Rolling Stone Italia

L’era dei content creator impresentabili

L'aggettivo è ironico e descrive la loro estetica, personalissima, anti-Instagram, imprevedibile. Eppure, vincente. Viaggio nel dark side of the 'gram, attraverso tre profili indimenticabili
Sondiaze

Foto: Instagram

«Sospetto che ci sia altro nella vita oltre a essere bello bello in modo assurdo», Derek Zoolander. Lasciamo questa citazione qui, la ritroveremo alla fine. Parliamo di social. Le regole principali per farsi notare da quelle parti le conosciamo e sono: pubblicare contenuti di alta qualità, non postare troppo e trovare una connessione con il pubblico (mi scuso con i social media manager se ho sbagliato o dimenticato qualcosa). L’obiettivo è fare il pieno di cuori ed essere ammirati arrivando solo a sfiorare l’essere invidiati (altrimenti, ciao follow). Se non rispetti queste regole ti puoi sempre rifugiare nell’oblio e accontentarti di essere spettatore anziché protagonista. Ma la conditio sine qua non è essere “belli belli in modo assurdo”? A quanto pare c’è un’altra strada, un modo per “craccare” il successo in cui non è richiesto e non serve nemmeno essere impeccabili o, dall’altra parte, cedere allo shitposting (più o meno…).

Questi creator ribelli saltano la ricerca spasmodica di uno stile esemplare per parlare direttamente alla pancia dei follower, al Paese reale. Niente (o poca) estetica, ma etica sì (forse). Le carte in regola per un disastro ci sono tutte, e invece il paradosso sembra funzionare. Apprezzo questo genere di contenuti anarchici perché spesso rispondono alla realtà e arginano chi invece spaccia per naturali alcune scenografie degne del premio Oscar Dante Ferretti. Bando alle ciance: chi sono questi antieroi, sinceri, spudorati e disincantati che hanno invaso il mio feed? Ecco i miei tre preferiti, tutti made in Italy.

Non una novità, ma di sicuro tra i massimi esponenti di questa categoria si trova il profilo “Supermercati che Passione”. Gli admin di questo frizzante profilo sono la coppia Miriam Modena e Alex Cavalieri, ormai noti ai più grazie alle loro recensioni sulla grande distribuzione organizzata con particolare attenzione ai prodotti brandizzati dal supermercato stesso. Nel 2020 i primi video girati in macchina, improvvisati e poi postati su YouTube, poi la conferma del successo arrivata su Instagram e TikTok dove hanno rilasciato videoclassifiche dal ritmo sincopato e performance musicali con parodie di brani famosi, tutto condito da riferimenti sagaci e ammiccanti, cioè il loro segno distintivo.

Pittoreschi, cringe, autoironici, ma soprattutto utili: senza il loro suggerimento non avrei mai scoperto i cappellacci anatra e arancia della Conad. I social sono solo il primo passo per qualcosa di molto più grande e ambizioso. Il sogno di Miriam e Alex è prendere il posto di chi recensiscono e aprire un supermercato. Dove risiede la loro etica? In attesa della loro catena, nei videosuggerimenti. Una missione già accettata da un esercito di persone, spesso senza successo, ma che con “Supermercati che Passione” raggiunge il suo scopo grazie a uno strumento inedito: un’estetica discutibile e al tempo stesso ipnotica che ricorda gli effetti speciali di John Carpenter (purtroppo non quelli de La cosa, ma quelli di Fuga da Los Angeles).

I post della seconda campionessa che sto per presentare sembrano gridare: niente ipocrisie per favore, la maggior parte di voi fa lo stesso. La strada era stata già indicata da “Zero Sbatti In Cucina” il cui profilo riporta le foto di un’idea agli antipodi di quella di MasterChef. Zerosbatti ha creato così una comunità che alimenta il Leviatano grazie ai contenuti inviati dagli stessi follower. Tuttavia, c’è chi ha saputo osare di più.

“In microonde con Erika” ne ha raccolto la sfida, ma con una sfumatura leggermente diversa. Non disdegna le foto degli adepti che mostrano la loro stessa vergogna, oggi diventata vanto, ma le limita alle storie. Nella griglia – del profilo, non dei fornelli – vediamo il mondo con i suoi occhi. Il POV ci mostra le sue vivande, cioè il prequel di una gastrite che riconosco fare parte anche della mia concezione di cucina.

