10 canzoni per esorcizzare l’ansia per la fine del mondo | Rolling Stone Italia
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10 canzoni per esorcizzare l’ansia per la fine del mondo

Epidemie, malattie, apocalisse. Non c’è momento migliore per ascoltare queste canzoni dalle melodie… contagiose. E di farlo a tutto volume, per non dimenticare di essere vivi

10 canzoni per esorcizzare l’ansia per la fine del mondo

Cantare in faccia al virus

Foto: BSIP/UIG Via Getty Images

“It’s the end of the world as we know it (and I feel fine)”, cantava Michael Stipe dei R.E.M. nel 1987, “è la fine del mondo così come lo conosciamo, ma io mi sento bene”. Trentatré anni più tardi, con le misure di prevenzione da coronavirus che costringono milioni di persone a fronteggiare le loro peggiori paure, la voglia di eleggere questa canzone a nuovo inno sovra-regionale della Pianura Padana è senz’altro parecchia (salvo il fatto che gli influenzati e gli ipocondriaci non condivideranno probabilmente la parte sul sentirsi bene).

Troppo presto per fare umorismo sull’argomento? Forse, ma la verità è che è scientificamente provato che farsi una bella risata contribuisce ad aumentare le difese immunitarie, perciò non c’è momento migliore. E per agevolare il buonumore ed esorcizzare l’ansia, ecco una bella lista di canzoni a tema apocalittico o epidemico. Da suonare a tutto volume con la finestra aperta e i vicini che protestano, per non dimenticarci di essere ancora vivi.

Europe “The Final Countdown” (1986)

Ormai iconica grazie alle sue tastiere anni ’80 (che ai tempi la band considerava troppo poco rock, tanto che in fase di lavorazione la canzone fu quasi scartata proprio a causa di questo), restò in cima alle classifiche per settimane, raggiungendo la n° 1 in ben 15 Paesi, tra cui l’Italia. Nonostante il titolo apocalittico, il “conto alla rovescia finale” del titolo è riferito al fatto che l’umanità sta lasciando la Terra a bordo di un razzo per esplorare lo spazio sconfinato. Insomma, tragedia sì, ma solo fino a quando non troveremo un altro pianeta abitabile.

Tom Lehrer “I Got It from Agnes” (1953)

Ufficialmente, non si sa cosa questa Agnes (o una delle sue molte amiche) abbia attaccato a Tom Lehrer. Ufficiosamente, pare che sia la prima canzone della storia a parlare di malattie sessualmente trasmissibili. Essendo uscita negli anni ’50, il testo doveva rimanere per forza di cose piuttosto vago, ma era abbastanza comprensibile, tanto che, pur essendo considerata una filastrocca comica che gioca sul fatto di condividere “proprio tutto” con la propria dolce metà, Lehrer non osò mai includerla in nessuno dei suoi album, per paura di destare scandalo. Negli anni ’20 del nuovo millennio possiamo finalmente permetterci di suggerirvi senza tema di turbarvi di usare sempre il preservativo, se non volete che Agnes (o chi per essa) contagi anche voi.

Iron Maiden “2 Minutes to Midnight” (1984)

Il titolo è un riferimento al famoso orologio ideato da un’associazione di scienziati atomici americani, che in base alle condizioni della società mondiale e agli avanzamenti tecnico-scientifici misura in minuti quanto siamo lontani dall’apocalisse, convenzionalmente indicata come la mezzanotte. Nel 1984 eravamo a mezzanotte meno due minuti, ma sarete lieti di sapere che a causa di vari fattori (tra cui il cambiamento climatico e il crescente clima di instabilità politica) a gennaio 2020 la distanza è stata ridotta a 100 secondi. Per fortuna l’orologio in questione prevede anche la possibilità di tornare indietro nel tempo, perciò c’è speranza.

