Da alcuni giorni è tornata alla ribalta una controversia tra Francia e Algeria in merito a una crema spalmabile che in qualche modo riguarda anche noi italiani. La questione era già emersa nel settembre del 2024 ma un articolo del New Yorker, firmato da Lauren Collins, ha riaperto il dibattito. Parliamo della crema El Mordjene realizzata dall’azienda algerina Cebon, un prodotto a base di nocciole che si è presto accreditato nel mercato francese come competitor della mitica Nutella, almeno finché non è stato vietata, in modo forse pretestuoso, sollevando quindi numerose polemiche.
La Francia è il primo paese al mondo per consumo di Nutella, e in effetti insieme alle crêpes formano una grande coppia. Ma è anche un paese profondamente spaccato, come hanno dimostrato le vicende politiche degli ultimi anni, insieme ai problemi di integrazione e una storia colonialista mai del tutto risolta. Stiamo parlando di creme spalmabili sì, ma c’entrano pure questi argomenti.
El Mordjene nasce nel 2021, in Algeria, e dal 2022 al 2024 viene eletta prodotto dell’anno. Approda quindi silenziosamente in Francia grazie ai cittadini originari dell’Algeria i quali, con il classico – e ben noto anche da noi – “pacco da giù” la fanno conoscere anche nel vecchio continente nascondendo qualche barattolo in valigia. Dall’Africa all’Europa, dalla tavola ai social media, su TikTok e in tv. Durante l’estate del 2024 sono tutti pazzi per El Mordjene. Dalla frenesia, l’assaggiatore finisce sempre per prenderla a cucchiaiate anziché spalmarla su qualcosa. Sommessamente e poi orgogliosamente si arriva a dire l’impensabile: «È meglio della Nutella!», eresia o verità? Visto da dove proviene la crema e chi l’ha portata in Francia la situazione iniziò ad assumere sempre più sfumature sociopolitiche.
Dopo l’estate che ha segnato il successo francese della crema algerina è arrivato un triste settembre. Con un colpo di scena da serie tv, in stile Suits o Billions, ecco l’ingresso politico-normativo nella storia della dolce El Mordjene. Due spedizioni vengono fermate dalle autorità francesi, una al porto di Marsiglia e una all’aeroporto Charles de Gaulle di Parigi. Ai circa 10.000 barattoli viene negato l’ingresso in Francia, eppure fino a quel momento non c’erano state preclusioni, tutto filava liscio, cosa era cambiato? Il primo fermo alla merce è stato giustificato con una violazione del marchio, dei disegni e del modello appartenente al Gruppo Ferrero, ma dopo l’intervento del Ministero dell’Agricoltura francese la situazione è stata definita in altro modo. Non siamo nel campo della proprietà intellettuale, ma degli ingredienti, dicono. La crema algerina è prodotta con zucchero, nocciole, grassi vegetali ed emulsionati a cui si aggiungono anche il latte in polvere e il siero di latte. Secondo le autorità francesi, nel rispetto della legislazione europea, questi ultimi due ingredienti sono il motivo per cui El Mordjene non può essere distribuita in Europa. Il paese di origine, l’Algeria, non è presente nell’elenco dei paesi da cui è consentita l’importazione di prodotti che contengono latticini.
Don’t miss out on this unforgettable experience 🤤 pic.twitter.com/XGLalLrVCv
— El Mordjene (@El_Mordjene) September 14, 2024
Inevitabilmente la situazione ha innescato tutta una serie di accuse. La Ferrero/Nutella, leader del settore in Francia, ha paura della concorrenza della El Mordjene/Cebon e ha fatto pressioni per vietarne la distribuzione? Siamo davanti a un caso di razzismo? È una rappresaglia francese verso l’ex colonia algerina? Tra tutte le considerazioni forse la più probabile è quest’ultima. Anche perché poi – altro colpo di scena – l’ingrediente del discrimine, il latte in polvere, viene fuori che non è algerino, ma importato proprio dalla Francia, precisamente da un’azienda casearia della Bretagna, dov’è quindi l’inghippo? La burocrazia e il normativismo europeo troveranno sicuramente una spiegazione, un cavillo, grazie al quale riaffermare la decisione presa, e sarebbe noioso stare qui a sviscerare la questione, ma il sospetto che sia tutto un pretesto rimane.
