Thomas Naïm suona Jimi Hendrix: in anteprima il video di ‘Cherokee Mist’ | Rolling Stone Italia
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Thomas Naïm suona Jimi Hendrix: in anteprima il video di ‘Cherokee Mist’


Il brano fa parte di ‘Sounds of Jimi’, un tributo alle composizioni e allo stile del chitarrista. «Questa versione è basata sulla demo del ’68, l’ho interpretata come un blues del deserto»

Suonare Jimi Hendrix senza imitarlo, reinventare i suoi brani senza stravolgerli, celebrare la sua grandezza e tradurla nel linguaggio della musica contemporanea. È questo l’obiettivo che Thomas Naïm, chitarrista e compositore che ha suonato con Hugh Coltman, Sebastien Tellier e Bob Sinclair, si è dato per l’album Sounds of Jimi, il progetto nato per il 50° anniversario della morte del chitarrista. 

Insieme a Naïm ci sono il batterista Raphael Chassin e il bassista Marcello Giuliani, uniti per un tributo particolare, una rilettura personale dei brani di Hendrix, anche i meno conosciuti. Tra questi c’è anche Cherokee Mist, protagonista del video in anteprima qui sul sito di Rolling Stone.

«Cherokee Mist è un pezzo di Hendrix che non è mai stato terminato», dice Naïm. «Avevo scoperto molto tempo fa la versione registrata nel 1970 in trio nel boxset viola della Jimi Hendrix Experience. La mia versione, però, è basata sulla prima demo del titolo, che Jimi ha registrato nel 1968 in duo con Mitch Mitchell». Per Sounds of Jimi, il chitarrista ha semplificato la struttura, interpretando il brano come «un blues del deserto, un blues Tuareg perché la melodia mi ispirava l’universo un po’ trance di gruppi come i Tinariwen».

La copertina di ‘Sounds of Jimi’

Il video è diretto da Tania Feghali, che prima ha installato gli strumenti su un parquet di specchi in una vecchia fabbrica d’acqua trasformata in club, poi li ha fatti suonare in loop. «Volevo trasmettere l’universo ipnotico del pezzo, l’atmosfera psichedelica dei riff di chitarra e basso, il tempo ammaliante della batteria. Con la camera a mano giravo intorno a musicisti e strumenti per entrare nel suono ipnotico del pezzo», spiega la regista. «Non amo chi tocca Hendrix, ma trovo che Thomas sia riuscito ad andare all’essenza del lavoro dandogli una nuova dimensione. Le sue corde polverose, le scale ipnotiche, ricordano i blues del deserto».

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