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Mi sono rovinato la Pasqua con il reality su Francesco Facchinetti

Problemi di coppia, tute catarifrangenti e panche da pilates: racconto della prima puntata del surreale show su Facchinetti, la versione brianzola di ‘The Osbournes’

Se sei addicted di reality e vip, conosci bene quel senso di colpa che ti attanaglia dopo aver dedicato qualche minuto all’Isola, al falò, ad Alfonso. Cristo! Ma perché lo sto guardando? Ma, come con i carboidrati, non ne puoi fare a meno. Dai cinque minuti e smetto. Poi vengono a dirti che c’è un reality sulla vita di Facchinetti (The Facchinettis, sulla piattaforma streaming di Discovery, con un titolo che scimmiotta il brand Ferragnez e la formula già usata per The Osbournes e le Kardashian) e tu spendi €3,99 per vederlo in anteprima. Il giorno di Pasqua. Per 23 minuti. Da solo come Mattarella, mentre la gente viola i divieti e c’è la coda sul raccordo. Vergogna.

E in quell’istante, proprio mentre tu sei lì per blastarlo, mentre senza capire hai detto sì all’addebito sulla prepagata, ecco che Facchinetti sta facendo dei soldi. Questa è la roba che ti divide da lui. E non fa soldi solo perché è figlio del Pooh (fattore basilare ma non essenziale), ma perché, nonostante si vesta come un tredicenne e abbia la profondità emozionale e cognitiva di un dodicenne con l’umorismo di un undicenne, ha delle doti manageriali: ergo, sa fare grana.

Accendiamo un cero per i figli dei famosi, devono avere una vita davvero dura. Già per un maschio medio è difficile rapportarsi con una normale figura paterna (Venditti cantava: “E mio padre una montagna, troppo alta da scalare”), figuriamoci se sei il figlio di uno dei Pooh.

Francesco non è il classico figlio-di-famoso (a cui l’ex povero figlio della Barona anni fa dedicava una barra velenosissima: “O-odio i figli di Pooh e i figli di pa’, mi intendi/ A tutti questi dico fu-fu-fu-fu-fuck, inetti”, dandoci la parvenza di un minimo di lotta sociale) e si è scrollato di dosso ormai da tempo l’appellativo di mantenuto. A oggi vanta la fondazione di diverse aziende che fatturano milioni di euro e un gran numero di artisti scoperti come talent scout, da Frank Matano a Riki fino alla Lucarelli e Giulia De Lellis, tanto che la NeWcO Management secondo il sito money.it, solo nel 2017 ha tirato su 6 milioni di euro.

Facchinetti quindi è ricco fottuto. Ed è in grado di sputtanarsi del tutto per fare ancora più soldi. Da qui l’idea del programma, forse.

The Facchinettis si svolge tutto nella villa della madonna che Francesco, alla faccia della miseria, chiama “Facchin’House”. Spiega: “Questa casa è stata costruita solo per fare le feste”. Sembra una sala giochi, ha una sala giochi ed è arredata da uno che a proposito di stile afferma: “Quando entro in un negozio di scarpe o vestiti chiedo: cosa non comprano gli altri? E lo compro io”. Il risultato è un incrocio tra come si veste Jovanotti e tutta la gamma cromatica dei colori conosciuta mischiata assieme. Un po’ too much!

È tv, e nella tv realtà e finzione si mescolano, ma non credo che Facchinetti stia recitando nelle scene in cui lavora 7/7 – h24 col telefono in mano e la moglie sconsolata gli porta i figli la sera per un veloce bacio della buonanotte. Credo sia vera pure l’immagine di lei che lo chiama al telefono perché si è messa un completino sexy e lui che la rimbalza addormentandosi sulla panca del pilates nel suo studio.

Il tema della prima puntata è proprio questo, e si inizia subito col botto: vanno in scena i problemi sessuali di Francesco con la moglie Wilma Helena Faissol (laureata in odontoiatria, madre dei suoi tre figli, un passato in Brasile e a New York, mezzo milione di follower su IG, ad oggi principalmente occupata come @ladyfacchinetti) che denuncia: “Non facciamo molto all’amore”. Beh, sai che roba. Se uno si aspettava di vedere qualche scenata stile The Osbournes si calmi, qui si vola molto più basso. Siamo a Mariano Comense e il brianzolissimo imprenditore ha da fare, così più lei glielo chiede più lui sembra evadere. “Lo abbiamo fatto 28 giorni fa”, dice lei, “mica me lo segno sul calendario”, risponde lui.

Quindi succede che Wilma decide di portarlo dal “penologo” (o sessuologo). E ci ritroviamo con la coppia in una vera/finta seduta di psicoterapia con la dottoressa Silvia Bortolotti, psicologa e sessuologa, che cerca di contenere il molesto Francesco: “Lei in coppia come si vede?” e lui, facendo la vocina che fa coi suoi amici in ogni telefonata: “Mi vuoi fregaaareee eh? Furbacchiona”. Dandole del tu, non prendendola minimamente sul serio. Del resto si trova lì solo per sua moglie, che lo pressa, che vuole di più. “Ultimamente lui lavora troppo, non facciamo niente assieme, è sempre al telefono”. Un attimo parteggi per lui e ti immagini che se non stesse sempre al telefono forse la moglie non potrebbe godersi quella mega villa, l’attimo dopo parteggi per lei perché chi lo sopporta un maschio come Facchinetti?

La prima puntata finisce così, con la promessa di una cena fuori, la prima “da soli” dalla sera in cui l’ha conosciuta, cinque anni fa. “Una volta ogni due o tre anni bisogna andare a mangiare fuori”, dice Francesco, eppure le guasta i piani. Lei si veste attillatissima ma seccata da quanto le tette appena rifatte (su Instagram consiglia a tutti il nome del suo chirurgo: il Dottor Tremolada, aka @imageregenerativeclinic) siano un problema per chiudere la lampo, lui invece sfoggia la “tuta da sera catarifrangente”. Lo prenderesti a sberle.

I figli li lasciano a nonno Roby (Francesco sostiene che tanto non c’ha “un cazzo da fare”, visto che i Pooh si sono anche sciolti) che si presenta super fulminato con la maglietta di Stephen King e fa più casino dei nipotini incitandoli a lanciarsi a vicenda manciate di pop corn che finiranno per tutto il salotto. Un macello che pulirà di sicuro una serva.

Per venti minuti scrivi ai tuoi amici e sfotti tutta questa roba mentre la guardi, poi la puntata finisce e l’unica cosa che ti interessa scoprire è come disdire l’abbonamento che hai sottoscritto per vederla. Non ci riuscirai e manderai tutto a cagare per dedicarti ad altro, procrastinando. Intanto, Facchinetti o qualche altro tacchino incravattato in un ufficio open space in centro a Milano starà scegliendo quale barca comprarsi mentre tu al massimo ipotizzi una battuta in 150 caratteri. Ti viene in mente e rimandi a cagare tutti concentrandoti sulle tue robe. Ormai anche Marra è ricchino e certe rime non le fa più. Non c’è più la lotta di classe de na vorta.

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