Le lotte tra galli nelle Filippine, spiegate | Rolling Stone Italia
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La lotta tra galli è la passione delle Filippine, ma sta creando qualche problema

Ma prima ancora che al discutibile trattamento degli animali coinvolti, i guai di un'industria milionaria sono legati al giro delle scommesse e alla infiltrazioni della criminalità organizzata

lotta tra galli

Foto: Diane Theresa Hendrick su Unsplash

Per anni, camminando lungo il naviglio della Martesana a Milano, mi sono chiesto a cosa giocassero quei signori filippini che si radunavano in cerchio, gesticolando e gridando come se si stessero sfidando a morra cinese. Solo dopo aver trovato il coraggio di avvicinarmi ho scoperto che stavano scommettendo, in diretta, su match di lotta tra galli trasmessi dalle Filippine. È stato il mio primo contatto con il mondo del sabong. Questa attività, nelle Filippine, non è solo un passatempo, ma un’industria da milioni di dollari, riconosciuta e regolamentata ufficialmente dallo Stato. Secondo solo al basket per popolarità, il cockfighting conta oltre 2500 arene legittimate e si stima che ogni anno vengano uccisi circa 30 milioni di galli nei combattimenti. La sua storia nasconde molti lati oscuri, ma è anche affascinante: il sabong rappresenta infatti una chiave per comprendere non solo la cultura filippina, ma anche il modo in cui le comunità della diaspora mantengono vivo un legame con la propria terra d’origine.

Per capire la portata sociale della lotta tra galli nelle Filippine basterebbe guardare ai numeri. Gli incontri si tengono regolarmente ogni settimana, con galli che combattono fino alla morte, armati di speroni metallici affilati legati alle zampe. Il settore vale oggi circa 50 miliardi di pesos — quasi 900 milioni di dollari — e continua a crescere, tanto da fare del Paese il principale centro mondiale per l’allevamento di galli da combattimento e per l’organizzazione di eventi legati a questo controverso sport. L’industria sostiene migliaia di posti di lavoro: dagli allevatori agli addetti alla preparazione, dagli arbitri ai cassieri, fino a tutto il personale di supporto che ruota attorno ai cockpit, le arene dove si svolgono gli incontri. Una rete economica che contribuisce in maniera significativa anche alle entrate fiscali dello Stato.

Durante la pandemia, il sabong non si è fermato: si è semplicemente trasferito online, attirando milioni di nuovi scommettitori tramite smartphone e piattaforme digitali. La diffusione delle macchinette elettroniche nei cockpit ha però ridisegnato la scena, mettendo in crisi figure tradizionali come i kristos, i chiamatori di scommesse che per decenni hanno incarnato la dimensione rituale e collettiva del gioco. La popolarità crescente ha avuto ripercussioni anche all’estero, soprattutto nelle comunità della diaspora filippina, dove le scommesse sui combattimenti sono diventate più semplici da realizzare, attirando anche inchieste e polemiche nei paesi d’approdo. Nel giugno 2025 oltre 40 persone sono state arrestate in Florida per un giro illegale di sabong, mentre all’inizio dell’anno centinaia di galli sono stati abbattuti dopo un blitz in Kansas.

Ne parlo con Luis, un mio amico italiano di origini filippine, che negli anni ha alimentato la mia curiosità verso il cockfighting con racconti famigliari e ricordi personali. «Quando ero bambino», mi dice, «ricordo mio padre che durante la pausa pranzo tornava a casa e si piazzava davanti alla televisione a guardare il sabong. Non erano dirette, ma vecchie videocassette con incontri registrati». La famiglia di suo padre è originaria di Lipa, nel sud del Paese. «Avevano un panificio negli anni Settanta, ma erano conosciuti soprattutto perché possedevano una scuderia di galli da combattimento. Era una vera e propria organizzazione, che prevedeva l’allevamento, l’allenamento e la protezione degli animali. Ma è anche un mondo molto pericoloso: se ti fai un nome, corri il rischio che altri allevamenti cerchino di sabotarti, persino con attentati al pollaio». «Il problema», continua Luis, «è che attorno al sabong c’è un enorme giro di scommesse. E dove ci sono soldi da recuperare, inevitabilmente entra in gioco la criminalità».

