10 cose che forse non sapete di ‘Greetings from Asbury Park, N.J.’ di Bruce Springsteen | Rolling Stone Italia
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10 cose che forse non sapete di ‘Greetings from Asbury Park, N.J.’ di Bruce Springsteen

L’album di debutto del Boss compie gli anni. Ecco una serie di curiosità su come è stato scritto, registrato e promosso. La conoscete quella su ‘Blinded by the Light’ e la lavanda vaginale?

10 cose che forse non sapete di ‘Greetings from Asbury Park, N.J.’ di Bruce Springsteen

“Bruce Springsteen è un nuovo, coraggioso talento con un sacco di cose da dire”, ha scritto Lester Bangs nella sua recensione per Rolling Stone dell’album di debutto di Bruce Springsteen Greetings from Asbury Park, N.J. “The Band l’ha molto influenzato, qua e là gli arrangiamenti virano verso Van Morrison e il borbottare catarroso con cui canta lo fa sembrare un Robbie Robertson sotto Quaalude con Dylan che gli vomita sul collo. È una strana combinazione e non è che l’inizio. Perché quel che rende Bruce davvero unico e cosmicamente strabiliante sono i testi. Accidenti, quante parole!”.

Greetings from Asbury Park, N.J. era effettivamente pieno zeppo di rime pazzesche, storielle umoristiche, personaggi vividi e flussi di coscienza da lasciare senza fiato, la maggior parte dei quali attinti direttamente dalle esperienze personali di Springsteen. “Quasi tutti i brani [di Greetings] avevano radici autobiografiche”, ha scritto nell’autobiografia del 2016 Born to Run. “Growin’ Up, Does This Bus Stop, For You, Lost in the Flood e Saint in the City nascevano da persone, luoghi, locali, esperienze ed episodi che conoscevo o che avevo vissuto in prima persona. Cercavo di scrivere in maniera impressionistica e se da un lato cambiavo i nomi per proteggere gli interessati, dall’altro mi sforzavo di trovare una voce che fosse inconfondibilmente mia”.

Registrato con un budget risicato ai 914 Sound Studios di Blauvelt, New York, il bizzarro ma piacevole Greetings non ha venduto granché all’epoca, ma ha dato il via alla lunga e gloriosa carriera di Springsteen. Spirit in the Night, Growin’ Up e For You diventeranno highlight dei suoi concerti e Blinded by the Light sarà un successo internazionale grazie alla cover del 1976 della Manfred Mann’s Earth Band. Greetings ha anche fatto conoscere al mondo i talenti del batterista Vini “Mad Dog” Lopez, del bassista Garry Tallent, del tastierista David Sancious e del sassofonista Clarence Clemons, che poco dopo fonderanno la E Street Band.

Nell’anniversario dell’uscita, ecco 10 cose che probabilmente non sapevate su Greetings from Asbury Park, N.J.

1 Le canzoni folk erano una novità per Springsteen
Se si pensa alla sola discografia anni ’70 di Springsteen, Greetings from Asbury Park, N.J. sembra l’opera di un cantautore acustico influenzato da Dylan che cerca di entrare timidamente nel mondo del rock. E invece Springsteen aveva suonato per anni in varie band. Quando gli Steel Mill – il gruppo di Springsteen in cui suonavano anche i futuri membri della E Street Band Vini Lopez, Danny Federici e Steve Van Zandt – non erano riusciti a sfondare, il musicista allora 23enne aveva cercato un nuovo approccio.

“Volevo raccontare le esperienze e il mondo in cui vivevo”, ha scritto in Born to Run. “Nel 1972, questo significava scrivere brani migliori e più personali di quanto avessi mai fatto. E fu così che, la sera in camera mia con la chitarra e di giorno con una vecchia spinetta sistemata in fondo al salone di bellezza iniziai a scrivere Greetings from Asbury Park”.

2 Bruce ha firmato un contratto grazie a “Saint in the City”

Il 2 maggio 1972 Springsteen e il suo manager Mike Appel entrarono negli uffici della Columbia di New York per un’audizione col leggendario A&R John Hammond. Per Bruce, era incredibile poter suonare le canzoni per l’uomo che aveva ‘scoperto’ Bob Dylan, Aretha Franklin e Billie Holiday. “Avevo appena finito di leggere la biografia di Dylan ed eccomi nell’ufficio di Hammond con la mia chitarra malandata a vivere la scena di cui avevo letto”, ha detto a Rolling Stone nel 1973. Riuscì a mantenere la calma, presentandosi con It’s Hard to Be a Saint in the City, una canzone da spaccone piena di vivide immagini metropolitane.

“In seguito”, ha scritto Springsteen, “John mi avrebbe raccontato che in quel momento ci avrebbe volentieri presi a schiaffi; invece si rilassò sulla sedia, incrociò le mani dietro la testa e mi disse sorridendo: ‘fammi sentire qualcosa’. Mi accomodai di fronte a lui e gli suonai Saint in the City. Alla fine sollevai la testa. John sorrideva ancora, e lo udii dire: ‘La Columbia Records ti vuole’ Una canzone… non ci volle altro”.

