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Mattia Caroli & I Fiori del Male, in anteprima il video di ‘La mia generazione’

Un flusso visivo caotico ideato da Giacomo Verde, una canzone prodotta da Leo Pari, una dedica a Roma. «Nel caos metropolitano, nell’indifferenza e nella freddezza delle relazioni c’è chi non si arrende»

Un flusso visivo caotico. Una canzone caotica eppure emozionante con la voce sepolta nel mix. La produzione di Leo Pari. Un ritornello che resta impresso: “Roooma, con gli anni ho imparato ad amarti”. È l’ultimo video di Mattia Caroli & I Fiori del Male. Si intitola La mia generazione ed è diretto da Giacomo Verde, il videoartista scomparso cinque mesi fa.

«Seguivamo Giacomo da molto e ci affascinavano le sue ricerche e sperimentazioni sulle possibilità della videoarte e il suo attivismo sociale», racconta il gruppo. «Quando eravamo a Berlino in tour ci è piaciuta molto l’immagine di una videoinstallazione: una tv in cui passava un gran quantitativo d’immagini televisive, dagli anni ’60 a oggi. Quest’idea di flusso televisivo ci sembrava perfetta per La mia generazione, “fatta di televisione”. Quando entra il ritornello, invece, c’è Roma raccontata da sovrapposizioni d’immagini di posti meravigliosi che fanno girare la testa, in cui ci s’innamora e si fugge dall’individualismo metropolitano. Per tutti coloro che non lo conoscessero ancora, Giacomo Verde è stato un pioniere della videoarte estendendo anche il fare artistico a un’esplorazione insubordinata e irriverente della tecnologia, a un attivismo sociale, civile e politico. Se n’è andato il 2 maggio, a Lucca e a lui dedichiamo il pezzo e il video».

La band ha conosciuto Leo Pari qualche anno fa. Dopo aver scritto La mia generazione il gruppo ha pensato di affidargli la produzione. «Non volevamo fare il classico karaoke all’italiana con la solita voce martellante e abbiamo preferito tenere le voci dentro mantenendo il nostro sound internazionale. Per le sonorità ci siamo ispirati ai Depeche Mode, agli Arcade Fire e ai Baustelle. Volevamo un sound forte per descrivere qualcosa di forte, il folk non ci bastava e grazie a Leo con le influenze di molti artisti che abbiamo incontrato on the road il sound è emerso spontaneamente».

Il pezzo nasce dalla necessità di raccontare gli anni dell’università a Roma e in particolare il quartiere Monti che rappresentava e ancora rappresenta la base della band. «È un respiro profondo delle nostre storie e di quelle degli altri. In questa sorta di caos metropolitano, nell’indifferenza e nella freddezza delle relazioni c’è chi non si arrende: come due amanti che si baciano nel traffico e non ci sono per nessuno».

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