Rolling Stone Italia

Riflessioni sull’Ucraina di un pacifista convintissimo, ma disincantato

La necessità di aiutare con le armi chi si difende dall’invasione, l’eroismo di Zelensky, il popolo del «non ce lo dicono» che si fa turlupinare dalla narrazione di Putin e altre considerazioni su una guerra che segna «un punto di svolta dell’umanità»

Foto press

«Siamo a un punto di svolta dell’umanità. Non lo si può ignorare. Non lo si può negare». Noam Chomsky qualche giorno fa. Per la precisione Noam Chomsky ritiene che l’attacco di Putin è un atto criminale.

«In questi due anni la cosiddetta controinformazione, quella dei guru liberi che svelano la verità al mondo mentre i mass media assoggettati ai poteri forti diffondono menzogne, ci hanno detto nell’ordine che saremmo tutti dovuti morire o ci saremmo tutti dovuti ammalare in pochi mesi a causa delle mascherine. Dovevano farci venire il cancro per la cosiddetta acidosi; farci svenire e causare danni al cervello per la mancanza di ossigeno; farci venire ogni tipo di infezione a causa di virus, batteri e funghi che nelle mascherine si sarebbero annidati. E soprattutto che i poteri forti non ce le avrebbero mai più fatte togliere. Sono passati due anni da quando abbiamo cominciato a portarle tutti i giorni in quasi 60 milioni. Non si è mai avuta notizia di alcuna strage da mascherine né di ospedali intasati da pazienti affetti da danni da mascherina. Eppure a milioni ci hanno creduto. Ne hanno condiviso i video e i post. Intasato la chat di famiglie al grido di “sveglia!!!”. Invece niente. E da maggio non saranno più nemmeno obbligatorie».

«Poi ci hanno detto che a ucciderci tutti sarebbe stato il vaccino. Che in pochi mesi ci saremmo tutti ammalati di ogni possibile disgrazia, che avremmo avuto i tumori, gli infarti, che le donne sarebbero tutte diventate sterili, che avrebbero tutte abortito, che saremmo tutti morti di arresto cardiaco, perfino che ci avrebbe fatto venire l’Aids. Sono passati 15 mesi dalle prime iniezioni. E ci siamo vaccinati in 50 milioni. E non una sola volta. Dopo 15 mesi dovremmo avere gli ospedali al collasso per i troppi ricoveri da vaccino. Almeno un ospedale, almeno mezzo. E invece niente. Eppure sono milioni quelli che hanno creduto a tutto questo. E in migliaia ci sono morti per questo. Per quei video, per quei post, per quei guru che assicuravano l’ecatombe dell’umanità, gli ospedali al collasso per i ricoveri da effetti collaterali del vaccino. Qualcuno li ha mai visti?».

«Quindi ci hanno detto che col Green Pass avrebbero schiavizzato l’umanità. Che sarebbe stato solo l’inizio. Che non ce lo avrebbero mai più tolto. Che quelli senza Green Pass sarebbero stati deportati, rinchiusi nei campi di concentramento. Che senza Green Pass non avremmo mai più potuto fare nulla e che la dittatura sanitaria lo avrebbe imposto per sempre, usandolo anche per controllare cosa compriamo, dove andiamo, quante tasse paghiamo eccetera. Dal primo maggio il Green Pass, già abolito in mezza Europa, è abolito anche dall’Italia. Eppure abbiamo avuto le tv piene di guru, filosofi, costituzionalisti che prevedevano la fine dello Stato di Diritto a causa del Green Pass. E le manifestazioni in piazza, le minacce, gli insulti perché noi stolti non riuscivamo a vedere il grande piano dei poteri forti che col Green Pass ci avrebbero schiavizzati in eterno. E invece niente: già abolito».