3 Greetings è co-prodotto da due autori dei Partridge Family

Quando divenne manager di Springsteen nel 1972, Mike Appel era già un veterano del music business. Aveva suonato la chitarra negli one hit wonder di metà anni ’60 Magicians (An Invitation to Cry) e nei Balloon Farm (A Question of Temperature). Con Jim Cretecos, aveva contribuito a scrivere produrre Kingdom Come, il debutto del 1970 della band proto-stoner Sir Lord Baltimore. Quando si trovarono a produrre Greetings, Appel e Cretecos erano noti nel giro anche perché avevano scritto canzoni per il gruppo bubblegum televisivo Partridge Family, tra cui Doesn’t Somebody Want to Be Wanted, numero 6 nella primavera del 1971.

Gli autori dei Partridge Family non erano la scelta già ovvia per co-produrre l’album di un cantautore, ma Springsteen riponeva grande fiducia in Appel. “Il succo era che Mike mi piaceva e capiva la mia visione musicale”, ha scritto Springsteen. “Volevamo lasciare il segno, ispirare gli altri, fare di me un artista ai massimi livelli. Il rock, ormai ce ne rendevamo conto, aveva assunto una valenza epocale, e io volevo farmi portavoce dei nostri tempi, esercitare un impatto musicale, sociale e culturale. Mike capiva qual era il mio obiettivo”.

4 La Columbia voleva un folksinger, Springsteen aveva altri piani

Springsteen desiderava che i futuri membri della E Street Band, Clarence Clemons, Vini Lopez, David Sancious e Garry Tallent, suonassero su Greetings, ma il manager e l’etichetta facevano resistenza. Lo vedevano di più come un cantautore di quelli che si erano imposti all’inizio degli anni ’70. “John Hammond, Clive Davis e la Columbia pensavano di avere reclutato un cantatore folk. Non avendomi mai sentito dal vivo con un gruppo prima delle registrazioni di Greetings, nemmeno Mike Appel aveva idea di come me la cavassi”.

Alla fine fu raggiunto un compromesso: l’album sarebbe stato diviso in due fra canzoni suonate con la band e altre solo in acustico, con la chitarra elettrica di Springsteen udibile flebilmente solo in Blinded by the Light. Nell’autobiografia Springsteen ricorda di aver fatto ascoltare il disco finito al suo coinquilino Big Danny. “Gli piaceva, però aveva una domanda: e la chitarra? Ero il chitarrista più favoloso… della contea di Monmouth, ma nel mio disco non c’era traccia di chitarra elettrica”.

5 Contiene la prima apparizione di Steve Van Zandt

Amico fedele e compagno nelle band di Springsteen, Miami Steve Van Zandt, noto in seguito come Little Steven, è entrato a far parte ufficialmente della E Street Band nell’estate del 1975. Eppure durante una session ai 914 Sound Studios il 27 giugno 1972 ha dato il suo primo contributo a un disco di Springsteen, anche se non si tratta di una traccia di chitarra, né di una parte vocale.

Appel aveva bocciato l’idea di inserire la chitarra slide di Van Zandt su For You. Il musicista si rese comunque utile maneggiando il riverbero dell’amplificatore Danelectro di Springsteen in Lost in the Flood, creando un breve ma spaventoso rumore all’inizio del pezzo. “Ho preso a pugni l’ampli”, ha spiegato Van Zandt. “Ai tempi, gli amplificatori avevano un’unità di riverbero incorporata e produceva un suono tipo tuono, un effetto speciale a basso costo”.

6 La prima track list non prevedeva “Blinded by the Light”, né “Spirit in the Night”

In ossequio all’idea di dividere la track list fra canzoni con la band e da solista, la prima versione di Greetings prevedeva For You, Growin’ Up, It’s Hard to Be a Saint in the City, Lost in the Flood e Does This Bus Stop at 82nd Street? (tutte con i futuri membri della E Street Band) e i pezzi acustici Mary Queen of Arkansas, The Angel, Jazz Musician, Arabian Nights e Visitation at Fort Horn.

Quando Springsteen e Appel consegnarono l’album finito alla Columbia, il presidente dell’etichetta Clive Davis lo rifiutò: non sentiva un singolo di successo. Springsteen tornò a casa e scrisse Spirit in the Night e Blinded by the Light, che vennero poi registrate ed entrarono nella scaletta a sostituire Jazz Musician, Arabian Nights e Visitation at Fort Horn. “Clive ha migliorato Greetings semplicemente facendo quella richiesta”, ha detto Springsteen. “Greetings senza Blinded by the Light e Spirit in the Night non sarebbe lo stesso. In un certo senso, anticipavano il mio disco successivo. Recuperai Clarence che si era dato alla macchia e io suonai la chitarra elettrica, che altrove non c’era, proprio su Blinded by the Light. Clive mi ha reso un grande servizio rifiutando il disco”.