Ravioli cinesi, mini würstel, Sofficini, biscotti accoppiati con olive sono alcune delle soluzioni alla fame che Erika sottopone alla nostra vista e che farebbero esplodere di rabbia Bruno Barbieri. È come ti aspetti che cucinino Tyler Durden o Harry Dean Stanton. Il tocco personale però è dato dalle frasi in primo piano, forse delle confessioni, tra il serio e il faceto, sullo stato d’animo dell’autrice. Altro elemento distintivo è la passione per le bibite energetiche, rigorosamente Monster, se possibile Ultra White, per vivere sempre con quella tachicardia che confondiamo per emozione. L’etica di Erika in cucina – pardon, in microonde – può essere descritta con le parole usate da Alfred per definire il Joker interpretato da Heath Ledger: certe persone vogliono solo veder bruciare il mondo.

Andiamo avanti, questa volta lontano dal cibo, per fortuna. Siamo al gran finale, in uno scenario post apocalittico fatto di spazzatura e seduzione. No, non è un nuovo capitolo di Mad Max, è il posting di “Sondiaze”. A suo agio nelle discariche a cielo aperto e nei bagni pubblici, la protagonista di questo profilo si presenta davanti all’obiettivo con vestiti succinti e sguardi ammiccanti pronta a rotolarsi ovunque. Mentre per i precedenti ho potuto trovare un elemento di etica, qui sono rimasto disorientato. È un “nonsenso” in piena regola? È una critica alla decadenza della società con reference Y2K? Oppure c’è un messaggio che non colgo?

Cercando un po’ di più sulla principessa del trash (viste le location) ho notato che oltre a Instagram c’è stato un passato su OnlyFans – piattaforma da dove è stata bannata – e un presente su Fansly. La finalità del posting di Instagram è forse una strategia per radunare potenziali utenti paganti? Chi è troppo estremo per OF non è da prendere alla leggera, mi sono detto. Quindi ho chiesto alla diretta interessata se dietro tutto questo show fatto di tacchi vertiginosi, sacchi neri e scopini per il WC ci fosse qualcosa da dire. Le sue risposte hanno rivelato un sano esibizionismo, seguito da critica sociale, creatività ma soprattutto consapevolezza di se stessi attraverso un inaspettato escapismo.

Il tuo profilo di Instagram è un trampolino per le piattaforme a pagamento dove pubblichi contenuti per adulti?
Il mio profilo è nato completamente per caso senza ragionare sul “radunare” ipotetici acquirenti. È una cosa che si è evoluta con il tempo, ma ho sempre avuto piacere nel mostrare il corpo: mi fa sentire molto a mio agio.

Cosa vuoi comunicare con le tue foto, qual è il tuo messaggio?
Di base non ho un messaggio specifico per tutto quello che pubblico, mi piace però (è possibile sia questo il messaggio forse, non saprei) mettermi in situazioni abbastanza denigratorie e rozze per ridicolizzare l’immagine convenzionale della “bella donna” ponendola in dei contesti surreali dove mai a nessuno verrebbe in mente di stare. Sono una grande fan del degrado umano.

L’attività di Fansly e quella di Instagram sono artisticamente collegate o sono totalmente separate?
Fansly è il prolungamento del mio modo di esprimermi, ma in maniera più esplicita e libera. Tuttavia, riconosco che pubblico contenuti artisticamente vicini a quelli di Instagram, abbastanza stravaganti.

A chi/cosa ti ispiri?
Onestamente non credo di prendere ispirazione da qualcuno. Ho iniziato semplicemente ad ascoltare i pensieri che avevo in testa e a dar loro in qualche modo una sorta di “autorizzazione”. Spesso sono pensieri intrusivi, altri più studiati. Fin da bambina sono sempre stata amica della creatività, ma crescere in un ambiente dove l’unico talento sembrava essere quello di sminuire gli altri mi ha portata a metterla da parte. Ho capito poi con il tempo che in realtà è proprio quello il mio vero punto di forza. Lo trovo un grandissimo modo di comunicare e di sfogare molti problemi interni che mi perseguitano, mi fa stare bene mentalmente. Non mi piace molto la realtà in cui viviamo.

I sospetti di Derek Zoolander, insomma, erano fondati: c’è dell’altro nella vita oltre a essere “belli belli in modo assurdo”.

Iscriviti
Exit mobile version