Zelensky a Sanremo? Bisogna fare il 90% di share | Rolling Stone Italia
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Zelensky a Sanremo? Bisogna fare il 90% di share

È una occasione ghiottissima per gli autori del Festival: dallo smoking di Toto Cutugno al confronto con Orsini, molte meravigliose idee nella nuova puntata di 'Boomer Gang'

Zelensky a Sanremo? Bisogna fare il 90% di share

Foto: Hannibal Hanschke/Getty Images

Alberto Piccinini: Hai visto? Sono tornati i no vax mezzi putinisti. C’è Freccero, Dibba, c’è pure Moni Ovadia. Ero preoccupato per loro, neppure su Rete 4 si vedevano più. Ero preoccupato anche per Orsini, che si era ridotto a postare su YouTube interminabili video paranoici girati penso sulla sua macchina, chissà perché. Vanno a Sanremo a contestare l’annunciato messaggio di Zelensky perché la guerra non ha niente a che fare con le canzoni bla bla bla. È polemica. Io voglio essere più complottista di tutti e ti dirò che secondo me facevano parte del pacchetto. Tu mi vieni a Sanremo, io in cambio ti do un carroarmato in buono stato, ma tu Zelensky ti devi prendere anche i no vax mezzi putinisti che mi rompono i coglioni giorno e notte per un’ospitata a Porta a Porta. Non fanno più ascolto, non so più come dirglielo. È Bruno Vespa che ha fatto la trattativa, no? Diabolico. Salvini è già cascato nella trappola con tutte le scarpe. Pure Calenda.

Giovanni Robertini: Già me lo vedo Orsini braccato dai fan sulla passeggiata del lungomare, a stringere mani al sosia di Pavarotti, farsi una foto con l’Uomo Gatto o un selfie davanti alla statua di Mike. Quanti baudi costerà un Moni Ovadia al FantaSanremo? Dibba ai duetti? La prevedibile ironia dei tweet che verranno, che noia. Forse l’intelligenza artificiale di ChatGPT li ha già scritti con gli hashtag giusti e ci leva la fatica di cercare di essere simpatici.

AP: Uhm qui più che un’intelligenza ci vorrebbe una scemenza artificiale, e non sono tanto sicuro che le macchine ci arriveranno. Ma poi scusa, e qui parlo all’autore televisivo che è in noi, quale migliore occasione nella vita di partecipare alla riunione di scaletta in cui si decide cosa proporre a Zelensky per la sua apparizione a Sanremo? Certo, ha già fatto Cannes e i Golden Globe con la solita giacchetta militare, Sean Penn è andato da lui a dargli il suo Oscar… «Ideona!» dice l’autore 1 in fondo al tavolo. «Convinciamolo a togliersi la maglietta militare e mettersi lo smoking col farfallino. Amadeus gli dice una cosa tipo volevamo farti assaporare il gusto della pace e dell’eleganza italiana…». «Ottima!», fa l’autore 2, «perché non gli mandiamo uno smoking storico? Chennesò, quello che aveva Modugno quando ha vinto Sanremo». «Mmmh», obietta autore 3, «secondo me l’unica cosa che Zelensky conosce del festival è Toto Cutugno. Proponiamogli il vestito che aveva addosso Cutugno nel 1985». Autore 4: «Ma era orrendo! E poi L’italiano l’ha cantata l’Armata Rossa dieci anni fa, lasciamo stare che poi Putin si incazza davvero». Autore 5: «Nel 1985 Zelensky aveva 7 anni, il festival lo vedeva di sicuro in famiglia. Chiediamogli che canzone si ricorda e facciamogliela suonare dall’orchestra. Dirige il maestro Peppe Vessicchio. Magari la canticchia, si emoziona, gli mandiamo il testo nel caso». Come vado?

GR: Autore 6: «Potremmo collegare in contemporanea il comico russo Ivan Urgant, quello dello show parodia di Sanremo Ciao 2021. Si è pure schierato contro la guerra». Autore 7: «Per riequilibrare potremmo chiamare Orsini a fare un breve monologo» (l’autore 7 è un putiniano no vax? Un aziendalista pavido e timoroso della polemica? Un cinico calcolatore di share e curve Auditel?). Autore 8: «Oppure possiamo chiedere a Orsini se chiede perdono in diretta mentre Zelensky è collegato. Chiamiamo anche Maria De Filippi così la citazione di C’è posta per te è più esplicita».

AP: Autore 9 (ecco perché sono così tanti gli autori di Sanremo): «Aspetta, aspetta ce l’ho! Zelenksy esce dal palazzo, cammina fino alle rovine di un palazzo bombardato, lo seguiamo con una camera a mano anzi no coi telefonini degli inviati di Rainews. Dietro l’angolo c’è Bocelli al pianoforte che canta all’alba vincerò. Si alza il drone, Kiev dall’alto, Zelensky versa un lacrima, ma il mio mistero è chiuso in me, capolavoro. Facciamo il 70% scommettiamo?».

GR: Bello, mi piace. Chiamiamo subito gli autori, la scaletta di Sanremo tanto si chiude all’ultimo.

AP: E niente, Sanremo non è neanche cominciato e già ne siamo prigionieri. Ma poi hai letto ‘sta cosa del telecomando? Non so quale lobby sta convincendo i produttori di televisioni a mantenere in funzione i telecomandi con i tasti tradizionali 1, 2, 3, perchè ormai li fanno soltanto col più e il meno e questo danneggerebbe i vecchi canali generalisti. È proprio una rivendicazione ultraboomer, da anziani, come il telefono Brondi coi tasti enormi, un ritorno al pre-zapping direi. Mi piace. Anche perché hai fatto caso che adesso con tutti i social pieni di reels e filmatini per copiare TikTok ci hanno fatto tornare ai tempi dello zapping? Ancora vent’anni fa arrivavi a casa, ti buttavi sul divano e giù di telecomando. Oggi accendi il telefonino e scrolli video, sempre con il medesimo pollice. Oggi come allora non vedi niente, una specie di nebulosa cognitiva. Mah.

GR: Non c’è rimedio. Ho provato la stessa sensazione comprando il triplo vinile di Kali Malone appena uscito, Does Spring Hide His Joy. La mammasantissima dei suonini, musa di Stephen O’Malley dei Sunn O))), amata da The Wire, la signora del drone, una o due note tenute all’infinito. Eppure l’effetto all’ascolto è quello fantozziano della Corazzata Potëmkin, con me che mi alzo ogni mezz’ora a girare il vinile, cambiare con vinile due, per poi finalmente abbandonarmi all’assoluto con fruscio della puntina a fine corsa, il pezzo migliore del disco.

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