Qualche settimana fa, Luke Igel ha avuto un’idea. Come molti americani, Igel, 26 anni, ingegnere informatico e CEO di un’azienda tecnologica con base a San Francisco, stava dando un’occhiata all’ultima raccolta di email di Jeffrey Epstein e ne parlava con gli amici. Ma trovava il dump di dati difficile da leggere e da contestualizzare. Quello che queste email rappresentavano davvero, pensava Igel, era un tipo che passa la giornata sull’iPad o sul Blackberry a scrivere a tutti quelli che conosce.
«Il mio amico parlava di tutte queste cose che stava scoprendo», racconta Igel. «E io ho trovato impressionante che fosse riuscito a dedurle da questi PDF così difficili da leggere. Io stesso trovavo complicato leggerli come email».
Per risolvere il problema, Igel — che gestisce un’azienda di assistenti video basati sull’AI — ha chiamato il suo vecchio amico Riley Walz, un altro tech-savvy della Generazione Z, diventato noto negli ultimi anni per i suoi stunt virali sui dati (a settembre, Walz aveva raccolto dati governativi per creare un’interfaccia in tempo reale tipo “Find My Friends” che mostrava la posizione di ogni poliziotto che elevava multe per parcheggio a San Francisco). «Ogni volta che vedo un sito o uno stunt incredibilmente ben fatto, guardo chi c’è dietro e scopro che è il mio amico Riley», racconta Igel.
In appena cinque ore, Walz e Igel hanno trasformato tutti i dati grezzi forniti dall’ultimo dump di Epstein — circa 20.000 email — in Jmail, un’interfaccia iperrealistica simile a Gmail che mostra come potrebbe apparire realmente la casella di posta di Epstein (la trovate qui). Il sito, online da venerdì, è diventato virale nel weekend, offrendo agli utenti uno sguardo sulla vita quotidiana di uno dei criminali più discussi al mondo. Il risultato surreale è una rappresentazione cronologica della inbox, con newsletter di Quora e Flipboard alternate a scambi con l’ex primo ministro israeliano Ehud Barak e a email ammiccanti a Steve Bannon («Se fondi una Chiesa potresti dire a Mueller che hai un privilegio confessionale [sic]», scriveva nel 2018). Una email del 2011 a Ghislaine Maxwell — «voglio che tu capisca che quel cane che non ha abbaiato è Trump» — si inserisce tra link ad articoli di CNBC. Come ha scritto uno dei primi commentatori online sullo stunt, «Oh, la banalità del male, lì dentro».
«Il caso Epstein è sempre sembrato molto lovecraftiano, molto True Detective, dove ha fatto impazzire le persone migliori perché le informazioni erano troppe e ogni volta che uscivano notizie sembrava di bucare la realtà», dice Igel. «Anche con questo recente set di dati, non sembra che la storia completa stia emergendo. Semmai, sembra una serie di false piste e di momenti sorprendentemente umani».
Parlando con Rolling Stone US il giorno in cui Jmail è andato online, Igel si mostra entusiasta del suo nuovo progetto. Al telefono, si ferma un attimo pensando che il sito sia momentaneamente crashato, per poi tirare un sospiro di sollievo quando si rende conto che non è così. Dice che gli strumenti di Intelligenza Artificiale recenti hanno reso possibile realizzare in cinque ore ciò che fino a pochi anni fa avrebbe richiesto cinque giorni interi. «Tutti quei modi in cui ci era stato promesso quanto fosse potente il software qualche decennio fa, ora sembra davvero realtà», dice Igel. «Creare software è così veloce, economico e semplice».
E sottolinea che la sua ricreazione di Gmail è in realtà una parodia, non un clone. «Sono abbastanza sicuro che le parodie siano protette», dice. Perlopiù, era una sfida che voleva affrontare per rendere le email più navigabili, sia per sé che per il pubblico. «L’azienda che gestisco indicizza grandi quantità di video, quindi questo è solo un problema divertente per cui ho sempre amato costruire strumenti».
Soprattutto, Igel vuole far capire che più persone potrebbero e dovrebbero cimentarsi in progetti simili. «Non è stato così difficile da realizzare», dice. «C’erano due passaggi: uno era estrarre questi dati molto disordinati dai PDF, riportandoli nella forma originale, cioè le email, e poi costruire una parodia di Gmail molto fedele». Il progetto è iniziato alle 21 di mercoledì scorso, terminato all’1 di notte, poi giovedì hanno sistemato qualche bug prima di andare online venerdì.
Walz e Igel avevano inizialmente studiato a fondo come ricreare esattamente l’aspetto e la sensazione di una inbox di Gmail dell’epoca appropriata (metà-fine anni 2010), ma alla fine hanno deciso che sarebbe stata una distrazione, togliendo forza al punto principale del progetto: far sentire queste email di Epstein il più possibile reali e quotidiane. «Abbiamo scoperto che colpiva molto di più il pubblico se facevamo semplicemente una Gmail del 2025», dice Igel.
Se Jmail resterà online, Igel afferma che il progetto potrebbe non essere ancora concluso. Qualora venissero pubblicate altre email di Epstein, Jmail potrà essere aggiornato di conseguenza.







