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La Formula E, per ascoltare la generazione Greta

Siamo stati a Venezia, alla presentazione delle nuove vetture del team Geox Dragon. E abbiamo cercato di capire uno sport “che ha una mission”. A partire dalla riduzione del rumore

La Formula E, per ascoltare la generazione Greta

Foto stampa

È nato tutto da uno scetticismo tramutatosi in sorpresa. Nel 2016 Mario Moretti Polegato viene invitato da un amico a guidare la sua auto elettrica. Milano-Treviso, 220 chilometri di prevista noia: «Ero dubbioso sulla potenza e sull’assenza di rumore», racconta il fondatore di Geox a Rolling Stone. «Durante la strada capii che la potenza era quella di un’auto sportiva e che l’assenza era di quelle a valore aggiunto. Arrivato a Treviso, mi chiusi nell’ufficio e provai a calcolare quanto avevo speso con quel viaggio: 1 euro e venti centesimi. Il mondo stava cambiando, veniva cambiato dalle nuove generazioni. Decisi che Geox, un marchio che ha la Terra dentro il suo nome, doveva fare parte del cambiamento e unirsi a quegli sforzi per aumentare la sostenibilità».

Il team Geox Dragon

L’occasione viene grazie all’incontro con Jay Penske, editore di Rolling Stone America e fondatore del team di Formula E Dragon Racing. Polegato decide di entrarci con tutti e due i piedi (o le scarpe). Nasce il Geox Dragon, uno degli undici team della Formula E, la cui nuova vettura per la stagione 2019/2020 è stata svelata venerdì 15 a Venezia.

La Formula E

Piccolo spiegone. La Formula E è quella gara tra auto elettriche che si tiene da cinque anni, tra novembre e luglio. Principali differenze con la Formula 1: il circuito è quasi sempre all’interno delle città (in Italia Roma); la gara si tiene tutta in un giorno e dura poco meno di un’ora (per una questione di batterie); le auto non superano i 280 chilometri orari e non hanno le marce; se un pilota risulta tra i cinque più votati online dai fan, durante la gara può usare il FanBoost, una sorta di potenza extra di qualche secondo; il pubblico è più giovane (il 70% ha meno di 34 anni) e con una più alta percentuale di donne; non vince la gara “il più veloce”, ma il più efficiente. “La cosa più difficile è gestire l’energia della vettura”, ci spiega Nico Muller, uno dei due piloti della Geox Dragon. “Un pilota di Formula 1 deve spingere al massimo e basta. Io, devo spingere e al tempo stesso cercare di non finire le batterie”.

Il rumore (e la sua assenza)

Ultima differenza: non c’è rumore, a una gara di Formula E. La cosa più forte che sentirete è un sibilo simile a quello delle auto da scontro delle giostre. Una sciagura, per gli appassionati dei rombi. Una poesia, per gli amanti del silenzio. “Faceva strano anche a me”, continua Muller, che ha guidato in quasi tutte le altre categorie automobilistiche. “Ma dopo i primi tre giri mi sono abituato. Adesso sento solo il vento e il rumore delle gomme che rotolano sull’asfalto”.

Mario Moretti Polegato insieme a Nico Mueller e Brendon Hartley

Le auto elettriche nel mondo

Metterla in competizione con la Formula 1 è una sfida, più che persa, inutile. “Questo è uno sport con una mission”, ripete il Ceo della Formula E Jamie Reigle, “catalizzare il progresso verso i mezzi di trasporto elettrici. La sfida è lunga”. Lunghissima, se pensate le auto elettriche nel mondo sono appena 5 milioni (in Italia sono lo 0,5% del totale). Le previsioni, che includono ovviamente un abbattimento del prezzo, sono di 11 milioni di vetture nel mondo entro il 2025 e 60 milioni entro il 2040. Traino della crescita, come sempre, la Cina, che potrebbe rappresentare da sola la metà dell’intero parco elettrico.

Un laboratorio esterno

“La Formula E vuole essere la piattaforma competitiva per le aziende per testare le tecnologie elettriche”, spiega Polegato, ricordando marchi come Porsche e Mercedes che debutteranno questa stagione. “Noi, come Geox, la vediamo come un laboratorio esterno per testare le nuove tecnologie applicate ai piloti. Abbiamo sviluppato nuovi materiali traspiranti per la tuta e creato una calzatura con una suola che garantisce l’impermeabilità e la traspirazione del piede”.

La generazione Greta

Obiezione: come la mettiamo coi costi ancora alti delle auto elettriche? “Servono iniziative di governo per incentivare l’acquisto. In Cina chi compra un’auto elettrica non paga né tassa d’importazione né l’equivalente della nostra Iva. Mi auguro avvenga anche in Italia”. E col rumore bellissimo del rombo delle auto? “Vede, da ragazzo io adoravo il cambio manuale e non avrei mai immaginato un’auto senza. Adesso, importa a pochissimi. Sarà così anche per il rumore, che ai nostri figli interesserà al massimo come ingombro di cui disfarsi”. Parla della generazione Greta? “Sì. È quella generazione che si preoccupa molto di più della sostenibilità, che apprezzerà molto di più un’aria pulita. E il silenzio”.

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