È doveroso guardare la situazione nel suo complesso, a livello storico e contemporaneo, perché è lì che potrebbe annidarsi la vera motivazione del divieto. La Francia è da molto tempo ai ferri corti con l’Algeria, anzi i rapporti non sono mai andati davvero bene tra i due Paesi. La reciproca animosità ha origine da un debito non pagato. Siamo nel 1799 e la Repubblica francese conclude un accordo per una fornitura di grano destinato all’esercito. Successivamente, una volta tornata la monarchia con re Carlo X questi si rifiuta di pagare il debito. La situazione va poi per le lunghe fino al 1827 e al famoso “caso del ventaglio” – molto più probabilmente uno scaccia-mosche – con il quale un esausto Hussein Dey, al tempo governatore ottomano di Algeri, colpì il console francese Pierre Deval. La situazione degenerò nel corso degli anni seguenti fino alla decisione francese di procedere alla conquista del paese africano, ottenuta dopo una sanguinosa e lunga guerra. Il territorio rimase una colonia per 132 anni e il 3 luglio 1962, dopo una guerra che ha visto contrapposti per anni esercito francese e Fronte di Liberazione Nazionale algerino, il presidente de Gaulle, sulla base di quanto emerso dalla consultazione popolare con referendum, proclamò l’indipendenza dell’Algeria (in merito si consiglia la visione del film La battaglia di Algeri di Gillo Pontecorvo).
Oggi le cose non vanno certo meglio: un anno fa il presidente Macron ha riconosciuto la sovranità del Marocco in merito alla contesa regione del Sahara Occidentale, in aperto contrasto con le volontà del governo algerino che ha risposto ritirando il proprio ambasciatore e annullando una visita ufficiale del presidente Tebboune nella capitale francese. A questo si aggiungono altri eventi, come l’arresto da parte delle autorità francesi di un funzionario consolare algerino sospettato di essere coinvolto con il rapimento del rifugiato politico Amir Boukhors (noto come Amir Dz), l’espulsione dalla Francia dell’influencer Doualemn (poi non accolto e quindi rimandato indietro) e la detenzione in Algeria dello scrittore Boualem Sansal. Infine, il richiamo dell’ambasciatore francese e una serie di reciproche espulsioni di funzionari diplomatici da parte di entrambi i Paesi. In tutto questo, l’Italia, paese d’origine della Nutella, ancora leader a casa dei cugini d’Oltralpe, potrebbe guardare abbastanza divertita lo scontro, ma sembra invece non curarsi affatto della faccenda. Noi con l’Algeria andiamo abbastanza d’accordo, certo c’è stata la polemica con annessi risvolti politici a seguito della vittoria alle Olimpiadi di Imane Khelif, ma va ricordato pure che prima con il governo Draghi e poi con quello Meloni abbiamo stretto accordi con l’esecutivo algerino finalizzati ad aumentare l’approvvigionamento di gas e la creazione di nuove infrastrutture nell’ottica di un totale e duraturo affrancamento dal gas russo.
Torniamo alle cose dolci. Nonostante i buoni rapporti, dura lex sed lex e in Italia, come nel resto d’Europa, non si può trovare la El Mordjene. Alcuni utenti sperano in un’unione tra le due bontà, con un’acquisizione da parte del gruppo dolciario italiano che risolverebbe tutto. Il sodalizio sembra improbabile, tuttavia non credo che un eventuale ingresso nel mercato europeo della crema algerina andrebbe a detronizzare la Nutella. La El Mordjene è prodotta in diverse versioni, una “marrone” (con cacao e nocciole) e una “bianca” (solo crema di nocciole), entrambe poi hanno un’ulteriore declinazione, “il rocher”, che è croccante. La più famosa e osannata – e che si dice rivaleggi con la crema italiana – è quella “bianca”. Lauren Collins descrive la consistenza come quasi liquida, mentre il sapore è molto dolce anche se equilibrato poi dalla nota calda delle nocciole tostate.
