Anche le t-shirt possono diventare un manifesto. La storia della pop culture ne è piena: Italians Do It Better di Madonna, We Should All Be Feminists della scrittrice Chimamanda Ngozi Adichie sulla maglietta di Dior nel 2016, 58% DON’T WANT PERSHING della stilista Katherine Hamnett all’incontro con Margaret Thatcher nel 1984. Di recente Pedro Pascal su tutti, l’attore che fa strappare le mutande a tutti e tutte, ha indossato alla premiere del suo film Marvel una maglietta bianca con la scritta Protect the Dolls, creata dallo stilista americano Conner Ives. Anche altri nomi come Tilda Swinton e Troye Sivan si sono aggiunti alla campagna.
Tilda Swinton stuns wearing a ‘Protect The Dolls’ tee. pic.twitter.com/ZiIgoWmBNl
— Pop Crave (@PopCrave) April 25, 2025
Per chi non lo sapesse, “dolls” (bambole) è un termine affettuoso, nato nella cultura ballroom degli anni ’80, usato all’interno della comunità LGBTQ+ per riferirsi alle donne transgender (specialmente black e brown). Lo slogan è un grido, un appello urgente a proteggere e sostenere le donne trans, sempre più bersaglio di ostilità e violenza in tutto il mondo.
La maglietta, diventata immediatamente un fashion symbol, non è solo una moda: i proventi vanno a Trans Lifeline, un’organizzazione no-profit che offre supporto diretto alla comunità. Per Pascal, il supporto alla comunità non è nuovo, infatti l’attore è da anni un convinto sostenitore dei diritti LGBTQ+, un impegno reso ancora più personale dal coming out della sorella Lux come donna transgender nel febbraio del ’21. Il suo gesto alla premiere è l’ultimo di una serie di prese di posizione pubbliche contro la transfobia, un messaggio chiaro in un momento storico complesso.
PROTECT THE DOLLS! 🏳️⚧️ pic.twitter.com/IVFWZffTw9
— Pedro Pascal Daily (@pascalarchive) April 22, 2025
Proprio mentre Pascal usava la sua visibilità per lanciare un messaggio di protezione, infatti, un’altra figura di enorme influenza mediatica, J.K. Rowling, stava facendo parlare di sé per motivi diametralmente opposti. L’autrice di Harry Potter ha infatti accolto con entusiasmo una sentenza controversa della Corte Suprema del Regno Unito dell’aprile di quest’anno, che stabilisce che, ai fini della legge sull’uguaglianza, il termine “donna” si riferisce esclusivamente a una persona nata biologicamente femmina — escludendo di fatto le donne transgender dalla protezione legale sotto questa definizione.
Rowling ha celebrato la sentenza su X con un’immagine di sé con in mano un cocktail e un sigaro in bocca e la didascalia: «Adoro quando un piano va a buon fine. #SupremeCourt #WomensRights». La sentenza non era propriamente inaspettata, considerando che l’autrice aveva già sostenuto finanziariamente il gruppo che aveva intentato la causa contro il Parlamento scozzese proprio su questi temi, mostrando un coinvolgimento attivo nel tentativo di restringere i diritti delle persone trans.
I love it when a plan comes together.#SupremeCourt #WomensRights pic.twitter.com/agOkWmhPgb
— J.K. Rowling (@jk_rowling) April 16, 2025
La storia delle posizioni transfobiche dell’autrice risale al 2018, quando un suo “like” a un tweet transfobico aveva insospettito la comunità digitale, passando per il sostegno pubblico nel 2019 a Maya Forstater (ricercatrice licenziata per tweet “gender-critical”), fino alle critiche del 2020 all’espressione “persone che mestruano” e alla pubblicazione di un lungo saggio carico di preoccupazioni sul “nuovo attivismo trans”. La traiettoria di Rowling è apparsa chiara a molti, soprattutto quando paragonava le terapie ormonali a “terapie di conversione”, mettendo in dubbio le leggi scozzesi sul riconoscimento di genere e dipingendo spesso le donne transgender come una potenziale minaccia per la sicurezza delle donne cisgender negli spazi dedicati. Un timore smentito chiaramente dai fatti ma centrale nella retorica “gender-critical” e TERF (Trans-Exclusionary Radical Feminist), etichetta che ormai accompagna l’autrice.
