Nostalgia di ‘Punk Islam’? Tie’, beccatevi Buttafuoco alla Biennale | Rolling Stone Italia
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Nostalgia di ‘Punk Islam’? Tie’, beccatevi Buttafuoco alla Biennale

I CCCP, Toto Cutugno e il ‘Ragazzo di destra’ di Colapesce & Dimartino. Si esce con le ossa rotte di fronte a una destra che col passato e la nostalgia fa propaganda da sempre

Nostalgia di ‘Punk Islam’? Tie’, beccatevi Buttafuoco alla Biennale

CCCP

Foto: Guido Harari

Alberto Piccinini: Mi sa che siamo gli unici della nostra bolla a non essere andati alla Biennale Musica di Venezia per il concerto di Brian Eno con l’orchestra. E no, neppure alla reunion dei CCCP al Teatro Valli di Reggio Emilia siamo andati. Ci siamo risparmiati l’aperitivo coi cicchetti e il pranzo coi tortellini, nemmeno abbiamo partecipato al dibattito. Si può discutere la musica di Brain Eno? Erano di sinistra i CCCP? Erano già allora meloniani nel profondo? Boh. La cosa più sconveniente del passato non è la nostalgia, ma quando prova a travestirsi da presente. Tutta invidia? Soltanto adesso che ti scrivo comincio a dare un senso a questa settimana piena di eventi che avrebbero dovuto riguardare noi e le nostre disgraziate generazioni. Volevate Punk Islam? Tie’, beccatevi Pierangelo Buttafuoco alla Biennale di Venezia. Ex dirigente del Fronte della Gioventù, convertito all’islam col nome saraceno di Giafar Al-Siqilli. Una specie di caricatura di una canzone di Battiato col videoclip diretto da Totò Le Moko, però fascio vero di famiglia fascia, nostalgico di Giarabub e dell’avventura coloniale, “quell’autista in Abissinia / guidava il camion” eccetera. Non ho nessuna nostalgia, intendiamoci, per i direttori delle vecchie Biennali, curiali e socialisti, ma quelli almeno non rompevano tanto i coglioni, non facevano le vittime, non si atteggiavano a vendicatori della storia, angeli sterminatori dei comunisti. Se c’era da invitare gli amici li invitavano, se c’era da fare la cresta la facevano.

Giovanni Robertini: Diciamolo: con o senza CCCP, abbiamo le armi spuntate di fronte a questa destra. Pistole giocattolo come quelle di Colapesce e Dimartino che, nella rétro retorica Ragazzo di destra cantano: “Tutto solo nel tuo bomberino / Senza la tua squadra tu chi sei / Posa il manganello e prendi un fiore / Mangiati un gelato con qualcuno / Oggi che è festa ragazzo di destra”. Capito? Ce lo meritiamo Buttafuoco! Perché se con la nostalgia ci facciamo solo lo sfondo del desktop, o canzonette sanremesi, più altre toppe e spillette sul bomberino (che può essere anche di sinistra, come ci ricordano i redskin inglesi ai concerti ska e i mercatini militari dell’usato frequentati da Zamboni e Ferretti a Berlino) ne usciamo con le ossa rotte di fronte a una destra che col passato e la nostalgia fa propaganda da sempre. A proposito di pistole, quelle vere, hai sentito dell’arresto di Shiva? Io l’ho saputo al parchetto dai compagni di classe di mia figlia, quarta elementare, altro che rap come CNN dei ghetto, siamo arrivati direttamente a L’albero azzurro e Bim Bum Bam! Che poi Shiva, con questo nome da divinità indiana, potrebbe essere il nome di una canzone dei CCCP…

AP: Sì! E anche un prodotto dello “shivaismo tantrico / e il senso del possesso che fu prealessandrino” di buonanima Battiato. Scusa se insisto, è che il pensiero del filosovietismo mi ha perseguitato in questi giorni. Penso di essere uno dei pochi a possedere un cassetta originale del CCCP. Ho da qualche parte persino il vinile colorato di Compagni, cittadini, fratelli, partigiani, quotato 245 euro su Discogs. Non entro nel dibattito, lo sai come la penso su Giovanni Lindo e Giorgia Meloni, ho già rottamato Morrissey e gli Smiths per molto meno. Dico soltanto che i CCCP esistevano in un mondo in cui la parola comunista veniva usata con un senso, e tutti capivano il livello della provocazione. Adesso che sui social e sulle gazzette di governo la usano a cazzo di cane come una specie di insulto, il dibattito è semplicemente impossibile. Per questo l’altro giorno ho avuto l’illuminazione definitiva leggendo l’intervista su Snaporaz del nostro amico Demented Burrocacao al figlio di Toto Cutugno. Una meraviglia. Volevate il filosovietismo? Tenetevi Toto Cutugno che a Sanremo cantava L’italiano col coro dell’Armata Rossa, fanno dieci anni giusti. Toto aveva pagato di tasca sua tutti gli alberghi, dichiarò in un’intervista (mitica pure quella) a Rolling Stone. Presentava Fabio Fazio, e il livello di contemporaneità di quell’evento è addirittura devastante. Nel 2016 l’aereo che portava il Coro dell’Armata Rossa in Siria per un spettacolo di capodanno dedicato alle truppe russe cadde nel Mar Nero, tutti morti. Cutugno rivelò che doveva essere sull’aereo ma dette forfait all’ultimo momento ringraziando dio e tutti i santi.

GR: E ricordiamo Toto, snobbatissimo da tutti i cantautori e cantanti italiani, nelle rime di Sfera Ebbasta di Italiano Anthem e in Immigrato di 8blevrai (“Lasciatemi cantare la vita che fa un immigrato vero”). A proposito, torno su Shiva: pare che la sparatoria estiva per cui è agli arresti fosse il culmine di una faida tra Bloods e Crips alla milanese. Non so cosa sia successo davvero, so solo che oggi in Italia come l’altro ieri in America, il mondo di mezzo della malavita vede nell’esplosione dei numeri della trap e della drill una possibilità di soldi facili, riciclaggio e posizionamento. Biggie, Tupac e l’infinito gangster movie del rap game. Ho letto il pezzo del New Yorker che mi hai girato a firma Hua Hsu, bravissimo critico culturale. Parla della biografia appena uscita di Tupac Shakur e da qualche parte cita il parere di uno che assistette alla sparatoria in cui Tupac morì, mentre andava a vedere un incontro di Tyson. «Era un pesciolino in mezzo agli squali», dice. Ecco! Ho l’idea da proporre a Buttafuoco per la prossima Biennale! Un’installazione, un gigantesco acquario con dentro tutti i trapper, da Paky a Rondo passando per Simba e Baby Gang e tra i sassolini e le piante finte una cassa bluetooth che manda a ripetizione L’italiano di Toto con il Coro dell’Armata Rossa.

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