10 buoni motivi per (ri)vedere ‘Us + Them’ di Roger Waters | Rolling Stone Italia
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10 buoni motivi per (ri)vedere ‘Us + Them’ di Roger Waters

Il film concerto arriva oggi sulle piattaforme di streaming. Dalla centrale elettrica di Battersea che si materializza in sala agli inediti, ecco alcune buone ragioni per vederlo se l’avete perso dal vivo e al cinema

10 buoni motivi per (ri)vedere ‘Us + Them’ di Roger Waters

Roger Waters nel film concerto 'Us + Them'

Presentato in anteprima alla Mostra del Cinema di Venezia lo scorso settembre e proiettato nelle sale cinematografiche italiane il 7, 8 e 9 ottobre 2019, il film concerto di Roger Waters Us + Them è disponibile da oggi in streaming on demand su varie piattaforme e verrà successivamente pubblicato anche nei formati Blu-Ray e DVD (il 2 ottobre, anche in doppio CD e triplo vinile, ndr). Diretto da Sean Evans (che con il musicista inglese aveva già collaborato alla realizzazione del film concerto Roger Waters The Wall) e filmato nel giugno del 2018 allo Ziggo Dome di Amsterdam durante quattro date dell’omonimo tour visto anche in Italia nell’aprile e nel luglio dello stesso anno, racconta e sintetizza, in 90 minuti, uno show di straordinario impatto visivo e musicale: nato, come sempre accade con Waters, per essere vissuto come un’esperienza multisensoriale in cui vedere conta quanto ascoltare. Ecco dieci motivi per non perderlo (e per rivivere le emozioni del concerto).

1L’esperienza immersiva

Il montaggio incalzante e serrato imprime un ritmo particolare allo show. Primi piani e campi lunghi dei musicisti sul palco si alternano alle proiezioni sugli schermi mobili collocati sopra il pubblico e a fondo palco, gli effetti speciali e le trovate sceniche con le riprese dai droni, le immagini reali a quelle ricostruite sul set, i bombardamenti e le esplosioni ai ritratti grotteschi di Trump e degli altri potenti del mondo, le tragedie individuali a quelle collettive in un mix ad altissima definizione (con risoluzione 4k, HD e SD) che davvero non lascia un attimo di tregua. L’esperienza diretta del concerto in full immersion è emotivamente irripetibile, ma sullo schermo il mix di cronaca e fiction, di musica e racconto per immagini scandito da continue variazioni cromatiche e stilistiche mette a fuoco e irrobustisce il filo della narrazione, amplifica il suo messaggio di denuncia, ribellione e protesta, di amore, uguaglianza e speranza.

2Il volto di Azzurra Caccetta
Il volto dolente, lo sguardo febbrile e le movenze elastiche di Azzurra Caccetta, attrice e ballerina salentina residente a Londra che Waters ed Evans hanno scelto per interpretare il ruolo di una madre mediorientale alla ricerca della figlia perduta in mare: protagonista del corto girato per The Last Refugee, brano chiave dell’album Is This the Life We Really Want? proposto in concerto, nel film interpreta altre scene di grande pathos (e con lei tanti altri attori e comparse).

3I bambini in “Another Brick in the Wall”

The Happiest Days Of Our Lives/Another Brick In The Wall, Part 2/Another Brick In The W...

In Another Brick in the Wall, Part 2 i bambini del coro si liberano dai cappucci e dalle casacche arancioni che ricordano quelle dei detenuti di Guantanamo e mostrano la t-shirt con la scritta “Resist”. Era il climax commovente e liberatorio dello show, il suo messaggio di speranza nel futuro e l’emozione eccitata leggibile sul volto dei piccoli protagonisti lo rende ancora più memorabile nelle riprese a distanza ravvicinata.

4La centrale elettrica di Battersea

All’inizio del secondo tempo compaiono in scena le ciminiere e i mattoni della centrale elettrica di Battersea, l’edificio londinese reso celebre dalla copertina di Animals. È la trovata più spettacolare, allusiva e suggestiva dello show (più ancora del maiale volante e dei suoi slogan, retaggio di The Wall e dei tempi che furono). La prospettiva dalla platea o dagli spalti non permetteva, dal vivo, di coglierne fino in fondo la maestosa imponenza e la presenza minacciosa sulle teste degli spettatori.

5Le canzoni di “Animals”
Anche nel film, Dogs e Pigs (Three Different Ones) si confermano gli episodi più avvincenti e politicamente forti della scaletta, in perfetta sintonia con l’umore livido e ombroso che aleggia su gran parte di Us + Them. Sono i momenti più watersiani in assoluto, quelli in cui è difficile rimpiangere l’assenza di David Gilmour. Le maschere da maiali che i musicisti indossano durante l’esecuzione di Dogs ne rappresentano il momento più sinistro e teatrale, la materializzazione dell’incubo orwelliano che Waters esorcizza, dopo essersene liberato, brindando con un calice di vino.

6La mimica da capopopolo di Waters

Le espressioni facciali e il linguaggio del corpo di Roger Waters sono esplorati con occhio indagatore dalla macchina da presa nell’arco di tutto lo show. Roger strabuzza gli occhi, piega le labbra in una smorfia, alza i pugni e la chitarra al cielo. Incita, arringa, si mette la mano sul petto e sul cuore: un capopopolo, un lider maximo dogmatico ma appassionato che ci invita a restare vigili, a non credere a chi ci governa e a non rinunciare alla nostra umanità.

7Jonathan Wilson nella parte di David Gilmour
In Breathe, Time e Us and Them l’hippie del North Carolina, californiano d’adozione, se la cava benissimo: ha il physique du rôle, gli stessi capelli lunghissimi, lisci e incolti del suo illustre predecessore ai tempi di The Dark Side of the Moon, una voce molto meno potente ed espressiva, ma adatta alle morbide e sognanti pieghe psichedeliche delle canzoni. Anche la sua chitarra, in fitto dialogo con la solista più rockeggiante di Dave Kilminster, sa ricreare le atmosfere liquide e dolcemente acide dei Pink Floyd anni ’70.

8I cori delle due Lucius

Jesse Wolf e Holly Laessig dei Lucius sono state criticate da una frangia dei fan, ma con la loro gestualità robotica, il look spettrale e le parrucche platinate aggiungono un elemento lunare e straniante alla rappresentazione e alle canzoni. La performance di Clare Torry nella versione di studio di The Great Gig in the Sky resta inimitabile, e loro hanno il merito di cercare un’altra strada evitando paragoni scomodi.

9I primi piani del pubblico

I volti estatici e le espressioni rapite del pubblico, soprattutto giovani ragazze e ragazzi cercati con molta (forse troppa) insistenza da Evans sono lo specchio dell’empatia che si creava ogni sera tra musicisti e spettatori, simbolo della volontà di comunione e condivisione di valori che nutriva lo show (e durante l’esecuzione di Déjà Vu a una spettatrice scappa una lacrimuccia).

10I contenuti aggiuntivi
Due bonus sono aggiunti alla pubblicazione in digitale, il breve documentario Fleeting Glimpse girato durante le prove e dietro le quinte (con un Waters disponibile, sorridente e rilassato) e due brani non inclusi nel film. Si tratta del bis di Comfortably Numb tagliato dalla ‘final cut’ della pellicola perché ritenuto dal bassista e cantante «un corpo estraneo attaccato in coda», e Smell the Roses, il brano di Is This the Life We Really Want? che suona come una outtake di Animals, stessa fuliggine e mood plumbeo.

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