«Tutto questo per dirvi che i personaggi che per 2 anni hanno terrorizzato con queste narrazioni milioni di cittadini e che alla luce dei fatti non ne hanno azzeccata mezza che fosse mezza, ora sono gli stessi che diffondono le propaganda a favore di Putin e contro gli ucraini. Gli stessi che negano l’invasione, che negano i bombardamenti sui civili, che arrivano a sostenere che ciò che vediamo sono montature cinematografiche e attori. La domanda a chi ancora si fa raggirare da questi sciacalli che intanto col terrorismo hanno fatto soldi e fama è: se vi hanno mentito per due anni su mascherine, Green Pass, vaccini, il dubbio che vi stiano mentendo anche ora vi viene?».

Queste parole non le ho scritte io, ma Emilio Mola sulla sua pagina Instagram il 17 marzo. Interventi di semplice buon senso. Razionali, spiegati bene, pieni di dedizione e senso etico. Un giornalista che un bel giorno, stufo della narrazione distorta che prende piede nei social (io non ho Telegram e nemmeno so come funzioni, ma quello è davvero un covo, per come me ne parlano) ha deciso di provare a combatterla, andando a prendersi shitstorm e ammiratori. Un tipo di azione per me estremamente meritevole e necessaria, con gli stessi intenti che muovono spesso anche me qua: mossi da una qualche forma di indignazione, si prova a favorire riflessioni. E si va incontro a tanta merda. Ovviamente i detrattori che conoscono la sua pagina saranno tutt’altro che d’accordo con me, e queste sue parole che ho riportato creeranno lo stesso tipo di reazioni un po’ tragicomiche che ho visto qua e là sotto il suo post, un post che da cui sono scaturiti quasi 3000 commenti.

Non sapevo bene da che parte iniziare questo mio nuovo articolo. E le parole di Emilio Mola le avevo messe nel post scriptum. Poi… l’idea di aprire con esse. Quello che state per leggere è un articolo dove, mi sembra, sempre più mi ritrovo a indossare gli ingombranti panni del commentatore. Non ho nessuna base culturale e di studi di politica e geopolitica per entrare in ambiti di discussione che non mi competono, ma quello che mi muove è sempre la solita cosa: la capacità di manipolazione che hanno i social e il virtuale di diffondere fake e creare una perniciosa confusione fra la gente, che diventa volgare e aggressiva. E divisa. Fin che era la pandemia e la dittatura sanitaria si deglutiva male e basta, ma qua con la guerra alle porte certe divisioni potrebbero risultare tremende. La cosa in sé mi indigna da che esiste internet, ed è più forte di me entrare in un agone che non mi piace e da cui prenderei volentieri le distanze. Ma ci sta che io alla fin fine odi un certo tipo di indifferrenza, alla quale desidero sottrarmi. Non voglio essere un indifferente, a costo di deludere parte del mio pubblico (ho tutto da perdere… a perdere pubblico). Questo è quanto.

Quello che segue ha cominciato a prendere forma quando mi sono ritrovato scosso dalla forte impressione vissuta qualche giorno fa nel vedere i vari post e repost di quelle immagini potentissime della giornalista Marina Ovsyannikova, che fa irruzione in uno studio della televisione di stato e che con un cartello scritto a caratteri cubitali, rudimentale e potente, ammonisce il popolo russo, quello indottrinato e anestetizzato o semplicemente intimidito e vessato, delle fandonie che è costretto a subire in merito alla “operazione speciale” e altre dolorose stupidaggini, tipo la denazificazione dell’Ucraina. Così grottesche nel loro sgorgare dalla bocca di un dittatore mandante di centinaia di migliaia di uccisioni e non solo da ora, oltre che di turpi violenze nelle carceri, che nessuno dovrebbe crederci. E invece, anche qui in Italia…

