Uomini e donne senza meta: i migliori libri del mese | Rolling Stone Italia
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Uomini e donne senza meta: i migliori libri del mese

Il nuovo romanzo di Arnon Grunberg, "La straniera" di Claudia Durastanti, racconti catalani e storie gotiche, slum di Nairobi e amori impossibili: cosa abbiamo letto negli ultimi tempi

Uomini e donne senza meta: i migliori libri del mese

Un'immagine dal fim 'The Reader' (2008)

I seguenti libri parlano di uomini soli che non sanno quello che fanno, ragazze in giro per il mondo, chitarristi classici, frati eccentrici, donne che rubano stivali, cadaveri ricorrenti e scherzi nucleari. Ma anche, per fortuna, di molto altro.

Arnon Grunberg, Terapie alternative per famiglie disperate (Bompiani) 

Lo scrittore olandese Arnon Grunberg, fin dal suo esordio con Lunedì blu (1994), ha una lunga esperienza nel descrivere uomini soli che cercano un po’ di senso nella vita attraverso il contatto – desiderato e respinto al tempo stesso – con figure di donne che, quasi sempre, si trovano in posizione di debolezza rispetto a lui. Anche Terapie alternative per famiglie disperate (il titolo italiano un po’ catchy non rende giustizia al tono del romanzo, sarebbe stato meglio il più sobrio Uomini perbene originale – certo, poi i libri bisogna anche venderli) si inserisce in questa ossessione dell’autore. Otto Kodeke, il protagonista, è uno psicologo specializzato nella prevenzione dei suicidi. Va a spesso a visitare l’anziana madre, accudita da due ragazze badanti di origini nepalesi. Kodeke sa che finché loro si prenderanno cura della donna, e lui si occuperà di gestire le due dipendenti, la vita resterà aggrappata a se stessa, non si trasformerà in morte. Ma un giorno Kodeke fraintende una situazione, forza un contatto fisico con una di queste ragazze. Lei non si sottrae: “Una parola lo investe come una pugnalata: colonialismo. Questo è colonialismo, o ciò che ne rimane: postcolonialismo. Lui, che ha accettato il fallimento dell’uomo, ha tentato – seppur in misura limitata – di riformare la società perché le persone potessero fallire senza causare troppi danni. E ora è nel bagno di sua madre come un medico tropicale, un colono nel proprio Paese, che si prende ciò di cui ha bisogno, forse l’unica definizione corretta di colonialismo: prendersi ciò di cui si ha bisogno”. Dopodiché lei, furiosa, lo fa pestare dal fidanzato e gli scatena contro l’intera comunità cui appartiene. Segue per Kodeke il prevedibile tornado di disavventure, situazioni assurde e rivelazioni. Di romanzi (e film, e serie tv) che descrivono i gesti incoerenti di persone che vivono nell’autoinganno, che credono di avere puntellato la propria vita tramite una solida struttura e invece non sanno nemmeno perché compiono le loro ridicole azioni, è pieno il mondo delle idee. Ma Grunberg riesce ancora a trovare quel confine tra lo humour e la disperazione, tra il realismo e l’orrore umano, che rendono i suoi romanzi migliori piccoli capolavori. A certi autori è permesso ripetersi, e Grunberg è uno di questi.

Danilo Deninotti, Giorgio Fontana, Lucio Ruvidotti, Lamiere (Feltrinelli Comics) 

Ci sono Stefano, che fa l’infermiere, Fiorella, ostetrica, Laura e Giusi, medici. E poi Giorgio, Danilo e Lucio, che di questa storia sono testimoni ancora prima che autori. Sono una strana comitiva, i primi due nella vita scrivono storie, il terzo le colora. Fontana è uno degli autori più affermati e illuminanti che ci siano in giro, come conferma il Campiello per Morte di un uomo felice, Deninotti vanta due graphic novel di successo. Entrambi scrivono per Topolino e riempiono calici di prosecco in uno dei migliori bar di Milano. Poi c’è Lucio, che certe scene le vede, le fotografa nella sua testa e le restituisce sotto forma di disegni. 
Nella prima tavola di questo bel comics d’impegno civile li si vede raggiungere i membri dell’equipaggio della Ong Rainbow for Africa, che prova a rendere meno insopportabile la vita degli abitanti di Deep See, la peggiore bidonville di Nairobi. Girano per le baracche con la guida di un frate eccentrico, imparano a cucinare e sopravvivere senza acqua e altri beni che diamo per scontati, diventano amici di bambini meravigliosi, parlano di politica e di cosa servirebbe davvero per cambiare le cose. Scorrendo le pagine pare di rivivere il loro viaggio e di capire perché hanno voluto condividerlo con noi. Di questi tempi c’è da dire grazie (anche per la dedica ad Alessandro Leogrande).

