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Viviamo nella timeline sbagliata?

Siamo immersi in un loop di caos inafferrabile: tra meme talebani, stragi suprematiste in stile FPS filmate in diretta e jihadisti muniti di zaini di Hello Kitty, la sensazione di vivere in una sequenza temporale distorta è più pervasiva che mai. Ma dov'è iniziato tutto questo? Prova a spiegarcelo Mattia Salvia nel suo primo libro, 'Interregno'

Viviamo nella timeline sbagliata?

La copertina di 'Interregno', di Mattia Salvia, Nero Edizioni, 2022

Ne ha viste (e documentate) di cose paradossali e difficilmente comprensibili, Mattia Salvia. Come editor del progetto Iconografie del XXI secolo, negli ultimi anni ha esplorato gli spazi più angusti e claustrofobici della rete per riportare alla luce un patrimonio di immagini disturbanti e traumatiche: istantanee che sembrano piovute dal cielo o importate da una sorta di alter–mondo inaccessibile ai più ma che, in realtà, rappresentano la costante di questi tempi nevrotici.

Mentre beviamo un caffè seduti nel nostro bar di fiducia, affogando le insicurezze quotidiane in quel confortevole benpensaggio nazionalpopolare da mille caratteri chiamato “Buongiorno di Gramellini”, a Hong Kong i movimenti di piazza fabbricano catapulte rudimentali per alzare il livello dello scontro con la polizia, in Turkmenistan dittatori eccentrici edificano opere talmente kitsch e imponenti da apparire irreali e i manifestanti anti Green Pass si calano nei panni di detenuti ebrei in un campo di concentramento nazista.

Iconografie del XXI Secolo è sostanzialmente questo: un archivio di immagini secondarie che colpevolmente tendiamo a trascurare, brevi istantanee che quasi certamente non finiranno nei libri di Storia ma che, a loro modo, risultano comunque parecchio significative, perché contribuiscono a fornire una misura dell’andamento schizofrenico degli eventi. Immagini respingenti che tenderemmo a collocare nel microcosmo della finzione ma che (ahinoi) coincidono con la realtà (e anzi, talvolta, sono la realtà, perché, come suggerisce Salvia, «Il verbo si è fatto carne, JPG, PNG»).

 

 
 
 
 
 
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Il risultato è che quel mondo, così confortevole e ordinato, che conoscevamo fino a qualche anno fa ha finito per assumere le fattezze di una fotografia sbiadita; la congiuntura attuale è dominata dall’incertezza: siamo immersi quotidianamente in un loop di caos inafferrabile e subiamo passivamente un ciclo delle notizie completamente impazzito; il nostro bisogno di ordine viene puntualmente frustrato dalla velocità (spaventosa) con cui i nostri feed finiscono per trasformarsi in un guazzabuglio di stranezze di ogni tipo, tra meme talebani, stragi suprematiste in stile FPS filmate in diretta e jihadisti muniti di zaini di Hello Kitty. La sensazione di vivere in una timeline sbagliata, una sequenza temporale dove le cose che non dovrebbero succedere, alla fine, accadono lo stesso, è più pervasiva che mai.

Proprio l’idea della “Darkest Timeline” è il motivo ispiratore del nuovo libro di Salvia, Interregno. Iconografie del XXI Secolo, pubblicato dai tipi di Nero Edizioni: un viaggio lungo le coordinate dello spazio e del tempo nel tentativo di individuare una bussola che, per quanto possibile, possa orientarci nel bel mezzo di quel delirio che chiamiamo contemporaneità. Una contemporaneità che, come scrive Salvia, è popolata da «mucche con visori per la realtà virtuale e colpi di Stato che ispirano challenge sui social, utenti Reddit che pianificano il crollo dell’economia globale e guerre di meme tra governi nazionali, guerre reali in streaming su YouTube ed estremisti populisti vestiti da sciamani. Il tutto, diligentemente apparecchiato per essere utilizzato come un perfetto sfondo Instagram».

Come siamo precipitati negli anfratti di questa Era dell’Assurdo? Individuare la genesi di questo bailamme ad alto tasso di schizofrenia è un’impresa difficile. Secondo alcune voci, i momenti chiave sarebbero sostanzialmente due: la Brexit e l’elezione di Donald Trump come 45esimo Presidente degli Stati Uniti d’America, indicati come apripista di quella stagione di populismi e nazionalismi che stiamo ancora vivendo. Altre chiamano in causa e la crisi dei mutui sub–prime del 2008 o le Primavere arabe del 2011.

C’è poi tutto un filone, per così dire, “sotterraneo” (per intenderci, quello animato da coloro che, oggi, etichettiamo a vario titolo come “complottisti”) che tenta di sbrogliare la matassa ricorrendo alla buona e cara logica circolare.

Salvia cita in proposito due esempi di scuola: il primo è il cosiddetto «effetto Mandela». Riassumendo: Fiona Broome, una cittadina americana, ha scoperto che Nelson Mandela non era morto in carcere negli anni Ottanta come ricordava, e – cosa importante – che lei non era la sola a ricordarsi la sua morte: diverse persone, infatti, erano convinte di averne visto i funerali in televisione. A partire da questo patrimonio di false memorie condivise, Broome ha elaborato una teoria: dev’esserci per forza un universo parallelo in cui Mandela è davvero morto in carcere, e non per una grave infezione polmonare come vorrebbe la timeline “giusta”: a un certo punto qualcosa è andato storto e quell’universo avrebbe finito per contaminarsi con il nostro.

L’altro tormentone (per la verità, più un divertissement che accomuna un certo tipo di utenza che una “teoria del complotto”) è quella che lega il rinvenimento di due roditori all’interno dell’acceleratore di particelle del CERN – una donnola e una faina, ambedue morte per aver rosicchiato un cavo di alimentazione da 66kV – e la successiva elezione di Donald Trump, eventi verificatisi nel 2016 e nello spazio di pochi mesi: lo slittamento in una timeline oscura sarebbe partito da qui.

 

Come scrive Salvia, «queste idee sono sempre avanzate con una certa ironia, ma è l’ironia con cui si legge l’oroscopo – razionalmente sai che non vuol dire niente e che i movimenti delle stelle e dei pianeti non hanno alcun influsso sulla tua vita, ma una parte di te comunque spera che Paolo Fox ti dica che avrai una settimana fortunata (…) Sappiamo che non è stato qualche esperimento del CERN venuto male o interrotto da qualche roditore a spostare il nostro universo su una timeline sbagliata, ma vorremmo che fosse così per avere una spiegazione e qualcuno a cui dare la colpa».

Eppure, questa spiegazione non c’è: ciò che viviamo è tremendamente reale e lo spirito del tempo in cui siamo immersi non è altro che una sequenza inarrestabile di grotteschi. Come scendere a patti con questa complessità? Forse, il primo passo è familiarizzare con l’idea che, contrariamente a quanto potremmo pensare, la sequenza temporale “giusta” è proprio questa, la stessa in cui un imprenditore miliardario famoso per le sue comparsate nei reality riesce ad assumere la guida della prima potenza globale e il suprematismo bianco diventa un argomento di discussione da forum. Prendendo per buona questa premessa, non c’è alcun passato mitico a cui fare ritorno: il mondo è sempre stato un po’ pazzo.