Facciamoci una domanda, molto semplice: esiste un Paese dove non esistono fascisti o nazisti? Ditemi se esiste un Paese che non ne ha… La risposta è no, non esiste un Paese che non ne abbia. Italia compresa. E così anche l’Ucraina ne ha. Però né dell’Ucraina né di tutti gli altri Stati si può dire che siano Stati fascisti o nazisti (in Ucraina se ho ben capito i detestabili ultranazionalisti della destra ucraina che si rifanno a Stepan Bandera e si adunano nelle file del battaglione Azov sono poco più di due migliaia e stanno combattendo a Mariupol, votati al sacrificio, raccogliendo qualche volontario straniero affascinato dal blasone conferitogli da Putin in questa sua assurda guerra: politicamente contano meno del 2% e non sono nemmeno entrati in parlamento. Non sono del tutto ininfluenti, ma… “denazificare un popolo”, addirittura! Una persona seria dovrebbe ridere di questa… stravaganza).

Rare eccezioni di Stati realmente fascisti-nazisti-dittatoriali ci sono nel mondo, ovviamente: Corea del Nord ad esempio. O Russia. Lo riscrivo: la Russia, che accusa l’Ucraina di essere controllata dai nazisti. Che faccia tosta. La Russia di ora, ormai una dittatura, in cui sarebbe bello far fare qualche esperienza di vita ai vari simpatizzanti odierni di Vladimir o aspiranti tali nel loro anti-americanismo imprescindibile e consustanziale. Cosa distingue un regime come questi due appena nominati – Corea e Russia – dall’essenza fascista o nazista? Al di là delle definizioni dell’accademia e delle chiarificazioni intellettuali, a me sembra sostanzialmente nulla. Anche Stalin, comunista, era nazista, fascista, dittatore, tiranno, despota, criminale, oppressore, autocrate spietato e privo di compassione ed empatia. E se avete altri epiteti in quell’area semantica vanno tutti bene. La Russia di allora come la Russia di ora, dove in questo momento si vive sotto dittatura. E delle peggiori. Robe tremende, angosciose, disperanti, perché 15 fottuti anni di carcere duro se ti esprimi a favore della pace sono una aberrazione che non dovremmo nemmeno più dover immaginare, nel mondo progredito del 2022. E robe inquietanti, perché ormai non esiste più un solo organo di comunicazione che non sia quello di regime: dalla politica alla stampa, dalla televisione alle radio, esiste solo la voce del partito unico egemone, tutto il resto è stato soppresso. E per questo motivo un sacco di russi non ha idea di cosa stia realmente succedendo in Ucraina, se non che la Russia si sta difendendo, e li sta difendendo, dalla sua protervia e dai nazisti (“sua” dell’Ucraina ovviamente). Curioso che anche da questa parti ci sia chi crede (l’avete visto il video di Schwarzenegger? È toccante. Cercatelo. Google vi fornirà decine e decine di risultati: è diventato super virale).

