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10 motivi per riscoprire Adam Ant

Pensate sia un personaggio anni '80 trash e dimenticabile? Leggete qui: le origini punk, il sound inclassificabile, la guerra con se stesso e con le major. E il motto: «mai avere paura del ridicolo»

10 motivi per riscoprire Adam Ant

Adam and the Ants nel 1985

Foto: Solomon N’Jie/Getty Images

Dopo il fermo causato dalla pandemia, Adam Ant sta per tornare alla conquista degli Stati Uniti con un tour celebrativo del suo primo LP senza gli Ants, ovvero il fortunato Friend or Foe uscito nel 1982. Ecco, già il fatto che non ci sia un anniversario in corso fa capire di chi stiamo parlando: uno che delle regole se ne fotte. E in un mondo come questo in cui il pop diventa direttamente spazzatura senza neanche passare per l’essere merce, l’arte senza padroni di Adam and the Ants è una forza sovversiva. Vediamo perché è ancora un grande esempio in tal senso, con un ideale decalogo dei motivi per riscoprirlo.

1Lo spirito punk più del punk

Adam Ant nasce letteralmente con il punk: dopo aver aperto con la sua band Bazooka Joe il primo concerto dei Sex Pistols nel 1975, Stuart Goddard (il vero nome) rimane folgorato. Da quel momento frequenta la boutique Sex (in particolare legando con Jordan, la stilista punk che per un po’ gli farà da manager e da seconda voce) e fonda gli Adam and the Ants. Ha dalla sua un carisma innato tale da fare subito comunella in tour con Siouxie and the Banshees. Ma nonostante appaia nel film cult Jubilee, diretto da Derek Jarman, come una vera e propria star del punk, Adam s’inimica la stampa per il suo look feticista, tutto pelle nera, e i testi sessualmente espliciti. Improvvisamente è visto dai punk come l’unico outsider di un movimento oramai assorbito dall’industria. Ben presto però si rivelerà più punk addirittura di loro: «Ho il piede nel fango e la testa tra le stelle. Non mi è mai piaciuto questo martirio del punk da coda per il sussidio. Non sono mai riuscito a capirlo». Un attacco frontale alla classe media, la quale trasforma la realtà in romanzo: Adam Ant invece non si nasconde dietro a nessun dito e “usa il nemico”, proprio come la famosa canzone dei Pistols insegna.

2Le mosse imprevedibili

Non contento di essere nel mirino, Adam gira le spalle al suono punk registrando con gli Ants Young Parisians che con le sue arie da cabaret sembra un vero e proprio scherzo contro i media manipolatori. Con l’ esordio Dirk Wears White Sox del 1979 che gli Ants sono già oltre, sfidando tutti: sembrano una versione post punk di Zappa, con stacchi incredibili, una propensione al movimento futurista nei testi cosi come una tendenza a puntare i riflettori su una diffusa brutalità amorale e una sorta di sfuggente e ironica urgenza espressiva che frulla un po’ tutto, dal glam al funk e addirittura tracce di prog. Forse proprio per questo nessuna major se lo accaparrerà e l’ album uscirà per l’ etichetta indipendente Do It (tra l’altro casa degli Yello), ottenendo un successo di culto.

3Il sound inclassificabile

A dire il vero tutta la carriera di Adam è caratterizzata da repentini cambi di sonorità: con il successivo Kings of the Wild Frontier è già alla major CBS e la musica, oltre al Burundi beat, mescola r’n’r anni ’50, surf, colonne sonore tra il B movie e lo spaghetti western, la tradizione vocale dei nativi americani, tutto infilato in un suono new wave spremuto al massimo. Il successivo Prince Charming sarà ancora più bizzarro, con temi medievali in melodie gitane, il punk col mariachi, le ballate dei pirati in uscite proto hip hop incollate a canti maori con lo sputo della wave. Una volta da solo, virerà nel giro di una manciata di dischi verso un pop-rock deluxe, ma filtrato dallo psycobilly di Goody Two Shoes, dalla dance di Strip, dallo sci fi rock stile anni ’50 di Apollo 9, dalla lussuria Minneapolis sound di Room at the Top, fino alla ballata alternative rock Wonderful.

4La battle con i Bow Wow Wow

Nel post Dirk Adam vuole arrivare a più gente possibile, perché l’underground può essere una trappola per topi. Chiede quindi a Malcolm McLaren di fargli da manager. Lui accetta, costruendogli un’immagine da “pellerossa”, con la teoria che dentro tutti noi alberga un nativo represso. Ma più di tutto, i due sono tra i primi a inserire influenze etno nella musica pop degli ’80, ispirandosi ai tamburi del Burundi (con due batterie, come Gary Glitter). Poi McLaren lo scarica perché non può piegarlo, mettendo su il progetto copia carbone Bow Wow Wow proprio con i suoi ex compagni. Adam allora con le sue sole forze ricrea una band ancora più tosta, con gente tipo Marco Pirroni (ex Banshees e poderosa chitarra dei Rema-Rema) e Chris Huges, poi superproduttore per i Tears for Fears. In un periodo in cui ancora i dissing non sono all’ordine del giorno, Adam passa ai fatti per portare il nuovo stile al pubblico prima dei Bow Wow Wow. E ci riesce: mentre i pupili di McLaren a forza di provocazioni gratuite si fanno sabotare dalla Emi, gli Ants esplodono con un Kings of the Wild Frontier, prodotto in maniera impeccabile, con dei testi semplici ma “riottosi” nel loro evocare una guerra di minoranze contro il potere, e un sound diretto ma non per questo banalizzato. Non a caso Adam Ant sarà forse il primo a sdoganare il post punk alle masse.

