5 risposte italiane alla crisi del settore musica | Rolling Stone Italia
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5 risposte italiane alla crisi del settore musica

Il dj set più lungo della storia, radio alternative, un romanzo collettivo e altre proposte artistiche per frenare l’impatto del Covid-19 sull’intrattenimento e combattere l’apatia da quarantena

5 risposte italiane alla crisi del settore musica

Foto via Unsplash

Uno dei settori più colpiti da questa pandemia è quello dell’intrattenimento. Le prime chiusure di inizio marzo per ostacolare la diffusione del virus sono andate in quella direzione, chiudendo club, discoteche e sale concerti a tempo indeterminato e sancendo la fine della musica dal vivo. E l’orizzonte non sembra essere promettente per l’industria. I più grandi festival musicali si sono divisi tra rinvii (Primavera in Spagna, Coachella negli Stati Uniti) e cancellazioni (Glastonbury e South by Southwest), causando una perdita economica che non ha solo colpito gli artisti, ma una filiera che comprende locali, service, tecnici. Senza contare tutti i tour primaverili che sono stati cestinati. Un salasso per un’industria notoriamente debole che sta vivendo con ansia il rischio di un’estate che potrebbe escludere la musica live. E se, secondo i dati Billboard USA, la scorsa settimana è stata la peggiore in termine di vendite di album dagli anni ’60 e se Amazon, uno dei principali distributori globali, ha bloccato il re-stock di vinili e merchandising legato agli artisti per porre il focus sui beni di prima necessità, c’è davvero da temere il peggio.

Una società che per un tempo indefinito non può permettersi il contatto è una società che inevitabilmente tenderà ad ammalarsi. Una società che non può sfogare e aggregarsi è una società a rischio. Per questo musicisti, artisti, radio, club, siti stanno provando a trovare soluzioni digitali nel tentativo di arginare, almeno nel breve periodo, una problematica globale. Sui social è stato un prodigarsi in attività più o meno interessanti da parte dei principali artisti mondiali, da Jamiroquai che canta David Bowie a Charli XCX che propone, con una schedule fitta, livechat e attività con altri artisti (sessioni di training con Diplo, canto con Tove Lo, disegno con Clairo). C’è chi ci sta riuscendo meglio, chi meno, ma la mobilitazione è abbastanza ampia e eterogenea da dare speranza e ossigeno. Per farsi un’idea basterebbe un giro sull’homepage di Resident Advisor, il principale portale di eventi elettronici, per essere informati su tutte le dirette previste dai migliori DJ della scena clubbing come quelle organizzate da Boiler Room per la serie Streaming from isolation, in cui il club diventa il soggiorno dell’artista che suona, o di realtà come Club Quarantine, nightlife queer che sfrutta la videochiamata per creare una sorta di digital party in cui dar sfogo di sé tra drag e dj set.

Anche in Italia stiamo assistendo ad una serie di proposte artistiche nate per combattere l’apatia da quarantena. Ne abbiamo scelte cinque, contemporanee e intriganti e differenti tra loro, per raccontare come il lato artistico del paese stia rispondendo a questa clausura.

A Milano, due realtà locali con respiro internazionale hanno trovato modi di raccontarsi opposti. Da un lato c’è il Tempio del Futuro Perduto che, attraverso uno streaming continuo, sta cercando di battere il record per il più lungo dj set della storia, con 340 ore non-stop fino al 3 aprile. Un evento che ha avuto risonanza sui maggiori siti specialistici e che unisce la voglia di suonare no matter what all’abilità comunicativa per un evento da record. D’altro lato invece c’è lo spazio autogestito di Macao, oramai punto di riferimento europeo per l’avanguardia culturale che ha deciso di lanciare Radiovirus, una piattaforma web per la ridistribuzione del diritto di parola. La prima volta che ci siamo connessi siamo capitati sulla prima puntata di Stella Kamikaze dove Federico Nejrotti, sopra a brani di Caterina Barbieri, leggeva La bestia che gridava amore al cuore del mondo di Harlan Ellison (per i curiosi, è il racconto ripreso nel titolo dell’ultima puntata di Neon Genesis Evangelion). Impreciso e bellissimo, ci ha convinti a scoprire il resto della programmazione in cui spicca il pensatore e filosofo Franco ‘Bifo’ Berardi che, nel primo episodio, ha letto il suo Cronaca della psicodeflazione.

Ivreatronic, il collettivo di Ivrea guidato da Cosmo, ha appena aperto Radio Indimenticabile (in ascolto su Spreaker) che trasmette ogni giorno con uno spettro sonoro molto ampio che va dal programma di musica ambient di SPLENDORE, ai paesaggi sonori di Foresta aka Fabio Fabio, alle scelte dello stesso Cosmo che nel suo programma passa con disinvoltura da Debussy ai Die Antwoord. A contrario di quanto ci si possa aspettare da una label elettronica, Ivreatronic stupisce per il passo indietro fatto a favore di una tavolozza espressiva di più ampio respiro che fa ricerca nei meandri della storia nascosta della musica. Vi consigliamo, in particolare, l’ascolto mattiniero del format di Giacomo Laser, Disinforma e Rinuncia, un turbolento affresco di realtà immaginifica.

Da Bologna, il Collettivo HMCF sta invece lavorando su diversi campi artistici. Da oramai due settimane è iniziato un progetto ambizioso di romanzo collettivo dal titolo Una storia sospesa, di cui fino ad oggi sono state scritte le prime quindici pagine, mentre dal lato musicale, su Spreaker, hanno iniziato a spuntare podcast culturali e musicali con ospiti come quello sulla storia della musica dal titolo Decameron Diaz, un nome che vale un ascolto a prescindere.

Concludiamo i nostri consigli con Covid Room che, giocando con il nome della celebre Boiler Room, fa parte di questo nuovo movimento di e-clubbing, ovvero spazi dove l’utente è un partecipante attivo. Musicisti, dj, performer di audiovisual art si esibiscono all’interno di questo mosaico di webcam con l’intento di creare uno spazio condiviso e inclusivo dove a dominare è una musica comune destinata ad una somma di personalità singole e definite. Se volete provare l’esperienza, la prossima Covid Room 1.5 è prevista per sabato 4 aprile.

Quindi non temete, l’arte e la musica italiana sono vive e in questi mesi troveranno ulteriori modi di esprimersi. L’importante è supportare queste realtà, condividerle, spingerle nella propria filter bubble in modo di allargare il discorso e la nicchia ad un pubblico annoiato che ha bisogno di alternative ad un mondo che oramai non esiste più per come lo conoscevamo e che ha bisogno di nuova linfa per costruire nuove fondamenta.