Claudia Durastanti, La straniera (La nave di Teseo) 

Come deve essere a sei anni trasferirsi dalla Basilicata alle luci di Brooklyn? E il contrario? Perché questa è la traiettoria che è stata disegnata per Claudia Durastanti – scrittrice e traduttrice che oggi vive e lavora a Londra –, e che ora viene raccontata in un memoir personalissimo come La straniera. Un racconto che si muove nel tempo e soprattutto nello spazio, perché sono i luoghi geografici a scrivere e farci immergere nella sua storia famigliare. Una vicenda di continue migrazioni, andate e ritorni, che l’hanno portata a essere quello che è oggi. Centrale è la figura della madre, un personaggio sofferto – soprattutto perché sorda, come il marito – e incredibilmente umano, che incontra l’uomo della propria vita il giorno in cui sta per buttarsi da Ponte Sisto a Roma. O forse non è andata esattamente così, ma poco importa.
Le pagine seguono prima le tracce della donna, dagli anni nel paesino dei nonni a quelli del collegio a Potenza. E poi le visite ai genitori rimasti a NY e lo shopping a Soho, il mare – si fa per dire – a Dead Horse Bay. E la vita che prosegue, e si intreccia con quella di una bambina cresciuta tra Little Richard e il Mago di Oz. La vita di Claudia, così come era stata quella di tutta la famiglia, sarà segnata dai viaggi e da una certa irrequietezza, oltre che curiosità. Prende il sopravvento nelle pagine, in una dimensione sempre sospesa tra riferimenti più che concreti, speculazioni sull’esistenza e atmosfere oniriche. Dove vive chi si sente sempre straniero, a casa propria e nell’angolo più sperduto.

Hirano Keiichirō, Dopo lo spettacolo (Lindau) 

Se avete più o meno quarant’anni, sapete già che si tratta di un’età inquieta, in cui siamo né giovani né vecchi, né in ascesa né in declino, in cui si fa ancora in tempo a stravolgere la propria vita, ma è forse anche più facile lasciarsi scivolare a valle, verso la ripetizione, la gioia della noia, la sicurezza di avere già sperimentato abbastanza. I due protagonisti di Dopo lo spettacolo (160mila copie in Giappone, ci informa la bandella) ricordano un po’ quelli di In the Mood for Love, il film di Wong Kar-wai. Cioè due persone che trovano un àncora di senso nelle rispettive esistenze, ma che sanno anche che l’idea dell’amore a volte è più intensa dell’amore stesso. Qui le due parti in cerca d’incastro (emotivamente parlando, ma non solo) sono un chitarrista classico e una giornalista, che si conoscono una sera, dopo lo spettacolo del primo, e a quell’incontro cercheranno di tornare successivamente, tra gli ostacoli di una vita che sembrano inamovibili. Un romanzo retrò, che richiede una certa dose di pazienza ma che ripaga indagando un reale aspetto dei rapporti umani che in genere, in questi tempi con deficit di attenzione, sembra un po’ troppo sfumato per essere affrontato con successo.

Jaume Cabré, Quando arriva la penombra (La Nuova Frontiera) 

Se la letteratura è sempre uno squarcio sulla vita umana, e la vita umana è un piano inclinato verso la morte, il fatto che in ogni racconto di questa raccolta di Jaumé Cabré, Quando arriva la penombra, puntualmente compaia un cadavere, sembra un vezzo letterario ma solo fino a un certo punto. 13 racconti che sembrano costituire una sorta di disco di b-side del grande romanzo di Cabré Io confesso, un’indagine sul male nella natura umana. (Com’è noto, esistono dischi di b-side che sono migliori di tanti dischi di a-side di band o autori meno dotati). E questi 13 frammenti di male, in quanto a potenza, sono inferiori a poche altre cose.

Noel O’Reilly, Relitto (HarperCollins) 

Noel O’Reilly è un signore non più giovane che vive a Brighton, Inghilterra. Come tanti altri (e praticamente la quasi totalità della popolazione nel caso dell’Italia) ha il pallino della scrittura, e un giorno ha deciso di seguire un prestigioso corso per diventare Autore. E sì, adesso useremo anche l’espressione “caso letterario”, perché così è. C’erano insomma tutti gli elementi per un libro carico di hype ma povero di sostanza, invece il risultato è questo solido Relitto, una storia di avventura a sfondo gotico-marinaro ambientata nella Cornovaglia d’inizio Ottocento. Il giusto mix di escapismo, tinte horror, sensualità, segreti sordidi da piccola comunità e ricerca storica. Due le opzioni: O’Reilly ha talento istintivo, per quanto tardivo, oppure è un genio del marketing. In entrambi i casi a goderne è il lettore.

Mark Doten, Trump Sky Alpha (Chiarelettere) 

“Scateneremo qualcosa di spettacolare”, disse Donald Trump in un’intervista subito l’elezione a Presidente degli Stati Uniti d’America. Spinge fino all’estremo questo suo proposito – anche nella realtà non è che si scherzi – Mark Doten, 40enne considerato tra i migliori scrittori americani della sua generazione dopo il successo dell’esordio The Infernal. Qui siamo all’indomani di una guerra nucleare scatenata proprio dalle parole di fuoco di The Donald nei confronti delle altre potenze mondiali. Nel mondo di chi rimane, tra le altre cose, è sparito anche Internet. Una giornalista, Rachel, va a cercare le ultime tracce della Rete in un pianeta devastato. E scopre delle cose molto interessanti e pericolose. Una nuova distopia a stelle e strisce, inquietante quasi quanto la cronaca.