Sforzatevi di immaginare cosa voglia dire non avere più i social, non avere più la rete dove andare a cercare ciò che vi piace sentirvi dire, fra podcast, influencer, youtuber e quant’altro, e sentire ogni santo giorno un’unica voce: la litania della televisione di stato – Rai 1 Rai 2 e Rai 3 – senza poter cambiare canale, perché altro canale non c’è. Nessuna contraddizione, nessun dubbio: una sola verità espressa dalla propaganda di Stato. Il dubbio, già, questa necessità così cara a chi è in lotta perenne contro il pensiero mainstream, ormai spauracchio consolidato… Ma chiedo: cos’è l’informazione russa attuale se non una esasperazione abnorme e mostruosa dell’idea contorta e a senso unico che molti si son fatti del pensiero mainstream qui in Italia e nell’Occidente? Mi pare tanto strano non essere in grado di mettere a fuoco queste banalità, e ancora di più lo è il farsi turlupinare dai «sì, ma» che permettono di riabilitare l’indicibile, in questo caso la fascinazione per un mondo che dal crollo del muro di Berlino e dalla perestrojka gorbaciovana si pensava obliato. Anche certi intellettuali, persi nelle loro legittime chiacchiere filosofeggianti nei salotti televisivi di prima serata, stanno aiutando la confusione di tanti (ce n’è uno piuttosto in voga in questo periodo: viene visto quasi come un eroe con la sua preparazione, che viene rimarcata da tutti coloro che lo seguono… mah), e queste confuse persone si distaccano sempre più da tutto ciò che sappia di informazione mainstream, aprioristicamente, sdegnosamente, reagendo come si reagisce soggiacendo a un dogma (sul confronto fra informazione mainstream e informazione in rete ho approfondito in un altro mio articolo. Non ne riporto i passaggi ora, ma mi spingo per puro diletto a rimandare al mittente le accuse di capra o pecora che, per dire, le persone a favore del vaccino si sono dovute sorbire per tutto questo tempo, dunque anche io: è giunto il momento per me di dire che ritengo si beli molto di più dall’altra parte della barricata). E dunque lo scrivo ancora una volta: la Russia, proprio lei, che vuole denazificare uno Stato che non è fascista perché è sostanzialmente democratico. Come ad esempio l’Italia, che è democratica e che contiene gruppi di persone fasciste o simpatizzanti tali al suo interno (sì, l’italia è democratica, eccome se lo è). Ecco: alla domanda molto semplice che ho fatto poco sopra, fate ora seguire quest’altra: avrebbe senso, sarebbe giustificabile che ogni Stato sovrano del mondo che ha in sé germi fascisti o nazisti venisse invaso da qualche Stato vicino con gli stessi pretesti di Putin? Come reagiremmo se uno Stato europeo dall’oggi al domani invadesse un suo vicino, presunto affine culturalmente, per “denazificarlo”? Saremmo disposti a farci turlupinare dalla paradossale narrazione giustificatrice dell’invasore?

Odo l’obiezione, sempre più forte e chiara, ma prima di porvi mente sottolineo alcune cose: sì, è vero che gli americani e la Nato hanno commesso molti gravi errori e fatto delle porcate, e ci sta pure che questa guerra avrebbe potuto non esserci se la Nato non avesse avallato nelle sue mire espansionistiche una sorta di progetto di “derussificazione” dell’Ucraina (alla luce degli avvenimenti un progetto poco lungimirante e un po’ troppo bulimico). Ma per arrivare a questo corretto ragionamento di pensiero si deve partire dalla fine della Guerra fredda, laddove l’alleanza atlantica perpetrò vari atti di espansione (niente di cruento se non mi sbaglio) e dove il paranoico Putin cominciò a covare risentimenti. Mi sembra però che tornare indietro di 25 anni sia un po’ tanto anziché concentrarsi sul deplorare semplicemente Putin e la sua azione criminale che ci pone sull’orlo dell’abisso, ora, evitando di cedere alla tentazione di diventare suoi simpatizzanti.

Torniamo dunque all’obiezione e stiamo nei pressi degli avvenimenti recenti, in un raggio di massimo 8-10 anni. L’obiezione che odo è: i fascisti ucraini hanno sterminato gente in Donbass, gli altri fascisti occidentali non hanno commesso cose così turpi in questi anni recenti. A naso le obiezioni all’obiezione potrebbero essere tante, ma non ho modo di dedicare del gran tempo a fare qualcosa che non mi compete, ovvero delle ricerche, perché non sono né un sociologo né uno storico. I soprusi e le protervie nel mondo sono però innumerevoli, e i conflitti interni fra minoranze e soverchiatori sono a loro volta tanti: chi è senza peccato scagli la prima pietra. Ma quanti di voi hanno idea di quante guerre in questo momento ci sono nel mondo? Ditemi: quante pensate che siano? Io lo so perché l’ho letto poco fa su Internazionale, di cui non ho la più pallida idea di quale sia la percezione nel mondo della contro-informazione. È un riferimento accettabile da tutti? Per qualcuno è troppo mainstream per essere credibile? Non lo so e me ne fotto. E vi dico quante sono le guerre in questo momento: 59.