Le organizzazioni criminali filippine hanno da sempre un ruolo centrale nel sistema di scommesse legato al sabong, ma la crescita delle piattaforme online ha reso la loro influenza ancora più evidente. Quest’estate ha fatto scalpore la notizia che le autorità stanno indagando sulla sorte di decine di appassionati di combattimenti tra galli scomparsi tre anni fa: secondo le accuse, sarebbero stati uccisi e i loro corpi gettati nel lago vulcanico Taal. Nel 2022 almeno 34 uomini, sospettati di truccare gli incontri, erano spariti senza lasciare traccia a Manila e nelle province circostanti. Sei persone sono state incriminate per rapimento, e uno degli imputati, in un’intervista televisiva, ha confessato che le vittime sarebbero state strangolate e abbandonate nelle acque del lago. Le indagini hanno riportato l’attenzione sulla rapida espansione dell’e-sabong, le scommesse online sui combattimenti in streaming che durante la pandemia avevano sostituito le competizioni in presenza. Il settore aveva raggiunto cifre impressionanti: un’indagine del Senato filippino del 2022 stimava che ogni giorno le puntate arrivassero a 3 miliardi di pesos, oltre 52 milioni di dollari. Di fronte a questa escalation, l’allora presidente Rodrigo Duterte decise di vietare esclusivamente l’e-sabong, una misura che non ha però fermato il fenomeno e ha finito per rafforzare ulteriormente il ruolo delle organizzazioni criminali. La vicenda è tutt’altro che chiusa. Poche settimane fa il Ministro della Giustizia ha chiesto al Giappone assistenza tecnica per mappare scientificamente il fondale del lago Taal e cercare i corpi scomparsi, a testimonianza della complessità e della gravità dell’inchiesta.

Tuttavia, è innegabile che nelle Filippine il sabong abbia un forte valore culturale, con radici che risalgono all’epoca precoloniale, quando era una forma di intrattenimento riservata alla nobiltà nativa. Con il tempo si è trasformato in un’attività popolare e trasversale, capace di superare le barriere socio-economiche. Questo sport è intrecciato a feste, celebrazioni locali ed eventi religiosi, e continua a essere un punto d’incontro per la comunità, rafforzando i legami sociali e lo spirito collettivo. «Devi pensare che lì è come la Serie A», mi dice Luis. «Le arene sono grandi, ci partecipano intere famiglie: è un evento enorme. Per me è difficile da comprendere, ma mi rendo conto che per mio padre è importante».

Luis mi spiega come il sabong ricopra anche un ruolo legato alla memoria: «Sai, mio padre non segue più gli incontri di oggi, è molto nostalgico di quando era ragazzo e in famiglia avevano una scuderia. Credo che per lui fosse una fonte di prestigio. Quando la mia famiglia chiuse la panetteria negli anni Ottanta finì anche l’allevamento dei galli, e con esso quel prestigio e la relativa agiatezza di cui godevano. Poi mio padre venne in Italia, ed eccomi qui. Ma insomma, per lui il sabong è un modo per restare connesso al suo passato».

Come racconta la vicenda, il combattimento tra galli rimane un elemento vivo nella cultura filippina, anche per coloro che abitano in Italia. Le recenti accuse di violenza, sparizioni e corruzione proiettano però un’ombra cupa su questa pratica (oltre ai discutibili trattamenti imposti agli animali coinvolti), alimentando le richieste di maggiore trasparenza, regolamentazione e giustizia. Mentre le autorità cercano anche all’estero supporto tecnico per fare luce sul mistero dei partecipanti scomparsi, il paese si trova davanti a un bivio: riuscire a conciliare tradizione, interessi economici e tutela dei diritti umani nel complesso universo del sabong. Oppure, be’: finirci sotto.