Quando Elizabeth ordinò: «La Simpson deve scomparire» | Rolling Stone Italia
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Quando Elizabeth ordinò: «La Simpson deve scomparire»

Per amore di Wallis, Edoardo VIII lasciò il trono d'Inghilterra al fratello Giorgio VI. Ma fu la regina consorte a insistere perché la coppia dello scandalo non tornasse più nel Regno Unito. Tutta colpa di un'imitazione e di una passione mai corrisposta

Quando Elizabeth ordinò: «La Simpson deve scomparire»

Wallis Simpson (1896-1986) e il marito Edoardo, duca di Windsor (1894-1972), alle Bahamas nel 1942. Fu la cognata Elizabeth, moglie di Giorgio VI, ad allontanarli per sempre dal Regno Unito

Foto: Ivan Dmitri/Michael Ochs Archives/Getty Images

Nelle case reali le faide non si consumano a suon di piatti lanciati nei tinelli. Né in scenate che inquinano l’acustica dei ritrovi natalizi. Nelle case reali le faide si giocano sui titoli. E in questa vicenda vedremo come i predicati nobiliari abbiano giocato un ruolo di primo piano.

Dobbiamo fare un salto indietro di una novantina d’anni per ricordare l’evento cataclismatico che ha travolto il reame d’Inghilterra, poi raccontato in decine di libri e più di un film. E tornare a quel fatidico 11 dicembre 1936: Edoardo VIII lasciava il trono britannico dopo neanche undici mesi al fratello minore Albert, soprannominato in famiglia “Bertie”, duca di York, padre dell’attuale sovrana Elisabetta II. Il re si era innamorato di una pluridivorziata americana, Wallis Simpson, che ha lasciato di sé la definizione più sintetica efficace e sprezzante: «Non sono bella ma mi vesto meglio di chiunque altro». La signora non era la benvenuta a corte e mai nessuno l’avrebbe accettata come consorte del sovrano. Quindi la coppia coronò il proprio sogno d’amore in terra francese sei mesi dopo l’addio di Edoardo alla corona, il 3 giugno 1937, davanti a sole 14 persone. Wallis ottenne il titolo di duchessa di Windsor, declinazione femminile di quello riconosciuto a suo marito. Ma non divenne mai altezza reale. Occorreva ricordare a quell’intrigante di un’americana, rea di aver gettato alle ortiche la sacralità del ruolo monarchico, che non basta sposare un principe reale per far parte della famiglia. L’ordine arrivò direttamente dalla nuova sovrana in carica, Elizabeth, poi passata alla storia come Regina Madre. Eccole, le protagoniste della guerra reale di questa settimana.

Per ricostruire il rapporto tra queste due donne, cognate per caso, diverse per formazione ma entrambe nate con l’attitudine al comando, occorre raccontare gli uomini che avevano conquistato.

I due fratelli, Edoardo e Albert, figli di Giorgio V e della regina Mary, erano due bellissimi ragazzi dai colori teutonici. Ma hanno sempre avuto caratteri opposti. Vigoroso e festaiolo il primogenito, remissivo e fisicamente fiaccato il secondo, intimidito da quel difetto di pronuncia, la balbuzie – magistralmente raccontato ne The King’s Speech, film del 2010 diretto da Tom Hooper – che imbarazzava e non poco la corte. A unirli v’era però un profondo affetto e un timore misto a odio – soprattutto da parte del primogenito – verso il padre, che consideravano arcigno, prepotente e violento. Edoardo non visse serenamente il proprio ruolo di predestinato al trono. Preferiva di gran lunga i divertimenti. E il jazz. Contagiò anche il fratello minore in questo vortice di piaceri e sollazzi: tanto che, in coppia, iniziarono a frequentare nel 1918 due signore sposate, amiche tra loro: Freda Dudley Ward e Sheila Loughborough. Frequentazioni che il padre dei ragazzi proprio non poteva sopportare. Fu così che Giorgio V applicò una semplice strategia di guerra validissima anche nei conflitti familiari: divide et impera. Sapendo di avere poche chance sul primogenito, agì sul figlio minore: se avesse troncato la relazione con Sheila gli avrebbe conferito il tiolo di duca di York. Albert accettò, provocando il disprezzo del fratello, e cominciò a cercarsi la donna giusta.