L’articolo parte con la precisazione di cosa si intende per guerra: “conflitto aperto e dichiarato fra due stati o più Stati, o in genere fra gruppi organizzati, etnici, sociali, religiosi, condotto con l’impiego di mezzi militari”. Guerra è quella che il Messico combatte dal 2006 contro i cartelli della droga: da inizio anno a oggi sono già morte 1367 persone. Guerra è quella che si svolge in Nigeria dal 2009: nel 2022 sono morte 1363 persone. Guerre sono quelle in Siria, in Iraq, in Yemen, in Etiopia. Guerra in Birmania: 3846 vittime nel 2022 (che poi, giusto per puntualizzare, sono tre mesi). C’è guerra perenne in Afghanistan. Poi la guerra fra Pakistan e India per la regione del Kashmir. Poi ancora Sudan, Congo, Somalia, Mozambico, Israele e Palestina. Eccetera. A coloro che accusano «dove eravate quando nel Donbass…» (ovviamente del Donbass quasi tutti hanno scoperto pochi giorni fa: prima non ne sapevano un beato nulla e nemmeno sapevano esistesse) basta chiedere dove sono ora loro con le 59 guerre in corso, perché quanti fascisti – nel senso generico di prevaricatori aggressivi e violenti – stanno in questo momento sterminando persone come fecero i fascisti in Ucraina pochi anni fa? Dov’è l’indignazione? Eppure quante fazioni in questo momento sarebbero a disposizione per farci decidere da che parte stare e farci accendere come ci si accende con il casino in Ucraina! Ma non succede. Ovviamente non succede. E dunque l’accusa che ci si sente rivolgere (di accendersi solo ora) è rigirabile al mittente e, molto semplicemente, se ne evince che se c’è l’America di mezzo ci si accende tutti, proprio come non ci si accende per il resto delle cose che ci sono nel mondo, in questo momento come sempre.

E non si può altro che tornare sempre lì, a un punto essenziale: al netto di tutto ciò, l’invasione dell’Ucraina, Stato sovrano, è una cosa grossa. Enorme. Abnorme. Una super pisciata fuorissimo dal vaso. E mette a repentaglio la vita dell’uomo sulla terra grazie al pericolo nucleare dietro l’angolo. La mia vita, la tua, la sua, la vostra, la loro. E quella di mio figlio. E dei vostri. E dei loro. Eccetera. Più di qualsiasi altra guerra in corso in questo momento, e per motivi che dovrebbero essere facilmente intuibili. Putin se la doveva risparmiare. La Russia non riesce a essere potenza fra le grandi e i suoi ex Stati satellite preferiscono l’UE? Te la metti via, ti ci rassegni, ti godi il tuo patrimonio ultra milionario (ottenuto ai danni del tuo popolo con vergognose ruberie del patrimonio pubblico – altro che i 49 milioni della Lega – a tuo vantaggio e a vantaggio di una cricca di amici diventati oligarchi), non passerai alla storia come colui che rifondò l’Unione Sovietica, e ti eviti la condanna a morte (quanto meno politica) a cui ti sei votato con questa guerra del tutto insensata e cruenta. E non mandi a morire migliaia di giovani ragazzi innocenti (i tuoi soldati), facendo impazzire di dolore le loro madri che se li vedono sfilare via in modo orribile. E non stermini popolo e militari ucraini (con le tante diramazioni connesse alla guerra, tipo lo stupro delle donne nei villaggi conquistati). E non porti il mondo vicino alla sua fine.

Tifare Putin (o odiare l’America e la nostra cultura occidentale in modo aprioristico e ideologizzato, al punto da simpatizzare per le dittature) in questo momento vuol semplicemente dire stare dalla parte sbagliata. E se si ritiene sia quella giusta, due sono i consigli: 1) aspettare che la dittatura arrivi anche qua (non quella sanitaria eh… con quella finora si è potuto vedere che non si rischiano 15 anni di galera per aver sfilato in piazza contro il Green Pass, e si è potuto vedere che nessuno ci ha tolto i social e nessun giornale e nessuna televisione è stato soppresso); 2) andare a vivere laggiù. Tertium non datur, perché qua siamo in tanti a preferire la cultura occidentale, con tutti i suoi migliorabili difetti.

