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‘Blocco 181’: la seconda stagione della serie con Salmo sarà tutta un’altra musica

Il prossimo capitolo della saga crime firmata Sky Studios e ambientata nella Milano lontana dai riflettori debutterà prossimamente sulla piattaforma (e in streaming su NOW). Laura Osma: «La forza di 'Blocco' è mostrare quello che rimane nascosto sotto il tappeto. E che riguarda tutti»

Foto: Marco Piovanotto/Sky

Romeo e Giulietta, Montecchi e Capuleti, pandilleros latini, salotti benpensanti e criminalità locale. La prima stagione di Blocco 181, la prima serie prodotta in-house da Sky Studios per l’Italia (insieme a TapelessFilm e Red Joint Film) ci ha presentato l’amore secondo Shakespeare, secondo Milano: una massa indefinita che però, forse, una forma ce l’ha – quella del Blocco, agglomerato di edilizia popolare fatiscente alla periferia Sud di Milano (le riprese sono tra Barona e Lorenteggio). In questo panopticon al contrario – perché sono i suoi “prigionieri”, le bande che lo abitano, a osservare e non a essere osservati – si vorrebbe usare solo la lingua della violenza. Invece, breve riassunto delle puntate precedenti: la delinquenza, scelta o imposta, si fa Cupido per un trio di giovani che, per rivalità o distanza sociale, non avrebbero dovuto incontrarsi mai.

Sono Bea (Laura Osma), Ludo (Alessandro Piavani) e Madhi (Andrea Dodero). Sono la Misa (gang latinoamericana), la “Milano da bere” contemporanea, delle terrazze alte e nascoste alla vista, e poi il gruppo che controlla il Blocco. E si stanno preparando per tornare con una stagione che promette tutta un’altra musica. Confermata, oltre ai “triangolari”, anche la presenza di Salmo, che tornerà nelle vesti di Snake.

Salmo. Foto: Marco Piovanotto

«Musicalmente», dice Salmo, «non c’è mai stata la volontà di fare di Blocco 181 la “mia” serie. Con questa seconda stagione si vedrà ancora di più: entrerà in scena una nuova banda, la Kasba, con giovanissimi di seconda generazione provenienti dal mondo arabo. Dunque se la prima stagione si era concentrata sulle influenze latinoamericane, questa volta il focus si sposta, ci spingiamo altrove. È un’esperienza in più che inglobiamo e che renderà ancora più ricca la colonna sonora. Anche perché il principale personaggio della Kasba, interpretato da Fahd Triki, condivide un tratto importante con il suo attore: sono entrambi trapper. Questa sarà la direzione: trap, drill, ritmi veloci per una generazione veloce».

Per mettere insieme il gruppo della Kasba, la produzione ha attivato uno street casting old skool: andare nei quartieri (San Siro, Giambellino, la stessa Barona, per dare i soliti famigerati), fermare i ragazzi, chiedere un appuntamento. Racconta il regista Ciro Visco, che ritorna dietro la macchina di Blocco 181 dopo una prima stagione confezionata insieme a Giuseppe Capotondi e Matteo Bonifazio: «Per un po’ ci siamo sentiti come marziani: spiegare le dinamiche di una produzione a degli attori di fatto non professionisti è sempre una scommessa. Alla fine però siamo stati orgogliosi del gruppo che abbiamo formato. È successo come per la prima stagione, quando abbiamo dovuto scegliere i tre protagonisti: abbiamo visto questi ragazzi insieme, e abbiamo capito subito che erano già una famiglia prima ancora di mettersi a lavorare insieme. Vedremo se questo secondo giro ci darà nuovamente ragione».

Da sinistra a destra Fahd Triki, Andrea Dodero, Salmo, Laura Osma, Alessandro Piavani. Foto: Marco Piovanotto

Non solo sound e facce nuove. Anche per Bea, Ludo e Mahdi le cose prenderanno una piega diversa. Lo sottolinea Paolo Vari, sceneggiatore della stagione insieme a Ivano Fachin, Tommaso Matano, Giovanni Galassi e Visco stesso: «Il primo episodio ci porterà un po’ lontano da dove ci siamo lasciati. Non ci agganceremo immediatamente alla chiusura della prima stagione, e così facendo lasceremo che i ragazzi abbiano il tempo, alcuni addirittura lo spazio, di crescere e cambiare. I nomi son gli stessi, la squadra pure. I problemi però, sia dei protagonisti che di Milano, non sono più quelli di quando abbiamo scritto e prodotto il primo capitolo».

Eppure Blocco non nasce per compiacere quello che scrollano Milano Bella da Dio e aggiornano e aggiornano, alla ricerca dell’inquadratura pruriginosa che faccia puntare il dito. Detto in altre parole: non perché si parla delle periferie non si può, o non si deve, parlare di quanto si colloca nella narrazione di una città da cartolina, rapida, efficiente, colta, cool. Si può raccontare il Duomo come l’edilizia popolare, City Life come lo spaccio di droga. Anche perché, come ricorda Nils Hartmann, Executive Vice President Sky Studios per l’Italia, l’idea per Blocco 181 nasce a monte di Milano. Si voleva un crime diverso, in una città rimasta laterale a tutte le Gomorra e Suburra, che aggiungesse temi al libretto del genere e li contaminasse anche a livello visivo. Questa la scommessa da portare avanti nella seconda stagione.

Al centro Laura Osma. Foto: Marco Piovanotto

Quel che è certo è che non sarà più un gioco da ragazzi. Per Laura Osma, lead femminile, «Ora Bea ha capito che si fa sul serio. Deve confrontarsi con il fatto di essere cresciuta, di esser diventata una donna. Questo spesso vuol dire tener testa agli uomini, salire sulla giostra del potere. Ci siamo spogliati e siamo tornati con abiti nuovi». Lo stesso dice Piavani a proposito del suo Ludo: «La stagione si apre su un Ludo affaticato, che decide di tornare a Milano con un peso sulla coscienza. Se prima si buttava a capofitto nelle cose, ora si è fatto scaltro, e ha imparato a mostrare il volto che vuole, quando vuole». Per Alessandro Tedeschi, nella parte del dealer Lorenzo, «I personaggi ora hanno ambizioni più epiche. Lorenzo, per esempio, sta cercando una nuova identità. Il suo cambiamento è paradigmatico: prima rincorreva i soldi, adesso fiuta il potere».

«Alla fine», chiosa Osma, «la ricchezza di Blocco è mostrare che abbiamo fame, e da vendere. Ti obbliga a sbirciare sotto il tappeto a confrontarti con quelli che, secondo la società, non dovrebbero farcela. E questi siamo tutti noi, non importa la geografia».

 

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