Alexandra Savior, la cantante lanciata da Alex Turner ora fa tutto da sola | Rolling Stone Italia
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Alexandra Savior, la cantante lanciata da Alex Turner ora fa tutto da sola

Ha scritto un album con il frontman degli Arctic Monkeys. Per sentirsi più libera ha dovuto allontanarsene e nel nuovo ‘The Archer’ canta d’amore e morte. Qualcuno già la paragona a Lana Del Rey

Alexandra Savior, la cantante lanciata da Alex Turner ora fa tutto da sola

Alexandra Savior. Il suo secondo album è 'The Archer'

Nel 2012, dopo aver ascoltato su YouTube la sua cover di Big Jet Plane di Angus & Julia Stone, Courtney Love ha deciso che Alexandra Savior era la next big thing della musica americana al femminile. Era talmente entusiasta da volerla conoscere. Forse convinta da questo endorsement, nel 2013 Savior si è trasferita da Portland a Los Angeles. Dopo una breve esperienza come modella per la designer californiana Erin Fetherston, ha firmato per la Columbia, «l’unica etichetta che sembrava interessata alla mia integrità artistica», e si è dedicata alla composizione del suo primo album con in mente le voci di Adele, Lana Del Rey e Amy Winehouse, l’immaginario fantastico e onirico di Terry Gilliam, il rock di Jack White.

A Los Angeles, Alexandra Savior ha conosciuto Alex Turner, il cantante degli Arctic Monkeys che si era trasferito stabilmente in California in quello stesso anno. Dalla loro relazione artistica è nato il primo singolo Strange Portrait inserito nella colonna sonora di True Detective e attribuito ad Alexandra Semitone. È stato Turner a consigliarle di cambiare il nome. Nel 2017 i due si sono esibiti insieme in un piccolo locale di Los Angeles ed è grazie a un video dello show pubblicato su YouTube che la rocker ha attirato l’attenzione sul suo album di debutto Belladonna of Sadness (dalla versione finale del disco, scritto in collaborazione con Turner, era stata esclusa Miracle Aligner poi registrata dai Last Shadow Puppets di Turner e Miles Kane).

Alexandra è tornata con un nuovo disco, The Archer, ma le cose sono cambiate: questa volta non ha voluto l’aiuto di nessuno. Ha scritto le canzoni, disegnato l’artwork e curato la regia dei video che hanno anticipato l’album, una necessità nata dallo stress provato quando si parlava di lei solo per via della collaborazione con Turner. Una relazione che, a dire di Alexandra, ha cannibalizzato la conversazione sulla sua musica. «Mi è sembrato che invece di parlare della mia musica si parlasse di Alex Turner, hanno detto cose misogine e degradanti nei miei confronti come musicista e compositrice. L’esperienza con Alex mi ha insegnato molto. All’inizio, lavorando da sola o con altri mi sembrava quasi di tradire lui e la nostra relazione artistica. Per sentirmi più libera ho scelto di distanziarmi da lui».

Non si è trovata in una posizione semplice, come spesso accade alle donne nella musica che devono scontrarsi con un ambiente maschilista. C’è chi l’ha accusata di scrivere con Turner solo grazie a una relazione sentimentale, relazione che non c’è mai stata (qualcosa di simile è successo a Louise Verneuil: che siano i fan di Turner il problema?). «È sempre stato difficile per le donne emergere nella musica, tanto che non mi sembra strano pensare alla necessità di quote rosa nelle line-up dei festival. C’è ancora tanta discriminazione, è solo più passivo-aggressiva e velata rispetto al passato. Addetti ai lavori e pubblico faticano a riconoscere alle donne i loro meriti, devono spostare l’attenzione sugli uomini».

Foto: Laura Lynn Petrick

In questi anni Alexandra ha imparato, a suo dire, un sacco di lezioni nel modo più doloroso possibile: ha rotto la sua relazione con la Columbia e ha scritto il secondo disco in una condizione di precarietà senza essere sotto contratto con un’etichetta (è stato poi pubblicato da 30th Century Records, la label di Danger Mouse, ndr); ha vissuto una relazione sentimentale emotivamente abusiva che ha rotto con fatica; ha attraversato la prima parte dei suoi 20 anni rendendosi conto delle difficoltà dell’età adulta, ma proprio grazie a tutte queste batoste ha avuto tanto materiale di cui parlare in The Archer.

Nelle 10 canzoni dell’album si percepiscono frustrazione, rabbia, depressione, ma anche il sollievo provato negli ultimi due anni di vita. La sua voce è eterea e riconoscibile, sensuale, senza essere ammiccante. È stata paragonata a Lana Del Rey, ma è una somiglianza naturale. Nei testi si sono riferimenti ad amore e morte. Libera da ogni vincolo e finalmente fiduciosa nelle sue capacità, Alexandra Savior ha finalmente iniziato a raccontarci la sua storia da rocker adulta, senza dover prendere in prestito la voce di nessuno.

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