L’uomo che mangiava le flebo e altre quattro barzellette sui matti | Rolling Stone Italia
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L’uomo che mangiava le flebo e altre quattro barzellette sui matti

Lo Sgargabonzi apre l'anno con una serie di freddure a denti stretti, tra metodi per farsi offrire il cappuccino al bar e disquisizioni sulla velocità di un aereo

cappuccino

Credits: ANDREAS SOLARO/AFP via Getty

Quattro matti vanno all’aeroporto.
Vedono un aereo e il primo dice: «Accidenti, che aereo enorme! E chissà a che velocità arriva… secondo me fa i 100 all’ora!».
Il secondo: «No, no, per me farà anche i 200 all’ora!».
Interviene il terzo: «Ma siete matti? Toccherà almeno 400 all’ora!».
Interviene il quarto: «Sì, sta’ a vedere che vola!».
«E certo che vola, è un aereo!», risponde il primo mentre gli altri ridacchiano consensuali.
«E allora perché supponevate delle velocità così marcatamente basse?», chiede il quarto.
Il secondo: «Non ne ho la più pallida idea, forse è per lo stordimento dovuto a questi piccolissimi cognac del bar dell’aeroporto».
Il terzo: «Eh sì cari miei, il cognac è un liquore che, come si suol dire, picchia».
Il quarto: «Effettivamente».

 

Un matto entra in una caffetteria e chiede al barista: «Avete del caffè freddo?»
Il barista: «Ma certo, signore!»
Risponde il matto: «Allora me ne scalda un po’ in tazza grande?»
«Certo».
«Me lo macchia per favore?»
«Subito».
«Ecco, ora si è un po’ raffreddato, me lo può schiumare?»
«Ma obviously».
«Gentilissimo».
«Hai capito il nostro furbetto? Al prezzo di un caffè freddo s’è fatto il cappuccino», dice il barista al collega.
«Guardi che era per citare la scena del cappuccino di un film di Totò di cui non ricordo il titolo».
«Certo, come no. E chi me lo dice?»
«Siamo i The Show, quelli dei prank su internet. Io sono Alessio, lui è Alessandro, il mio collega, ha una telecamera negli occhiali con cui ha ripreso tutta la scena».
«Va be’, ma può benissimo essere che volevate portarvi a casa entrambe le cose, tanto la candid camera quanto il cappuccino a gratis».
Alessio si alza la felpa e mostra un sacchettino da stomia: «Guardi, a me del cappuccino interessa molto poco. Come vede sono stomizzato. Posso nutrirmi solo di flebo».
«Solo tramite flebo? Mi dispiace».
«No, solo di flebo. Nel senso di vetro delle flebo. Le maciullo e le sbrano e mi tampono le gengive sanguinanti con lo Scottex e vedo che faccia fanno i passanti, vuol vedere?»
«Per l’amor di Dio, lasciatemi in pace ragazzi, è tutto offerto, prendete anche questi Mars. Buona giornata, buon tutto».

 

Un tipo va da uno psichiatra e gli dice: «Dottore! Mia moglie è pazza. Crede di essere una pulce. Salta di qua e di là, mi mordicchia sulla testa…».
«Be’, in questo caso è sicuramente pazza. Me la porti qui».
E il signore, togliendosi una pulce dai capelli: «Hai visto? Avevo ragione io quando dicevo che la pazza eri tu!».
E il dottore: «Ma lei è malato nel cervello, altroché!»
«Ah, sì? E allora mi curi, dottor Kevorkian!»
«Ma quale curare? Lei andrebbe fatto crollare in ginocchio con un calcio nello stomaco, poi freddarla con un colpo di Beretta 22 long rifle dritto nel cervello davanti ai suoi figli in lacrime, quindi chiedere ai figli il costo della pallottola».
«Dottore, ma non le sembra di esag…»
«No, con questa scena mi è stato sulle palle. Io curo solo i pazienti che mi rimangono simpatici, non sono né una crocerossina, né un missionario comboniano, né tantomeno una Onlus, e non credo nemmeno ai politici che portano avanti un discorso sull’assistenzialismo che per me è fare il gioco dei choosy e di chi non ha voglia di fare niente».
«Ma che discorsi… Ma che modo di lavorare è?»
«Il modo 14».

 

«Qual’è il colmo per un masochista pazzo?»
«Non lo so».
«Non sapere dove sbattere la testa!»
«Va bene, però basta battute mentre scopiamo, Giorgio, te l’ho detto mille volte, poi mi passa proprio il sentimento. E inarca di più la schiena che lo sai che la pecora mi piace bella arcuata».
«Va beeeeeeneeeeee. Che bolas però…».
«Che bolas eh? Guarda, m’è passata la voglia, facciamo altro. Anzi faccio altro: mi sparo Ragione e Sentimento in 4K e te te ne vai affanculo».

 

Un matto minaccia di gettarsi dall’alto.
Un uomo sotto grida: «Non farlo! Pensa ai tuoi figli».
«Non ne ho».
«Pensa ai tuoi genitori».
«Sono morti».
«Pensa alla Roma».
«Non me ne frega niente della Roma».
«E allora buttati, sporco Laziale!».
L’uomo si butta.
Un poliziotto: «Ma come le è venuto in mente di dirgli di buttarsi?»
«Ma cosa c’entro io? Voglio dire: se io le dico di mettere le dita nella presa della corrente lei ce le mette?»
«Be’, vedo che le sfugge la questione…»
«E allora me la spieghi lei».
«Un uomo in una situazione di estrema fragilità come quella può desistere da un atto del genere solo manifestandogli vicinanza, empatia, non certo cinismo e pelo sullo stomaco».
«Empatia in che senso?»
«Nel senso che poteva palesargli la sua parte più vulnerabile, più vicina al suo stare, e fargli sapere che non era solo, che il suo dolore era solo un affluente al dolore del mondo, quello connaturato all’esistenza umana».
«Ma io quella parte sfigata non ce l’ho, non sto male, non sono fragile, non ho tempo per queste stronzate e starei due minutini anche andando a Montecarlo se permette, guardi un po’».
«Boh, non lo so, mi rimaneva meglio quando faceva Batroberto a BimBumBam».

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