Purtroppo io non ho assaggiato questa delizia, ma dalla presentazione che viene data mi è sembrato che l’accostamento alla Nutella sia stato fatto più che altro per catalizzare l’attenzione del pubblico. Infatti, la giornalista del New Yorker e altri raccontano anche del paragone con un altro prodotto della Ferrero, cioè la crema che si trova all’interno dei Kinder Bueno, una comparazione che sembra essere più appropriata. È vero, questo lo dico io che non ho fatto la prova dell’assaggio della El Mordjene, ma conosco la Nutella e mi permetto di indicare la differenza facendo notare la presenza di un ingrediente in più. Entrambe sono dolci creme di nocciole ma solo la El Mordjene “bianca” è composta esclusivamente da nocciole, mentre la Nutella conta anche un tocco di cacao che le conferisce colore, sapore e consistenza differenti. La stessa opposizione non si può però fare alla versione “marrone”, ma si può certo dire che nel suo cammino la Nutella ne ha incontrate a bizzeffe, di creme alle nocciole con cacao, come per esempio le interpretazioni prodotte dai singoli supermercati quali Esselunga, Conad e Carrefour.
Ci tengo a precisare che non sono uno strenuo difensore della Nutella. In materia sono saldamente schierato dalla parte del “dinamico duo”, o “combinato disposto” visto che abbiamo parlato di norme, cioè burro d’arachidi + confettura. In teoria, quindi, la El Mordjene può benissimo convivere con la Nutella, visto che nel frattempo questa si confronta ogni giorno con le mille altre dolcezze presenti sugli scaffali: da quelle molto simili realizzate da marchi di “serie b”, a quelle più chic di Novi, Lindt e Pernigotti oppure le “inedite” al pistacchio, alle mandorle o le derivate dai biscotti della Lotus Biscoff e dei Pan di Stelle, fino al mio adorato burro d’arachidi. Insomma, una in più da alternare per la colazione, la merenda o per la fetta da gustare dopo cena, che problema c’è? Vallo a dire alle teste d’uovo a Bruxelles.
Quello che sorprende è che la Ferrero non abbia realizzato per prima una crema di questo tenore basandosi sull’interno di un suo prodotto di punta, anziché fare i croissant alla Nutella e altri prodotti surgelati che sincerante risultano essere abbastanza superflui. A oggi, il divieto alla El Mordjene persiste, con la crema che si può trovare in modo clandestino a Marsiglia pagandola a caro prezzo e che, come se non bastasse, è già stata oggetto di contraffazione (senza raggiungere ovviamente i risultati sperati) da qualche furbone in Turchia che ha aggirato così l’ostacolo dei latticini, dato che rientra nell’elenco normativo europeo (ma non avevi detto il latte in polvere era francese? Eh sì, ma a quanto pare la motivazione ufficiale è ancora che l’ingrediente proviene dall’Algeria, che vi devo dire).
Anche altri se ne stanno approfittando alla grande, in particolare un’azienda della Normandia e un’altra turca le quali si sono buttate nella mischia con due prodotti simili usando senza alcun ritegno nomi che richiamano due celebri snack della Ferrero: “Crema Bueno” e “Nella Délice”, chissà, forse qui ci possono essere problemi con la proprietà intellettuale. In conclusione, sarebbe divertente se, vista l’acerrima rivalità tra Italia e Francia che spazia dalla cucina all’arte, dalla politica allo sport, si riuscisse a stipulare un nuovo accordo con l’Algeria, questa volta inerente non al gas ma al latte, così da potersi fregiare di aver riportato in Europa la El Mordjene. Con buona pace del governo francese.