetta, sui momenti di passaggio. «Parla del raggiungimento della maggiore età e del momento unico nell’esistenza in cui a 19, 20 anni hai un piede nell’infanzia e uno nella vita adulta e non sai da che parte stare», ha detto Swift. Il video, in cui la canzone s’interrompe per dare spazio a una scena di litigio ambientata in cucina, si apre con una citazione di Neruda che pare riassumere parte della poetica della cantautrice americana, quel suo modo quasi cocciuto di ripensare e rielaborare le storie del passato: “Amare è così breve, dimenticare così lungo”. E ovviamente c’è la sciarpa. Che cosa sarebbe All Too Well senza la sciarpa?

Che cosa sarebbe Thunder Road senza la zanzariera che sbatte e il vestito di Mary che si muove nel vento? Cosa diventerebbe la scena urbana di Simple Twist of Fate senza l’insegna al neon dell’hotel, il cieco che chiede l’elemosina, il sassofonista che suona chissà dove? I dettagli nelle canzoni pop non sono capricci di compositori che hanno letto troppi libri, né sono lo sfondo in cui si muovono i personaggi. Servono ad attirare l’ascoltare dentro la storia. A volte rappresentano l’essenza stessa delle canzoni.

Siccome Taylor Swift è una macchina da guerra, la sciarpa la trovate in vendita sul suo sito ufficiale a 35 dollari più spese di spedizione. L’etichetta dice “Taylor Swift” da una parte e “All Too Well” dall’altra. È rossa, ovviamente.

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