Quella che ho appena fatto è una semplificazione banalotta (e/ma essenziale), ma è molto più banale secondo me ritrovarsi a semplificare al punto da arrivare, da occidentali, a tifare Putin.

La propaganda russa nel frattempo sta ottenendo molte cose importanti, tipo far odiare Zelensky a molti. E anche far dubitare del popolo ucraino, di cui in questo momento si pretenderebbe la resa per evitare a noi l’allargamento della guerra (ah, ma allora la Terza guerra mondiale fa paura a tutti eh…). Io non riesco altro che a vedere l’eroismo del popolo e del loro leader, il disprezzato comico. È stato sempre lì al suo posto sapendo che lo si voleva morto, e per un ex intrattenitore da tv commerciale, disimpegnato e facilone, diventare un coraggioso capopopolo nel momento drammatico offertogli dalla storia non è cosa banale. Avete mai pensato di essere al suo posto? Fatevi un bel bagno di umiltà prima di abbaiare, e chiedetevi se accettereste l’idea di rischiare di essere trucidato dai russi incarogniti.

Alcune sue recenti uscite un po’ arroganti, secondo me legittimate da una sorta di necessità di “marketing” per tener vivo l’appoggio di opinione pubblica e potenze straniere (non dimentichiamoci, perché è tremendamente importante, che fra non molto, se non percepiremo più il timore per noi stessi, tutte quelle loro sofferenze che ci hanno finora scosso finiranno nel dimenticatoio, perché ne saremo assuefatti, nonostante la loro prosecuzione. Lui, penso, prova a tenere alta la nostra attenzione, mentre Putin conta proprio su questo nostro assopimento per proseguire finalmente indisturbato), quelle uscite di Zelensky, dicevo, non hanno favorito una tenuta larga del suo consenso (il marketing in certi contesti è divisivo), ma resta il fatto: l’eroismo. Ovviamente fioccano le più diverse teorie su chi sia, su chi lo foraggi, sulla combutta con Biden, sulla comune volontà e convenienza a scatenare questo conflitto (e certo: siamo al cospetto di gente che avalla la distruzione del proprio Paese… Ma va?), sulla sua natura nazista (lui ebreo, figlio di genitori uccisi dai nazi proprio in quanto ebrei), sul fatto che lui è ben protetto al sicuro da qualche parte (e perché, Putin no?)… Per l’appunto: la propaganda russa fa il suo, e lo fa bene. (In che senso la propaganda russa attecchisce qua da noi? Basta ricondursi alle parole di Emilio Mola in apertura).

“Coraggioso”, “capopopolo”… È curioso tutto ciò, perché di certi valori tipo l’eroismo e la patria me ne sono sempre fottuto. Sono sempre stato un pacifista convintissimo e lo sono tuttora (è così facile essere contro la guerra, e poi come vi ho scritto nel precedente articolo moltissime volte in vita mia ho votato partito radicale, che è sempre stato compagine pacifista), ma il tema del pacifismo in questo momento è spinoso. Non ho molta fatica a pensare al me stesso più giovane: sarei fra coloro che chiedono la pace senza se e senza ma, arrivando a provare forse fastidio verso gli ucraini incapaci di arrendersi. Ma ora no, non riesco più a essere così giovane, ingenuo e incantato, perché non è possibile pretendere un atteggiamento supino da parte di un popolo vessato, in nome di una pace che vogliamo innanzitutto per noi stessi. Come possiamo noi pretendere che un popolo si arrenda? Noi, credo, possiamo solo ammirare un coraggio commovente, incrociando le dita affinché questo non faccia degenerare le cose e non comporti una sofferenza atroce e prolungata a loro. Il resto (le nostre disquisizioni) non sposta di nulla il percorso accidentato verso una soluzione complicata e delicatissima. A quella, volenti o nolenti, ci stanno pensando le diplomazie e le intelligence del mondo, e la scelta dell’invio delle armi purtroppo, sottolineo: purtroppo, un senso ce l’ha (lo so, ho scritto una cosa per la quale molti di voi mi lapideranno: andate avanti a leggere. Ma con la testa, non con la pancia): una resa dell’Ucraina rappresenterebbe un precedente e un viatico per futuri allargamenti delle mire di Putin ad altri Stati satellite (tipo la Moldavia), per riportarli dove loro non vogliono, giacché desiderano l’UE. Dunque altre possibili invasioni, e un lento, progressivo attacco alla già complicata stabilità del nostro consesso democratico. O perlomeno: è ragionevole pensare che questo fosse il disegno.

