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Nel 2020 c’è ancora bisogno di appelli per far sentire la voce delle donne

Un governo che riapre fabbriche e uffici ma tiene chiusi asili e scuole e ha bisogno delle campagne femministe per tenere conto delle donne è un governo insensibile e retrogrado

Joshua Sammer/Getty Images

In tutto questo grottesco casino istituzionale nel quale la maggioranza strepita, il governo ci prova con risultati deludenti, l’opposizione scalpita, la gente non ci capisce una mazza, in tutto questo casino – dicevamo – c’è un problema che si sta imponendo all’attenzione di molti: com’è che riaprono fabbriche e uffici, ma asili e scuole restano chiusi? Lorsignori come pensano che i genitori possano tornare a essere produttivi se la prole non è adeguatamente accudita?

Inutile ora volersi incastrare fra le ragioni di chi grida sì riapriamo tutto e chi invece no, siete degli incoscienti e vi meritate di morire voi e la progenie vostra. Chi scrive non ha competenze tecniche né la presunzione per volersi addentrare in questioni di merito. Che tanto un giorno ci dicono che no, i bambini il virus non prendono. Un giorno ci raccontano che, ops ci siamo sbagliati, forse lo prendono ma in modo lieve. Poi, ci fanno sapere che i virus mutano e allora può essere che adesso anche i piccoletti lo contraggano. 

E dunque, superato la possibile rissa tra riaperturisti impavidi e chiusuristi a oltranza, la questione che più di tutto risulta stucchevole è la seguente: ma davvero troviamo normale che – ancora, nel 2020 – debbano essere le madri a doversi occupare in via esclusiva dei figli? Pare di sì. Ne leggiamo su social e giornali. Venghino signore venghino, il dibattito è aperto: gridate a gran voce il vostro disappunto che così facciamo un appello che di questi tempi, in effetti, ci serve.

Ed eccole le signore. Molte, troppe. Tutte mamme, tutte incazzate perché asili e scuole non riaprirono e loro come fanno a tornare a lavorare? Protestano, le mamme. Si fanno sentire. Le mamme si preoccupano. Le mamme si occupano. Le mamme si lamentano. Sono stanche, le mamme. E i papà?

No perché io, in effetti, madre a mia volta, avevo capito che i figli fossero per metà della mamma e per l’altra metà del padre. Avevo capito che, in effetti, quel modello culturale secondo cui è normale che sia la donna a occuparsi da sola del focolare domestico per cui fai la spesa, fai da mangiare, fai fare i compiti alla creatura, lava, stira, scopa (nel senso che più preferite) fosse stato superato. Soprattutto alla luce del fatto che, ormai, sono ben poche le femmine che possono permettersi (e hanno voglia) di stare a casa a stirare e cucinate e rammendare e scopare (nel senso che più preferite) e fare tutte quelle cose per le quali la società le vuole naturalmente portate. E, ancora di più, alla luce del fatto che sì è vero, esiste spesso una disparità di trattamento economico fra i due sessi, ma per lo più femmine e maschi – parlo dei millennial almeno – ormai tendono ad avere lo stesso stipendio da morti di fame. Il che dovrebbe renderli perfettamente intercambiabili. E invece no. No, e poi no. Sembra che, centesimo più centesimo meno, a valere davvero resti ancora il lavoro di lui e quello soltanto.

Ed è strano perché io, in effetti, avevo capito che no non c’era più il ruolo della madre che deve occuparsi di tutto quel che riguarda i figli, dai pannolini, alla schiscetta, fino ai compiti e alle creme per l’acne. Avevo capito che, in effetti, padre e madre avessero identico peso nell’educazione e nell’accudimento, che quell’odioso retaggio per cui se qualcuno nella coppia deve sacrificare il proprio lavoro per la famiglia allora quello dev’essere lei, fosse stato superato.

Ma poi, scorrendo i social e leggendo i giornali in questi giorni, mi sono resa conto che no. Mi sono resa conto che evidentemente c’è ancora bisogno di campagne tipo quella di Grazia, il noto settimanale femminile, che incita al #facciamocisentire (riferito a noi femminucce, chiaro) perché anche se “le donne italiane stanno facendo moltissimo durante l’emergenza: sono in prima linea negli ospedali, nella ricerca e tengono insieme le famiglie provate dalla crisi, riaprire le aziende mantenendo chiuse scuole e asili è una decisione che le sacrifica”. Si rivolge al “Signor presidente del Consiglio @giuseppeconte_ufficiale” in persona, l’appello. Dice: “ lei e tutte le istituzioni avete il dovere di occuparvi di quella “categoria” da voi ignorata in ogni decreto, ma trasversale a tutti i settori lavorativi. Altrimenti saremo costrette nei tinelli, perdendo ogni diritto faticosamente acquisito”. Costrette nei tinelli, capito? Perdendo ogni diritto faticosamente acquisito. Capito?

Ecco, io credo che l’iniziativa abbia un suo valore e che se certe campagne esistono è perché esiste il problema. Certo. Ma il problema, prima di tutto, è la politica stessa di un governo che non vuole vedere che il paese reale, al netto di qualche grande città, è un paese che vuole ancora le donne nei tinelli. Ai fornelli. 

Eppure, io trovo straordinariamente fastidioso il fatto che tutto questo onere debba toccare soltanto noi donne che – ancora, nel 2020 – siamo chiamate a essere donne appunto, madri, lavoratrici, mogli (possibilmente fighe, sorridenti e ben tenute). Trovo straordinariamente fastidioso che appelli come questo restino solo materia da settimanale femminile, appunto, e non vengano raccolti anche da quotidiani nazionali affinché possano farsi dibattito – propositivo e inclusivo – per dire che no, il problema non è solo delle mamme. Ma è un problema culturale ben più ampio, reso ancora più fastidiosamente palese da questa situazione, che andrebbe superato.

Trovo, infine, stupefacente che tante donne aderiscano in modo incondizionato, prodighe di cuoricini e hashtag a commento della seppur meritevole iniziativa, senza porsi però mezza domanda in più. Senza chiedere al proprio marito, compagno, padre dei loro figli, genitore al 50% quanto loro, perché dia per scontato che a farsi l’intero mazzo ci sia lei. Perché lo dia per scontato anche la società tutta. Perché, certo, la politica è miope e pensa a soluzioni zoppe, ma Giuseppi resta pur sempre quello che abbiamo visto pellegrino d’onore da Padre Pio a celebrare l’anniversario della comparsa delle stimmate sul santo di Pietrelcina cosa vuoi, e se le scuole non riaprono sono cazzi delle mamme quanto dei papà.

Avevo capito che la famiglia – nel 2020 – fosse fatta da due genitori i cui compiti e responsabilità potevano, dovevano essere equamente distribuiti. Avevo capito così. Ma, purtroppo, mi sa che avevo capito male io.

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