Quelli di Ultima Generazione hanno un po’ ragione: Van Gogh è un artista senza futuro | Rolling Stone Italia
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Quelli di Ultima Generazione hanno un po’ ragione: Van Gogh è un artista senza futuro

Stanno sul cazzo a tutti, bipartisan, dai “signora mia, Van Gogh nun se tocca” agli editorialisti del Foglio, ma hanno ragione loro perché parlano a un mondo che tra un po’ non esisterà più

Quelli di Ultima Generazione hanno un po’ ragione: Van Gogh è un artista senza futuro

Giovanni Robertini: Ho il titolo: “Apocalittici e Imbrattati”, ti piace? Umberto Eco, Adorno, i situazionisti come Asger Jorn che vandalizzava i quadri e ci faceva una mostra, il punk e Bjork. Come Bjork Ruggeri, vent’anni – e se ci fosse ancora Avere Vent’anni una puntata sarebbe sua – studiosa di Storia dell’Arte e attivista di Ultima Generazione che settimana scorsa ha imbrattato con una zuppa di verdure Il Seminatore di Van Gogh esposto a Palazzo Bonaparte a Roma. Stiamo ai fatti: quelli di Ultima Generazione stanno sul cazzo a tutti, bipartisan, dai “signora mia, Van Gogh nun se tocca” agli editorialisti del Foglio: bloccano il traffico sul Raccordo Anulare, si fanno insultare e trascinare via a forza, e fanno irruzione nei musei come i loro colleghi ambientalisti di Just Stop Oil che si sono incollati al vetro della Primavera di Botticelli e hanno imbrattato di purè di patate il Pagliaio di Monet. Stanno sul cazzo a tutti, non a me, hanno ragione loro perché parlano a un mondo che tra un po’ non esisterà più, e se l’arte è – come dice Bjork intervistata da La Stampa – “un veicolo di messaggi”, la lotta per la salvare il Pianeta (o almeno la disobbedienza civile che muove questa battaglia di ideali) vale una zuppa versata sul vetro sigillato che protegge un quadro. Che poi cosa sono oggi I Girasoli di Van Gogh ce lo ricorda un pezzo di Stella Succi su Not, l’hai letto? Sono calamite per frigorifero, shopper museali, tappe di un tour nelle sale cimiteriali dei musei. E una zuppa gli ha ridato vita, magia dell’arte. Ma mi concentrerei su Bjork: che i suoi genitori l’abbiano chiamata così in onore della cantante islandese non mi sembra un segno da poco, no? Penso al suo ultimo videoclip Atopos, rave e funghi magici, quasi un programma di governo…

Alberto Piccinini: Decisamente. Bjork, quella vera, fa un discorso interessante. Scarta le radici degli alberi, stoiche e severe dice lei, per abbracciare metaforicamente il mondo dei funghi: il micelio, il reticolo umido a 50 centimetri sottoterra dal quale nascono quelli che noi chiamiamo funghi ma è un po’ più complicato di così. Dice: i funghi sono psichedelici, spuntano dove pare a loro. Anche quando pare a loro aggiungo io, sei mai andato a cercare funghi? Non è tutto. Il micelio non ha soltanto due sessi, ognuno con la loro parte di materiale genetico, ma può averne quattro, addirittura 27. Fluidità assoluta. Capisci dove va a parare la metafora? Ripartiamo dai funghi, psichedelici, sorprendenti e fluidi. Un po’ come ai tempi di Deleuze e Guattari, i filosofi francesi anni ’70 che contrapponevano le radici – autoritarie e centralizzate – al rizoma, il sistema di comunicazione senza centro. Difficile? Sono tempi difficili, contro il phascismo bisogna tornare a studiare. Basta poco, Bjork avrà guardato un documentario di Netflix sui funghi se va bene.

GR: Certo se metti un disco di Bjork a una festa, c’è sempre qualcuno che ti dice che è una rottura di cazzo. Ma dopo le zuppe e i blocchi del traffico, occorre diversificare ancora di più la lotta. Inizierei dalle telefonate a raffica, come quelli che ti propongono il cambio di gestore del gas: “Pronto, salve la contattiamo per proporre un’offerta irrinunciabile: il gas glielo stacchiamo per sempre, pure la luce, e la macchina gliela demoliamo, ma può sempre comprare una bici. È interessato al nostro piano promozionale?”.

AP: Ecoattivisti che si spacciano per call center di luce e gas, già mi sembra una grande idea. Anzi, penso che bisognerebbe fare il punto sulle forme di lotta a maggior tasso di rottura di cazzo, no future, baffi alla Gioconda, editorialisti del Foglio impazziti. Vediamo. Interrompere partite di calcio in diretta tv? Gli streaker di una volta tutti nudi, ricordi? Uhm. Buttare secchiate di minestrone sulla giuria di X Factor? Interrompere concerti pomposissimi tutti esauriti da mesi? In altri tempi c’era chi interrompeva la musica e saliva sul palco per leggere il comunicato di solidarietà ai compagni arrestati, contro la repressione, lo sgombero. Ma si potrebbe anche andar su a leggere poesie, bigliettini, filastrocche. Di fronte all’Apocalisse un concerto di Vasco Rossi e il volantino del circolo No future di Potenza pari sono. Anche senza Apocalisse, mi sa.

GR: Restando in tema “rotture di cazzo”, c’è polemica sulla piattaforma che da anni ospita tutti i più grandi rompitori, dai pro con la spunta blu ai semplici appassionati. È arrivato Elon Musk, che viene dalla stessa techno foresta matta di Bjork, ma lui è il folletto cattivo, repubblicano, phascio capitalista forse. E allora si grida alla ribellione: disertiamo, andiamo su un altro social tipo Mastodon, o cacciamolo via a colpi di tweet sagaci. Però se devo scegliere tra Calenda senza Twitter o Twitter senza Calenda… scelgo la zuppa di Bjork, sia chiaro.

AP: Bjork, bel nome per una zuppa liofilizzata di funghi svedesi Ikea. Anche per un divano. Di Bjork ti dirò mi ha incuriosito molto anche il duo di dj gabber indonesiani che suonano con lei nel disco, Modus Operandi si chiamano. Di loro già si sapeva qualcosa. Non fanno esattamente gabber, riproducono l’ossessività e le scale delle orchestre tradizionali gamelan, quelle fatte di sole percussioni in metallo. Il gamelan è stato uno dei motivi dell’esplosione della mente europea: Debussy lo ascoltò a Parigi nel 1889, impazzì e da allora la nostra musica non è stata più la stessa. Ma ci sono filmati in cui si vede che la musica dei Modus Operandi può indurre la trance, proprio come nei vecchi documentari sulla musica di Bali che ci facevano vedere alle lezioni di storia del teatro all’Università. Guarda qua. Altro che rave di Modena.

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