MGMT “Mystery Disease” (2013)

Nonostante molti fan identifichino la canzone come una sottile metafora per parlare della dipendenza dalle droghe, pare che sia in realtà stata ispirata dalla vicenda di un amico di Ben Goldwasser e Andrew VanWyngarden, i due MGMT, che si ammalò gravemente di una misteriosa malattia impossibile da diagnosticare, e altrettanto misteriosamente guarì. Un’ottima occasione per ricordare che non tutti i morbi sono letali.

Bastille “Doom Days” (2019)

La title track dell’ultimo album dei Bastille parla del periodo che precede il baratro, in cui “gli ultimi giorni di Roma vengono trasmessi in streaming”: praticamente, qui e oggi. In realtà, chiaramente, è una metafora per parlare delle ossessioni moderne, come quella per il cellulare, per i social, per l’immagine e per la superficialità. E soprattutto, è un invito a fare festa anche durante i momenti peggiori, che vi invitiamo a raccogliere.

Magnetic Fields “92 Weird Diseases” (2017)

Vivamente consigliata a chi crede di avere sperimentato tutte le problematiche del mondo o di avere una salute particolarmente cagionevole, è letteralmente la descrizione di tutte le malattie e le sfighe che hanno afflitto Stephin Merritt, il titolare del progetto Magnetic Fields, fin dalla nascita. Ce n’è per tutti i gusti: epilessia, pitiriasi, giardia, cisti renali… “Ogni volta che Khrisna starnutisce, mi vengono malattie strane”, ironizza Merritt. Qualcuno somministri a Khrisna un’aspirina, per favore.

A Perfect Circle “So Long, and Thanks for All the Fish” (2018)

Il titolo è una citazione da Guida galattica per autostoppisti, in cui i delfini, creature incredibilmente intelligenti e illuminate, dopo innumerevoli tentativi di avvertire gli umani del fatto che la Terra sta per essere demolita per costruire un’autostrada spaziale, abbandonano il pianeta e i suoi abitanti al loro destino, congedandosi con un laconico “Addio, e grazie per tutto il pesce”. Nella canzone la band sostiene che tutti i personaggi celebri scomparsi tra il 2016 e il 2017 (David Bowie, Prince, Gene Wilder, Muhammad Ali e Carrie Fisher, per esempio) sono il chiaro segno di un’imminente fine del mondo. Speriamo di no.

Radiohead “Myxomatosis” (2003)

Se non avete mai sentito il nome di questa malattia prima, è probabilmente perché non colpisce l’uomo, ma prevalentemente i conigli, facendoli impazzire: alla fine degli anni ’90 ci fu un’epidemia in Inghilterra che colpì soprattutto quelli selvatici. Yorke e soci la usano come metafora per parlare di come percepiscono la stampa, i giornalisti e i media quando parlano di loro. Raffinata ma neanche troppo sottile.

Leonard Nimoy “A Visit to a Sad Planet” (1967)

L’attore passato alla storia per aver interpretato il Dr. Spock originale in Star Trek, all’apice della popolarità della serie registrò un disco dal titolo Music from Outer Space. In questa canzone, parlando con la voce del suo personaggio, racconta di aver visitato un pianeta dalla civiltà in macerie: l’unico abitante che riesce a trovare gli dice che un tempo era un posto bellissimo, ma che i suoi abitanti lo hanno rovinato. Un pianeta che si chiamava Terra. Profetico? Cerchiamo di fare in modo che non lo sia, siamo ancora in tempo.

Frank Zappa “Why Does It Hurt When I Pee?” (1979)

Finiamo come abbiamo cominciato, con l’epidemia più sottovalutata della storia del mondo moderno: quella delle malattie veneree, in particolare della gonorrea. In questa canzone, Frank Zappa si chiede perché soffre così tanto quando fa la pipì, e perché i suoi testicoli “sembrano due maracas”. Anziché darsi la risposta più ovvia, però, preferisce immaginare un’alternativa più fantasiosa: sicuramente l’ha presa dalla tavoletta del water, in quanto il batterio in questione “è saltato fin quassù e mi ha afferrato nelle carni”. Ok, Frank. L’importante è crederci.