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Johnny e Amber, lo psicoprocesso del ventennio

Come siamo arrivati fin qui? Un’esperta in materia fa il riassuntone, e poi commenta quello che sta accadendo tra Depp e Heard alla vigilia della sentenza. Mentre il tribunale social ha già deciso: la vittima, in questo pubblico lavaggio di panni luridi, è il Pirata

Foto: Jim Lo Scalzo/Pool/AFP via Getty Images

Non si commentano le sentenze, non si commentano neanche i processi se è per quello, ma stavolta l’operazione è troppo grossa per dare dignità di silenzio e tacere su questa triste storia. Amber Heard e Johnny Depp provano a scavarsi la fossa da vivi in tribunale. Diffamazione. Almeno così è cominciata.

Temi principali e documentali del giudizio: a) stupefacenti, b) alcol e c) disturbi psichici e mazzate. Come regola, se a), b) e c) ricorrono solo da un lato, il soggetto agente lo mettono in galera e buttano la chiave. Se invece con a), b) e c) sono un po’ di qua e un po’ di là e in relazione simmetrica di reciprocità del danno, la sentenza difficilmente sarà buona per qualcuno. In pari causa turpitudinis nessuno vince e tutti restano più o meno sputtanati per sempre.

Qui però c’è qualcuno che perde meno. Con la gogna si fa un po’ per uno, si saranno detti Johnny e lo squadrone di avvocati, e così la lotta nel fango uno dei due pare la stia vagamente vincendo.

Ma andiamo per ordine.

I precedenti: come siamo arrivati fin qui

Johnny Depp sul banco dei testimoni in 25 aprile 2022. Foto: Steve Helber/AP Images via Getty Images

Dicembre 2018. Amber Heard scrive varie colonne incazzate per il Washington Post: Ho parlato contro la violenza sessuale e ora subisco l’ira della nostra cultura.

È una storia di abusi da quando era adolescente. C’è un’accusa precisa: Hollywood protegge i molestatori. La mentalità deve cambiare. Non nomina mai Johnny Depp ma è come se.

Marzo 2019. Causa per diffamazione intentata da Johnny Depp per 50 milioni di dollari. Le intuibili allusioni di quell’articolo sono diffamazione tanto quanto nome cognome e residenza espliciti. La cita per danni alla carriera e alla reputazione.

Agosto 2020. Amber Heard rilancia per 100 milioni di dollari. Sostenendo che l’ex marito si è procurato vendetta a mezzo social affossandole la carriera. Le avrebbe fatto perdere contratti di sponsorizzazione e manipolato gli studios per non farle avere delle parti.

Novembre 2020. Londra. Johnny Depp perde la causa contro il Sun. Che si era riferito all’attore come picchiatore di moglie in un articolo. Nella sentenza si legge che le affermazioni di Amber Heard di essere stata aggredita sarebbero sostanzialmente vere.

2021. Dopo la vittoria inglese, Amber Heard chiede alla Corte di Fairfax di archiviare la causa intentata da Depp. Un tribunale della Virginia però ha dichiarato i due casi e le dichiarazioni intrinsecamente diversi. E quindi avanti con il processo.

Marzo 2022. Comincia il mercato del pesce sotto le telecamere, volano stracci e di tutto – era immaginabile, ma non così. Cose che sono venute fuori, in ordine sparso, non si sa quanto finte e quanto vere: telefoni tirati in faccia, diti mozzati, contusioni varie, pugni, violenze a mezzo bottiglie di liquore, parecchie foto di lui ubriaco (o chissà che altro) e catalettico sui divani. Lei non si capisce con quale utilità una mattina fa nel letto quello che i maiali fanno di solito nelle stalle e dice che è stato il cane.

Seguono diagnosi (depositate agli atti) di disordini bipolari, abusi di sostanze, problemi di gestione della rabbia e dipendenze. È un copione da terrazza sentimento, già visto, identico. Speriamo di non vederlo troppo spesso pure in futuro, se ho capito bene sopra una certa soglia di reddito le infelicità e le delinquenze ora si somigliano tutte.

