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L’osceno successo del patriarcato

Lo Sgargabonzi ci racconta di un episodio di cui è stato testimone al supermercato, tra pompelmi rosa e limoni

L’osceno successo del patriarcato

Foto: Ishaq Robin / Unsplash

Ero al reparto ortofrutta del supermercato che valutavo dei limoni onde scegliere i migliori per pulirci le siringhe, quando vengo distratto da un fitto squittire. Una donna poco distante, una matrona dal cappello fiorito e occhiali dalla montatura alata che pare Claire di Indovina chi? rampogna fittamente il marito, un omarino secco e spelacchiato, in bretelle e pantaloni beige a costine di velluto.

Nella fattispecie la signora in questione lo trattava come un cretino mentre lui soppesava i pompelmi rosa di Jaffa. Gli dava dell’incapace, del fallimento umano, gli diceva che l’errore più grande che aveva fatto nella vita era stato sposarlo e metterci al mondo dei figli, Riccardo ed Erika, lui ricercatore farmaceutico lei laureanda in Lettere. «Devi solo ringraziare di essere nato in Italia, perché gli eschimesi gli incapaci come te li mandano a morire nel Pack antartico caro mio». La gente attorno li notava e se si avvicinava, lei alzava appositamente la voce per farsi sentire e averli dalla sua parte. «Ecco, ora sto piangendo, sei contento? Ci sei riuscito! Capolavoro! Applausi!». E lui la supplicava di calmarsi, di abbassare la voce, della serie ti prego Lucrezia per l’amor di dio non umiliarmi così o almeno fallo a casa. Non glielo diceva a voce perché si vergognava di farsi sentire, ma cercava di farglielo capire con una configurazione di occhi liquidi, capo appeso e spallette mortificate e all’ingiù, alla moda della pagoda del Mercante in Fiera.

Lei intuiva il suo tentativo e tuonava indefessa: «Cos’è? Pensi che tutti hanno gli occhi su di te?!». E tirava fuori lo smartphone per aggiornare la sua bacheca con nuovi post su quanto stesse con un derelitto, con tanto di rapida foto in faccia a guarnire.

Io ho trovato tutto questo esagerato, pensando che derivasse dal fatto che il marito pesava male i pompelmi, non si era guantato la mano o digitava il numero sbagliato. Così mi sono avvicinato a chiederle educatamente spiegazioni e lei mi ha detto che no, il problema è che lui nella loro relazione era poco empatico e invece doveva essere – uso le parole di lei se le le ricordo bene – «più empatico». E per un attimo quella donna ha abbassato lo sguardo, come se si vergognasse di averlo umiliato davanti a tutti. È allora che ho detto a quel giglio screziato che quello sguardo basso di ingiustificata vergogna non è altro che l’osceno successo del patriarcato. E l’ho abbracciata.

Antonio Canova scolpiva il Marte Pacificatore, Dante Alighieri plasmava nottetempo La Vita Nova, il patriarcato quello sguardo basso.

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