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Vi presentiamo i P L Z: sono alieni, zombi, terroristi o feticisti del BDSM?

In ‘Milano d’agosto’ due musicisti senza volto si aggirano per la città deformata e notturna. Il video è pieno di strane interferenze perché girato in formato VHS. «Forse siamo noi stessi dei glitch viventi»

Due alieni senza volto si aggirano in una Milano notturna, strana e deformata. È il video di Milano d’agosto dei P L Z. Dietro alla sigla che sta per “please” si nascono due musicisti noti nell’underground italiano che non vogliono svelare il loro volto e perciò lo coprono con maschere di lattice.

«Milano d’agosto» spiegano «non è un pezzo su Milano e nemmeno sull’estate. È un pezzo sull’avere la Milano d’agosto dentro, l’avere introiettato il luogo comune della città super competitiva, arrivista rabbiosa, che d’agosto si svuota perché fa troppo caldo, c’è l’afa, non c’è il mare. La città che se rimani a Milano d’estate sei folle o ci diventi. La città che vuole essere, ma che molti sono contenti vedere fallire per dire “eh, il capitale… hai visto che schifo la modernità…”».

Milano d’agosto è un pezzo sul vederti rifratto nello schermo del telefono quando posti un commento indignato sul mondo. «È voler uscire da quella specie di bolla di forti opinioni, di gesti assoluti da tastiera, e cancellare le quattro cazzate che pensi siano te, che facciano la tua identità, le cose che hai messo a mo’ di decalogo su Tinder e Grindr: “io sono questo”. Con questo pezzo vogliamo prenderci una vacanza da noi stessi, uscire e provare a vederlo sto mondo com’è. Così abbiamo deciso di non mostrare la faccia, di apparire con delle tute da meccanici o tute spaziali, con maschere di lattice che non si capisce se siamo alieni, zombie, terroristi o feticisti del BDSM (forse siamo tutto questo, ma anche chissenefrega). Vogliamo capire che effetto fa essere “nascosti in bella vista”, fare reset e reimparare a stare al mondo, ad avere delle relazioni come se non le avessimo mai avute».

Foto press

Il video è diretto dalla artista visiva Michelle Pan e rimanda a un mondo analogico. «Se mi chiedete perché lavoro con una vecchia videocamera a VHS» dice la regista del video «probabilmente dovrei rispondervi (vi risponderei?) sul come l’ho ritrovata qualche anno fa in casa, sul come ho fatto di necessità virtù, sul come mi ha conquistato, sul come ho cercato e sto cercando di trovare un tocco personale che si distingua in una vasta realtà audiovisiva. Lo stile e la qualità di questo piccolo oggetto – sproporzionatamente pesante – è quello che più colpisce e credo anche causa della moda nostalgica degli ultimi anni».

«Il fascino del passato» continua Michelle Pan «ha colpito anche i P L Z, che cercavano un connubio tra realtà conosciuta e realtà distorta. Mi son divertita a costruire questo tipo di immaginario in questo lavoro, che è quasi un reportage dal ritmo serrato sulla curiosità di due figure misteriose sbarcate nella metropoli milanese che ho avuto la possibilità di conoscere diventando un occhio esterno che silenziosamente li seguiva per la città».

Il duo descrive il video come un specie di «documentario delle nostre apparizioni non annunciate, di queste epifanie non richieste, così in giro per la città. Come se vedessimo Milano per la prima volta e fossimo visti dai suoi abitanti come delle strane non-persone». I due apprezzano l’uso della vecchia videocamera portatile piena di glitch perché rimanda agli anni ’90. «A noi quegli anni piacciono un sacco, gli anni della techno, della house, del French touch. E forse siamo noi stessi dei glitch viventi. Per cui il suo modo di vedere distorcersi la realtà è anche il nostro. Ci siamo fatti seguire per alcuni luoghi di Milano, fra posti che frequentiamo “normalmente” e luoghi più istituzionali, luoghi-cartolina della città. È stato una specie di esperimento, un’improvvisazione notturna. Per il gusto di farlo e vedere l’effetto che fa».

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