Le testimonianze e le deposizioni

Amber Heard testimonia contro l’ex marito Johnny Depp. Foto: Elizabeth Frantz/Pool/AFP via Getty Images

Non si sono presentati Elon Musk e James Franco, citati a testimoniare da lei. Hanno detto no per piacere vedetevela tra voi. Depp e Heard invece hanno parlato chi la scorsa, chi l’ultima settimana.

Con la dovuta premessa che gli interrogatori sono solo un lungo lavoro di addestramento degli avvocati:

1) Johnny. Ha calato l’asso. Era di un finto-afflitto composto e splendido. Il racconto della madre violenta e depressa, del padre che se ne va via dicendogli sull’uscio: sei tu l’uomo di casa adesso. L’ha fatto con lo sguardo Edward-mani-di-forbice.

Nella gara di deposizioni ha stravinto, Johnny. È stato calmissimo, ragionevole. Capace di rispondere col giusto garbo ironico alle domande stronze di controparte – non risentito, e poi umile. Se c’è qualcosa che amano i giudici è questo. La sua migliore prova in carriera: mai visto uno comportarsi meglio in giudizio. Il sogno di ogni penalista: così sregolato, eppure così capace di tenersi sottozero quando serve.

2) Amber. Piagnucola troppo, troppe le smorfie a commento delle dichiarazioni a sfavore. Regge a stento. Scoppia in lacrime. Sceneggiata napoletana: se c’è qualcosa che i giudici odiano, è questo.

Adesso si fa una fatica bestiale a non stare dalla parte di Johnny Depp, è questo che voglio dire. Alla fine non è una causa di diffamazione. Non è un processo per danni contro di lei. Che è ridotta a un rottame e manco ce li avrà, cinquanta milioni di dollari da restituire. È una nemmeno troppo sottile operazione di fuoriuscita degli atti, delle prove, delle testimonianze, delle registrazioni. Vi faccio vedere cos’era questo matrimonio. Qui non c’è nessun tribunale in Virginia, c’è un giudizio di appello mondiale e fatto pubblico: dagli audio che circolano ovunque è diventato chiaro che l’agnello Amber non è agnello.

Qua siamo in due e mi sembra che l’unico, fra noi due, che sta facendo uno sforzo per evitare che io ti meni sono sempre io: se ascoltate gli audio dell’accusa (Depp), viene fuori questo. Che è Guzzanti, ma anche l’incredibile linea difensiva. Strategicamente, un po’ poco, per il tribunale. Per il pubblico no.

Il processo dovrebbe durare sei settimane, ma ormai pare già scritto l’esito sottotraccia: i social dicono che ha stravinto Depp. Su TikTok, l’hashtag #amberheardisinnocent ha circa 684mila visualizzazioni mentre l’hashtag #johnnydeppisinnocent ne ha 1,4 miliardi (dati di USA Today). Ci sono anche hashtag non troppo benintenzionati: #amberheardistrash, #amberheardcancelled, #amberheardsucks e #amberheardbitch, anche quelli con milioni di visualizzazioni.

Questo enorme e apparentemente inutile lavaggio a secco di panni luridi in pubblico potrebbe avere un risultato imprevedibile: passerebbe all’esecuzione una sentenza (morale), un plebiscito online che dice: la cattiva è tutta Amber, soltanto lei. E subito dopo verrà: povero Johnny, cosa gli avete fatto. Rivogliamo Johnny. Petizione da dieci milioni di firme (Amber ne ha avuto una contro per Aquaman e si comincia a sentire che le accorceranno la parte) per rivedere Johnny al cinema.

E così, un incariccucio alla volta, ricostruirgli la carriera semidefunta. Sapete che anni sono, questi: la vittima vale doppio. È una delle più rischiose, intelligenti e spaventose operazioni psicomediatiche del millennio. Potrebbe pure funzionare.

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