7 “Spirit in the Night” era stata scritta con in testa la voce di Joe Cocker

Spirit in the Night non è solo il racconto pieno di soul, sensuale e guidato dal sax su un gruppo di ragazzi del Jersey in cerca d’avventura il sabato sera. È anche una specie di omaggio alla voce roca di Joe Cocker, che all’inizio degli anni ’70 era molto popolare negli Stati Uniti. “Per qualche ragione, me lo vedevo cantare Spirit in the Night”, ha detto Springsteen in un’intervista radiofonica del novembre 1974 con il dj Ed Sciaky di WMMR. “L’ho scritta con quel tipo di voce in testa ed è una cosa che faccio di rado”. Cocker non ha mai interpretato la canzone. In compenso, Spirit è diventata una pietra miliare dei concerti di Springsteen con la E Street Band e rimane uno dei suoi pezzi anni ’70 più amati in assoluto.

8 La Columbia voleva promuovere Bruce come un cantante di New York

“Ammetto che sembra un po’ strambo il modo in cui lavorano i ragazzi della casa discografica”, ha detto Springsteen a Rolling Stone nel 1973. I piani iniziali della Columbia prevedevano di promuoverlo come un cantautore di New York. Forse stavano solo costruendo un personaggio partendo dai riferimenti alla Grande Mela contenuti in Lost in the Flood e It’s Hard to Be a Saint in the City, o forse l’origine newyorkese era più adatta all’idea di Springsteen come “nuovo Dylan”. In ogni caso, Bruce si rifiutò di farlo e, anzi, inserì nel titolo dell’album un riferimento alla sua città.

“L’ho chiamato così in buona sostanza perché la Columbia spingeva per la cosa di New York”, ha detto al Melody Maker nel novembre 1975. “Ho detto: ‘Ragazzi, sei matti o cosa? Sono di Asbury Park, New Jersey. Lo capite? New Jersey! Lo voglio scritto sulla copertina. Hanno insistito, ma alla fine si sono arresi. Il luogo dal quale provengo fa parte della mia storia. Sono del New Jersey! È importante che la gente possa farsi un’immagine genuina di chi sono”.

9 “Greetings” non ha avuto successo

Clive Davis e la Columbia investirono denaro e lavoro nella promozione di Greetings, trattando Springsteen come una priorità. Come raccontava un pezzo di Rolling Stone dell’aprile 1973, “ricevi una telefonata dall’ufficio stampa della Columbia e ti viene detto che riceverai una copia advance del disco di un nuovo artista (cosa non insolita). E che Clive Davis gradirebbe una telefonata, dopo l’ascolto. Nel frattempo, tutti i visitatori degli uffici della CBS vengono accolti dalla domanda di PR e manager: ‘Ciao… conosci Bruce Springsteen?’”.

Nonostante (o forse a causa di) tanto clamore, l’album non andò granché bene, vendendo all’inizio solo 25 mila copie. Persino nella città natale di Springsteen, Freehold, le vendite scarseggiavano. “Nel giorno della pubblicazione ho venduto più copie dei Partridge Family che di Bruce”, ha detto il negoziante Victor Wasylczenko al biografo Peter Ames Carlin. Bisognerà aspettare l’estate del 1975 per vedere Greetings entrare in classifica, spinto come il successivo The Wild, the Innocent and the E Street Shuffle dall’attesa per l’uscita di Born to Run. Greetings è diventato disco d’oro nel novembre 1978 e multiplatino nell’aprile 1992.

10 “Blinded by the Light” è l’unico singolo numero uno di Springsteen

Pubblicato come singolo nel febbraio 1973 (con The Angel sul lato B), Blinded by the Light non riuscì a convincere né i programmatori radiofonici né gli acquirenti di dischi; ha venduto così poco che le copie del 45 giri originale sono fra i pezzi più ricercati della sua vasta discografia. Quattro anni dopo l’uscita, una versione ritmata e basata sul sintetizzatore incisa dalla Manfred Mann’s Earth Band (che ha anche rifatto Spirit in the Night e For You) è arrivata al numero uno. È l’unico pezzo di Springsteen che ha raggiunto quel traguardo (Dancing in the Dark è arrivata al numero 2 nel 1984, fermata da The Reflex dei Duran Duran e When Doves Cry di Prince).

Nonostante il successo, la versione di Manfred Mann ha suscitato una certa polemica per via della riscrittura di un verso del ritornello originale di Springsteen – “cut loose like a Deuce” (come la Ford hot rod del 1932) – diventato “revved up like a Deuce” che, in bocca al vocalist di Manfred Mann Chris Hamlet Thompson, suonava come “wrapped up like a douche”, dove ‘douche’ significa lavanda vaginale. In un’intervista del 2008 con Classic Rock, Mann ha spiegato che la gente gli diceva: “Sai perché quel disco è stato un tale successo, vero? Perché tutti cercavano di capire se era ‘Deuce’ o ‘douche’”. Springsteen ci ha scherzato su nel 2005, durante la registrazione della canzone per Storytellers di VH1. “Una versione parla di un’automobile, l’altra di un prodotto per l’igiene femminile. Indovinate un po’ quale versione piace di più ai ragazzi”.

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