Billie Eilish scherza, si incazza ed è più brillante che mai in ‘Hit Me Hard and Soft’ | Rolling Stone Italia
my future

Billie Eilish scherza, si incazza ed è più brillante che mai in ‘Hit Me Hard and Soft’

Il suo terzo LP è il suo album di formazione ma per certi versi anche un album di debutto, una corsa ininterrotta di sterzate musicali che fa meravigliare di quanta strada abbia fatto Billie come artista pop

Billie Eilish scherza, si incazza ed è più brillante che mai in ‘Hit Me Hard and Soft’

Foto: William Drumm

«Non vuoi sapere quanto sono stata sola», canta Billie Eilish a metà del suo eccellente nuovo album, Hit Me Hard and Soft. Questa frase riassume il paradosso della sua vita in una riga: una ragazzina timida e stravagante che è diventata una mega-pop star troppo in fretta, una romantica che non ha mai avuto il lusso di una vita amorosa privata, un bersaglio di misoginia sin dalla sua adolescenza. A 22 anni, ha già ricablato il modo in cui viene vissuto il pop. E ha il potere di portare il mondo intero dalla sua parte.

Eilish è esplosa a 17 anni con When We All Fall Asleep, Where Do We Go?, il suo diario di inquietanti incubi adolescenziali, con suo fratello/co-cospiratore Finneas O’Connell. Ma dopo cinque anni al vertice, ha ancora lo stile eccentrico che portava nella sua musica quando era solo una ragazzina che si divertiva con il pop da camera da letto per divertirsi e ridere.

Sono passati tre anni dal suo ultimo album, la catarsi superbamente angosciante Happier Than Ever. Il nuovo album sembra molto diverso: più giocoso, più incazzato. La musica spazia dal lamentoso synth-pop come Birds of a Feather o Blue a ballate confessionale come The Greatest o Skinny. E in generale Hit Me Hard and Soft si distingue comunque come qualcosa di straordinariamente strano.

La fama sembra ancora una trappola per Eilish: canta di sentirsi “come un uccello in gabbia” sia nella prima che nell’ultima canzone. Hit Me Hard and Soft è il suo album di formazione, ma anche il suo album di debutto, con una corsa ininterrotta di sterzate emotive e musicali a trasformismo rapido. Passa dalla depressione, dall’isolamento e dall’infelicità all’esplicita lussuria electro-goth di Lunch, dove delira per una musa che è “un desiderio, non una cotta”. Ha la malizia di Bad Guy, salvo per il fatto che ora sta cantando: “Hai bisogno di un posto, mi offro volontaria / Lei è i fari, io sono il cervo”.

Skinny è un intenso brano di apertura che riprende da dove Happier Than Ever si era interrotto, ma con la stessa vulnerabile intimità della sua straziante ballata su Barbie, What Was I Made For?. I testi alludono al trauma di una relazione rovinata dal controllo pubblico – mentre canta, “Internet è affamato del tipo più meschino di divertimento, e qualcuno deve nutrirlo”.

Billie e Finneas sono una delle più grandi coppie di fratelli che si fondono mentalmente nella storia del pop, e si stimolano sempre a vicenda verso sorprese più grandi. Qui producono quasi tutti i suoni da soli, anche se gli arrangiamenti d’archi di Finneas sono suonati dall’Attaca Quartet – un raro momento in cui gli estranei vengono invitati nel privatissimo mondo sonoro della famiglia. È un album serrato e lineare, con un ritmo vecchia scuola di 10 canzoni in 44 minuti, nessuna particolarmente opaca o imperscrutabile, ma nessuna che si muove in linea retta. Il titolo Bittersuite riassume il modo in cui scorre l’album, con canzoni che spesso si spostano a metà e si lanciano in una canzone completamente diversa. L’Amour de la Vie inizia come una buffa ballata da caffè di Edith Piaf, poi si trasforma in un tonfo da discoteca decisamente energico; La stessa Bittersuite inizia sulla pista da ballo, rallenta improvvisamente, quindi termina con un morboso drone synth, come una colonna sonora alla fine di HAL 9000.

Birds of a Feather è una toccante canzone d’amore dal sapore anni ’80 che potrebbe passare per Sade o George Michael, con la voce più emotivamente vorace di Eilish. “Voglio che tu rimanga finché non sarò nella tomba”, supplica. “Finché marcirò, morta e sepolta/Fino a quando sarò nella bara che porti.” Ma la canzone più potente qui è The Greatest, dove passa da un sussurro a un urlo mentre testimonia il dolore degli adulti, quasi ringhiando: “Tutte le volte che ho aspettato/che tu mi volessi nuda/ho fatto sembrare tutto indolore.”

Tre anni fa, in Happier Than Ever, uno dei suoi momenti più vulnerabili è arrivato in My Future, dove Eilish cantava: “Sono innamorata del mio futuro/Non vedo l’ora di incontrarlo”. Il suo sé futuro si è rivelato un vero capolavoro: tutto ciò che la diciannovenne Billie avrebbe potuto sperare. Hit Me Hard and Soft ti fa meravigliare di quanta strada abbia fatto come artista pop. Ma è anche un presagio propizio che la Billie più grande debba ancora arrivare.

Da Rolling Stone US

Altre notizie su:  Billie Eilish Hit me hard and soft