Nel 1919 Elizabeth Bowes-Lyon, figlia del conte di Strathmore e Kinghorne, fece la sua prima apparizione alla corte d’Inghilterra, presentata dalla madre, Lady Cecilia. Con le dovute proporzioni Elizabeth può essere considerata la Kate della sua epoca. Benché provvista di un titolo e di una dote importante, non era nata principessa reale e già questo difetto in tempi diversi le avrebbe precluso qualunque matrimonio coronato. Ma i Windsor volevano modernizzarsi e dunque ben accettarono che la contessina provasse ad espugnare i cuori di uno dei ragazzi. Elizabeth non era certo una bellezza da film muto: piuttosto bassa, viso tondo, ma aggraziata e, dicevamo, molto ben titolata. Gli occhi della ragazza puntarono immediatamente il principe di Galles che, istintivamente portato a coltivare i vizi, ben presto saltò i convenevoli passando subito alle avances che lei, rigidamente educata, rifiutò, sperando forse di suscitare un serrato corteggiamento. Ma Edoardo, che difettava di pazienza, immediatamente si concentrò su una seconda scelta, Thelma Furness, con cui intesserà una bollente relazione. Elizabeth però non era una tipa incline alla rassegnazione. E tra i numerosi giri di valzer che scandirono la sua vita sociale la contessina – l’anno successivo, siamo a casa di Lord Farquhar – finì a volteggiare tra le braccia di Albert, il fratello timido e balbuziente del futuro re, il quale non le propose una notte di passione nelle cantine del castello, ma l’altare. Elizabeth rifiutò la proposta, e più di una volta, forse intimorita dalla famiglia in cui sarebbe entrata, forse perché ancora segretamente presa di Edoardo. Poi cedette. Ma non per mero calcolo dinastico. Aveva imparato a conoscere Bertie e si era perdutamente innamorata anche delle sue insicurezze. Si sposarono il 26 aprile 1923 e da quell’unione nasceranno due figlie: Elisabetta nel ’26 e Margaret nel ’30 . Insomma, la nuova duchessa di York si era dimostrata una manna per la famiglia reale: concreta, affidabile, materna, al servizio della dinastia. Stessa pasta di nuora la regina Mary sperava di ritrovare accanto al primogenito. Ma non fu accontentata.

Bessie Wallis Warfield nacque a Baltimora nel 1896 e la vita la mise a dura prova sin dall’infanzia: il padre morì presto, la madre ebbe qualche difficoltà ad allevarla. Fu così che appena ventenne Wallis – Bessie fu accantonato perché, dira lei, «è un nome più adatto a una mucca che a una ragazza» – si sposò la prima volta con un pilota d’aerei, Winfield Spencer, che mostrò ben presto la sua natura: dipendente dall’alcol, violento, praticava una sessualità fuori dall’ordinario. Gli piaceva consumare l’amore in spazi angusti: l’ingresso di casa, il sottoscala, il bagno di servizio. Esasperata, Wallis ben presto sbrigò le pratiche per il divorzio, ma lui fu chiamato a prestare servizio in Cina. E lei lo seguì. In Oriente le fantasie di Spencer trovarono terreno fertile, soprattutto nei bordelli di Hong Kong e Shangai che frequentavano insieme. Wallis, a furia di praticare l’arte, imparò a metterla da parte, diventando espertissima di Fang Yung, la tecnica amatoria che rende l’uomo completamente schiavo della donna. Le tornerà utile. Approdata poi a Londra, trovò la forza di lasciare il marito e di risposarsi quasi subito con un armatore, Ernest Simpson, uomo di mondo, ben introdotto. E fu grazie al suo secondo marito che Wallis conobbe Edoardo proprio a casa di Lady Furness, la sua diretta antagonista. Wallis non poteva competere con il blasone e ricorse alla sottile arma dell’indifferenza. Si presentò al principe di Galles in tono informale tanto da spiazzarlo: tutti gli riservavano grandi salamelecchi mentre quella sfacciata ignorava il significato di differenza sociale. «Era bella, parlava in modo semplice e io le aprii il mio cuore». Partirono insieme per una vacanza, destinazione Kitzbuhel, Alpi austriache. Al ritorno erano già inseparabili.

Giorgio V morì il 20 gennaio 1936 e il figlio primogenito salì al trono con il nome di Edoardo VIII. Il nuovo re d’Inghilterra era talmente intimorito dal ruolo, anzi ne era proprio disgustato, da rifiutarsi persino di partecipare alla cerimonia di incoronazione che seguì affacciato dalle finestre di St James’s Palace. I giornalisti assiepati intravvidero accanto a lui l’esile figura di una donna misteriosa. Ci metteranno ben poco a scoprire che si trattava di Wallis, l’americana. La divorziata. Scoppiò il finimondo. Perché il re non solo non ne volle sapere di tenere il suo amore nascosto, ma dichiarò pubblicamente di volerla sposare. L’Arcivescovo di Canterbury lo ammonì: Dio non ammetterebbe il matrimonio di sua maestà con una donna divorziata, anche se sua maestà è a capo della Chiesa d’Inghilterra. Ci provò il primo ministro Winston Churchill a trovare il compromesso: il re poteva sposare la sua amata, ma doveva trattarsi di matrimonio morganatico: Wallis non sarebbe stata regina e i figli che fossero arrivati – ma che in realtà non nasceranno – sarebbero stati esclusi dalla successione. Edoardo non era disposto al compromesso e durante un drammatico consesso familiare firmò l’atto di abdicazione. ­­­Bertie divenne così il nuovo re con il nome di Giorgio VI ed Elizabeth regina consorte che lo aiutò a «portare il drammatico fardello» per 16 anni, fino alla morte di lui.