Le dichiarazioni più scioccanti sono forse arrivate nel dicembre 2024, quando Rowling ha negato apertamente l’esistenza dei bambini transgender. Su X aveva scritto: «Non esistono bambini trans. Nessun bambino “nasce nel corpo sbagliato”. Esistono solo adulti come voi, pronti a sacrificare la salute dei minori per rafforzare la vostra fede in un’ideologia che finirà per causare più danni delle lobotomie e della sindrome da falsa memoria messe insieme». Parole pesanti, che hanno scatenato un’ondata di indignazione e l’accusa di perpetuare una retorica dannosa e priva di fondamento scientifico. Pedro Pascal l’ha appena definita una “odiosa perdente”.
Questo dibattito non è estemporaneo, ma riflette lo Zeitgeist del tempo. Il 2025 ha visto un numero record di proposte di legge anti-transgender presentate in varie parti del mondo, soprattutto negli Stati Uniti, che mirano a limitare l’accesso all’assistenza sanitaria affermativa di genere, il riconoscimento legale, la partecipazione allo sport, l’uso dei bagni pubblici e persino la discussione di queste tematiche nelle scuole.
Questa ondata legislativa si somma alla discriminazione e alla violenza che le persone transgender – in particolare le donne trans nere – subiscono quotidianamente: misgendering, mancanza di supporto familiare e sociale, barriere sanitarie e legali, insicurezza economica, crimini d’odio. La sentenza della Corte Suprema britannica è solo l’ultimo esempio di un arretramento dei diritti a livello internazionale, spesso parte di agende politiche più ampie (come il “Project 2025” negli USA) che mirano a imporre definizioni restrittive di genere e famiglia.
In questo clima, il supporto alla comunità transgender diventa un imperativo. Per chi pensa che i diritti di una minoranza non siano affar proprio, ricordiamo che non si tratta solo di difendere un gruppo specifico, ma di riaffermare i diritti umani fondamentali: uguaglianza, dignità, autodeterminazione. L’alleanza attiva da parte delle persone cisgender può fare un’enorme differenza, combattendo l’isolamento e mitigando l’impatto devastante che l’odio e la discriminazione hanno sulla salute fisica e mentale delle persone trans.
Ma cosa si può fare, concretamente?
Prima di tutto, informarsi: capire le basi dell’identità di genere, le sfide specifiche della comunità trans, ascoltare le loro voci. È fondamentale usare nomi e pronomi corretti, un gesto fondamentale di rispetto. Mai usare il dead name — il nome di battesimo nel quale ormai la persona transgender non si riconosce più — e mai chiederlo. Se non sei sicuro, chiedi educatamente.
Esporsi: non restare in silenzio di fronte a battute, commenti o atti transfobici. Infine, se possibile, sostenere le organizzazioni: ci sono molte realtà che lavorano sul campo offrendo supporto legale, psicologico, medico e facendo advocacy politica. Donare, fare volontariato o amplificare il loro messaggio è cruciale. Magari partendo proprio dalla prossimità: in Italia, la comunità transgender trova supporto in una rete variegata di associazioni e servizi, anche se con una distribuzione non sempre omogenea sul territorio. Il Movimento Identità Trans (MIT) a Bologna e l’Associazione per la Cultura e l’Etica Transgenere (ACET) a Roma sono punti di riferimento nazionali per la difesa dei diritti, offrendo consulenza legale, psicologica e orientamento sanitario. Arcigay, con la sua ampia presenza locale, integra spesso il supporto trans. Importanti sono anche gli sportelli trans e i consultori, sia pubblici che del terzo settore, presenti in diverse città, che forniscono accesso a servizi sanitari e supporto vario. Infine esistono altre associazioni locali e regionali, come ALA Milano, Libellula APS e Sunderam, insieme a realtà come GenderLens e collettivi informali, contribuiscono attivamente al supporto e alla sensibilizzazione.
La controversia attorno a J.K. Rowling ci ricorda quanto sia fondamentale ascoltare le esperienze dirette delle persone transgender, piuttosto che le interpretazioni o le paure di chi sta fuori da quella comunità. Passare dalla semplice consapevolezza all’alleanza attiva è il passo che ognuno di noi può compiere; un contributo necessario alla costruzione di un mondo più giusto, equo e, semplicemente, più umano per tutti. La battaglia per i diritti trans è una battaglia per i diritti di tutti.