Olden e Capovilla, in anteprima il video di ‘Le nostre vigliacche parole mancanti’ | Rolling Stone Italia
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Olden e Capovilla, in anteprima il video di ‘Le nostre vigliacche parole mancanti’

Accompagnata da un video girato tra Marghera e Barcellona, la canzone ha due livelli di lettura: uno personale e uno politico. «Parla delle nostre sconfitte e della catastrofe che ci attende»

«Ricordo che stavamo per chiudere il disco a marzo di quest’anno, avevo già scritto buona parte del testo, la canzone aveva una sua fisionomia, ma sentivo che ancora non fosse davvero completa, che gli mancasse qualcosa».

Così Olden (Davide Sellari) racconta com’è nata Le nostre vigliacche parole mancanti, una delle canzoni del suo album Cuore nero in cui duetta con Pierpaolo Capovilla. «Quasi immediatamente ho pensato a Pierpaolo, un artista che è sempre stato per me un punto di riferimento importantissimo, non solo musicale ma anche intellettuale. È bastato mandargli il pezzo, farci una chiacchierata al telefono, lavorare insieme al testo: Pierpaolo ha contribuito meravigliosamente, con il suo stile e la sua poetica».

Le nostre vigliacche parole mancanti è un brano «figlio delle distanze di questi strani tempi, nato (necessariamente) tra Barcellona e Venezia; una canzone dove la Storia si confonde con le vicende personali di un rapporto ormai concluso, della cui fine si prende tardivamente coscienza».

Il video è stato girato da Flavio Ferri dei Delta V, che è anche produttore della canzone (qui un’intervista sul suo album in 8D), in parte a Marghera e in parte nella periferia di Barcellona. «Credo che esprima perfettamente il senso di straniamento, di solitudine e di incomunicabilità del brano, attraverso le parole di due persone distanti, ormai irrimediabilmente, che non riusciranno più a raggiungersi», spiega Olden.

Aggiunge Capovilla: «Il testo di questa canzone è intimamente ‘anti patriarcale’, proprio perché il patriarcato è la ragione, in quintessenza, del conflitto e della sopraffazione. Il riferimento a Pasolini (“nessuno sa più provare passione, nessuno è davvero amico o nemico”) trova ispirazione nell’opera La religione del mio tempo, il più pesantemente polemico poema del poeta, quello in cui accusa il Paese Italia di aver tradito il proprio passato resistenziale (ma anche quello religioso), abbracciando il suo opposto, il consumismo più sfrenato e l’arrampicamento sociale».

«Le “vigliacche parole mancanti” divengono così problema: perché tacere, quando è possibile (se non doveroso) esprimersi?», continua Capovilla. «In sintesi è una canzone che parla di noi, delle nostre vite. Delle nostre sconfitte, e quante sconfitte, dei nostri rammarichi, e della catastrofe che ci attende. Nella speranza di poter contribuire ad un risveglio, un rinascimento non solo musicale, ma di emancipazione dal quotidiano».

Cuore nero non è disponibile sulle piattaforme, dove si trovano solo i singoli. È uscito in CD e in LP a edizione limitata con codice per scaricare gli mp3.

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