Altro che nemica, dunque: a raccontarla così, fu grazie a Wallis Simpson che la duchessa di York divenne regina. Ma tra le due era insorta un’antipatia epidermica già un paio d’anni prima dell’abdicazione. Nel 1935 Elizabeth e Bertie arrivarono a Fort Belvedere, la residenza di campagna di Edoardo, per una visita. E fu scioccante per la duchessa di York entrare non annunciata in un salotto proprio nel momento in cui Wallis si stava cimentando nella sua imitazione, tra le risate dei presenti. Elizabeth aveva molte doti, ma non il senso dell’umorismo. Da quel momento il nome Simpson figurò nella sua lista nera. Michael Thornton, che sul burrascoso rapporto tra le cognate ha scritto un libro, racconta però come la moglie di Bertie rese a Wallis la pariglia. E davanti a pochi amici, tempo dopo, fu lei fa inscenare una caricatura della nemica. Con tanto di accento americano ricordò la sua prima visita a Balmoral, durante la quale la straniera discettò su mobilio e protocollo, «vaneggiando su come avrebbe cambiato le cose, povera illusa». Fatto sta che, dopo l’abdicazione, le due signore non ebbero, per anni, più modo di incrociarsi.

I duchi di Windsor, questo il titolo riconosciuto a Edoardo e Wallis dopo la gran rinuncia al trono, si trasferirono in Francia, qui si sposarono, dividendosi tra il villone al Bois de Boulogne, fuori Parigi, e Le Moulin de la Tuilerie, in campagna.

Prima però Edoardo volle far provare a Wallis l’ebbrezza di una visita di Stato. E così, nel 1937 furono ricevuti niente meno che nella Berlino nazista di Adolf Hitler. Molto aiutarono le relazioni intessute tempo prima da Wallis con Joachim von Ribbentrop, ambasciatore tedesco a Londra, con il quale visse una relazione di diciassette incontri, suggellati da altrettanti garofani che ogni giorno, per un anno, il dignitario inviava all’amante. Ma la visita non fu soltanto un atto di amicizia deprecabile verso un uomo che, all’epoca, prima dello scoppio della Guerra, si preparava a invadere mezza Europa. Fu anche il prologo di un disegno più ampio contenuto nell’”Operazione Wilii”. Scoppiato il conflitto, Edoardo e Wallis furono richiamati in Inghilterra e l’ex re cominciò a fantasticare sul suo ritorno al trono. Era convinto che fosse lui soltanto l’uomo in grado di intessere una pace (o forse un’alleanza) con Hitler. Dunque puntava a circondarsi di nostalgici, deporre il fratello e finalmente tornare sul trono con Wallis accanto. Fu però ancora Churchill a entrare a gamba tesa sventando il piano. Il primo ministro senti l’urgenza di tenere lontani i duchi di Windsor da Buckingham Palace, ma sapeva anche di non poterli lasciare in Europa perché Hitler aveva già in progetto di rapirli – forse con il loro stesso consenso – per farne merce di scambio con il nemico. Dunque li spedì, su pressione della regina, alle Bahamas, di cui Edoardo fu nominato governatore. Con tanto di ordine di protocollo per le signore britanniche dell’isola: riverite pure l’ex re, sua altezza reale il duca di Windsor. Ma ignorate la signora Simpson. Elizabeth scrisse al segretario coloniale, Lord Lloyd, per spiegargli esattamente come accogliere i cognati: “La duchessa di Windsor è considerata la più bassa delle basse”. I coniugi resteranno confinati ai Caraibi fino al 3 giugno 1945, tre giorni dopo il suicidio del führer.

Tornati dalle acque cristalline del Golfo, David e Wallis si stabilirono dunque in Francia, in quel palazzo, poi ribattezzato Villa Windsor, affittato a modesto canone e popolato da una vera e propria corte in esilio: 30 camerieri, 7 cuochi, di cui uno predisposto per preparare il cibo ai cani dei duchi. Lui tornerà in patria in rare occasioni, Wallis era invece vittima dell’ostracismo siglato da Elizabeth, che dopo la morte del marito diventò la Regina Madre. «È sempre stata gelosa. Non ha mai sopportato che Edoardo abbia scelto me e non lei», ripeterà la Simpson in confronti più o meno privati. Solo per la morte di Edoardo, nel 1972, Wallis entrerà a Buckingham Palace. La cognata le si avvicinò, vedendone lo sguardo straziato per la perdita del marito: «So come ci si sente, ci sono passata anche io». Il bacio di Elizabeth sulla guancia di Wallis stupì tutti i presenti, ma non impedì che la duchessa fosse rispedita in Francia dopo qualche convenevole. Solo nel 1986, quando fu lei a spirare, ottenne la vera rivincita: la sepoltura a Windsor accanto all’uomo che l’aveva amata più del trono d’Inghilterra. Solo allora, in posizione orizzontale, non poteva costituire più un pericolo per la monarchia. Elizabeth, sogghignando, l’aveva predetto: «Non esistono regni con due regine».

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