5L’immagine impeccabile

Se all’ inizio il fetish e il BDSM fanno parte dell’immaginario estetico degli Ants, e con McLaren si passa a un look straimitato in tutto il mondo, con Prince Charming si evoca invece la rivoluzione francese. Tra camicie rococò e trucco settecentesco, cipria e ambiguità (nel video ufficiale Adam è una specie di cenerentola gender bender) tipicamente new romantic, vengono inseriti nel movimento honoris causa anche se l’unico LP con tali sonorità è Strip, uscito dalla penna di Adam quando oramai il gruppo è sciolto. Poi il suo look diventa più sobrio, dal glam fino a sfiorare il rockabilly e catapultarsi in un immaginario alla Elvis con tanto di anelloni al dito, fino al ritorno sulle scene del 2013 in cui viene aggiornato il look di Kings. In ogni sua emanazione osa: d’altronde lo dice proprio lui, «non bisogna avere paura del ridicolo».

6I successi impossibili

Adam Ant è anche uno di quelli che è riuscito nell’ impresa di mandare al top cose invendibili. Soprattutto nel periodo Prince Charming, considerato forse l’LP più commerciale degli Ants. A torto, poiché a parte il contenuto generalmente weird (come Picasso visita el planeta de los simios), ci sono anche due manuali per trasformare l’estremo in pop, best seller non si sa come: la title track del disco e Ant Rap. La prima è una canzone tutta uguale, senza una vera ritmica e basata su una chitarra acustica, insuonabile nei club visto il periodo storico in cui il synth pop la faceva da padrone. La seconda – al contrario – è una specie di rock rap delirante senza melodia né ritornello cantabile, solo ritmiche martellanti. E però sarà uno dei primi esempi di rap a sfondare, sotto l’occhio distratto della critica che lo considerava trash. Altra grande impresa: riesce ad arrivare al 25esimo posto in classifica ufficiale in Inghilterra e tra i primi tre in quella indipendente con l’album del ritorno Adam Ant is the Blueblack Hussar in Marrying the Gunner’s Daughter, fieramente autoprodotto e senza promozione. Roba da pazzi.

7I ricoveri psichiatrici

Il nome d’arte gli viene in mente in quello che sarà il primo di una serie di ricoveri psichiatrici (qui per anoressia) che manco un trapper odierno alle prese con la purple. Una visione gli suggerisce Adamo, il primo uomo sulla Terra, e le formiche, uniche capaci di sopravvivere all’olocausto nucleare. Purtroppo il nostro sarà ancora preda di raptus nel 2003 lanciando pietre alle finestre e tirando fuori una pistola in un pub minacciando i presenti. Da Scorpione che ha dedicato canzoni alla causa (Scorpios e Scorpio Rising), la parte nera della vita lo ha sempre afflitto. Riesce a perdere peso dovuto ai farmaci e tornare in perfetta forma nel 2013 diventando un testimonial di chi è riuscito a vincere il male oscuro.

8Gli epigoni

È indubbio che Adam Ant abbia lasciato una scia di pupilli sparsi tra i più diversi generi musicali: basti pensare ai Nine Inch Nails che in Broken rivisitano uno dei brani meno conosciuti e più violenti degli Ants, ovvero Physical. Oppure ai No Doubt e gli Sugar Ray con Stand and Deliver, e l’ immaginario teatrale di gente come Katy Perry, e per andare sul recente anche Playboi Carti che nell’ultimo video sembra citare Ant Muzak, un corto del 1981 che vede gli Ants fare razzie al supermercato.

9La guerra contro le major

Caratteristica di Adam Ant è il rapporto teso con le major: la Decca lo scarica fresco di contratto, la CBS al primo cedimento lo lascia a secco nonostante una sequela di successi di fila, la MCA gli nega la pubblicazione del disco Persuasion nonostante il precedente Manners & Physique fosse un disco top 20 negli States. Stessa cosa accade dopo Wonderful, top 40 in quel Paese e la EMI che non ne vuole più sapere. Logico alla fine che si sia messo in proprio.

10La rinascita

È probabilmente questa una delle caratteristiche più importanti del nostro: non lasciarsi sotterrare dal music biz e dai rovesci della vita, ma anzi farne tesoro. Come dice lui, “it makes me sad, sad inside, to see a warrior without his pride”. Ed è proprio per questo che, pandemia o meno, lo vedremo presto negli States a riconquistarsi il successo pezzo per pezzo, come la prima volta: con l’orgoglio del guerriero, al comando della nuova ants invasion.

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