Non lo pensate? Perché non lo pensate? Certo, la guerra non sta andando come si immaginava lui, e ora è in un cul de sac: non so quanto potrebbe ancora ambire a un disegno che ora sarebbe arduo. Ma come ben sappiamo lo spauracchio di Hitler e della sua progressione letale (l’Austria, i tedeschi dei sudeti, minoranza che esattamente come gli abitanti del Donbass abitava, in Cecoslovacchia, in una regione ai confini: Hitler ci marciò sopra, come Putin, fomentando il suo popolo. E poi, dopo i sudeti nel loro angolo di terra, si pappò la Cecoslovacchia intera, e poi la Polonia, sempre con gli altri Stati occidentali a guardare inermi e preoccupati… E infine la Seconda guerra mondiale), lo spauracchio di Hitler, dicevo, ci ammonisce a non commettere altri errori, poiché è ormai chiaro a tutti gli studiosi che se si fosse impedito a Hitler di fare quello che fece in quei primi passi si sarebbe evitato il peggio. Ci si lamenta tanto che la storia non ci insegna mai nulla: beh, questa è la storia, e si sta cercando di imparare da essa per non sbagliare un’altra volta.

Non vi convince questa cosa? Non avete paura (non parlo ai filo-putiniani ora, sempre che siano arrivati fino qua a leggermi) della più che concreta possibilità che l’impostazione anti-democratica diventi un vero rischio per la nostra democrazia? Non credete al disegno di Putin di destabilizzare e indebolire l’Europa? Non lo sapete che per lui la democrazia è da sempre inspiegabile? Non sapete che la detesta? Ma davvero volete sperimentare altro dalla democrazia? Sicuri sicuri? Cento di queste nostre democrazie imperfette piuttosto che cento soli giorni con la paura di non poter dire nulla di sconveniente e rischiare la galera, vivendo in ogni caso di merda, fra timori di delazioni e obnubilamento e ottundimento del cervello, per fatale disperazione.

(Reductio ad Hitlerum? Foss’anche: preferisco essere accusato di ciò piuttosto che stare a vedere se Putin è davvero come Hitler. Nel dubbio, meglio evitare).

In ogni caso, come tutti noi, sono convinto che una vera pace vada cercata al più presto (spiegatemi come potrei pensare il contrario) e credo/temo che siano Cina, America e Russia a doversi mettere al tavolo della discussione e arrivare alla fine, ingollando il boccone amaro di trovare il modo di “soddisfare” lo zar da qualche parte, zar che in verità andrebbe semplicemente punito. E tutto ciò in fondo è penoso, no? Stati che si spartiscono il mondo, come a Yalta, in asservimento a potere e soldi, e noi esseri umani ignorati nella nostra singolarità di esistenze e vite preziose e insostituibili. Vite svilite.

A tutto questo casino attuale ci ha portato lui, lo zar Putin, con la sua pretesa di rifare la grande Unione Sovietica, che proprio grande non è stata e non lo sarà. Da pacifista convinto quale sono questa pretesa di invadere Stati e di ammazzare gente per ambizioni di prestigio, di politica, di potere, di rivalsa, di rosicanza mi fa letteralmente schifo. E dovrebbe fare schifo a quasi tutti. «E allora gli americani?», urlano da qualche parte… Ad libitum. (Per inciso gli americani invasero l’Iraq: crimine di guerra anch’esso. Schifoso. Per fortuna non era in ballo la salvezza della razza umana sul pianeta terra in quel contesto storico. È un fatto).

Chiudo con l’immagine dello show nello stadio in commemorazione dell’invasione della Crimea di otto anni fa: lui col suo Loro Piana da più di 10 mila euro di valore (così ho letto) di fronte a un popolo mezzo pagato e mezzo ammaestrato che ride per ostentare gioia, felicità, ardimento, amor di patria, unione. Roba da fare accapponare la pelle. Un tuffo nel passato che oltre a evocare Stalin e Hitler ha evocato, rimanendo al presente, la Corea del Nord. E a proposito di Corea… Il nostro Davide Arneodo ha conversato al volo via cellulare qualche giorno fa con un’amica che vive a Mosca. Questa la risposta alle domande: «Come sta andando? Sei a Mosca?», «Sì, sono a Mosca. Le cose stanno procedendo normalmente, se parliamo in termini di bombardamenti, ma siamo mentalmente distrutti, e ci stiamo preparando al default e a vivere come in Nord Corea. La gente non può protestare. Siamo tutti senza speranza».
Evviva.

PS 1 Ritornando alle parole di Emilio Mola: purtroppo in molti esiste già la certezza che ci stiano preparando altre pandemie (non che io non le tema, sono un musicista e già sto incrociando le dita per il prossimo inverno al chiuso, ma non perché penso siano preparate), e se ci si convince che le cose stanno così sarà molto semplice controbattere all’infinito a qualsiasi ragionevole spiegazione. L’evoluzione dirà la sua a sto punto. E amen.

PS 2 Poteri forti? Schiavitù eterna? Guardiamoci dal metaverso: quello sì che è con ogni probabilità un perfido disegno per sedarci tutti quanti! Ma non ve ne frega un cazzo, nevvero?

PS 3 Devo dirvi la verità: ho avuto modo di capire che una mia conoscente che considero molto intelligente è filo-putiniana. Le ho chiesto di non approfondire nessun discorso, se e quando ci reincontreremo. Di rimanere in superficie e di parlare di tutt’altro. Mi irriterebbe. Ma al di là di ciò: c’è qualcosa di grottesco nel ritrovarsi a tifare Putin e le sue ragioni in questo momento drammatico di morti reali e scenari catastrofici. E il grottesco porta alla risata. E a ben pensarci, al di là dell’indignazione, non si può altro che ritrovarsi a ridere. E molto, come facevano gli intellettuali russi di nascosto nella circolazione clandestina del loro pensiero annichilito dal regime. Il potere di Stalin e della sua polizia, tanto violento da diventare goffo e grottesco nella sua imposizione surreale (i famosi processi farsa oltre che drammatici erano ridicoli), veniva deriso con ironia tagliente. Disperata innanzitutto, ma anche tagliente. Ovviamente in modo super clandestino, perché per chi veniva beccato era morte certa. Rido dunque. E rido davvero di gusto. E mi libero di questo articolo sofferto e purtroppo, ancora una volta, nonostante qualsiasi mio volere, divisivo.

PS 4 Mi viene in mente ora: penso ai poveri ragazzi russi che stanno subendo vessazioni in galera per aver cercato di fermare il balordo con le loro discese in piazza, ovviamente pacifiche. Ragazzi alternativi al regime, e alternativi come tanti fra noi qua (ne parlo in senso estetico, di gente che ascolta le musiche che ascoltiamo noi, per dire, gente con cui potremmo condividere le gioie di magnifici concerti). Inorridisco al pensiero che questa gente valorosa, coraggiosa, con le palle sia mortificata da certi loro simili che, raggirati dalla propaganda e dalle fake, tifano per chi li sta massacrando in galera. Quanto è penoso tutto ciò.

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